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Tutti quei giovani che videro dei punti critici nel fascismo e che si ribellarono al regime,
costituirono una nuova generazione antifascista che si ingloba poi con il movimento della
Resistenza. Negli anni 60 in Germania si assiste ad un crollo drastico di partecipazione di giovani
dai 14 ai 22 anni. Negli Stati Uniti si assiste alla contestazione della guerra in Vietnam tramite nuovi
linguaggi quali musica, band che con la musica contestavano le vicende politiche e militari. Gli anni
80 raffigurarono un panorama piuttosto ridotto del protagonismo giovanile. Durante la fine degli
anni 80, invece, ci fu una presenza giovanile influente in Cine e nella Germania Est. In Cina i giovani
furono influenzati dalla scossa sovietica, fecero rivoluzioni in piazza represse da militari cinesi con
carri armati. La caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) rappresentò la volontà di molti
giovani di imprimere anche nella Germania Est un corso riformatore, premendo sulle autorità per
ottenerlo. Negli anni 2000 i giovani tornano protagonisti di varie piazze del mondo, ricordiamo le
manifestazioni di New York note come Occupy Wall Street, che denunciavano la superiorità del
mondo finanziario nelle scelte politiche, che aveva portato alla mancanza di attenzione nei
confronti dell’equità redistributiva. In Spagna, invece, spiccò il movimento degli Indignados contro
i partiti tradizionali che non riuscivano a dare risposte nei confronti della crisi economica. Infine,
rilevante fu la cosiddetta primavera araba, la prima vera rivoluzione dell’era di internet, con
giovani armati di cellulari e computer, avvenuta tra il 2010 e il 2011, in cui si è tentato di dare un
volto nuovo a paesi senza equità e democrazia.
Il tema politica è coperto dall’intensa attività di comunicazione di leader e partiti, impegnati
nell’occupazione di tutti i mezzi e i canali disponibili. Il termine propaganda, alla sua apparizione,
non aveva sicuramente alcuna accezione negativa. Nel caso americano pressoché
contemporaneamente all’entrata in guerra degli Stati Uniti, erano state utilizzate tutte le tecniche
di marketing e i mezzi di comunicazione a disposizione per manipolare l’opinione pubblica,
orientandola a sostegno della decisione dell’entrata in guerra per sostenere lo sforzo bellico fino
alla vittoria finale. Per Gustave Le Bon, autore di Psicologia delle folle, gli individui spersonalizzati
e isolati, quando entravano a far parte di una folla, erano facilmente suggestionabili. Gli individui
comuni nella folla agiscono come una mente collettiva. La macchina di propaganda messa in opera
nel corso della Grande Guerra aveva fornito un concreto esempio di come si poteva dirigere una
società fatta di individui spersonalizzati, privi di autocoscienza e interazione diretta fra loro. La
propaganda fu un aspetto centrale del fascismo, furono usati: manifesti, scritte cubitali sui muri,
feste nazionali e ricorrenze civili, controllo della stampa, ecc. per il cinema ricordiamo l’Istituto
LUCE con l’esplicita finalità di propaganda politica e diffusione della cultura attraverso la
cinematografia. La radio era un oggetto troppo costoso per la maggioranza delle famiglie italiane.
Anche il nazismo utilizza diversi strumenti di propaganda: le attente scenografie allestite in
occasione delle apparizioni pubbliche di Hitler, le perfette parate, i documentari e i film affidati
alla regia di grandi artisti, i discorsi alla radio, tutto mirava alla costruzione del culto del Führer. I
professionisti di successo del settore della pubblicità quando le grandi aziende americane
cominciavano ad aprire in Italia le prime filiali venivano chiamati maghi. I guru erano invece i
professionisti più affermati nel campo della comunicazione commerciale e politica. Nello stesso
periodo l’appellativo di spin doctor è stato attribuito a chi indicava la strategia più adeguata per
raggiungere obiettivi di vittoria elettorale o di accrescimento o mantenimento del consenso
politico. La comunicazione politica si è diffusa come disciplina nelle università a partire dagli anni
90. Dopo lo scandalo di Tangentopoli vi fu la vittoria nel 1994 di Forza Italia, che poteva contare
su una grande impresa di comunicazione e sulla consuetudine con il mondo del marketing. Questo
sembrò confermare il fatto che il campo della politica era ormai solidamente occupato dai
professionisti della comunicazione pubblicitaria. dopo il 1994 il partito di Berlusconi non ha
comunque vinto tutte le successive competizioni elettorali, infatti se la pubblicità dà un contributo
sicuramente importante nel rappresentare il modo migliorare per comunicare un’idea e far
comprendere facilmente un programma a un grande numero di persone, da sola non è in grado di
far vincere un candidato. A partire dagli anni 90 l’apertura di internet a tutti i possibili usi pubblici
e privati fu accompagnata da un grandissimo entusiasmo. Il nuovo mezzo avrebbe finalmente
consentito il realizzarsi di una vera democrazia diretta. Allo stesso tempo però, può rivelarsi anche
solo un ulteriore strumento per mantenere immutati gli atteggiamenti di pigrizia che
caratterizzano buona parte del corpo elettorale e scarsa trasparenza che caratterizzano leader e
istituzioni.
Il binomio violenza e politica non è mai stato in equilibrio. La violenza politica nega e al tempo
stesso riafferma l’individuo, perché è compiuta in nome di principi collettivi, ma uccide sempre
persone in carne ed ossa. Il potere dei mass media ha influenzato l’impressione e la percezione
soggettiva che ha ridotto l’interesse per le cause dei vari eventi, concentrandosi invece solo sugli
effetti. Si focalizza l’attenzione solo sui protagonisti passivi e non su quelli attivi. L’espressione
novecentizzazione della violenza rischia di definire il XX secolo come il secolo della sola violenza,
offrendo un volto criminale del potere e più in generale della politica nel loro connubio con le
ideologie novecentesche. In base alla natura istituzionale o meno della violenza, si possono
distinguere le guerre e la forza repressiva dello Stato da una parte, le rivoluzioni, le guerre civili, il
terrorismo e la conflittualità politica e sociale dall’altra. Tuttavia, istituzionale non vuol dire
legittima, soprattutto se si pensa ai vari genocidi del 900, pianificati dallo Stato ma condannati dal
diritto internazionale. La politica rappresenta il superamento dell’uso della violenza sulla base di
norme stabilite e condivise, nella risoluzione sia delle controversie interne sia di quelle tra Stati.
Oltre ad essere un secolo di violenza, il 900 è anche il secolo in cui massimi si rivelano gli sforzi
compiuto per disciplinare la violenza per trovare soluzioni pacifiche sul piano internazionale. La
violenza politica è stata influenzata molto dalle rivoluzioni, quella francese ha segnato una tappa
decisiva nel processo di civilizzazione, la Rivoluzione russa ha gettato le basi per l’avvio del secolo
breve, entrambe rappresentano un’influenza per la rivoluzione mondiale. Non significa che
l’eredità della Rivoluzione Francese sia solo costituita dalla violenza, ma è nel corso di questa
esperienza che vengono avvitati i linguaggi e le pratiche della lotta politica moderna, i principi che
ispirano la battaglia per la democrazia. Con il tempo cambiano le forme della violenza: lo scontro
diventa un combattimento di strada con armi da fuoco, non più uno scontro corpo a corpo. Nella
società e politica del dopoguerra si parla di brutalizzazione della politica, con la quale espressione
si intende che la violenza diventa una pratica legittima per molti politici nel confronto-scontro con
gli avversari e con le istituzioni pubbliche, fino a costituire un elemento decisivo nella loro
affermazione sulla scena pubblica europea. E questo mix tra legalità ed illegalità si tradurrà nella
nascita dei totalitarismi.
L’uso dell’arte nella politica esplode dopo la Rivoluzione del 1789. L’arte assume una funzione
civica oltre che votiva ed educativa, i regimi politici ne fanno un uso costante. I linguaggi artistici
assumono molta importanza soprattutto per la loro capacità di parlare attraverso le immagini,
trasmettendo sentimenti di appartenenza anche agli analfabeti. Le discipline artistiche più
comunicative furono quelle visive: i monumenti che popolavano le strade e i palazzi e che
ritraevano personalità del mondo politico ed intellettuale, che legavano i cittadini ad un senso di
patriottismo comune. Difatti, con la proclamazione del regno d’Italia non si riuscì subito a
immettere nelle persone l’identità nazionale di appartenenza allo stato, quindi l’arte aiutò in
questo. Hitler nutre una profonda fiducia nel potere performativo dell’arte, che contribuisce al
perfezionamento della razza su cui si fonda la rivoluzione bioantropologica dell’uomo nuovo
nazista, oltre che a rendere visibile e stereotipata la figura del nemico contro cui esercitare
pratiche violente.
La musica ha offerto alla ricerca storiografica un campo d’indagine di straordinario interesse. In
quanto arte semantica, è capace di assumere vari significati nel contesto sociale. La performance
musicale produce significati che muovono la storia, contribuendo all’acculturazione di particolari
strati sociali. Artisti, politici e intellettuali hanno cercato spesso di fare della musica un’arte di
propaganda. La nazione si identifica nella performance musicale e teatrale e può rivendicare la
propria indipendenza e autonomia dall’oppressore. Nel 700 (Illuminismo) la musica si è impegnata
a separare il momento strumentale da quello vocale. Con il Tardo Illuminismo e il Romanticismo,
invece, la musica perde i caratteri di scienza e le si vede riconosciuta la sua qualità di arte. La
musica può essere studiata anche come un qualcosa in grado di rivelare fenomeni politici e sociali
nella loro complessità e nella loro evoluzione, per esempio gli inni nazionali rappresentano un
punto cruciale nell’individuazione di occasioni di rito all’interno delle quali la nazione si riconosce.
Venivano proposti alla nazione attraverso bande militari, che dalla fine del 700 conobbero
un’evoluzione trasformandosi in orchestra sinfonica. Con la fine della Grande Guerra la musica
diventa uno strumento utile ad accompagnare gli uomini nello scontro bellico e le donne nella
costruzione di nuovi rapporti sociali, in particolare nella ridefinizione del loro ruolo di madre e di
moglie. Emergono nuovi spazi: sale da ballo, della radio e della produzione cinematografica.
Successivamente nasce il mercato musicale, costituito dai mass media e dall’organizzazione di
eventi e di nuove forme di alfabetizzazione musicale. Le nuove tecnologie, a poco a poco, hanno
modificato l’idea di performance, permettendo l’esibiz