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M il mostro di Düsseldorf: un film sulla Germania (1931)

Casa di produzione: Nero Film, la quale si avvale della dirigenza del figlio del proprietario: Seymour Nebenzahl, produttore importante e influente ma molto giovane.

Casa di produzione desiderosa di investire anche su film coraggiosi, non troppo commerciali, purché siano sonori. Non è un film che riscuote particolare successo ma entra nell'immaginario del '900, apre tantissime discussioni già all'epoca della sua uscita perché affronta delle questioni cruciali ancora oggi nella nostra società, per esempio il discorso sulla pena di morte, legittima o non legittima, il discorso sulla responsabilità del singolo, quanto è responsabile un uomo quando uccide un suo simile? Quanto non lo è se è malato? E se è malato questo lo scagiona dalle sue responsabilità?

Altro problema è quello della giustizia, che è un problema che ossessiona Lang. Chi si può arrogare il diritto di giudicare un uomo? Chiunque? Sono questioni etico-politiche-giuridiche importanti. In più questo film intercetta quello che è il clima sociale-politico-economico della Germania nel 1930; il Paese comincia a patire gli effetti della grande recessione provocata dal crollo di Wall Street, aumento della disoccupazione, crescita della criminalità, piena crisi dell'assetto politico della Repubblica di Weimar, e questo porta, come spesso accade negli scenari di crisi, ad un rafforzamento dell'estrema destra nazionalista, il partito nazionalsocialista aumenta la propria presenza in parlamento, fino ad arrivare al '33 quando viene conferito ad Hitler di fondare il governo, però nel '30 la crisi della Germania si è avviata. Lang aveva pensato come titolo iniziale del film "gli assassini sono tra noi".

le SA negli anni '30 erano una forza costituita da migliaia di persone che seminavano terrore tra le persone. Dottor Mabuse Lang ritorna al crime film, ma in modo del tutto innovativo rispetto a "Spione" perché qui non c'è più il superuomo nietzschiano genio del male come Mabuse o Rotwang, qui il protagonista è una persona con gravissimi problemi mentali. Lang parte da spunti di cronaca e intercetta quello che è un fenomeno purtroppo molto diffuso nella Germania di quegli anni, che è l'omicidio seriale. Peter Kurten, morto nel 1931 per decapitazione, condannato a morte chiamato il vampiro di Düsseldorf, da qui la giustificazione parziale del titolo italiano del film, perché questo serial killer agiva nella città di Düsseldorf, lo chiamavano il vampiro perché soffriva della sindrome della parafilia, dove l'eccitazione nasce dalla vista del sangue, o dal bere il sangue della vittima. Kurten vienecondannato nello stesso anno in cui esce M, il suo nome era sulle pagine di tutti i giornali e si è resto responsabile di una trentina di omicidi, alcuni di questi di bambini e quindi è evidente l'eco di questi gravi fatti di cronaca sulla sceneggiatura di Lang e Thea von Harbou. Lang si documenta anche su altri casi di assassini seriali che stavano operando in Germania in quel periodo, quindi l'assassino che lui costruisce, raccoglie un po' di elementi di vari serial killer.

La potenza del film si affida in prima battuta al volto e al corpo del killer. È un film innovativo perché non c'è un personaggio che domina per tutto il film, ci sono anche delle parti documentaristiche.

Lezione 8 – 05/05/2023

Luca Mazzei su- Il film è diviso in tre grossi blocchi di macro-sequenze; la prima sequenza (che si chiude con una dissolvenza in nero), inizia dalla fine dei titoli di testa fino al momento in cui resta uccisa la piccola Elsie, e...

Anche lo spettatore ne ha consapevolezza. Si commette il delitto su cui poi si basa il film. Un'altra sequenza è dedicata alla ricerca dell'assassino da parte di due gruppi differenti; uno rappresentato dal mondo cristiano, alto, della polizia e l'altro quello dei malviventi. In questa sequenza vediamo anche una ricerca della futura vittima da parte dell'assassino. Nel momento in cui abbandona la sua vittima scappando perché si sente braccato per strada, inizia un'ultima sequenza che è quella dell'arresto; egli è braccato dai malviventi che l'hanno identificato, ma anche la polizia si sta avvicinando attraverso le ricerche a lui, questa parte è quella in cui si ha una sorta di vendetta rispetto al serial killer e assistiamo anche a questa sorta di processo alternativo.

È uno dei primi film sonori, siamo in un periodo di transizione tra muto e sonoro 1927/1930, con varie velocità di affermazione del sonoro.

a seconda dei paesi. È un film in cui Lang testa il sonoro, in maniera particolarmente efficace; attraverso l'uso di sonorità acusmatiche, che vengono da un altrove delloschermo. Questo fischiettio del killer ha un ruolo molto importante, sentendoloin lingua originale si capisce che c'è una forte presenza di dialetti germanici. Tratti fisici dell'attore, ma anche vocina chioccia che riporta ad un mondo di infantilismo. Virtuosismo: c'è un movimento di macchina pazzesco e questo virtuosismo rimanda a movimenti di macchina eccessivi e complessi che il cinema tedesco aveva conosciuto anni prima (Varietè di Du Pont), nella prima fase del sonoro il cinema soffre dei movimenti di macchina per cose tecniche, quindi è un virtuosismo voluto, lo spettatore dell'epoca deve avere meraviglia. Stranezze: movimenti velocizzati quando catturano l'assassino; riprese fatte mute e sonorizzate in seguito. È un film indubbiamente popolare.

Lang in questi anni lavora con sua moglie, entrambi popolari, e c'è una forte matrice popolare all'interno di questo cinema, questo vuol dire andare incontro alla cultura del pubblico, lo vediamo bene nella prima sequenza, momenti di meta-popolar-cinema, questo fatto di essere popolare sembra un film molto avvincente.

È un film che sta alle origini del racconto cinematografico del serial killer, all'epoca non esisteva un racconto cinematografico così come oggi sul serial killer, in questo senso capisci che oltre all'interesse che suscita questo problema del criminale c'è anche il problema della serialità; tendenza alla ripetizione del criminale che si ritrova nei racconti seriali, sia letterari che cinematografici.

È un film sulla città, Lang indubbiamente ha un occhio molto forte per la città. Parla di città e parla al pubblico di città. In questo caso è la città di

Berlino. Differenze tra Metropolis e questo film; la città di M è più a misura d'uomo pur essendo Berlino, però è anche ellittica, in Metropolis la città è enorme, una città del futuro, lui voleva addirittura avere un maggiore flusso di masse, l'idea è di far vedere la città nella sua interezza, in M la città è ellittica; tutta la città è coinvolta nel rapporto con l'assassino, è un film costruito su uno contro tutti, il film è di un forte realismo, però è girato in studio, si riprende il realismo tipico di una certa tradizione del cinema tedesco precedente; l'oggettività, che andava a riprendere però la città nella sua realtà fisica o in piccoli gruppi. Esistono dei grandi esempi di film girati in studio e ambientati in città, tipo quelli di Pabst. C'è un solo momento quando lo studio si sente

Troppo; quando Beckert sta scappando e viene inseguito da uno della malavita imboccato dal cieco che l'ha sentito. Quindi ci sono piccoli ambienti che devono rappresentarla tutta.- È un film sulla persona e allo stesso tempo sulla folla. Sulla persona perché Beckert è solo, singolo viene analizzato anche dal punto di vista psicologico, ma è anche una maschera; lui stesso non sa chi è, non riesce a descriversi se non per atti estremi, si deve osservare allo specchio facendo delle facce strane come se fosse una maschera (passione di Lang e Thea per le maschere e i travestimenti). Anche gli altri personaggi hanno look che definiscono il ruolo (capo della malavita per esempio). La folla anonima è spesso presente, la folla legge i manifesti, è una folla anche quella rappresentata anche nella birreria in cui varie persone con diversi accenti si accusano tra di loro, è una folla anche quella dei malviventi che si comporta con i meccanismi di

psicologici che all'ora si attribuivano alla folla. È un film sulla folla anche perché ci ricorda certi atteggiamenti che la folla avrà nel linciaggio del film Furie, in cui il meccanismo è molto simile a quello in cui si sta per linciare Beckert. Nella folla il problema è come si può mantenere una propria individualità. Peer Beckert fischietta, prima di uccidere fischia un'opera musicata da Edward Grieg il Gynt, (opera teatrale in cui il protagonista si trova minacciato da trolls che lo mandano Peer a morte). In qualche modo questo fischiettio riguarda sia la natura stessa del Gynt, essere infantile e avere sogni di grandezza sessuale, sotto un altro punto di vista è un'anticipazione di quello che succederà nella prossima scena, mostrando forse la volontà di essere catturato. È uno dei primi film sonori importanti in Europa e nasce con una piena consapevolezza di quanto il sonoro possa fare un discorso.

a parte.
I due modi in cui si cerca l'assassino tra polizia e malviventi; gli ultimi si affidano al suono, infatti è un cieco che lo riconosce, la polizia si affida ad un aspetto visivo. Questi due aspetti sono messi uno a confronto all'alto, l'ispettore Lohmann ci arriva con un'analisi visiva delle prove, esaltata dall'uso della lente di ingrandimento e da alcuni aspetti che lo circondano; l'uso da parte di Lang di carte geografiche e plastici posti sulle carte geografiche, e anche da un certo momento in poi la carta geografica con la città che sta dietro la sedia.
Analisi delle scene:
Titoli di testa: Mano con la M, segnata dal gesso per segnarlo sulla spalla o dell'assassino, funzione del piano emblematico del muto che racchiude tutto il film, segnare la persona come criminale. (Nelle popolazioni rom dell'impero germanico nel '600, se si commetteva qualche delitto si veniva segnati con una M sul vestito che non potevano

Togliere l'elemento che rimanda ad un'identità culturale. Il fil

Dettagli
A.A. 2022-2023
63 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandra.melissari di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Alovisio Silvio.