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DALLA PACE DI DIO ALLA CROCIATA.

Quando l'impero carolingio si disgrega, la Chiesa rappresenta l'unico freno alla violenza signorile, in quel periodo

di Durante il (X), s'impegna, tramite le istituzioni di pace, a sottrarre gli alle

anarchia feudale. secolo di ferro inermes

violenze dei cavalieri e poi a vietare la guerra durante periodi sacralizzati. Infne, favorisce la nascita di leghe di

pace per combattere con le armi i fomentatori di disordini, sacralizzando alcune guerre e alcuni guerrieri. La

crociata sarebbe, in un certo modo, il punto di arrivo di questo movimento di pace.

Questa è che va, su molti punti, corretta.

la vecchia interpretazione della pace di Dio,

1. Una pace di Dio in un'età di ferro? L'interpretazione tradizionale.

Nel X sec è stato troppo sistematicamente descritto in termini di declino: un periodo di anarchia feudale, di

violenze private. A questo punto la Chiesa, constatata l'incapacità dei re, si sarebbe sostituita ad essi proclamando

prima la e poi la istituzioni atte a limitare le guerre private e a sottrarre alla violenza dei

pace di Dio tregua di Dio,

cavalieri il popolo inerme. Nelle assemblee di pace, in presenza delle reliquie, i signori sono costretti a giurare a

non più aggredire gli è ciò che si chiama il cui fne è salvare gli uomini dalla violenza dei

inermes: la pace di Dio,

cavalieri. Più tardi la Chiesa avrebbe cercato di salvaguardare alcuni periodi di tempo, e questa è la tregua di Dio,

prima limitata alle principali feste liturgiche e alla domenica, si amplia poi, in ricordo della Passione, dal giovedì

sera al lunedì mattina. In seguito, la Chiesa istituisce e dirige milizie popolari -nelle quali talvolta si è visto gli

antenati dei comuni- per castigare i cavalieri.

Prendendo coscienza del fatto che non poteva sradicare la violenza dei cavalieri, la crociata, avrebbe offerto uno

valvola di sfogo esterna, contro gli infedeli: la lotta, illecita contro i cristiani, sarebbe diventata meritoria. In questo

modo la pace di Dio conduceva alla crociata.

Le correzioni necessarie.

2.

La precedente descrizione è ora giudicata approssimativa.

Primo ritocco. I terrori del Mille non costituiscono lo sfondo (unico) sul quale la Chiesa intesse il motivo della pace

di Dio. Lo storico ottocentesco Michelet descrive i in pagine di cupo lirismo, secondo una

terrori dell'anno Mille

visione da cui oggi ci si allontana. Un periodo di pestilenze e carestie, in cui l'uomo si dà all'antropofagia; il solo

rifugio è la Chiesa, verso cui si moltiplicano le donazioni, a cui ci si rivolge vestendo la toga monacale: questa è la

pace favorita dalla Chiesa. Ma questi elementi si ritrovano in tutto il Medioevo: l'attesa escatologica è una costante

che non si esaspera intorno al Mille (questa visione dipende spesso da una lettura falsata di alcune pagine di autori

come Rodolfo il Glabro).

Secondo ritocco. La pace di Dio non ha la forza né gli obiettivi popolari antisignorili del movimento comunale;

non è il risultato di un clima sociale di natura rivoluzionaria. Tuttavia non bisogna minimizzare la pressione

popolare, suscitata da concrete sofferenze.

Terzo ritocco. Non bisogna esagerare, come si faceva un tempo, relativamente all'epoca carolingia, l'opposizione

tra un impero germanico che, grazie ad un potere centrale rimasto forte, avrebbe saputo conservare l'ordine, e un

dominio francese dove la debolezza reale avrebbero permesso le derive feudali. È eccessivo relegare la pace di Dio

alla sola assenza del potere centrale.

Questa correzione si ricollega a un'altra, su cui il dibattito è più acceso: la contestazione della mutazione feudale,

spesso collocata intorno al Mille (infuenzati dallo studio di Duby su Cluny). Questa tesi si può così riassumere: la

disintegrazione dell'unità politica carolingia ha dato vita, nei IX-X sec, ai Questo movimento è

principati territoriali.

poi proseguito al livello delle che si emancipano dal conte: diventano così le cellule della società feudale; i

castellanie,

castellani usurpano infatti le prerogative pubbliche (la signoria bannale si aggiunge alla signoria fondiaria). Le

condizioni di liberi e non-liberi si avvicinano, confondendosi in una nuova dipendenza. La distinzione è ormai tra

chi è sottomesso alle esazioni signorili e chi ne è esentanti perché le preleva, tra inermes e milites. Appare così una

nuova classe sociale, la cavalleria, che aspira alla nobiltà e fnisce per associarvisi; è contro la violenza di questi

che si erge la pace di Dio.

milites

La critica riguarda più punti. È databile all'888 e non al 1000. Se è esagerato e generalizzato dire

Rivoluzione feudale.

che questa privatizzazione del potere conduce all'epoca di violenza, resta vero che periodi di tensione si verifcano

in date diverse a seconda delle regioni quando il potere comitale non riesce ad imporre la sua autorità . Non esiste

un movimento generale culminato ovunque nel Mille, ma crisi in date diverse che portano la Chiesa a reagire.

È troppo facile attribuire i mali del Mille all'ascesa di una classe di cavalieri. Per 3 motivi: 1. i a

Milites. milites,

questa data, non formano una classe sociale ma una professione 2. non è una realtà nuova, ma in evoluzione: dal

1050 si arricchirà di un'ideologia che porterà alla nel sec successivo. 3. le esazioni non sono attribuibili a

cavalleria,

una nuova proliferazione dei cavalieri autonomi, né a quella delle castellanie indipendenti. Ciò detto, le esazioni

sono state effettivamente compiute sul campo dai milites; la loro ascesa non dipende necessariamente dalla

rivoluzione feudale, ma piuttosto dal ruolo crescente che essi hanno avuto nella vita politica e sociale del tempo.

La moltiplicazione delle violenze cavalleresche è stata una realtà del Mille? Si tratta di violenze generalizzate o

limitate? Quali ne sono le vittime? Chi protegge chi, da cosa e contro chi? Dalla risposta a queste domande

dipende il signifcato della pace di Dio.Si tratta di un movimento universale tramite il quale la Chiesa tentò di

civilizzare la società sostituendosi ad un potere civile debole? Piuttosto non fu movimento di origine popolare con

l'obiettivi rivoluzionari, ma un'azione guidata dalla Chiesa, con l'obiettivo di lasciare sostanzialmente immutata

l'organizzazione feudale, ma di porvi al suo comando.

La Chiesa e la pace di Dio.

3.

Dalla pace di Dio alla crociata: questa parabola è stata accolta da molti storici. Senza accettarla, si può comunque

rilevare lo spostamento di accento che la Chiesa applica riguardo all'azione guerriera: negativo, quando invoca le

positivo nelle dichiarazioni di guerra santa.

paci,

Gli storici si sono ricreduti sulle della pace di Dio. Questo perché hanno adottato una nuova 'visione delle

finalità

cose': le violenze guerriere non sono nate e non sono esasperate intorno al Mille: ora la Chiesa le amplifca perché

ne soffre di più. Inoltre, il potere dei vescovi aumenta nell'XI sec.; per questo motivo iniziano a preoccuparsi più

direttamente del problema della pace pubblica. Prima di allora, la legislazione carolingia se ne era già

preoccupata: la pace di Dio è dunque consustanziale alla società feudale e mira solo a condurre al compromesso,

non una rivoluzione della società. Lo scopo non è combattere i brigantaggi dei cavalieri (avvenuto per una

supposta anarchia feudale), ma difendere il patrimonio ecclesiastico. Rappresenta anche una tappa nell'evoluzione

dell'atteggiamento della Chiesa riguardo alla guerra e ai guerrieri.

4. La pace del Massiccio Centrale. Le più antiche testimonianze di sarebbero da collocare

Il sinodo di Laprade (paese vicino a Le Puy) (975-980) pace di Dio

a Le Puy, in Alvernia. Per assicurare la pace dei beni di Chiesa, il vescovo ordinò che tutti, cavalieri e contadini della sua diocesi, si riunissero per

giurare di non opprimere la Chiesa e di rendere il maltolto. Essendo i cavalieri recalcitranti, ordinò alla sua armata di venire, cosicché essi giurarono, e

L'obiettivo non è la pace universale, ma la protezione dei beni ecclesiastici. Il

restituirono i beni di Chiesa che avevano preso.

fatto che il vescovo debba ricorrere alle proprie armate potrebbe anche essere segno dell'indebolimento, in queste

regioni di montagna, del potere regio e poi ducale. Ma non si può sostenere un origine popolare delle assemblee di

pace in Alvernia.

Concilio di Le Puy (990-994)

La preoccupazione è ancora proteggere il patrimonio ecclesiastico. Articoli: 1) afferma l'inviolabilità delle Chiese;

2) vieta di sequestrare cavalli pubblici; solo il vescovo può farlo; 7) dichiara esplicitamente lo scopo del concilio:

Ma si sottolinea anche la protezione di cui devo godere gli ecclesiastici, che non

nessuno usurpi o danneggi le terre ecclesiastiche.

possono difendersi dato il divieto di portare le armi. 4. Che i chierici non portino le armi secolari. 5. Che nessuno faccia torto ai chierici e

Solo 3 art sembrano avere portata più generale.

a coloro che li accompagnano. 3. Nessuno costruisca un castello o ne assedi uno, a meno che

Ma anche qui il senso è

non si tratti della sua terra. 6. Nessuno s'impossessi di un contadino per ottenere riscatto 8. Nessuno derubi i mercanti.

proteggere i contadini delle terre ecclesiastiche e i mercanti che le attraversano.

Anse (994) Il decreto n. 3 si riallaccia a quelli che Odillone di Cluny fa accettare dal sinodo di Anse e che

proclamano la sovranità dei domini di Cluny. Non si tratta di regolamentare il diritto di guerra, né di vietare in

generale il bottino nelle guerre private, né di sottrarre i contadini ai misfatti di una presunta cavalleria, indicano

chiaramente l'avversario: si tratta del potere pubblico laico vicino e rivale. Il re Odilone non difende la pace

universale turbata da cavalieri emancipati in un contesto di anarchia feudale. Difende l signoria ecclesiastica

dell'abbazia di Cluny. Ad Anse come in Alvernia, le preoccupazioni maggiori di questi sinodi di pace riguardano la

difesa degli interessi delle signorie ecclesiastiche quelli delle vicine signorie laiche.

Anse (994), Odillone di Cluny.

L'art 3 si riallaccia a quelli che Odillone di Cluny fa accettare in questo sinodo, proclamando la sovranità dei

domini di Cluny: ai signori è fatto divieto di costruire in questi luoghi e di catturarvi uomini o beni che vi si

trovano. Non ambisce a regolamentare il diritto di guerra, a vietare in generale il bottino nelle guerre private, o a

proteggere i contadini dalle violenze signorili. Non difende la pace universale turbata da cavalieri emancipati in un

contesto di anarchia feudale. Difende la signoria ecclesiastica di Cl

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Publisher
A.A. 2015-2016
30 pagine
16 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher crptch di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cristianesimo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Canetti Luigi.