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MERIDIONALE LAZIALE

II millennio a.C. Eneolitico Eneolotico EneoliticoAppenninico I (Rinaldone) (Chiozza, Remedello)Appenninico II

1000-700 circa Diffusione della Appenninico in Appenninico in Emilia;cremazione; Etruria; Diffusione del ritoInizio cultura del Villanoviano in della cremazione;ferro meridionale; Etruria; Villanoviano aColonizzazione Cultura del ferro Bologna, San Vitale;greca laziale Cultura del ferrosettentrione

700-575 circa Cultura del ferro Villanoviano Villanoviano elevato inCentro-Adriatico evoluto in Etruria; EmiliaCiviltà EtruscaArcaica–575 500 circa Penetrazione etruscanella pianura padanaLa questione della provenienzaLa cultura classica umanistica aveva recepito le opinioni degli antichi sugli Etruschi,dell’Etruria a Noè e la lingua etrusca dall’ebraico.facendo risalire la storiaPallottino nel 1947 cercò di far emergere i profili più caratteristici del popolo etruscocombinando insieme dati letterari, archeologici,

Linguistici ed epigrafici che portarono a tre tesi: orientale, autoctonista (specie che si è originata ed evoluta nel territorio in cui si trova) e settentrionale. A favore della tesi orientale, Pallottino prende in esame dati epigrafici egizi ed in particolare una serie di quattro monumenti: la Stele di Seti I, il Sarcofago da Gurob, l'Iscrizione di Merenptali ed il Rilievo ed Iscrizione di Ramsete III) dove compare sempre un nome vicino a quello di Tyrsenoi. La questione della formazione etnica Pallottino dedica molto spazio alla confutazione delle tesi sopraccitate che ritiene superate dalla "formazione etnica". Concludendo i suoi studi e mettendo a confronto le varie teorie di altri studiosi, riesce a dimostrare le seguenti istanze: arrivo di coloni orientali dall'Asia Minore e dall'Egeo in Etruria tra l'VIII e il VII sec. a.C. Questa idea non è dimostrabile dal punto di vista archeologico, ma può essere riconnessa a conversioni.

  1. Il contributo delle influenze linguistiche e sociali dell'Etruria è dovuto al contributo di stranieri.
  2. Lo sviluppo economico di area greca ed orientale. Ciò è accettabile con l'eccezione del fatto che la lingua nazionale avrebbe dovuto essere il greco.
  3. La nazione etrusca è il risultato di una "fecondazione transmarina egeo-orientale". Potrebbe essere vero, anche se mancano elementi che collocano l'evento nella tarda età del bronzo.
  4. Il processo formativo del popolo etrusco risale ad epoca ancora più antica per le affinità che vi sono con gli abitanti preellenici di Lemno.

Con tali ipotesi, Pallottino apre nuovi interrogativi rispetto alle tre tesi tradizionali. Sull'argomento sono illuminanti le affermazioni che Pallottino fa nella sua opera: "I dati archeologici e linguistici ci dicono ben poco, ma ciò è sufficiente per dire che la formazione della compagine etrusca va riportata almeno al II millennio ed"

all'età del bronzo. Su ciò concordano i ricordi delle fonti storiografiche classiche e le date delle supposte immigrazioni pelasgiche e tirreniche. Meno facile è precisare quando e come possano essersi inserite nel processo formativo del mondo etrusco componenti di origine orientale". Pallottino afferma che i momenti determinanti dell'inizio del processo di definizione risalenti all'aneolitico dietnica e linguistica siano ancora più antichi e quindi Rinaldone. La ricerca sull'erudizione antica Lo studio di Briquel sull'esistenza di un popolo e di una civiltà etrusche in Italia, afferma che ciò è possibile sia con la provenienza da Oriente di Pelasgi o Lidi, sia con l'autoctonia. C'è però da dire che le tradizioni tramandate dall'antichità sulle origini del popolo etrusco corrispondono in buona sostanza all'immagine che i suoi alleati o avversari volevano di volta in volta diffondere.volta divulgare. La percezione greca Briquel, il problema dell'origine degli Etruschi l'hanno posto Secondo lo studioso soprattutto i Greci. Il suo collega Berard, prende in esame la possibilità di leggende sulle migrazioni tirreniche di età tardo micenea o postmicenea della fine del secondo millennio in rapporto all'origine degli Etruschi. Tuttavia, a differenza di Esiodo (700 a.C.) che nel colloca gli "illustri Tirreni" in una terra "molto passo conclusivo della Teogonia lontana", Omero non parla mai di questa popolazione. In realtà, Esiodo con il termine Tyrsenoi (Tirreni) intendeva in generale tutte le popolazioni italiche incontrate, associando quindi Etruschi e Latini. Sembra che questa popolazione italiana sia retta in contemporanea da due re, Agrio e Latino, figli di Circe e Odisseo, diarchia che ricorda quella di Romolo e Tito Tazio. Nel VI sec. con lo sviluppo dei rapporti commerciali tra il mondo etrusco con l'Egeo, si

Evidenziano due credenze per la provenienza degli Etruschi: "pelasgica" e "lidia", entrambe nate per permettere un collegamento tra Etruschi e Greci. I primi, infatti, vengono definiti "quasi-greci". Sarà poi Ecateo di Mileto (V sec. a.C.) a proporre una riflessione storica sul problema dell'origine degli Etruschi che identifica con i Pelasgi che, dopo aver vagato nell'Egeo,

Con l'espressione cultura di Rinaldone, si intende un fenomeno culturale di carattere quasi del tutto funerario diffusosi in Toscana e nel Lazio centro-settentrionale (area "nucleare" e gruppo Roma-Colli Albani) e nelle Marche (entroterra di Ancona) durante l'eneolitico, intorno alla la metà del IV e per buona parte del III millennio a.C.. Prende il nome dalla località di Rinaldone presso Montefiascone, in provincia di Viterbo, dove fu effettuato il primo rinvenimento di tombe a grotticella. Sono stati rinvenuti vasi a fiasco, scodelle,

Ciotole e altre forme ceramiche e un considerevole numero di armi fra cui teste di mazza, punte di freccia e di lancia e pugnali. Inoltre elementi decorativi quali collane di antimonio, perle di osso e argento, e pendagli di steatite. Di quel periodo si conosce anche la loro tecnica di sepoltura che prevedeva l'utilizzo di tombe a forno o a grotticella solitamente chiuse. Uno dei contesti funerari più noti appartenenti a questa cultura è la cosiddetta "tomba della vedova" scoperta nel 1951 a Ponte San Pietro presso Ischia di Castro (VT); la tomba è costituita da una cameretta circolare di 2,70 per 2,25 m a volta curva nel quale erano sepolti un uomo di alto rango di circa 30 anni, con un ricco corredo di ceramiche, armi in selce e in rame, e una giovane donna. In un primo momento si ritenne che la donna venne uccisa con un colpo al capo alla morte dell'uomo. Successivamente il riesame del contesto ha invece portato a escludere questa prima ipotesi, infatti,

I danni rinvenuti sul cranio della donna sono l'opera di roditori. La presenza di tracce di cinabro sul cranio dell'uomo, inoltre, forniscono l'indizio di una riapertura della sepoltura. Avrebbero trovato sede nella penisola italiana soppiantando gli Umbri nel territorio etrusco e diventando così Tirreni. Più tardi Ellanio di Lesbo sostiene che i Pelasgi, cacciati dai Greci dalla Tessaglia, sotto la guida del re Nanas, sarebbero partiti alla volta di Spina sull'Adriatico ed avrebbero fatto sosta a Cortona conquistando così la Toscana e prendendo il nome di Tirreni. Per Briquel questi racconti sono veritieri già per il solo fatto che fanno riferimento al re Nanas, che gli Etruschi riconoscevano come il loro vero fondatore. Le tesi pelasgiche persistono anche in epoca più tarda dove ad esempio Anticlide di Atene (III sec. a.C.) assimila gli Etruschi ai Pelasgi con a capo Tirreno. Dall'altra parte vi era però la credenza chequalificava gli Etruschi come discendenti dei Pelasgi, un antico popolo greco. Questa teoria, tuttavia, non ha avuto lo stesso successo tra gli storici come quella che li considerava Lidi. La credenza che gli Etruschi fossero Lidi si basa sull'autorevolezza di Erodoto, che nelle sue "Storie" cita "autori lidi" che sostengono questa teoria. Secondo Erodoto, gli Etruschi sarebbero giunti dalla Lidia poco prima della guerra di Troia, guidati dal loro re eponimo Tirreno, a causa di una grave carestia. Osservando queste due credenze nella percezione greca, possiamo notare che: a) Considerare gli Etruschi come dei Pelasgi significa considerarli come un popolo antecedente agli stessi Greci, quindi attribuire loro un'origine ancora più antica. b) Considerare gli Etruschi come Lidi significa risalire fino alla prima dinastia favolosa che avrebbe governato quel popolo all'epoca del loro mitico eponimo Lido, fratello minore di Tirreno. Inoltre, si aggiunge anche la tesi che gli Etruschi potrebbero essere stati influenzati da entrambi i popoli, Pelasgi e Lidi, durante il loro sviluppo culturale.dell'autoctonia improntata a considerare gli Etruschi come dei barbari che, in ambito greco, assume una valenza negativa con Dionigi di Alicarnasso. Questa affermazione potrebbe però essere una invenzione dellastoriografia siracusana nel momento in cui il tiranno Dionigi lottava contro gli Etruschi per il controllo dei mari italiana, dal Tirreno all'Adriatico. La percezione romana In epoca tardo-repubblicana e alto-imperiale romana, quando la politica di Augusto rapporti di forza tra le diverse componenti dell'Italia antica, viene tenuta contro deiripresa la questione dell'origine degli Etruschi. Il greco Dionigi di Alicarnasso, che visse ben 22 anni a Roma e scrisse 20 volumi sullastoria della Città Eterna, è l'unico sostenitore dell'autoctonia degli Etruschi. Egli, sellasua opera, cercò di sostituire l'idea più accreditata presso i suoi connazionali che Roma fosse una città etrusca. I Romanidovevano apparire come immigrati greci, diversi rispetto ai popoli circostanti tra cui primi gli Etruschi da considerare autoctoni. Al contrario, forse perché proveniente dall'etrusca Mantova, è l'idea di Virgilio (70–a.C. 19 d.C.) che usa indifferentemente i termini Lidi ed Etruschi e concilia la tradizione della provenienza etrusca dall'Asia Minore. L'autoctomia degli Etruschi è suggerita da Virgilio rifacendosi alla leggenda del cortonese Dardano, emigrato dall'Etruria verso oriente, che sarebbe diventato progenitore dei Troiani che, guidati da Enea, sarebbero a loro volta tornati nel paese di origine, alleandosi con gli Etruschi. Possiamo quindi dire che il concetto di autoctonia nell'opera di Dionigi di Alicarnasso è trattato in senso etnografico: la parola assume il senso di "indigeno", "locale". Dionigi infatti descrive un mosaico di popolazioni indigene, autoctone e barbare (Umbri, Siculi,
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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marinocarmine di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione alla Etruscologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pizzirani Chiara.
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