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L'ALGERIA
La sconfitta della Francia nella guerra con la Prussia del 1870/71 e la
caduta di Napoleone II rese favorevoli le condizioni per una rivolta araba
in Algeria. Le cattive condizioni economiche e l'esasperazione per la
sempre ingerenza francese spinsero gli algerini ad un’insurrezione
religiosa guidata da Muhammad al-Muqrani. La rivolta fu
estremamente violenta, ma venne spietatamente repressa. Le
conseguenze furono pesanti; i francesi si impadronirono delle terre
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algerine e promossero una vera e propria politica di assimilazione. I
musulmani non avevano praticamente alcun potere, essi pagavano
imposte dirette superiori a quelle dei coloni, ma gli introiti erano a
beneficio degli europei, erano soggetti a un codice penale speciale e
pieds noir,
nulla veniva speso per la loro istruzione. Noti come i coloni
francesi vivevano concentrati soprattutto nella zona di Algeri ed Orano;
gestivano l'amministrazione, praticavano le professioni liberali; si tentò
addirittura di convertire i musulmani al Cristianesimo. Si fece una
distinzione tra popolazione arabo-berbera e popolazione ebraica: agli
ebrei fu concesso molto presto di diventare cittadini francesi, cosa che fu
negata agli arabi e ai berberi. Nonostante ciò il nazionalismo algerino fu
moderato; Abbas creò i Giovani algerini a favore della Francia mentre
Massali Hajj è il vero padre del nazionalismo algerino anche se la
pieds noir
Francia e soprattutto i non volevano scendere a compromessi,
per cui si ritornò all'islamismo e alle armi.
LA TUNISIA E IL MAROCCO
Il movimento nazionalista in Tunisia mosse i primi passi già alla fine
Al-Hadira
dell'ottocento quando Bashir Sfar fondò il giornale " "; nel
1920 nacque il partito Destur (Costituzione) il cui leader fu al-Tha libi. Il
Destur rimase elitario, mentre il Neo-destur ebbe come leader
Burghiba ed aveva l'ambizione di ottenere l’indipendenza e creare una
nuova società. Il nazionalismo marocchino fu invece connotato in senso
islamico e salafita. Abdelkrim si pose alla testa di una sollevazione anti-
spagnola e tra il 1921 e il 1926 diresse una repubblica che mirava alla
creazione di una società islamica progressista finché l’intervento
francese risolse la situazione a favore dei colonialisti e Abdelkrim dovette
arrendersi. Negli anni '30 il nazionalismo marocchino si organizzò in vere
Blocco
e proprie formazioni politiche. Il d'azione nazionale sorse nel 1932
con al-Fasi. Quando nel 1937 il governo sciolse il Blocco, i nazionalisti si
riorganizzarono nel Partito nazionale per la realizzazione di riforme; negli
Partito dell'Indipendenza
anni '40 si costituì il o Istiqlal che mise in testa
alla sua agenda la richiesta di indipendenza totale.
4. La Libia dalla “riconquista” fascista all’indipendenza.
Nonostante fosse formalmente dal 1911-12 una colonia italiana, la Libia
non fu mai sottomessa totalmente ma solo controllata dalla costa. Infatti
nel 1918 alcuni notabili proclamarono una "repubblica tripolitana". La
principale forza politico-religiosa in Libia era la Senussiya che con la
venuta del fascismo in Italia si alleò con gli inglesi per scacciare gli
occupanti. Il fascismo decise di procedere ad una "riconquista" della Libia
e trovò resistenza in al- Mukhtar; il colonialismo italiano fu paternalista
e razzista quindi non amato, perciò dopo la sconfitta italo-tedesca ad el-
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Alamein nel 1943 i britannici avanzarono dall'Egitto per liberare la Libia
e vi riuscirono con facilità. Il paese venne diviso in zone di influenza: la
Tripolitania e la Cirenaica sotto gli inglesi, il Fezzan sotto francesi. Solo
nel 1950, al- Sanusi fu proclamato re della Libia; lo stato fu nei primi
tempi federale e poi unitario, la Libia rimase sotto la tutela britannica e
poi americana. La scoperta del petrolio nel 1955 accrebbe il tesoro
statale ma la Libia rimase un paese arretrato e feudale.
5. L’emergere dell’Arabia Saudita
La sconfitta dei wahhabiti sauditi ad opera degli egiziani aveva provocato
un'eclissi del potere saudita. Solo alla fine dell'ottocento la marcia
riprenderà grazie a uno dei personaggi più straordinari della storia araba
contemporanea, l'emiro Abd Al-Aziz ibn Sa’ud che riprese l'espansione
della sua casata e riuscì a riconquistare Riyad. Nel 1925 Husayn impose
il dominio saudita sul Hijaz e nel 1932 proclamò la costituzione del regno
dell'Arabia saudita e vinse una guerra contro lo Yemen. La base della sua
potenza fu il wahhabismo che scelse come ideologia di stato
raggruppando le truppe beduine. Sa’ud costituì un contingente di
guerrieri gli Ikwan (Fratelli) e applicò le regole del wahhabismo
presentando il beduinismo come tradimento all'Islam autentico in quanto
il Profeta a Medina aveva costituito uno Stato sedentario. Con la sua
morte salì al trono nel 64 Faysal che coltivò il sogno di affermare
l'egemonia dell'Arabia Saudita in tutto il mondo islamico avviando uno
stato moderno e consumista che con le ricchezze del petrolio permise la
Lega
diffusione della tecnologia moderna e si arrivò ad un benessere. La
mondiale musulmana l'organizzazione della conferenza islamica
e
divennero le istituzioni panislamiche grazie alle quali l'Arabia Saudita
cercò di gestire il mondo musulmano. Faysal fu assassinato da un
parente nel 1975. 6. L’Iran dei Pahlavi
Durante la prima guerra mondiale la Persia rimase formalmente neutrale
ma la Gran Bretagna e la Russia dal paese attaccarono l’impero
ottomano, quindi la sua posizione strategica venne ancora più utilizzata
con la scoperta del petrolio nel 1908 in cui gli inglesi gettarono le basi
per la British Petroleum. Un momento di svolta si ebbe nel 1921 quando
Rida (Reza) Shah, ufficiale della brigata cosacca, condusse un colpo di
stato e divenne ministro della Guerra. Nel 1925, con un secondo colpo di
stato abbatté la monarchia dei Qajar e venne riconosciuto nuovo scià
della Persia. La sua politica si può riassumere in tre termini: autocrazia,
modernizzazione e militarizzazione. Reza governò come un dittatore
spietato e cercò di modernizzare il paese stimolando un certo decollo
industriale; impose alle donne di togliere il velo e permise l’iscrizione di
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queste all'università di Teheran; questa modernizzazione fu comunque
Pahlavi
superficiale, tra le sue riforme vi fu l'assunzione del titolo " " che
ricorda l'antica tradizione culturale iranica e la trasformazione del nome
dello stato da Persia a Iran; voleva secolarizzare la società persiana.
Perse il potere nel 1941 a causa dell'ambiguità della sua politica estera.
Pur proclamandosi neutrale allo scoppio della seconda guerra mondiale,
non nascose simpatie per la Germania e alla fine Gran Bretagna e Urss
decisero di intervenire per farlo abdicare.
Capitolo sesto: Nuovi orientamenti politico-culturali
1. Il problema del califfato
La dissoluzione del califfato da parte di Ataturk sollevò un acceso
dibattito nel mondo islamico. Dal punto di vista teorico protagonista fu
Il califfato
l'Egitto, il salafita Rashid Ridà pubblicò uno studio su o
imamato supremo per una rinascita dell'istituzione attraverso i canoni
classici: deve essere qurayshita cioè appartenere alla tribù del Profeta;
deve essere un dotto in scienze religiose; deve governare col consiglio
degli ulama ed essere al servizio della umma islamica. Deve essere
eletto dagli ulama che hanno il potere di sciogliere e legare anche se in
epoca contemporanea è il popolo a legittimare il califfo. Su posizioni
opposte si collocò Alì Abd al-Raziq il quale sosteneva che la legge
religiosa non ha prescritto il califfato, ma anzi essendo un'istituzione
perversa e tirannica è stato un male per l'Islam. L'Islam non è politico ma
spirituale e i musulmani debbono riscoprire una secolarizzazione;
l'egiziano al-Shanuri invece suggeriva che l'unica forma adeguata di
califfato è una sorta di Onu delle nazioni musulmane.
2. I Fratelli Musulmani e il neo-tradizionalismo
Nel 1928, in un Egitto percorso da fremiti di rinnovata islamizzazione,
Fratellanza Musulmana
venne fondata da Fasan al-Banna, la che
subito allargò la sua rete di adepti. Al- Banna aveva costituito una
struttura verticale, gerarchizzata ma flessibile e ben organizzata di cui
costituiva la "Guida suprema". Le giovani reclute erano inquadrate in
“falangi" attive nel campo della propaganda. Il messaggio della
Fratellanza era di rinnovare l'Islam; l’idea della politicizzazione dell'Islam
costituiva l'aspetto autenticamente nuovo del messaggio
dell'organizzazione. Nel complesso si trattava di promuovere
un'islamizzazione progressiva dal basso e ricostituire il califfato. Questi
erano appoggiati dalla popolazione egiziana, erano tradizionalisti ma non
integralisti. Durante la seconda guerra mondiale si distaccò un'ala
armata che cercò di inserirsi nel marasma politico con una serie di
attentati; il primo ministro dichiarò la Fratellanza fuorilegge e fu
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assassinato provocando l'uccisione dello stesso al-Banna; tutto ciò non
arrestò la Fratellanza che si diffuse anche in Siria, Palestina, Giordania e
Marocco.
Capitolo settimo: Le conseguenze della seconda guerra mondiale e la guerra fredda
1. Le nuove prospettive politiche
La seconda guerra mondiale apri nuove prospettive. Il declino della
Francia e della Gran Bretagna, l'emergere degli Stati Uniti e dell'unione
Sovietica nemiche nel lungo periodo della "guerra fredda" che influirono
molto sull'evoluzione politica della regione. Il patto di Baghdad firmato
inizialmente nel 1955 tra Turchia e Iraq, cui poi si aggiunsero Iran e
Pakistan, venne caldeggiato dalla Gran Bretagna e dagli Usa e lacerò il
mondo arabo infatti l'Egitto non vi aderì perché lo considerò
un'espressione degli interessi coloniali occidentali prevedeva come
accordo di difesa reciproca anticomunista ossia l'impegno per le Parti
contraenti di cooperare per fronteggiare in comune ogni eventuale
Bandung
aggressione contro di loro. Con la conferenza di nel 1955, cui
protagonisti furono l'indonesiano Sukarno, lo jugoslavo Tito, l'indiano
Nehru e il cinese Zhou Enlai, venner