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La spartizione dei territori coloniali
In questa prima fase fa ancora l'Inghilterra raggiungere i maggiori risultati in India, in Egitto e nell'Africa nera. Nel frattempo anche altre potenze (Italia, Francia e Germania) volevano espandersi, creando però una situazione di instabilità internazionale, ovviata nel Congresso di Berlino del 1884-1885, che definirà la spartizione del continente africano. Gli stati coloniali africani vennero disegnati sulle carte geografiche con grandi linee rette, ignorando le appartenenze etniche e seguendo un principio di equilibrio tra gli interessi delle potenze europee. Alla Francia andò l'Africa mediterranea e occidentale, alla Gran Bretagna l'Africa orientale, alla Germania e l'Italia il centro del continente e il Corno d'Africa.
- Seconda fase (1885-1900)
In questa fase avvenne la spartizione di tutti i territori considerati terre di nessuno in Asia, Africa e in Oceania. Avvennero anche le prime fasi di resistenza, non tanto fondate.
sullamoderna ideologia anti coloniale quanto sulla forza ancora intatta delle società locali e dei regni indigeni.
Terza fase (inizi XX secolo)
Le controversie attorno al tema della colonizzazione scemarono, poiché quasi tutto il mondo era stato spartito. A destabilizzare l'ordine imperialista rimasero i fermenti anti coloniali e le potenze rimaste soddisfatte da un equilibrio che premiava solo Francia e Inghilterra, come Germania e Italia.
Nell'ultima fase l'espansione coincise con la riorganizzazione dell'economia capitalistica in cartelli e trust, volte alla riduzione della concorrenza nei settori di commercio e della produzione.
La questione cinese
Il sopraggiungere della fine del secolo segnò anche il momento della resa dei conti tra occidente e il resto del mondo, soprattutto con l'Africa e l'Asia. Sotto il peso sempre crescente dell'imperialismo occidentale la Cina e il Giappone risposero in modo diverso:
- Cina, con
l’evidente degrado dell’apparato statale e dell’anarchia interna, oltre che dellalunga permanenza di un’economia contadina. Qui il confucianesimo era una dottrinafilosofica, basata su un senso individuale-interiore. La struttura sociale: L’interscambio traproprietà terriera e burocrazia statale assegnava quest’ultima un ruolo meno dinamico e piùparassitario, che sommandosi alla forza relativa della periferia indeboliva l’efficaciaconcreta di ogni misura riformatrice dell’impero. La pressione imperialista sulla Cina vennecombattuta integrando una parte degli aggressori. Questa politica accomodante finì percontribuire sia il mancato sviluppo del paese sia alla dissoluzione del suo assetto politico.Già le due guerre dell’oppio avevano costretto la Cina ad aprire i suoi porti alla penetrazionecommerciale prima della Gran Bretagna poi della Francia e della Russia. Alcuni decennidopo il commercio estero cineseRimaneva ancora in mano agli inglesi. La Russia da nord e la Francia da sud cominciarono a sgretolare l'impero, impadronendosi di molti territori che svolgevano una sorta di stati cuscinetto sui confini cinesi. Gli ingenti investimenti europei crearono delle zone promettenti per lo sviluppo industriale. Il celeste impero non rimase tuttavia immobile: tentò di aprire il sistema scolastico alla realtà occidentale e, nel 1898 con il movimento dei 100 giorni, un gruppo di giovani intellettuali cercò senza successo di riformare la burocrazia urtando gli interessi della corte.
Nel 1894-95 subì l'attacco del Giappone, che prima conquistò la Corea e poi sconfisse ripetutamente l'esercito cinese: la pace sancì l'indipendenza della Corea e la cessione al Giappone dell'isola di Formosa. La prospettiva del crollo dell'impero celeste intimorì l'Inghilterra: già l'entrata in Cina degli Stati Uniti aveva minato
L'equilibrio mondiale. Questo clima portò alla formazione di società segrete xenofobe e nazionaliste: uno di queste si chiamava yihequan (pugno di giustizia e fratellanza). Da loro partì la "rivolta dei boxer", che in un primo momento si configurò con un'opposizione politica alla dinastia Qing, per poi sfociare nella distruzione di tutto ciò che c'era di occidentale. La loro azione si ispirava ad un disegno di restaurazione della tradizione cinese. L'assassinio nel 1900 dell'ambasciatore tedesco portò il movimento a scontrarsi con il corpo di spedizione inviato in Cina. Entrato a Pechino il contingente si abbandonò a devastazioni e massacri indiscriminati. Grazie alle rivalità sorte in occidente il celeste impero riuscì ad evitare la spartizione del suo territorio. Nel 1911 una sollevazione a Nanchino decretò la decadenza della dinastia Qing e un'assemblea pose il medico Sun
Yat-sen come presidente. Nel 1912 fu proclamata la Repubblica, ma la fragilità delle nuove istituzioni e la forza della proprietà terriera indussero Sun Yat-sen a dimettersi, lasciando il posto ad un esponente del vecchio regime, il generale Yuan Shikai. Nonostante lasciò la politica, fondò il partito di popolo, con un programma articolato in 3 principi: autonomia nazionale, democrazia politica e uguaglianza sociale. - Giappone, con un'accelerata crescita capitalistica e una vittoriosa espansione imperialista. Qui la religione shintoista, basata sul culto dell'imperatore, era stata proclamata religione di stato, il che contribuì ad una forte identificazione nazionale. Con l'imposizione nel 1853 di "trattati ineguali", si aprirono nuove strade alla penetrazione occidentale. Piuttosto che favorire la crescita dei nuovi ceti borghesi, questi mutamenti avvantaggiarono una parte dei daimyo, cioè i feudatari provinciali, e diederomodo all'imperatore di proclamare la restaurazione Meiji nel 1868. Il potere ritornò all'imperatore, che attuò una serie di riforme:
- Confisca dei feudi e abolizione del feudalesimo (1871);
- Istruzione obbligatoria (1873);
- Riforma fiscale e adozione della coscrizione obbligatoria (1873);
- Adozione di una centralizzazione amministrativa ricalcata su modello francese;
- Per quanto riguarda l'economia, lo Stato si distaccò dal modello occidentale di industrializzazione fondata sull'imprenditoria privata e si fece promotore diretto di imprese industriali modello. In seguito ad una crisi lo stato cedette queste imprese ai privati;
- Varò delle tariffe protezionistiche;
- La diffusione insistente di un'idea nazionalista, patriottica e militarista. Nel 1890 tracciò dei programmi scolastici centrati sull'antica nozione di origine shintoista dell'essenza nazionale, che identifica uno stretto legame fra stato e
dichiarazione di guerra. Seguirono mesi di guerra che portarono alla vittoria giapponese. Grazie al suo esercito il Giappone riuscì ad entrare fra le potenze mondiali come unico stato asiatico indipendente ed economicamente sviluppato.
La penetrazione europea in Asia:
- L'Inghilterra mantenne il controllo sull'India;
- La Russia, dopo aver completato la ferrovia transiberiana, occupò il territorio cinese della Manciuria e Port Arthur;
- L'Olanda aveva mantenuto i possedimenti di Giada e Borneo e nel 1871 venne formalizzato quello di Sumatra;
- La Germania si era impossessata nel 1899 delle isole Caroline, Marianna e Palaos;
- La Francia da un lato si era mossa di affianco Londra contro la Cina, ma dall'altro aveva minacciato il predominio commerciale inglese in Indocina, attivandosi nel Annam ed estendendo un protettorato sulla Cambogia.
Distrutta la manifattura tessile indigena dall'apertura commerciale di prodotti dell'industria.
inglese,l'India era stata ridotta a paese esportatore di materie prime. Nelle campagne la dominazione straniera si risolse in un forte impulso alla nuova piccola borghesia rurale e dei contadini agiati. Il risultato fu un aumento considerevole dell'ineguaglianza interna, che si sovrappone all'antico ordine gerarchico delle caste. Da questo il dominio inglese trasse grande profitto. Le caste previste dalla religione hindu e codificate fin dal primo millennio a. C., definivano un ordine gerarchico:- Brahmani (sacerdoti)
- Kshatrya (guerrieri)
- Vaishya (mercanti e artigiani)
- Shudra (servi)
- Paria (intoccabili, fuori casta)