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Riassunto esame Storia Culturale e Sociale, prof P. Guarnieri, libro consigliato Camosci e Girachiavi (storia del carcere in Italia) ,  De Vito Pag. 1 Riassunto esame Storia Culturale e Sociale, prof P. Guarnieri, libro consigliato Camosci e Girachiavi (storia del carcere in Italia) ,  De Vito Pag. 2
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Adesso, però, come il sottoproletariato non era + necessariamente uno strumento passivo nelle mani della

classe dominante, così anche il carcere poteva trasformarsi in una "scuola di rivoluzione", un luogo di

coesione, di crescita politica, oltre che di sfruttamento e oppressione.

Carceri giudiziarie di Torino, 16 gennaio 1971 150 detenuti iniziano uno sciopero della fame. Nei giorni

immediatamente successivi si mobilitano i reclusi anche a Monza- Treviso- Milano- Genova. Contro la

carcerazione preventiva e per la riforma dei codici e del regolamento penitenziario.

Adriano Sofri Fra i detenuti in rivolta c'era Adriano Sofri, leader di Lotta Continua, arrestato all'inizio di

novembre del 1970 x "blocco stradale", e che sottolineava l'importanza della nuova connessione fra

"dentro" e "fuori". Sofri a Napoli, ma.. Sofri venne scarcerato in febbraio e prestò si recò a Napoli x

impostare con gli altri il lavoro politico nel sud; a Le Nuove restò cmq un collettivo di detenuti collegato a

Lotta Continua. Il 10 febbraio una cinquantina di reclusi dichiararono di non volersi presentare ai processi x

protesta contro i "codici fascisti". Il 12 aprile la rabbia dei reclusi esplose e la rivolta devastò quasi

completamente lo stabilimento penitenziario.

1971, Lotta Continua In quel contesto, nel corso del 1971 i militanti di Lotta Continua attivi sulla

questione carceraria cominciarono a coordinarsi: all'inizio dell'anno si riunirono a Torino, poi si spostarono

a Pisa.

Villa Bobò a Lecce + Volterra Ecco così venire in primo piano la casa di reclusione Villa Bobò di Lecce,

seminascosta fra le abitazioni. Una lettera clandestina nel febbraio 1972 la descriveva come luogo di

"continue vessazioni", con i "compagni detenuti che durante la notte sono stati presi dagli sbirri, gettati

nelle celle di punizione, picchiati, denudati e seviziati nel modo + disumano.

E infine ecco anche gli stabilimenti di Volterra, il centro della campagna di Lotta Continua.

I "nuclei" da metà 1971 ... Alla fine del 1971, il direttore delle carceri giudiziarie di Volterra constatava la

presenza di un "gruppo politico -aderente a Lotta Continua e ad altri gruppuscoli di estrema sx,

extraparlamentare- collegato anche con ambienti esterni". Era uno di quelli che i militanti di Lotta Continua

definivano "nuclei", attivi dalla metà del 1971 anche negli istituti di Porto Azzurro- Perugia- Lecce-

Brescia- Torino- San Vittore. ... => la tecnica dello "sballamento" Le direzioni intervenivano. Lo scopo era

quello di "dividerli, trasferendoli in diversi istituti per evitare che dalla loro unione scaturisca una forza

difficile da contenere: era la pratica dello "sballamento", del trasferimento disciplinare da un "carcere duro"

all'altro.

Avanguardie apolitiche C'erano indubbiamente delle "avanguardie" che acquisivano in breve tempo una

notevole coscienza politica partendo praticamente dal nulla. Nella maggioranza dei casi, cmq, i detenuti che

prendevano parte alle proteste erano "animati da un senso istintivo", + vicino alla logica difensiva dei clan

che alla comprensione degli equilibri politici e generali. "La massa è apolitica e anarcoide", scriveva nel

settembre 1971 Notarnicola ai militanti esterni. Con un'organizzazione interna assai precaria e una struttura

esterna così debole, la prospettiva del movimento dei detenuti non appariva certo rosea.

Poggioreale (1 giugno), Bergamo, Rebibbia ... Il 1° giugno a Poggioreale, alcuni fra gli agenti di custodia e

i 300 poliziotti presenti spararono contro i detenuti sui tetti, ferendone 3. L'avvenimento scatenò un'ondata

di proteste di solidarietà nel corso della quale, nel carcere Sant'Agata di Bergamo, la polizia sparò

nuovamente raffiche di mitra e il direttore in persona avanzò con la pistola verso i detenuti. Durante il mese

successivo venne "inaugurato" con un pestaggio di massa il "Nuovo complesso" di Rebibbia. L'opinione

pubblica, raggiunta dalla notizia, fu scossa e sdegnata.

... 1972 Un nuovo ciclo di proteste si aprì alla fine del 1972; toccò ancora le carceri di Venezia- San

Vittore- Poggioreale- Regina Coeli, gli stabilimenti di Torino e Perugia, ma anche istituti penitenziari

precedentemente non coinvolti, come quelli di Avellino- Catania- Cagliari- Pescara- L'Aquila- Trento-

Noto. Su improvvisati striscioni fatti con le lenzuola i detenuti scrissero lo slogan "riforme, riforme".

Perchè: I reclusi prendevano ancora di mira lo "sfruttamento del lavoro nelle carceri"/ la censura/ le celle di

punizione/ i letti di contenzione. Chiesero l'"istituzione dei consigli di rappresentanza dei detenuti"/ le

"celle aperte"/ il diritto di voto.

Regina Coeli: sciopero della fame Un compatto sciopero della fame e del lavoro dei reclusi di Regina Coeli

costrinse il guardiasigilli socialista a confrontarsi con un'assemblea di tutti i detenuti. Fu un'importante

vittoria politica.

Sensibilizzazione all'esterno: Ora che le condizioni delle prigioni erano note a tutti -sembravano dire i

reclusi- nessuno poteva più far finta di non conoscerle, nessuno poteva più nascondersi, chi sapeva doveva

parlare.

Non c'erano solo il Soccorso Rosso Militante e Lotta Continua a portare avanti il processo di

sensibilizzazione del movimento esterno sulla questione carceraria, c'era anche una rete di ... Riviste come

"Re Nudo"; Libri di denuncia sulle carceri, come quelli di Ricci, Salierni e Giovanni Senzani; Film come

L'istruttoria è chiusa, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Fuga da Alcatraz; Canzoni dei Pooh e De Andrè.

Quindi, il carcere non poteva più contare sull'esistenza di quella spessa coltre di indifferenza.

Rivolta dei direttori (1969) Nel 1969, i direttori e gli ispettori carcerari, con scioperi- lettere al ministro- e

altre azioni di protesta, contestavano la propria esclusione dai livelli superiori dell'Amministrazione

carceraria.

Nuove tecniche di trattamento L'interesse del soggetto medesimo alla propria "guarigione" diventava ora la

condizione essenziale del trattamento e in primo piano venivano le tecniche in grado di favorire il

coinvolgimento cosciente dei detenuti. Queste non erano + di tipo criminologico e psichiatrico, ma

psicologico e pedagogico.

Disegno di legge del guardasigilli Gonella (1968) Nel 1968 il guardasigilli Gonella aveva riproposto

praticamente inalterato il disegno di legge presentato 3 anni prima. I membri della Commissione giustizia

del senato lo considerarono "non + rispondente alla realtà" e da modificarsi in tempi rapidi, vista l'urgenza

di dare una risposta allo "stato di protesta dei carcerati".

Richieste dei detenuti Ogni singolo articolo dei disegno di legge era stato analizzato: ogni aspetto della vita

dei detenuti veniva diffusamente trattato. Riguardo al lavoro, i detenuti chiedevano parità di diritti e di

salario con i lavoratori liberi; sul sistema sanitario sottolineavano il fallimento economico e assistenziale

dei centri clinici; in riferimento al letto di contenzione rivendicavano la "distruzione fisica di questo inutile

e arcaico strumento di sofferenza"; infine denunciarono la pratica dei trasferimenti disciplinari.

Cosa ottennero (1973): i senatori recepirono quelle puntuali richieste, introducendo nel testo il regime della

semilibertà e l'istituto dell'affidamento in prova al servizio sociale. La Commissione concluse i suoi lavori

il 6 dicembre 1973; il 18 di quello stesso mese il testo fu approvato senza modifiche nell'aula del senato. Il

successivo passaggio alla Camera, nel corso del 1974, ebbe l'effetto di stravolgerlo.

1974 Per il movimento dei detenuti, il 1974 fu un anno di trasformazioni decisive. Firenze, 23 febbraio

Nella notte del 23- 02- 74 i detenuti della prima sezione del carcere giudiziario di Firenze iniziarono una

protesta per la riforma dei codici e del regolamento penitenziario e x migliori condizioni di vita. La polizia

circondò l'istituto e lanciò lacrimogeni all'interno dello stabilimento. I detenuti cercarono di salire sui tetti,

però contro di loro gli agenti di custodia spararono raffiche di mitra. Un imputato 20enne, Giancarlo Del

Padrone, rimase ucciso, altri 8 reclusi vennero feriti. Carcere penale di Alessandria, 9 maggio L'evento

decisivo giunse nel maggio 74. il 9 del mese, verso le 10 di mattina, 3 detenuti della casa penale di

Alessandria entrarono nelle aule scolastiche ed estrassero da 2 borse alcune pistole e un coltello. Poi

costrinsero il medico dell'istituto, 1 detenuto infermiere, 1 assistente sociale, 6 agenti e altrettanti insegnanti

a entrare nell'infermeria. Dopo circa un'ora, poliziotti e carabinieri circondarono l'istituto; i detenuti

chiedevano di poter lasciare il carcere senza subire ritorsioni, minacciando altrimenti di uccidere 1 a 1 gli

ostaggi. Conseguenze dopo Alessandria Dopo Alessandria la rivolta nelle carceri dilagò e nelle stanze della

Direzione generale delle carceri si pianificava un drastico "ridimensionamento delle concessioni". Andava

negato l'uso delle bombolette da campeggio, dovevano essere limitati gli spettacoli televisivi, era necessario

il "ritorno al regime delle celle chiuse"; infine dovevano essere destinati "alcuni stabilimenti, o sezioni di

essi, ad accogliere i detenuti + ribelli". Classificazione dei detenuti: 1974 => 1977 Nel novembre 1974 un

documento dell'Ufficio studi e ricerche suggerì la metodologia x la classificazione dei detenuti. I "detenuti

di difficile controllo" erano quelli responsabili di precedenti evasioni, coloro che avevano manifestato un

atteggiamento di protesta o che avevano dato prova inequivocabile della "volontà di entrare in possesso o di

detenere armi proprie". Rappresentavano circa il 2% della popolazione carceraria di allora e x essi era

necessario creare degli "istituti di massima sicurezza". Quel documento elencava anche alcune possibili

sedi e ne definiva con precisione le caratteristiche strutturali: la ridotta capienza, l'austerità del regime

generale, le celle singole, l'introduzione di impianti tv a circuito chiuso, la dislocazione in zone lontane

dalle grandi città. Quella complessa strategia si sarebbe affermata compiutamente solo nel 1977, con

l'istituzione delle carceri di massima sicurezza.

1974: prime azioni dei Nuclei Armati Proletari I NAP cominciarono ad agire nel cliima carcerario reso

incandescente da una repressione che fra settembre e dicembre del 1974 produsse altri 4 morti fra i detenuti

che protestavano. Iniziarono nel 1° giorno di ottobre con 3 esplosioni contemporanee davanti alle carceri di

Roma- Napoli- Milano. Le precedette un breve messaggio diffuso con degli altoparlanti: invitava alla<

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cici92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia culturale e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Guarnieri Patrizia.