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La sceneggiatura
La sceneggiatura di Metropolis rielabora temi, situazioni, personaggi presenti nelle
sceneggiature scritte precedentemente da Lang: scienziato che supera i limiti della
natura, automa ribelle, vendetta, famme fatale, conflitto padre-figlio, figura del
superuomo, distruzione, minaccia del destino, sopraffazione morale e violenza.
Superuomo della Von Harbou persone dotate di qualità superiori e legittimate al
comando.
Superuomo di Lang delirio di potere che rovescia ogni moralità sociale e si esercita
attraverso un uso freddo e razionale della forza.
Le sceneggiature della Von Harbou si avvalgono della collaborazione ideativa di Lang e
ne riprendono alcuni temi (dovuto al rapporto quotidiano tra marito e moglie).
L’incontro con la Von Harbou garantisce a Lang sceneggiature più complesse ed
elaborate, anche se non prive di numerosi aspetti popolari e kitsch (Lang preferiva
soggetti ricchi di meccanismi e di attrazioni popolari, nella convinzione del carattere
apertamente di massa del nuovo linguaggio cinematografico). Volontà di adeguare il
testo filmico ad un livello medio di comprensione del pubblico e di escludere quindi le
ricerche narrative e visive più sofisticate.
Lang è un regista per la produzione, incontra il favore del pubblico. Il successo si
fondava sullo sfruttamento del film film come immagine e documento del tempo.
Lang come sceneggiatore era piuttosto mediocre, i supporti narrativi erano della Von
Harbou. La sua grandezza è nella concezione di cinema come arte dello spazio.
Metropolis è una grande esperienza di messa in scena, risultato di un lavoro collettivo.
Lang costruiva il film spazio per spazio, sequenza per sequenza, attraverso un lavoro
di confronto e di elaborazione collettiva sviluppato a tavolino.
-scenografi come architetti
-attori espressionisti (non c'è niente di realista nella loro performance)
Lo sguardo
Maria è un personaggio che viene dagli abissi di Metropolis ed è destinata a svolgere
funzioni diegetiche e simboliche fondamentali forza enigmatica ed emotiva del suo
sguardo.
L'incontro tra Freder e Maria nei giardini eterni, com’è noto, spezza l’equilibrio
funzionale su cui è basata Metropolis e che ha il suo fulcro nella separazione radicale
del mondo dei milionari dal mondo dei lavoratori. È quindi un passaggio diegetico che,
secondo la più classica tradizione narrativa, disgrega una condizione di stabilità per
determinare una nuova tensione e uno sviluppo assolutamente drammatico.
È in gioco, infatti, nello scambio di sguardi tra Freder e Maria non soltanto la
circolazione di emozioni e di affettività e lo sviluppo della diegesi, ma un progetto più
profondo precisa strategia spettacolare.
Lo sguardo di Maria in macchina non è uno sguardo percettivo, impegnato a vedere
qualcosa e ad acquisire una conoscenza. È al contrario uno sguardo che sottolinea la
propria intensità ed esercita una funzione apertamente seduttiva. È uno sguardo che
non percepisce un oggetto, non registra un evento, non assorbe l'esterno, ma proietta
sull’esterno.
Naturalmente, oggetto di seduzione non è solo Freder, ma anche il pubblico. Lo
sguardo mostra la forza psichica-magica del cinema in maniera diretta.
FREDER: per vedere in direzione della mdp, per vedere all’interno del film diegetico,
pienamente filmico (all’interno della logica narrativa del film).
MARIA: per essere vista guarda la mdp per catturare lo spettatore, diegeticamente
motivato ma extradiegetico, filmico ma metafilmico e mediologico perché esibisce una
funzione fascinativa.
Una delle costanti linguistiche fondamentali è lo sguardo diegetico verso la mdp, in
primo o primissimo piano. Il film è visto come un percorso di intensità emozionali
rigorosamente programmate e apertamente seduttive.
In Metropolis ci sono sostanzialmente 2 tipi di sguardi verso la mdp:
sguardo diegetico
-uno di tipo forte in cui l'attore fissa la mdp, la attraversa.
semplice sguardo diegetico
-un verso la mdp, generalmente inscritto in un sistema di
campi e controcampi.
La forza dello sguardo verso la mdp non è semplicemente legata all'intensità dello
sguardo dell’attore, ma anche al taglio e alla durata dell'inquadratura.
Lo sguardo verso la mdp in Metropolis non è extradiegetico, ma ha una funzione di
aperta interpellazione. Non incrina la funzione filmica e non le esibisce nemmeno, no
straniamento. Vuole assorbire lo spettatore nell’azione narrativa, favorendo
l'identificazione con i personaggi.
Il cinema di Lang, com’è noto, è un cinema rivolto non ad una ristretta fascia di
spettatori e si avvale di strumenti particolari capaci di attrarre e catturare un pubblico
indifferenziato intensificazione del rapporto con lo spettatore.
L'unica differenza tra la vera Mariella falsa Maria è infatti racchiusa negli occhi.
Metropolis è lo spazio di più storie, di più punti di vista, di più narrazioni e di più centri
di visioni. Si presenta, di fatto, come una somma estremamente ricca e complessa non
solo di stili e di scritture, ma anche di logiche di racconto. Lang assume
indifferentemente punti di vista diversi, piegando di volta in volta la logica della
focalizzazione.
La messa in scena e lo spazio simbolico
Lo spazio visivo di Metropolis è, in primo luogo, l'universo dello sviluppo e dell’utopia
negativa: in alto la skyline dei grattaceli, sotto terra l’agglomerato elementare della
città operaia e la struttura produttiva della fabbrica.
5 livelli metropolitani diversi, 5 spazi sovrapposti, disposti lungo un asse verticale, che
simboleggiano ovviamente la distribuzione del potere e dell’accesso alla vita nella
città tentacolare.
Metropolis è un universo del tutto chiuso, autonomo, separato, quasi segregato dal
resto della terra.
Il sincretismo di Metropolis (meno evidente, ma operante) intreccia figure e modelli
dell'autentica città del futuro, New York, e progetti dell'architettura tedesca disegnati
negli anni 10 dai più importanti architetti futuristi. New York: modello di composizione
scenografica della città dei milionari.
Architettura dell’urbanizzazione socialista della Vienna rosa città operaia. La miseria
architettonica critica indirettamente quel tipo di architettura sociale.
La costruzione dell'automa metallico, dall'altra parte, è ancora il risultato di una sintesi
ulteriore: il robot mescola l'armatura rinascimentale fatta di metallo lucente
perfettamente levigato, con gli spigoli ammorbiditi, con i modelli visivo-meccanici di
Schlemmer e le sculture di Archipanke.
Cinema “arte dello spazio”. Il suo lavoro di regia punta, infatti, alla costruzione di
una molteplice e complessa operatività dello spazio, articolata in forme e funzioni
diverse. Lo spazio di Lang è, infatti, una costruzione in relazione con l'universo, una
dimensione dialettica innervata da un'interazione contenente-contenuto.
Nel cinema di Lang del periodo tedesco gli elementi non sono disposti nello spazio
secondo un principio geometrico. La forma privilegiata della geometrizzazione è la
simmetria.
In Lang le forme di simbolizzazione dello spazio sono molteplici, da quelle più esplicite
e leggibili a quelle più complesse.
1-LIVELLO ESPLICITO DI SIMBOLIZZAZIONE che si manifesta con la massima evidenza
attraverso il ricorso alla dimensione della metafora.
2-LIVELLO MENO ESPLICITO, ma non meno intenzionale: è quel tessuto di elementi
ambigui, plurisignificanti, quella foresta di segni in cui è inscritto il destino dei
personaggi e in cui sono tracciati presagi, ammonimenti e velate minacce.
3-LIVELLO DIFFERENTE è invece costituito dalle figurazioni intenzionalmente
concettuali dello spazio: la distribuzione verticale dell'universo metropolitano e lo
spazio scenografico.
4-LIVELLO DI SIMBOLIZZAZIONE ESTREMO nel film, in cui nulla è esplicitato, le tracce
sono nascoste, ma le dinamiche della significazione sono particolarmente forti. È il
livello in cui il detto sfiora il non detto.
Per tradizione il cinema di Lang è considerato un cinema di messa in scena inizia
proprio dalla strutturazione tecnica del concreto e dal dominio del formale su tutti gli
elementi materiali: l'allestimento della scena, la direzione degli attori, l’illuminazione
ecc.
Lang opera intenzionalmente nella prospettiva della costruzione di macrostrutture
visive, della trasposizione di ogni componente del quadro in una scala moltiplicata. La
tendenza dello spirito tedesco a scolpire solo forme smisurate non è puro gusto
decorativo, ma serve ad evidenziare l’aspetto universale, la rilevanza epocale.
Il punto di ripresa e la direzione dello sguardo si arricchiscono quindi di una valenza
intellettuale, esprimono un’idea estremamente precisa legata allo sviluppo narrativo.
Nei momenti costruiti in funzione del pathos, Lang non dimentica la centralità della
comunicazione intellettuale, elaborando una sintesi tra idea e pathos (simile al
progetto di Ejzenstejn).
E se taluni procedimenti di produzione intellettuale, propri dell’organizzazione dello
spazio, sono prettamente langhiani, altre tecniche (come la metafora o la
sovraimpressione) o altri effetti realizzati con il montaggio hanno affinità strutturali
con le forme di comunicazione intellettuale teorizzate e attuate da Ejzenstejn.
La visione e l'idea tendono a fondersi, la plasticità dell’immagine ha un fondamento
intellettuale è la prospettiva di un cinema eidetico.
Lang generalmente parte da totali, campi lunghi o almeno da ampie inquadrature
fondate su un centro reale, costruite perpendicolarmente al nucleo del profilmico. Solo
quando vuole ottenere un effetto sorpresa sposta il totale alla seconda e terza
inquadratura mostra il mondo come variabile di molteplicità e non come
assemblaggio casuale e caotico.
Dopo aver fornito l'immagine d'insieme, Lang potrà procedere ad una differenziazione
dei punti di vista, realizzando un approfondimento e una dinamizzazione del visibile
(attraverso tecniche e angoli di ripresa diversi). Espressionisti: no complessità visione
con contrapposizione visibile-invisibile/luce-ombra, la visione deve essere sempre
netta e ampia. Atteggiamento diverso nei confronti del VISIBILE.
Il nucleo spaziale ed emozionale del film è negli abissi, nei centri produttivi e
meccanici. Altri spazi giocano tuttavia un ruolo significativo nella complessa
distribuzione verticale della città del futuro.
UFFICIO DI JOH FREDERSEN il cervello di Metropolis, grandezza dei locali (non è
soltanto una scelta di ambien