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Le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda
7.1. Il nazionalismo arabo
Il processo di decolonizzazione del Medio Oriente portò diversi Stati ad ottenere l'indipendenza, ma l'evoluzione fu fallimentare: il controllo fu assunto dalle élite militari e dagli eserciti perché la classe media non era pronta per prendere scelte democratiche, inoltre le strutture politiche, così come quelle sociali, erano troppo deboli. L'indipendenza finì per creare diseguaglianze sociali e non riuscì a stabilire una struttura democratica.
La conferenza di Bandung del 1955, i cui attori principali furono l'indonesiano Sukarno, lo jugoslavo Tito, l'indiano Nehru e il cinese Zhou Enlai, portò alla luce il movimento dei "non-allineati", i popoli emergenti che volevano costruire una terzavia alternativa ai due poli americano e sovietico.
Il nazionalismo arabo si articolò in...
Il processo di formazione delle nazioni arabe si sviluppò in due fasi, una liberale e una socialista. Sati’ al-Husri fu tra i primi sostenitori dellacreazione di una nazione araba, la cui caratteristica principale era la lingua araba e, in secondo luogo, la religione islamica. Un altro sostenitore del panarabismo fu Zaki al-Arsuzi, che fu leader della Lega per l’azione nazionale e, poi, del Partitonazionale arabo. Il nazionalismo non fu comunque trasversale nelle comunità arabe, che non riuscirono ad unirsi in unfronte comune a causa degli interessi di casta e dei clan.
Il partito Ba’th, della rinascita araba socialista, fu fondato nel 1946 da Michel ‘Aflaq e Salah al-Din al-Bitar sotto lo slogan “unità, libertà, socialismo”. Il Ba’th voleva creare una nazione araba, la cui missione eterna fosse lo sviluppo e l’unione ditutti i popoli arabi contro il colonialismo.
7.2. Il conflitto israelo-palestinese
Con la guerra arabo-israeliana, nacquero due organizzazioni paramilitari nazionaliste,
L'Irgun Zvai Leumi e il Lehi (chiamato poi "Banda Stern"). Questi gruppi operarono attraverso azioni terroriste: assassinarono lord Moyne in Palestina, attaccarono tre aeroplani a Tel Aviv, fecero esplodere ponti e ferrovie, attaccarono l'Hotel King David a Gerusalemme.
Nel 1948, quando la Gran Bretagna abbandonò la Palestina, l'Onu formò la commissione Unscop per suggerire una soluzione al conflitto tra arabi e sionisti, ma l'esito non fu positivo. Le organizzazioni militari ebraiche applicarono il Piano D per distruggere le città palestinesi con azioni offensive, quali il massacro di Deir Yassin.
La convivenza tra le due popolazioni era impossibile, e l'unica soluzione possibile sembrava la spartizione dell'area in due Stati, con Gerusalemme sotto il controllo internazionale. I sionisti dichiararono lo Stato di Israele, riconosciuto da Stati Uniti e Unione Sovietica, e gli arabi risposero entrando in Palestina con le forze egiziane.
siriane, libanesi, irachene e giordane. La guerra, che durò dal 1948 al 1949, si concluse con la vittoria israeliana. Con l'armistizio si decise che Tel Aviv sarebbe diventata la capitale dello Stato ebraico, la Striscia di Gaza sarebbe passata sotto il controllo dell'Egitto, la parte ovest del territorio alla Giordania e una parte di Gerusalemme sarebbe stata d'influenza araba.
I palestinesi si mossero in azioni di guerriglia contro gli israeliani, che si chiusero rispetto agli altri Stati e innalzarono un muro di ferro. Il ministro Pinhas Lavon autorizzò degli attentati al Cairo e a Suez nel 1954, per colpire Nasser, e Moshe Dayan, che sosteneva fosse necessario un attacco preventivo all'Egitto, lo colpì con dei raid su Gaza nel 1955.
7.3. L'Iran
In Iran si erano formati dei gruppi di guerriglia opposti alla monarchia, che attaccarono Muhammad Reza Pahlavi nel 1949. Nel 1951 Muhammad Mossadeq decise di nazionalizzare il petrolio, e la Gran Bretagna,
Che aveva l'Anglo-Iranian Oil Company, chiese l'intervento dell'Aja e dell'Onu, per poi boicottare l'Iran. Mossadeq diede via a delle riforme sociali e agrarie, diminuì il budget della corte e impose ai ricchi privilegiati di pagare le tasse, divenne però autoritario e repressi duramente i disordini del popolo. Fu quindi arrestato dalla Cia nel 1953, e sostituito da Reza Pahlavi.
7.4. L'indipendenza del Sudan. Quando l'Egitto ottenne l'indipendenza nel 1922, la Gran Bretagna pretese il controllo del Sudan. Questo provocò la reazione dei nazionalisti egiziani, che due anni dopo uccisero il governatore del Sudan sir Lee Stack. Le forze nazionaliste sudanesi cominciarono a comporsi nel partito moderato dei Fratelli (Ashiqqa) con Isma'il al-Azhari e nel partito della Umma, che chiese l'indipendenza totale. La Gran Bretagna autorizzò l'Assemblea Legislativa e nelle elezioni del 1953 vinse il Khatmiyya.
Il nuovo partito di Isma'il. Nel 1955 il Sudan ottenne l'indipendenza sia dall'Egitto che dalla Gran Bretagna, ma si rivelò essere uno Stato molto debole, segnato dalla crisi economica, dalle rivalità tra i partiti e dalle disparità tra nord e sud. Questi fattori portarono nel 1958 a un colpo di stato, guidato da Ibrahim 'Abbud (poi deposto nel 1954).
La Tunisia. In Tunisia i nazionalisti antifrancesi del Neo-destur manifestarono tra il 1952-55, ottenendo, l'anno successivo, l'indipendenza: si abolì la monarchia e nacque la Repubblica con Burghiba, che fu presidente a vita dal 1957 al 1987. Burghiba sostituì la legge islamica sul diritto di famiglia con un nuovo Codice e abolì i beni religiosi, ma il suo potere fu autocratico e causò dei conflitti sociali. Nacquero infatti il Movimento della tendenza islamica, poi Al-Nahda, di Rashid Ghannushi, che fu perseguitato ed esiliato.
Il Marocco. In Marocco il
sultano Muhammad V fu il portavoce del nazionalismo dell'Istiqlal, perciò fu deposto dai francesi e sostituito con Muhammad Ibn 'Arafa, che il popolo non riconobbe. Nel 1956 Muhammad V tornò in Marocco e proclamò l'indipendenza, abolendo il protettorato spagnolo. Gli successe poi il figlio Hasan II, che governò in modo autocratico, ma che riuscì ad annettere al Marocco l'ex Sahara spagnolo. I sahariani costituirono così il Fronte Polisario per il riconoscimento del Sahara occidentale, ma la questione resta tuttora aperta.CAPITOLO VIII - L'EMERGERE DEL MONDO ARABO E LA SUA CRISI
8.1. L'Egitto di Nasser
Nel 1952 in Egitto fu rovesciata la monarchia di Faruq e Neghib proclamò la Repubblica. Questo lo pose in contrasto con Nasser, che era riconosciuto dagli Ufficiali Liberi e che sosteneva, nell'opera Filosofia della rivoluzione, che l'esercito dovesse assumere la responsabilità del
Potere in quanto avanguardia delle masse. Nel 1954 Nasser divenne Primo ministro e fece arrestare Neghib, inoltre, dopo un attentato ai suoi danni, Nasser lo incolpò e lo fece defenestrare. Divenne quindi presidente nel 1956, dopo aver sciolto la Fratellanza Musulmana, e avviò una politica di modernizzazione, costruendo la diga di Assuan, finanziata dall'Unione Sovietica, e nazionalizzando il Canale di Suez.
La politica di Nasser fu anche volta al panarabismo, in quanto sosteneva la responsabilità dell'Egitto verso il mondo arabo, e al socialismo, che adattò alle basi islamiche, ma con una prassi laica. Nasser, infatti, voleva creare un sistema statalizzato, monopartitico e militarizzato, ma la sua idea non andò a buon fine: l'Egitto non si industrializzò e la sua classe politica divenne troppo corrotta.
8.2. La Siria e il Neo-Ba'th
In Siria governava il partito Ba'th con Shukri al-Quwwatli, il quale, volendo
un’unione totale con l’Egitto di Nasser, proclamò la Repubblica araba unita, un organismo politico panarabo, nel 1958. Questa istituzione però fu destinata a fallire, poiché Nasser divenne presidente e pose come capitale il Cairo, assumendo così un potere assolutista. Fece sciogliere i partiti e impose delle linee socialiste, non adatte alla società individualista siriana, dove instaurò anche il controllo poliziesco. Il popolo siriano divenne così ostile a Nasser e, attraverso il Ba’th insorse in una rivoluzione guidata da Ziyad al-Hariri e da Akram al-Hawrani. Nel 1966 l’instabilità sfociò in un nuovo colpo di stato con Hafez Assad, al termine del quale passò al potere la sinistra, avviando una nuova fase nella politica siriana, guidata dal Neo-Ba’th.
8.3. L’Iraq da Kassem a Hussein
In Iraq ‘Abd al-Karim al-Qassim (Kassem) rovesciò la monarchia nel 1958, dopo un lungo
Il processo di rivoluzione militare, che era stato segnato da sette colpi di stato. Il governo di Kassem fu dittatoriale: dopo un attentato fallimentare ai suoi danni, Kassem perseguitò i nazionalisti del Ba'th. Fu aggressivo anche in politica estera, in particolare contro l'Egitto. Kassem fu ucciso dal Ba'th nel 1963, e venne sostituito da 'Abd al-Rahman 'Arif, il quale esercitò un potere militare nazionalista, ma che fu deposto con un altro coup bathista nel 1968. Salì quindi al potere Ahmad Hasan al-Bakr, con Saddam Hussein come segretario del partito. Il regime di al-Bakr fu autoritario e volto al panarabismo, ma finì nel 1979, quando Saddam Hussein divenne presidente e instaurò un regime militarizzato, in cui perseguitò duramente gli oppositori e le minoranze sciita e curda.
8.4. La Repubblica dello Yemen
Lo Yemen era governato dai Mutawakkiliti, imam sciiti di confessione zaydista, ma lo Stato non era stabile: le
Tensioni religiose e i movimenti nazionalisti portarono a tre colpi di stato. Nel 1970 nacque la Repubblica con al-Iryani come presidente, che esercitò un potere militare.
Nel 1990, con 'Abdallah Salih il governo fu per la prima volta civile, ma lo Stato fu comunque debole per diversi motivi:
- La scarsità delle risorse e la povertà
- Il separatismo tra nord e sud, nonostante Salih li avesse riuniti, che portò alla guerra civile
- Le tensioni delle tribù zaydite legate all'imamato (soprattutto la tribù degli Huthi)
- Il governo autocratico di Salih e i privilegi dell'élite militare
- L'indipendenza algerina
In Algeria Ferhat 'Abbas fondò nel 1945 l'Unione democratica del manifesto algerino (Udma). Nello stesso anno Massali Hajj lanciò il Movimento per il trionfo delle libertà democratiche (Mtld), in cui si formò un'organizzazione paramilitare rivoluzionaria che
portò alla creazione del Fronte di liberazione nazionale (Fln). Dopo un'insurrezione nel 1954, il Fln quattro anni dopo proclamò il governo provvisorio, e la Francia fu costretta a concedere l'indipendenza perché l'Impero