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Il cap. 2 del Libro V della è volto a sondare i limiti entro i quali gli uomini pii e cristiani devono obbedire alle leggi politiche.

Nella sua trattazione, Daneau svilupperà soprattutto il problema dei modi in cui è lecito resistere alle leggi inique (tuttosommato senza grandi novità rispetto a Calvino). La propria insistenza su questa prospettiva è giustificata dal teologo calvinista in modo interessante, con il rinvio ad un Institutio Christianae Religionis, passaggio della in cui Calvino ha dato la sola interpretazione corretta del luogo scritturale decisivo in materia: si tratta del passo di nell’Epistola ai Romani, “è necessario stare sottomessi, secondo cui ai magistrati non solo per timore della punizione, ma anche in coscienza”.

Là dove tratta della potestà legislativa della Chiesa, Calvino spiega in modo eccellente come l’obbligo ‘in coscienza’ sia riferito da Paolo al rispetto della.

funzione del Magistrato e della legislazione in generale, non alle singole leggi, le quali tutte (giuste e ingiuste) vincolano il corpo, ma mai la coscienza. Di qui la necessità, per un buon cristiano, di rifiutare obbedienza alle leggi inique; e però anche poi, di conseguenza, di abbandonare quello Stato, o di assoggettarsi con rassegnazione alle pene previste per i trasgressori delle leggi. Quanto al contenuto, le leggi sono anzitutto quelle che servono a regolare il culto (è vastissima infatti la potestà legislativa del Sommo Magistrato in materia di religione). Servono, inoltre, leggi per regolamentare i crimini (la cui punizione è dovuta a Dio) e leggi per regolare i processi, ma anche le vie, gli edifici e le altre opere pubbliche (soprattutto le scuole), i costumi, i matrimoni, le imposte, le varie professioni; e ancora la proprietà, le eredità, i commerci, le fideiussioni, la mendicità e perfino i salari. Sviluppi giuspolitici inAlthusius Il discorso di Althusius mantiene sullo sfondo la stessa trama teologica, che si rivela in molti passaggi. La sua attenzione si concentra però soprattutto sul ruolo politico della Legge, la quale indefinitiva è una, a prescindere dai vari ordini di norme (leggi di Dio, leggi della natura, leggi positive), che sono in ogni caso intrecciati fra di loro: la Legge è la norma del vivere in comune, in modo pio e giusto. Prendendo l'avvio da un passo di Seneca, Althusius compendia efficacemente (cap. 10, il par. 4) le principali funzioni che la Legge è chiamata a svolgere. Essa è anzitutto "vincolo che tiene assieme lo Stato e lo spirito vitale che anima la collettività" (o la con cui si apre l'opera althusiana. La "lucerna della vita civile", Legge è inoltre perché mostra la via di una condotta pia e "bilancia della

giustizia”,giusta; è che discrimina il bene dal male; essa è necessaria alla“preservatriceconservazione della vita politica ordinata e dello Stato stesso; è infinedella libertà”, “ausilio dei deboli e freno dei potenti” “norma direttiva dele, soprattutto,dominio”, poiché impone a chi governa le condizioni essenziali per l’esercizio dellegittimo potere.

La matrice di ogni ordine di norme è anche per Althusius la ‘Legge morale’ o ‘leggecomune’, cioè quell’istinto naturale, generato da Dio in tutti gli uomini, che si chiamacoscienza, e che spinge a fare il bene ed evitare il male. È la stessa legge che Cicerone“ragione, derivata dalla natura”, “cominciò ad essere detta legge moltodefiniva la qualeprima di essere scritta”. ‘Legge morale’, ‘legge divina’ e ‘legge naturale’ formanodunque

un'entità indistinta; anche se Althusius, in certi momenti, mostra quello di "Legge morale del Decalogo". La sostanza di questa norma è, infatti, il Decalogo. Ogni comandamento ha molte applicazioni e include varie prescrizioni conseguenti, positive (che impongono di fare qualcosa) o negative (che vietano qualcosa). Inoltrandosi per una via già inaugurata da Calvino e proseguita da Daneau, Althusius contestualizza e dispiega i vari precetti, fino a coprire quasi ogni ambito della vita associata, anche i più distanti dal contesto originario. Il presupposto di questa 'estensione' del Decalogo è il pieno accordo sul fatto che l'annuncio biblico richieda un disciplinamento e una regolamentazione della vita. In questo senso, l'intero complesso delle norme di diritto civile e penale diventa sussumibile e inquadrabile nello schema della seconda Tavola del Decalogo, che detta i principi fondamentali da osservare nei rapporti intersociali.

Politica

Quanto alle leggi umane, Althusius nel cap. 10 della scolpisce subito il concetto che la promulgazione d’una legge obbliga tutti i membri associati alla stregua di un contratto. È chiaro l’intento di ribattere a quella nuova, opposta concezione della legge che emerge dall’opera di Bodin, secondo cui la legge non sarebbe altro che l’ordine di chi detiene il potere sovrano, accompagnato dalla previsione di una sanzione.

Alla concezione bodiniana del principe come ‘legislatore sovrano’ Althusius opporrà un modello politico diverso, che vede nel Sommo Magistrato solo l’esecutore o amministratore delle leggi, deliberate nel consenso della comunità.

Le nuove leggi devono adattarsi ai costumi, all’indole e al diritto tradizionale di ogni popolo, nel rispetto delle vecchie leggi e della consuetudine. Per questo nel legiferare è necessario usare soprattutto parsimonia, cautela e moderazione: criteri che consentono di

mantenere un equilibrio fra esigenze contrapposte, consigliano di evitare cambiamenti repentini nelle leggi, e impongono di sentire anche la volontà di coloro che da quelle leggi devono essere retti. La consultazione dei rappresentanti degli ordini e degli stati del regno è un passaggio fondamentale nell'iter formativo della legge. La legge, infatti, non è un comando rivolto al popolo, ma un solenne impegno di tutti ad osservare un precetto nell'interesse comune.

Da tutto ciò consegue che l'attività del Sommo Magistrato non è in realtà la statuizione delle leggi, frutto del consenso comune, ma solo la loro promulgazione e, soprattutto, la loro esecuzione, con la realizzazione della giustizia nel caso particolare. Come precisa Althisius, infatti, non basta che in una città vi sia il diritto, se non vi è chi possa rendere giustizia. Proprio per questo viene istituito il Sommo Magistrato, per essere legge vivente.

Il ministro è il custode della legge muta. Se le leggi non sono spontaneamente rispettate, è suo compito intervenire, ad immagine di Dio in terra, per ristabilire l'ordine e attribuire a ciascuno ciò che merita, vale a dire premiare i buoni e punire i delinquenti, per fare giustizia e dare a tutti l'esempio.

La legge detta in generale ciò che si deve fare o non fare, ma non lo esegue essa stessa, come una medicina, che è il Magistrato, medico dello Stato, a dover prescrivere in modo appropriato, valutato l'organismo e le cause della malattia. Giudicare secondo la legge non è affatto un'operazione automatica: la legge deve passare attraverso un'opera di interpretazione che adatti il principio della norma al caso particolare, contemperando la (ratio legis) (natura negotii), ragione della legge e la natura della cosa delle persone e delle circostanze, dei tempi e dei luoghi, e adeguando il diritto alla capacità di comprensione dell'uomo.

È questo il cuore dell’attività del Sommo Magistrato, per il quale la giustizia negata diviene il crimine più grave di cui si possa macchiare. Comando del potere sovrano”, contro l’idea bodiniana della legge civile come “ Althusiussi richiama alla definizione di Papiniano nel Digesto già utilizzata da Daneau, per sottolinearne con nuovo vigore che l’essenza della legge è una “comune”. “Il comando pubblico del popolo”, la legge civile diventa così e al tempo “promessa di tutti i membri associati” stesso la di rispettare le regole necessarie per una vita giusta nello Stato. La legge si fonda dunque sul consenso dei membri del regno ed ha natura convenzionale: è per questa ragione che essa vincola anche il Sommo Magistrato, il quale, come parte contraente, non può sciogliersi dall’obbligo di rispettarla, senza l’accordo dell’altra parte.

Cioè della comunità sulla quale governa. Un altro fondamentale aspetto della teoria althusiana: l'idea (mutuata ancora una volta in gran parte da Daneau) di una mutura obligatio che fissa le condizioni alle quali il governo è affidato al Sommo magistrato, generando una fra questi e la consociazione. La 'legge fondamentale del regno' rappresenta quella ulteriore 'norma direttiva del dominio', funzione della legge: ossia una sorta di 'norma costituzionale' che discrimina fra il governo legittimo e quello illegittimo perché fissa i limiti del potere. Althusius approfondisce il discorso in quel cap. 19 della Politica dedicato all'elezione del Sommo Magistrato, nel quale più frequente è il rinvio anche ad altre opere di autori calvinisti, accomunate dalla storiografia successiva nella definizione di 'lex digna vox', Corpus iuris civilis di 'monarcomache', e alla il noto luogo del in

cui si“degno della maestà sovrana che il principe si proclami sottomesso alleafferma che èleggi”.Allo stesso risultato Althusius arriva anche per un’altra via, che parte sempre dalla suaconcezione della legge. Il giurista tedesco insiste ripetutamente sul fatto che le leggiexplicatiocivili o politiche sono una della Legge morale del Decalogo. Il rapporto cheintercorre tra Legge morale e legge civile è per lui il punto decisivo. Althusius seguel’impostazione di Calvino, ma tiene a ricondurla entro gli schemi della tradizionegiuridica, che gli consentiranno di dare un fondamento solido ad alcuni importantisviluppi della questione. Richiamandosi a due fondamentali luoghi della tradizionegiuridica, Althusius aggancia il rapporto fra Legge morale e leggi civili a quello che corre,Corpus iuris civilis,nel fra diritto naturale e diritto civile. Quest’operazione gli consentedi stabilire fra i due piani di norme un nesso preciso,

indissolubile: le leggi civili s

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
31 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CriUniTn di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto medievale e moderno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Bianchin Lucia.