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A RIVALITÀ ANGLO FRANCESE IN FRICA
La direttiva di espansione britannica dal Cairo verso sud e dalla colonia del Capo verso nord è molto chiara e sembra costituire una catena di territori collegati tra loro, a volta per scelte del governo di Londra e altre volte per via di necessità locali al fine di evitare che le comunità cadano sotto il controllo avversario. I francesi, dall’altra parte, che hanno consolidato l’area al di qua e al di là del Sahara (la cosiddetta Africa occidentale francese, che ha come punto di riferimento Dakar in Senegal), hanno un altro punto d’appoggio sul Mar Rosso. Negli anni ’90 le spedizioni militari francesi attraversano la zona del Sahel sotto il deserto del Sahara per ricostruire piste carovaniere e prendere contatto con le tribù locali per assicurarsene la realtà. La direttiva est-ovest francese si scontra con l’espansione britannica nord-sud. L’incidente che renderàevidente questa tensione avviene nel 1898 a Fashoda, località intorno alle sorgenti del Niloa cavallo tra Sudan ed Etiopia. Un'unità militare francese al comando di Marchand incontra la guarnigione del colonello Kitchener e tra i due corpi di spedizione coloniali si sfiora un conflitto armato. I francesi poi si ritirano, e l'incidente rimane sotto controllo. È però questo un altro episodio di rivalità profonda che fa riflettere gli inglesi sulle loro reali capacità di gestire le frizioni con le altre potenze europee. La Gran Bretagna aveva una solida impostazione imperialistica: sin dal 1886 il governo, che durerà almeno 20 anni, era costituito dall'accordo tra i conservatori e la fazione del partito liberale contraria all'autonomia irlandese, che aveva spaccato il partito liberale di Gladstone. L'orientamento era solido: la classe dirigente era favorevole all'impero, rivelatosi non troppo dispendioso, masotto questo profilo si celava la fatica del governo a digerire un territorio così esteso. L'egemonia britannica non stava veramente perdendo colpi, ma era ormai quasi raggiunta dalle altre potenze. L'industria britannica conosce inoltre una certa obsolescenza tecnologica quando gli altri paesi sviluppano linee più innovative, e verso il '800 il senso di incertezza della classe dirigente è crescente. La guerra anglo-boera è significativa: nella zona dell'Africa meridionale c'erano alcune antiche colonie di Boeri, di origine olandese e insediatesi decenni prima. Avevano convissuto con la colonia britannica, ma quando verso gli anni '90 avvengono scoperte minerarie importanti e tensioni sullo spostamento di popolazioni, i Boeri non accettano la discriminazione contro i lavoratori stranieri e si creano crescenti tensioni locali. Queste sfociano nel 1899 in un vero e proprio conflitto armato che apparentemente non dovrebbe.Avere grande dimensione (si tratta di piccole enclave guidate da forze armate popolari contro un enorme esercito coloniale come quello britannico), ma che in realtà dura tre anni: i Boeri resistono, e le politiche inglesi, che comprendevano degli pseudo campi di concentramento, vengono criticate anche in patria. La coscienza imperiale britanniche è sempre più fragile, e il paese è soggetto al crescente dubbio degli svantaggi dell'imperialismo.
Rispetto alla stabilizzazione bismarckiana, dopo il 1890 la situazione europea cambia molto: si entra in una fase che da una parte sembra costituire due grandi blocchi in Europa, ma dall'altra moltiplica le crisi e le situazioni incerte. Questa vicenda è messa in moto soprattutto dal cambiamento di atteggiamento dei tedeschi: nel 1890 il paese vive una crisi ai vertici dell'impero. Bismarck si scontra con il nuovo Kaiser, Guglielmo II, nipote di Guglielmo I e succeduto al breve intervallo di suo figlio.
Guglielmo II è un giovane avventato che si circonda di una nuova classe dirigente. Lo scontro con Bismarck vede l'imperatore dalla parte dell'innovazione: Bismarck chiedeva la repressione del partito socialista e socialdemocratico locale che stava crescendo nelle elezioni del Reichstag; Guglielmo si rifiuta e alla fine licenzia il vecchio cancelliere. Si affida così a una nuova classe dirigente, caratterizzata da un'ottica molto diversa da quella di Bismarck. Il gruppo che lo circonda elabora una visione differente degli equilibri europei: se Bismarck aveva parlato della Germania come potenza soddisfatta, i ministri e diplomatici che circondano Guglielmo II ragionano sulla necessità di provocare un cambiamento molto forte a livello globale. Credono che la Germania non possa aver compiuto l'immane sforzo di unificazione se non per uno scopo più grande sulla scala di una Weltpolitik: era il clima dell'epoca a portare in questa direzione, chepercepisce gli equilibri mondiali come un grande "condominio" di grandi imperi (Europa, Stati Uniti, Giappone). La Germania deve attrezzarsi e cambiare gli assetti di potere attuali - le politiche di Bismarck non bastano.
Da una parte si ha un orizzonte globale che vede la partecipazione alla gara coloniale, iniziata per la verità proprio con Bismarck ma ripresa da Guglielmo nel Pacifico orientale e con la volontà di ritagliarsi una concessione in Cina, la convinzione di poter ridisegnare la divisione del continente africano per renderla più favorevole al controllo tedesco. È un orizzonte poco preciso ma che mette comunque in circolo l'idea di voler provocare un cambiamento. Accanto a questa c'è l'idea del rafforzamento della Mitteleuropa a guida tedesca, che dia spunto di influenza sempre maggiore sul continente.
L'idea è che il Reich debba allargare il proprio controllo dell'Europa centrale, da un lato
con un asse di ferro con l'impero asburgico (anche Bismarck nel 1879 vi aveva stretto un'alleanza difensiva che era diventata il perno della politica), e dall'altro il coinvolgimento nella confederazione tedesca anche dei paesi baltici quali Polonia, Belgio e Paesi Bassi, stati indipendenti (o sotto controllo della Russia, nel caso della Polonia). Avrebbe potuto così rafforzare questo ampio confine con popolazioni di lingua tedesca, o comunque soggette alla germanicità. Da qui si sarebbe favorito diplomaticamente il consolidamento di una federazione balcanica, sotto la guida di paesi filoasburgici e filotedeschi, sottraendone il controllo alla Russia (questo rendeva più complesso il gioco austro-russo nei Balcani), per approdare infine a una sorta di egemonia sull'impero ottomano: dal 1890 e nei primi anni del XX secolo, i tedeschi tentano di influire su Costantinopoli ed elaborano il progetto di una ferrovia transeuropea che avrebbe dovuto partire.da Berlino, passare per Costantinopoli e raggiungere infine Baghdad. Il progetto industriale di grande infrastruttura ha naturalmente dietro di sé l'influenza politica – i giovani turchi che iniziavano ad influenzare la politica del governo di Costantinopoli e che lo prenderanno poi in mano dopo il 1908 avevano una posizione molto filotedesca e perciò favorevole a questo legame tra Costantinopoli e Berlino – questo avrebbe ulteriormente esteso l'influenza tedesca in un'ampia regione europea. Il progetto è naturalmente molto competitivo e prevede una revisione degli assetti europei, se non una vera e propria guerra. Questo preoccupa le cancellerie europee: uno degli effetti primari della svolta della politica tedesca è il ripensamento da parte dell'impero russo, che si sente isolato da Berlino. La critica mossa diplomatica di Guglielmo II è il non rinnovare il trattato di contro-assicurazione che a Bismarck era servito.per rassicurare San Pietroburgo. In questa Weltpolitik tedesca i governanti dello zar iniziano a percepire un'ostilità sempre maggiore. Anche considerano la tensione austriaca sui Balcani, i russi non hanno altra scelta che rivolgersi a Parigi, altra potenza che aveva vissuto isolata, ai margini dello scenario europeo a causa di Bismarck. La Francia aveva anch'essa partecipato alla gara coloniale e aveva espresso il proprio indubbio potenziale finanziario, seppur meno dinamico di quello tedesco ma comunque solido e organizzato, ma dagli anni '90 trova un partner nella Russia, seppur ideologicamente diversa. La Russia è l'ultimo impero autocratico d'Europa (anche in Austria ormai la situazione è sostanzialmente costituzionale e addirittura a Costantinopoli è approvata una costituzione) mentre la Francia è la culla della rivoluzione, la Terza Repubblica laica, ma in cui si è consolidata una classe dirigente di segno.piuttosto conservatore verso la fine del secolo come contraccolpo al timore della rivoluzione, che si è comunque atteggiato per parecchi decenni dopo il 1848. L'idea del comune nemico tedesco, potenzialmente, per lo meno, e della preoccupazione per la Weltpolitik porta a raggiungere un'intesa difensiva nel 1894. L'intesa franco-russa ha un altro possibile livello di lettura: entrambe le potenze sono a loro volta in competizione con l'impero britannico (la Russia ha uno scontro sull'Asia centrale, la Francia sull'Africa) quindi l'intesa franco-russa ha anche significato antibritannico oltre che antitedesco. Nel 1894 si delinea così un bipolarismo europeo: Francia e Russia opposte ad Austria e Germania. La politica del giovane regno d'Italia è naturalmente coinvolta in questo bipolarismo ed è desiderosa di farsi valere come paese significativo per gli equilibri europei e diventare la sesta potenza d'Europa. Finoal 1870 questa condizione è legata all'essere quasi dipendenti dalla Francia, con Napoleone III che aveva messo in moto l'indipendenza. Ma con la sua sconfitta l'Italia si emancipa e sviluppa una linea di tendenza sempre più problematica con la Francia anche per via di scontri di natura coloniale: Tunisi, poco lontana dal canale di Sicilia, è un'interessante possibilità di protettorato per l'Italia. Nel 1881 improvvisamente però Parigi decide di estendere il proprio dominio e determina una crisi nei rapporti diplomatici con l'Italia. Quest'ultima si sente isolata: il governo della sinistra storica vede come unica soluzione il rivolgersi a Bismarck. Questi può anche accettare un'alleanza difensiva antifrancese, ma afferma che questo non deve andare a scapito del suo rapporto con l'impero asburgico, e quindi obbliga l'Italia a passare per Vienna. Per l'Italia questo implicava il dovermettere in sordina le speranze di espandersi in quei territori ancora occupati da italiani ma di dominio austriaco. La proposta di Bismarck blocca l'irredentismo italiano, l'ipotesi di un allargamento delle terre del regno d'Italia, ma è l'unica soluzione possibile intravista dalla classe dirigente in quel momento. Nel 1882 avviene la realizzazione di un'alleanza tra Italia, Germania e Austria-Ungheria, nota come Triplice Alleanza.