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PARTE PRIMA LO SCONTRO CON LA MODERNITA’
CAPITOLO 1 - L’IMPATTO DELLA CIVILTA’ EUROPEA. RINNOVAMENTO O CRISI
DELL’ISLAM?
1. La situazione politica del Medio Oriente agli inizi del XIX secolo
L’organismo politico preminente ed apparentemente più solido era l’impero ottomano
che ancora dominava cospicui territori in Europa e sottoponeva al suo controllo tutta la
Mezzaluna Fertile, ma questo controllo era labile e molti territori arabi erano
indipendenti.
Ad Algeri e Tunisi regnavano sovrani dey e bey che provenivano dalle file delle truppe
turche.
Algeri era una sorta di repubblica militare in cui i pascià inviati da Istanbul avevano
una funzione puramente onorifica. In Tunisia dal 1705 i bey Husaynidi erano riusciti a
consolidarsi in una dinastia che aveva le caratteristiche di una monarchia nazionale.
In Libia, la dinastia dei Qaramanli, al potere dal 1711, aveva dovuto difendersi da
usurpatori provenienti sia da Algeri sia da Istanbul, ma con Yusuf Ali stava vivendo un
nuovo periodo di accentramento di potere.
In Egitto dominavano ancora i Mamelucchi, l’elite guerriera di schiavi soldati.
La solidità dell’impero ottomano era solo apparente in quanto usciva da una serie di
disastrose guerre europee con Austria e Russia. La più devastante finì nel 1774 con la
perdita della Crimea contro la potenza russa che aveva mire espansionistiche nel mar
Azov e nel bacino di Dnepr.
Del tutto indipendenti apparivano il Marocco sotto una dinastia di sceriffi; lo Yemen
dove regnavano gli imam zayditi e la Persia con l’emergente casata dei Qajar.
Il mondo islamico del XIX secolo venne scosso da movimenti di jihad e di
neo-islamizzazione.
I movimenti di jihad nell’Africa del XIX secolo non riguardano la storia del
MedioOriente, ma è interessante ricordare alcuni personaggi: il Fulani Usuman Dan
Fodio che costruì un califfato sulle cui ceneri si affermò il colonialismo inglese; Omar
Tal che aveva esteso il controllo in Senegal e Samori Toure che fu costretto
dall’avanzata francese a ritirarsi .
Il più importante movimento di rinnovamento islamico nella prima età contemporanea
fu comunque quello wahhabita, nato in Arabia alla metà del XVIII secolo.
Il wahhabismo si affermo innanzitutto come un movimento ideologico di purificazione
di costumi e di ritorno alle fonti originarie dell’Islam.
Al-Wahhab, si ispirava al teologo medioevale Taymiyya. La dottrina wahhabita era
molto semplice: grande enfasi sull’unicità di Dio (tawhid) così che i wahhabiti furono
noti come “unitari”; stretta applicazione delle regole etiche e giuridiche dell’Islam
tradizionale; ostilità verso la superstizione.
L’alleanza di Al-Wahhab con i guerrieri sauditi condisse alla costruzione di un vero e
proprio potentato nell’Arabia centrale e orientale. I Wahhabiti sauditi giunsero fino
all’Iraq, ma gli Ottomani chiesero l’aiuto degli Egiziani per arretrare i wahhabismo.
La colonizzazione dell’Africa e dell’Asia da parte delle potenze europee cominciò in
realtà già nel XVII secolo quando vennero fondate in Olanda, in Francia e in Inghilterra,
le Compagnie commerciali e delle Indie intese ad allargare l’economia europea
oltreoceano.
Inizialmente lo sfruttamento avvenne solo a livello economico; nel XX secolo
l’egemonia economica si trasformò in sottomissione e conquista.
Già nel 1757 l’inglese East India Company sconfisse in nawab del Bengala riducendo
quella provincia sotto il loro controllo politico; primo passo che avrebbe trasformato
l’India in una colonia britannica. Tuttavia la prima autentica spedizione e
colonizzazione araba fu quella francese in Algeria nel 1830.
La spedizione era nata per questioni di prestigio; tra il 1841 e il 1847 gli algerini
cercarono senza successo di scacciare gli occupanti. Alla fine la superiorità delle armi
francesi ebbe la meglio. I successivi passi dell’espansione coloniale videro nel 1839
l’espansione inglese del sultanato di Aden; nel 1881 la sottomissione della Tunisia alla
Francia e nel 1882 quella dell’Egitto alla Gran Bretagna; nel 1904 l’inizio del
protettorato britannico sul Kuwait; nel 1912 l’imposizione del protettorato francese al
Marocco e l’occupazione della Libia da parte dell’Italia.
Solo l’odierna Turchia, Arabia Saudita e Yemen e parzialmente l’Iran sfuggirono al
protettorato o alla colonizzazione diretta; le occupazioni colpirono il morale dei
musulmani e da quell’epoca ebbe luogo un radicale cambiamento del loro pensiero
politico ovvero per un musulmano, la presa del potere da parte dell’Europa significava
che la sua comunità era in pericolo.
La storia del Medio oriente con le altre potenze mondiali fu mediata dalle grandi
potenze europee. La potenza dell’Europa consisteva nella sua superiorità economica,
tecnologica e militare, frutto della rivoluzione industriale e del capitalismo che non ci
furono in Medio Oriente. La gran parte delle terre islamiche rimaneva racchiusa in se
stessa senza attraversare le fasi rivoluzionarie che portarono la democrazia in Europa;
quindi la modernità qui arriva come una realtà esogena e importata con la forza, non è
frutto di un processo interno.
I popoli mediorientali hanno dovuto decidere se soccombere alla superiorità
tecnologica e scientifica europea; adeguarsi ad essa perdendo la propria tradizione o
cercare una terza via in cui l’Islam e l’antica civiltà mediorientale trovassero un modo
di convivere con la civiltà europea. L’Islam però non fu annientato dall’Occidente in
quanto la maggior parte del popolo riscoprì al contrario la propria autenticità.
Il processo di adattamento alla modernità è stato doloroso e non è ancora terminato;
alcune categorie di pensiero hanno modificato la forma mentis islamica e
mediorientale. Se ne evidenziano tre poste in rapporto con il turath (passato ed
eredità araba): il concetto di popolo-nazione; il concetto di libertà e democrazia e il
concetto di secolarismo.
Nel turath arabo-islamico il posto del “popolo-nazione” era occupato dalla umma, cioè
la comunità di credenti che dal punto di vista politico si riconosceva in una istituzione
sovranazionale ossia il califfato; il concetto di libertà era risolto nell’obbedire agli ordini
di Dio; il concetto di secolarismo non poté svilupparsi a causa del fatto che l’Islam è
“religione e mondo” e la fede non è scissa dalla vita quotidiana.
CAPITOLO 2 - MOVIMENTI DI RIFORMA E MODERNIZZAZIONE
La sconfitta del progetto riformatore del sultano Selim III doveva solo rallentare ma
non arrestare il processo all’interno dell’impero ottomano. Dal 1808 al 1839 il trono
fu occupato da Mahmud il quale comprese che per trasformare lo stato doveva
recuperare il controllo dell’esercito.
La riorganizzazione dell’esercito non impedì tuttavia la sconfitta ottomana contro i
greci che acquisirono l’indipendenza nel 1830, ma preparò il successivo cammino delle
riforme o tanzimat. Fu necessaria la partecipazione di un’elite dirigente preparata e
lungimirante che sostenne e tecnicamente attuò i decreti legislativi per svecchiare le
strutture amministrative ed economiche dell’impero ottomano. Le tappe fondamentali
delle tanzimat possono essere considerate l’editto di Gulhane del 1839, il Khatt-j
Humayun del 1856 e la concessione della costituzione nel 1876 che fu approvata sotto
Abd al-Hamid II.
Il processo delle tanzimat modificò sotto diversi aspetti la società ottomana. Dal punto
di vista dell’amministrazione si procedette a una sistematica razionalizzazione del
governo locale, ciò consentì l’estensione dell’autorità del governo centrale. Dal punto
di vista legislativo si ottennero i risultati forse più eclatanti : fu emanato un nuovo
Codice commerciale, un Codice penale che restringeva gli spazi di applicazione della
sharia e fu promulgata la famosa Majelle che radicalizzava un tentativo di
compromesso tra la Legge religiosa islamica e la legislazione laica.
Un ulteriore elemento fu il riconoscimento che l’appartenenza all’impero ottomano
derivava da criteri e diritti moderni di cittadinanza più che da appartenenze
etnico-religiose.
Il riformismo del periodo delle tanzimat appare come un movimento che prese le
mosse dallo scontro con l’Europa, però i risultati furono inferiori alle aspettative.
Dal punto di vista della critica storiografica le tanzimat sono state giudicate in modo
contrastante: la vecchia orientalistica ne ha sottolineato l’inutilità; l’orientalistica più
aggiornata ha sottolineato che le tanzimat dimostrano un’apertura alla riforma. Infatti
l’impero ottomano dimostra di essere la realizzazione della distinzione tra religione e
politica nell’Islam.
E’ luogo comune affermare che l’Islam sia teocratico, in realtà non esistendo nell’Islam
un’autorità centrale, non vi è un0istituzione qundi non si può parlare dii “potere
religioso”. I dottori della Legge musulmana, gli ulama non hanno mai preteso di gestire
il potere politico. D’altro canto i capi di stato, califfi o sultani o emiri non si sono
intromessi negli affari religiosi, perciò il secolarismo, cioè la separazione di religione e
politica, è sempre stato un dato di fatto nella storia islamica.
Sotto il regno di Abd al-Hamid II scoppiò l’ennesima guerra russo-ottomana nel
1877-78. Le ambizioni russe erano verso l’Asia centrale, ma gli Ottomani persero la
guerra.
Dal punto di vista della politica interna, l’approvazione della Costituzione fu sospesa
da al-Hamid che regnò in maniera autocratica che si diede il titolo di califfo e rafforzò il
panislamismo come appartenenza identitaria dei popoli musulmani.
La politica panislamica di al-Hamid protendeva al nazionalismo; nel frattempo si
formava un gruppo di giovani ambiziosi: il Movimento dei Giovani Turchi contro
l’autocrazia e a favore della modernizzazione che diede vita al Comitato Unione e
Progresso (Cup) che godeva dell’appoggio dell’esercito. Nel frattempo al-Hamid fu
deposto e la situazione politica fu quella di governi deboli. Queste difficoltà interne
furono ulteriormente acuite da altre due brevi guerre: nel 1911 l’Italia occupò la Libia e
nel 1912 ci furono le “guerre balcaniche” in cui l’impero fu amputato di altri territori.
La drammatica situazione fu risolta da un colpo di stato nel 191 quando un ufficiale dei
Giovani Turchi, Enver Bey, impose con la forza un governo militare portando