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LA CONQUISTA
Le premesse della conquista
Prima del XVI secolo, delle grandi scoperte geografiche e della conquista ottomana di
Costantinopoli, l’Europa cristiana non godeva di alcuna superiorità politica, economica e militare
rispetto al mondo islamico.
L’Impero Ottomano invece sovrastava militarmente l’Europa e i suoi rivali islamici più ad Oriente,
inoltre era notevolmente avanzato dal punto di vista economico e tecnico.
Prima delle grandi scoperte geografiche esisteva una specie di mercato globale in cui l’Europa e il
mondo islamico erano fortemente uniti da una rete di rapporti commerciali in cui nessuna delle
parti godeva di vantaggi schiaccianti.
Dopo le grandi scoperte geografiche invece nel mercato mondiale l’Europa si apprestava ad
acquisire una posizione di predominio, preludio all’espansione coloniale.
Superiorità economica, tecnologica, militare
Gli Ottomani godettero, per circa due secoli, di una netta superiorità militare nei confronti delle
potenze europee. Espressione di questa superiorità era il corpo dei giannizzeri la nuova milizia
che comparve a partire dal XIV secolo, si trattava di reggimenti di fanteria reclutati attraverso il
sistema del devshirme (sistema di arruolamento dei bambini cristiani dei Balcani, che venivano
convertiti all’Islam, educati e addestrati a servire a Palazzo, nell’amministrazione ottomana o nelle
unità militari).
L’introduzione di questo corpo aveva sostituito al tradizionale sistema (cavalleria appoggiata dai
fanti) un nuovo sistema composto esclusivamente dalla fanteria. Le armi in dotazione dei
giannizzeri erano moschetti e pistole.
Il prestigio e i privilegi dei giannizzeri erano tali che molti non-aventi-diritto imbrogliavano per farsi
arruolare: questo generò un lento declino nella disciplina e nell’efficienza, che portò
all’affiancamento nel XVIII secolo dei giannizzeri con un esercito nuovo (organizzato secondo i
criteri europei) e alla fine alla soppressione del corpo dei giannizzeri nel 1826.
Sull’efficienza influì negativamente il deprezzarsi della moneta ufficiale in argento causato dal
riversarsi in Europa di argento a buon mercato a partire dal 1580. Questo si ricollega alle scoperte
geografiche di Colombo, ma i traffici commerciali ottomani nel Mediterraneo erano già stati colpiti
dalle guerre memelucco-ottomane (1485-1491) e dalle guerre ottomano-veneziane (1499-1503).
Per stare al passo con l’Europa, l’Impero Ottomano si mostrò molto interessato allo sviluppo
tecnologico europeo, captando tutte quelle innovazioni che riguardavano l’artiglieria. 23
Per comprendere le cause del declino Ottomano bisogna analizzarne la crisi finanziaria. La
sconfitta subita dalla Sublima Porta a Lepanto (1571) per mano della Lega Santa – composta da
Genova, Venezia, papato, Spagna e altri Stati Italiani – non segnò la fine del dominio navale
Ottomano nel Mediterraneo, ma gli oneri finanziari legati alla costruzione e mantenimento della
flotta gravarono pesantemente sul bilancio dell’Impero.
A contribuire alla crisi finanziaria vi fu anche la comparsa nel Mediterraneo di nuovi rivali,
soprattutto Olandesi e Inglesi.
La ricerca della superiorità morale: pirati, schiavi, minoranze
Analizzando il concetto di pirateria, bisognerebbe distinguere tra pirati (criminali) e corsari. I
corsari erano imprenditori privati, armatori al servizio di un sovrano che rilasciava loro opportune
autorizzazioni, indicanti quali navi potessero saccheggiare (in base alle instabili alleanze dei signori
per cui lavoravano).
Nel Mediterraneo la guerra di corsa era praticata tanto dai musulmani che dai cristiani. L’aspetto
fondamentale erano i proventi economici garantiti da tale guerra.
Anche il commercio degli schiavi era largamente praticata sia dai musulmani che dai cristiani fino
al XIX secolo. I mercantili erano infatti facile preda dei corsari, che depredavano non solo le
ricchezze ma si appropriavano anche degli uomini a bordo.
Per quanto riguarda le minoranze, nei regni islamici ad esse veniva sempre accordata la
protezione. Gli Ottomani si trovarono a governare fin dall’inizio su popolazioni non turche e non
musulmane. Agli Arabi, in quanto primi diffusori dell’Islam, venne riconosciuto una sorta di
primato storico (che si fondava sul fatto che la rivelazione coranica era stata annunciata agli Arabi
in lingua araba), che venne esteso in seguito alla conversione di altre popolazioni e dalla
rivendicazione alla parità di trattamento all’interno dell’umma (la comunità islamica), in seno alla
quale non devono esistere discriminazioni di tipo etnico-raziale.
Gli Ottomani erano però consci della posizione di inferiorità dei non musulmani, esplicitamente
prevista dal Corano. Il Testo Sacro riconosceva sì la dignità delle altre religioni monoteistiche, ma
le subordinava gerarchicamente all’Islam.
Gli Ottomani impostarono dunque su basi giuridiche solide i rapporti con i non musulmani, in
particolare con i cristiani e gli ebrei. Questi rapporti erano regolati dal contratto di dhimma
protezione ed ospitalità concessa dai musulmani ai seguaci delle altre fedi monoteistiche, in
cambio del pagamento di un tributo (attraverso il quale veniva riconosciuta la supremazia
dell’Islam).
Gli Ottomani inoltre – attraverso il sistema del devshirme – ridussero il fabbisogno di funzionari
non musulmani, attuando un processo di islamizzazione dello Stato funzionale agli interessi della
24
dinastia fondata da Othman, che nel 1537 decretò la costruzione di moschee in ogni villaggio
dell’Impero.
Si trattò di un imponente sforzo di islamizzazione e non di turchizzazione: i sovrani ottomani non
esitarono ad accogliere nei ranghi più alti dell’amministrazione Armeni, Ebrei, Greci e Romeni,
oltre che profughi scampati alle guerre di religione in Europa.
Aprendo le porte a musulmani ed ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492, la Sublime Porta consentì
una fioritura delle minoranze senza eguali, sia nel mondo islamico che in Europa.
La migrazione delle minoranze verso l’Impero Ottomano si arrestò solo nel XIX secolo, quando –
sulla scia della Rivoluzione francese e dell’emancipazione degli ebrei – l’Europa raggiunse
finalmente il livello di tutela giuridica delle minoranze che veniva garantito dalle norme islamiche.
Ma proprio allora questo livello iniziò a declinare nel mondo islamico sotto la spinta dei
nazionalismi.
Dalle Crociate alla colonizzazione
Le Crociate ebbero successo più per l’indifferenza dei sovrani musulmani che per la superiorità
militare o tecnologica degli invasori.
La Terra Santa rappresenta comunque un elemento di continuità tra l’epoca delle Crociate e i
nostri giorni: non sotto il profilo dell’occupazione militare del territorio (finita nel 1291 con
l’occupazione di San Giovanni d’Acri da parte dei Turchi), ma dal punto di vista di un costante
interesse diplomatico, incarnato soprattutto nella Custodia di Terra Santa.
Questo ente religioso internazionale, sorto alla fine del regno latino di Gerusalemme, ha
rappresentato una presenza europea fatta di monasteri, scuole e istituzioni assistenziali.
Questo contribuì a fare della Palestina un territorio privilegiato per svariati tentativi di
colonizzazione posti in atto dai Templari tedeschi e da organizzazioni assistenziali francesi ed
ebraiche.
Altro importante territorio per le operazioni pre-coloniali è il Libano. Qui l’emiro Fakhr al-Dinn II
(cristiano) nel 1613 scatenò una ribellione contro il Sultano, cercando anche l’appoggio delle
potenze europee. Successivamente nuove rivolte portarono la Sublime Porta a rinunciare a
controllare gli affari interni del Libano.
La situazione era pertanto favorevole alle ingerenze europee: ne approfittò la Francia
proclamandosi paladina dei cristiani ed ottenendo un Mandato su Libano e Siria (Mandato
assegnatole dalla Società delle Nazione in seguito alla Prima Guerra Mondiale). 25
Fasi e cause del declino ottomano
La crisi finanziaria è il principale fattore del declino della potenza ottomana. Quando iniziò questo
processo?
L’assedio di Vienna del 1638 segnò il culmine della potenza militare dell’Impero Ottomano, inoltre
va ricordato il trattato di Zsitva Torok (1606), firmato dal sultano Ahmet I e l’arciduca Mattia, che
pose temporaneamente fine alle ostilità con gli Asburgo. Con questo trattato la Sublima Porta
dovette rinunciare al sogno di un impero universale
Il trattato di Zsitva Torok dimostrò dunque l’incapacità ottomana di penetrare ulteriormente nei
territori degli Asburgo: può perciò essere considerata una delle prime grandi sconfitte geo-
politiche della Sublime Porta.
Il processo di indebolimento appare irreversibile con due successivi trattati: il trattato di Karlowitz
(1699) – che sancì il passaggio di Ungheria, Transilvania, Slovenia e Croazia all’Austria – e il
trattato di Passarowitz (1718), con il quale la Sublime Porta dovette rinunciare alla Serbia
settentrionale e ad altri territori a favore degli Asburgo.
Nel secolo successivo a queste pressioni esterne (che culmineranno nel Congresso di Berlino del
1878) si aggiunsero le prime manifestazioni di nazionalismo balcanico.
Di pari passo con il declino dell’Impero Ottomano aumentavano anche gli abusi legati al sistema
delle Capitolazioni. Molti sudditi non musulmani pagavano ambasciatori e consoli stranieri per fasi
assumere al loro servizio come dragomanni o interpreti, per beneficiare delle esenzioni fiscali e
dello status giuridico più conveniente previsto da quella istituzione.
Le proteste ottomane contro gli abusi delle Capitolazioni ebbero scarso esito, poiché le potenze
occidentali volevano garantirsi una accesso sicuro ai mercati del Levante.
Nel periodo del Tanzimat (riforme dell’esercito e dell’amministrazione della Sublime Porta, avviate
nel 1839 e terminate con l’ascesa di Abdülhamit II, al potere dal 1876 al 1909) aumentarono
notevolmente le richieste ottomane di abolizione delle Capitolazioni.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale la Sublime Porta si dichiarò favorevole alla neutralità
solo se fossero state abolite le Capitolazioni, ma non ottenne adeguate garanzie e ne decretò
unilateralmente la soppressione l’8 settembre 1914.
Tornando alla crisi finanziaria, essa era dovuta ad un’insufficienza di entrate, la maggior parte delle
quali era destinata a finanziarie un apparato statale inefficiente e segnato dalla corruzione e dagli
sprechi.
La crisi finanziaria inoltre andava di pari passo con quella militare: ogni provincia perduta era una
fonte in meno per l’erario, mentre le spese militari non diminuivano, per la necessità di mantener