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Nella prima metà del secolo la Gran Bretagna conobbe uno sviluppo vertiginoso, alla perdita delle
colonie nordamericane il Regno Unito reagì con uno swing to the east che spostò il fulcro del suo
impero coloniale in Oriente attraverso la rapida conquista di due terzi dell’India. Per quel che
riguarda i mutamenti prodotti dalla rivoluzione industriale la miseria dei lavoratori era stata
alleviata dal cosiddetto ‘’sistema di Speenhamland’’ che garantiva un minimo salariale integrando le
retribuzioni con sussidi parrocchiali di beneficenza. Era un sistema favorevole agli imprenditori che
potevano tenere bassi i salari a spese della collettività. La diffusione delle macchine fece crescere la
disoccupazione tra i i lavoratori qualificati, spesso sostituiti da donne o bambini. Il loro malessere si
espresse nel 1811-13 in un movimento per la distruzione delle macchine, chiamato luddismo dal
nome di Ned Ludd (secondo il mito popolare fu il primo a distruggerne una). Il disagio sociale fu
accresciuto nel 1815 dalle Corn Laws, con cui il parlamento dominato dai proprietari terrieri alzò i
dazi d’importazione sul grano per ovviare alla caduta postbellica dei prezzi. Un movimento
d’opinione radicale rivendicò l’estensione del diritto di voto, di associazione fra operai e una
legislazione sociale ma si scontrò con una chiusura repressiva. Nel 1817 furono sospesi i diritti
garantiti dall’Habeas Corpus, l’inviolabilità della persona fisica sancita dalla Magna Charta del
1215. Alla morte del leader reazionario, l’ascesa del più aperto Canning al dicastero degli esteri
segnò una svolta nella politica del governo. Nel 1824 fu abolito il Combination Act che proibiva le
associazioni operaie, furono ridotti i dazi sul grano e la giustizia fu modificata in senso liberale. La
tensioni sociali erano acute anche in Gran Bretagna negli anni 30 ma la classe dirigente si mostrò in
grado di fronteggiare la situazione , il nuovo governo whig attuò un importante riforma elettorale. Il
Reform Act non ampliò molto l’elettorato ma riequilibrò la rappresentatività dei collegi elettorali
uninominali, alterata dalle migrazioni dalle campagne alle città. Vennero aboliti 56 collegi spopolati
e fu estesa la rappresentanza delle grandi città industriali. Nel 1833 fu abolita la schiavitù nelle
colonie , tale provvedimento di portata storica pose fine alla tratta negriera che aveva impoverito di
capitale umano il continente africano. Nello stesso anno fu approvata dal parlamento inglese una
legge che limitava l’orario di lavoro dei fanciulli nelle fabbriche a 12 ore al giorno. Con le New
Poor Law la gestione dei sussidi di povertà passò dalle parrocchie allo stato e la loro erogazione fu
subordinata all’ingresso dei beneficiari in workhouses dove i poveri lavoravano in condizioni
salariali e normative particolarmente dure. Nel 1837 nacque un movimento di massa a base operaia
definito ‘’cartismo’’; a dargli questo nome fu una legislazione sociale ‘’The people’s charter’’ (la
carta del popolo) redatta da Lovett e Place questa proponeva un programma democratico che
perorava il suffragio universale maschile, la segretezza del voto, un’equilibrata rappresentanza dei
collegi elettorali, la riduzione a un anno delle legislature parlamentari e la corresponsione di uno
stipendio ai parlamentari per porli al riparo dalla corruzione. La protesta cartista nasceva dalla
delusione dei gruppi sociali che il Reform Act continuava ad escludere dal diritto di voto. Le
sconfitte subite dalla Carta respinta dal parlamento, unita alla recessione industriale, spinsero una
parte dei cartisti a propugnare la violenza rivoluzionaria. Ebbe invece successo la campagna contro
i dazi sul grano, in cui svolse un ruolo di prima punta l’industriale Richard Cobden. L’Anti Corn
Law League da lui creata dette larga diffusione agli argomenti a favore della libera importazione del
grano e del libero scambio in generale. La tesi che il prezzo del pane sarebbe in tal modo diminuito
garantì l’appoggio dei salariati mentre la prospettiva di poter ridurre salari e costi di produzione dei
manufatti, aumentandone la competitività sui mercati esteri, conquistò gli industriali. Le Corn Laws
furono abrogate nel 1846. Francia
Fra 1830 e 1848 la Francia entrò in una fase di sviluppo dominata da un’élite borghese di banchieri
e finanzieri, il nuovo regime liberale si mostrò poco propenso alle riforme, confermando il suo
carattere moderato esponendosi agli attacchi delle opposizioni: da un lato i legittimisti borbonici e i
bonapartisti guidati da un nipote dell’imperatore Luigi Napoleone e dall’altro un forte movimento
repubblicano e democratico di origine giacobina. L’intervento di Luigi Filippo all’interno della
oligarchia liberale fece prevalere la componente moderata detta ‘’della resistenza’’ su quella ‘’del
movimento’’ che annoverava fra i suoi capi anche il vecchio LaFayette. Dal 1840 al 1848 la Francia
completò la conquista dell’Algeria ed estese la sua presenza anche in Senegal e Guinea. La
debolezza della monarchia di Luigi Filippo fu confermata dal rafforzamento delle opposizioni si
moderate (ampliare elettorato) che radicali (suffragio universale maschile).
6.5 L’Italia del ‘’Risorgimento’’
Il termine ‘’risorgimento’’, utilizzato per indicare le lotte per la costruzione di uno Stato nazionale,
viene riferito al periodo tra la fine del 700 e l’unità d’Italia. Furono riviste quali ‘’Il Conciliatore’’ di
Milano, gli ‘’Annali universali di statistica’’ e la fiorentina ‘’Antologia’’ di Vieusseux i veicoli del
rinnovamento culturale e politico italiano. Il processo di unificazione culturale del paese fu favorito
anche dai congressi degli scienziati dove furono discussi ogni anno i temi dell’innovazione
tecnologica e scientifica in molti campi del sapere. L’insuccesso dei moti degli anni 20 e 30 portò
ad uno sforzo di rinnovamento nel campo democratico, il cui protagonista fu il genovese Giuseppe
Mazzini. Egli aderì alla Carboneria nel 1827, ma nel 1831, costretto all’esilio a Marsiglia per la sua
attività cospirativa, fondò una nuova organizzazione, la Giovine Italia. I suoi obiettivi erano l’unità
e l’indipendenza nazionale, da realizzare attraverso la mobilitazione rivoluzionaria del popolo per
instaurare una repubblica democratica. Il pensiero di Mazzini prefigurava un modello di lotta
politica distante dai due capisaldi dei movimenti degli anni precedenti. l’associazione segreta con la
sua dimensione settaria e la ricerca di un compromesso costituzionale con i vertici degli stati
italiani. La Giovine Italia venne repressa prima di poter attuare l’insurrezione preparata nel 1833.
Mazzini organizzò un’insurrezione di esuli in Savoia e una congiunta insurrezione a Genova , ma il
fallimento di questo tentativo provocò la disgregazione del movimento. Nel 1834 decise di fondare
la Giovine Europa che si diffuse i Polonia, Germania e Svizzera. Una ripresa dell’attività
clandestina lo indusse poi a rifondare la Giovine Italia. Mazzini visse a Londra e fu influenzato dal
cartismo , approfondì ,infatti , gli aspetti sociali del suo programma e costituì una unione degli
operai italiani, ma non riuscì a dare ampia diffusione al movimento. La critica del metodo
insurrezionale mazziniano fu il tratto comune di una opinione pubblica liberale moderata. I suoi
esponenti di punta come Cesare Balbo e Camillo Benso , conte di Cavour erano sostenitori dell’idea
che l’indipendenza italiana si dovesse realizzare intorno la monarchia sabauda. Al liberalismo
moderato dette impulso la cultura cattolica, al cui interno si formò la cosiddetta corrente
‘’neoguelfa’’ perché assegnava al papato un ruolo centrale nella storia e nelle prospettive di
sviluppo del paese. Gli intellettuali democratici, anch’essi critici di Mazzini, furono rappresentati da
Giuseppe Ferrari : sostenne l’ipotesi di una rivoluzione che scaturisse dalla crescita di un
movimento di massa attorno ad un programma di rinnovamento sociale (idee socialiste) ; e Carlo
Cattaneo : sulla rivista ‘’Il Politecnico’’ affermò il ruolo decisivo della cultura tecnica e scientifica
nello sviluppo economico e auspicò una linea di riforme graduali, lontano dagli intellettuali
moderati per le sue concezioni laiche e democratiche. L’Italia alla quale aspirava era una repubblica
a suffragio universale che per lui avrebbe dovuto darsi una struttura federale per rispettare la
pluralità delle tradizioni civili del paese e darsi promotrice di una più vasta federazione europea.
Una fase riformatrice si aprì nel 1846 con l’elezione al soglio pontificio del papa Pio IX. Questi
concesse un’amnistia per i reati politici e una parziale libertà di stampa, istituendo un consiglio dei
ministri, una guardia civica e una consulta aperta ai laici.
Capitolo 7 : Le rivoluzioni dell’Asia e dell’Africa
La guerra dell’oppio: Cina
Alla perdita delle colonie americane l’impero britannico aveva reagito spostando verso Oriente il
suo baricentro e rafforzando la propria pressione sull’India. La manifattura tessile indiana fu
stritolata dalla libera importazione dei prodotti dell’industria inglese. Al suo posto la compagnia
delle indie sviluppò la produzione di oppio, alimentandone il contrabbando verso la Cina: nelle
strategie commerciali inglesi doveva essere questo lo strumento per aprire un mercato immenso,
ancora chiuso alla penetrazione occidentale. Sfruttando il porto di Canton, unica porta dell’impero
Qing aperta all’Occidente il contrabbando di oppio dall’India alla Cina si moltiplicò e al drastico
intervento delle autorità cinesi contro i depositi clandestini di oppio inglese a Canton, la Gran
Bretagna reagì con la prima guerra dell’oppio 1839-1842, costringendo la Cina a cederle Hong
Kong e ad aprire i suoi porti al commercio europeo sottoscrivendo il Trattato di Nanchino. Il
traffico di stupefacenti fu utilizzato dagli inglesi per riequilibrare la bilancia dei pagamenti. La
seconda guerra dell’oppio, combattuta tra il 1856 e il 1860 con l’appoggio della Francia, legalizzò il
commercio di oppio. La sconfitta dell’Impero Celeste fu all’origine della più grande ribellione di
tutto il secolo; un esercito di 500.000 uomini si radunò per abbattere la dinastia Qing e distribuire la
terra ai contadini. La rivoluzione Taiping rivelò una particolarità delle culture orientali: la presenza
decisiva dei temi religiosi e millenaristici, il Tai