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Parma le fu dedicato il giornale “La donna libertaria”. Nel 1912 iniziarono le pubblicazioni de “La
difesa delle lavoratrici” e le socialiste ebbero finalmente un proprio organo di stampa.
Anna Kuliscioff,
Diretta inizialmente da riprese i tradizionali temi della propaganda internazionalista,
indirizzò appelli alle madri, propose racconti edificanti e invitò a unirsi alle proteste. A Milano fu
Alma Dolens
impedito ad di tenere un comizio organizzato dalla Lega di tutela e dal Comitato pro
suffragio. Nonostante ciò l’attivista dichiarò: “il nemico non si trova solo al di là del confine, il
nemico è qui vicino a noi: è la miseria, l’ignoranza, la tubercolosi, la pellagra, la malaria, la forzata
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disoccupazione”, e invitò a sollevarsi per salvare la vita dei figli e migliorare le condizioni del
popolo. cultura politica
Nonostante ciò, i ceti medi furono affascinati dai miti, le parole d’ordine della
nazionalista. Con la guerra le lavoratrici videro prospettarsi interessanti possibilità economiche,
unione
mentre altre donne decisero di aiutare i soldati e le famiglie dei richiamati. Tra queste, l’
femminile Comitato pro esercito
fu invitata ad aderire al dal suo presidente, e l’Unione stessa aveva
deciso di appoggiare il principio dell’aiuto ai bisognosi.
Se le sezioni torinese e romana non sembrarono interessate alla mobilitazione, quella di Catania inviò
agli “eroici combattenti” il proprio pensiero e assicurò di essersi subito messa all’opera. Le milanesi
apparvero meno coinvolte dal clima di eccitazione patriottica, evitando di pronunciarsi sulla decisione
del governo di intraprendere la guerra.
Oltre alla distribuzione di denaro, le delegate si occuparono di trovare un alloggio per i vecchi, cure
balneari per i bambini, assistenza per le madri. Viceversa, buona parte delle associazioni federate al
Cndi offrirono appoggio incondizionato e alcune socie, dopo aver frequentato i corsi della Croce
infermiere volontarie.
Rossa, partirono come Il Cndi iniziò una raccolta fondi di cui la stampa diede
notizia.
Il sostegno del Cndi alla guerra non rappresentò però una rottura nella sua linea. Confermò le sue
Spalletti
perplessità verso il pacifismo. rivendicò le legittime aspirazioni della giovane nazione
ancora senza colonie a fronte dei vasti possedimenti delle potenze europee, e minacciò le dimissioni
da vicepresidente dell’Icw.
Come spiegare l’adesione all’impresa coloniale di vari gruppi femminili e la scarsa opposizione
degli altri? cambiamento di clima culturale e politico,
Non giovò il che portò all’affermazione di correnti
irrazionalistiche. Tra i risultati della guerra appena conclusa ci fu il passaggio dell’egemonia politica
di progresso.
alle forze conservatrici, clericali e nazionaliste, ma appariva in crisi anche l’idea La
realtà mostrò quanto fosse difficile riuscire a soddisfare così alte speranze e l’idea di pace. La perdita
di compattezza del fronte femminile rappresentò un altro fattore di debolezza. Un altro elemento fu
divieto di partecipare ai Comitati prosuffragio
il perché considerati espressione dei gruppi
borghesi. La linea della prudenza e della fedeltà premiò il Psi, ma non le suffragiste. Nel giugno 1912
suffragio a tutti gli uomini,
venne esteso il analfabeti e nullatenenti compresi. Una desolata
Giannetta Ugatti Roy fu costretta a notare che, per alcuni settori dell’opinione pubblica, le
suffragiste erano “gente antiquata fuori dal proprio tempo”.
rivoluzione delle coscienze
Secondo le femministe pacifiste l’auspicata significava non solo libertà
dagli istinti primitivi, ma una nuova alleanza tra l’uomo e la donna. Tuttavia, nel giro di una ventina
di anni, quell’originale elaborazione sul mondo e sugli esseri umani si stemperò. Per la generazione
successiva le donne divennero oggetto di critica e di disapprovazione.
I tentativi di ricucire le lacerazioni dopo la crisi libica non furono coronati dal successo e il consenso
critiche al sistema
verso l’intera cultura della pace subì forti contraccolpi. Ne fecero le spese le di
potere generatore di violenza, ma anche le norme e gli istituti giuridici che intendevano eliminarle.
madre,
L’unica immagine capace di passare indenne fu quella della eroico contraltare dell’uomo
guerriero .
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III – Al servizio della patria
- "Donne di tutto il mondo, unitevi!”
27 novembre 1913
Il ebbe inizio la XXIV legislatura che si sarebbe chiusa il 29 settembre 1919. Per
la storia dell’Italia liberale fu una legislatura travagliata durante la quale il paese entrò ed uscì dalla
guerra più lunga e drammatica mai vista prima.
Il movimento pacifista portava a casa un magro bilancio nel 1912-1913. La battaglia suffragista si
condizionare governi e
concluse con un nulla di fatto, mostrando la scarsa capacità delle donne di
partiti. Gwis Adami
Secondo l’obiettivo sarebbe stato raggiunto mettendo in campo pazienza e
Neera
moderazione. decise di aprire l’anno chiedendo al governo italiano un aiuto verso i
connazionali residenti oltre frontiera e si augurò che un po’ di “irredentismo non belligero” riuscisse a
A Roma nel maggio 1914
far breccia in ogni italiana. fu un mese di fuoco: dal 5 al 14 si tenne il
congresso dell’International Council of Women, Women
per il 15 quello dell’International
Suffrage Alliance convegno del Consiglio nazionale delle donne
e dal 16 al 23 venne organizzato il
italiane sui temi della casa, del lavoro, delle opere di assistenza e di previdenza.
28 giugno,
Un mese dopo, il la notizia dell’assassinio dell’erede al trono austro ungarico in visita a
31 luglio
Sarajevo, diede inizio a una catena di drammatici avvenimenti. Il un centinaio di delegati
Bruxelles
delle Società per la pace europee si recaraono d’urgenza a per cercare una soluzione alla
Bureau International de la Paix,
crisi in atto. Henri-Marie La Fontaine, presidente del aveva appena
iniziato il suo discorso quando giunse la notizia della mobilitazione della Germania. I partecipanti
riuscirono a tornare in patria poco prima dell’invasione del Belgio e della chiusura delle frontiere. Il
New York
29 agosto 1914 per le vie di si tenne una memorabile manifestazione di sole donne per
chiedere la cessazione delle ostilità.
ministri e capi di Stato
Davanti all’ipocrisia di per l’Italia sussisteva il pericolo di essere travolta.
Alma Dolens
Moneta esortò quindi all’unità tra lavoratori e borghesi. decise di reagire e chiese la
tribunale internazionale
formazione di un per perseguire i crimini su donne e bambini.
Diversi leader si persuasero che l’ingresso dell’Italia avrebbe contribuito a una rapida vittoria e che, a
fianco della Francia e del Regno Unito, si combatteva per la democrazia e per una guerra giusta. Dopo
attivismo propace,
l’intenso anche in Alma Dolens si manifestarono segnali di cambiamento. Il 20
dicembre 1914 parlò di femminilità ispirata a nuovi doveri, di rinuncia alla lotta, di attesa serena e
tranquilla.
Il bagaglio ideale di colei che si era assunta il compito di tenere insieme pacifismo, femminismo e
socialismo si appoggiava sui capisaldi della democrazia risorgimentale, che altre prima di lei avevano
violazioni della neutralità
abbracciato. Dal 2 agosto 1914 si susseguirono le notizie sulle in Belgio,
tedesco
sull’avanzata dell’esercito a 40 km da Parigi e sulle sanguinose battaglie. Nel giro di
pochissimo tempo si infransero i sogni di chi aveva sperato nella pace e aveva lavorato per
l’affermazione dell’umanitarismo.
- Favorevoli e contrarie
13 Clara Zetkin,
Anche le donne si divisero in due campi contrapposti. Numerosi furono gli appelli: con
Louise Saumoneau
il suo appello Alle donne socialiste di tutti i paesi, o con Al proletariato
Congresso di Basilea
femminile di Francia, per citarne due. Fin dal del 1912 la socialista tedesca
aveva ricordato la minaccia che incombeva sull’Europa. Zetkin si dissociò poi dal partito, perché
l’assemblea socialista votò contro la guerra e per l’esponente iniziò un’attività che le avrebbe
procurato il carcere e l’isolamento dai suoi compagni.
Angelica Balabanoff, invece, subentrata alla direzione de “La difesa delle lavoratrici”, con un
inequivocabile “Non vogliamo la guerra!” aprì la rivista ribadendo il rifiuto per qualunque tipo di
conflitto. Tuttavia, nel giro di poco, anche tra le socialiste emersero le incertezze di un partito che, in
passato, aveva dato prova di non essere poi così monolitico e deciso. Dopo l’abbandono della
Margherita Sarfatti,
redazione da parte di Regina Terruzzi e Giselda Brebbia, che seguirono
Mussolini interventista, tra le esponenti più in vista emersero altre posizioni favorevoli a un conflitto
a fianco dell’Intesa.
Ersilia Majno, Carlotta Clerici e Linda Malnati parteciparono alla giunta socialista di Emilio
Caldara. La linea “né aderire, né sabotare” scelta dai vertici non riuscì a risollevare le socialiste.
Alcune attiviste si prepararono a sostituire i compagni richiamati nelle organizzazioni di partito e in
quelle dei lavoratori. Altre cercarono di organizzare le proteste tra le masse femminili.
Rygier
Insieme ai sindacalisti e agli anarchici romani partecipò alle iniziative pro intervento e a
quelle organizzate per boicottare la manifestazione indette dai neutralisti e dalla Camera del lavoro.
Se il tema della nazione interessò poco le socialiste, va detto che appassionò le mazziniane che
puntarono a un progetto di nazione laica, democratica e repubblicana, tra le esponenti più
Adele Albani Tondi, Elisa Lollini e Eva de Vincentiis
rappresentative si collocava insieme a che nel
1896 avevano stilato il manifesto contro la campagna coloniale, e aveva preso parte alle iniziative di
protesta delle Leghe di tutela. Guardando ad un’Europa incandescente e travagliata, Albani ritenne
necessario tornare a costruire momenti unitari con le antiche compagne di lotta. Era giunto il
femminile
momento di affiancare l’iniziativa alle generose forme di solidarietà verso la Francia
aggredita e agli infuocati proclami antitedeschi dei mazziniani. Per la donna
Nel novembre si svolsero alcuni incontri con le esponenti dissidenti dell’Associazione e
Comitato nazionale femminile per l’intervento italiano,
nel dicembre successivo nacque il animato
Adele Albani,
da mazziniane e repubblicane, socialriformiste, liberali, radicali,