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CONCERTO EUROPEO E DIPLOMAZIA

1815: seconda Pace di Parigi che riportò la Francia ai confini del 1790

→ occasione di cooperazione all’interno del neonato «concerto europeo».

Non c’era un vero equilibrio post Congresso di Vienna, se non per le due "semi egemonie":

● Gran Bretagna, che esercitava la sua egemonia sul mare, e quindi fuori d’Europa ma anche

nei rapporti tra Europa e resto del mondo.

Essa non volle che a Vienna si discutesse di libertà dei mari o delle questioni con le colonie

americane; la potenza inglese non intendeva soffocare nessuno spazio di libertà delle

potenze continentali.

● Russia, che esercitava la sua egemonia sull’area continentale centro-orientale.

Evitò che fossero discussi i rapporti tra Europa e Impero ottomano; Alessandro I non aveva

intenzione di gettare la Russia in una rischiosa competizione europea per ottener eun sbocco

sui mari del Mediterraneo.

Dal canto suo, l’Impero d’Austria era uno dei paradossi dell’epoca: Metternich era il «medico delle

rivoluzioni», tanto da incarnare lo spirito di vero statista della Restaurazione.

L’Impero asburgico appariva in posizione determinante per l’Europa eppure aveva dovuto ancorarsi

alle formule federative di antico regime

→ gli mancava una cultura e amministrazione statuale moderna.

PRIMA FASE

La prima fase del «Concerto europeo» funzionò tramite periodiche riunioni (vedi Castlereagh:

diplomacy by conference)

→ serviva a mantenere una governance a livello internazionale.

Quindi: problemi europei dovevano avere soluzioni europee, perché solo nel consenso si

poteva modificare lo status quo (diritto di veto) mentre i piccoli Stati avevano diritto di

protezione e ascolto, ma non di decisione e tantomeno di veto.

Francia: le linee generali della Restaurazione videro in Francia la faticosa costruzione di un equilibrio.

Il paese era entrato in una fase di calo demografico e la modernizzazione industriale fu senza slanci

→ vi era generale attesa per nuove crisi politiche interne, tanto da rendere poco realistica una

nuova stagione di espansionismo.

La sua classe dirigente aveva acquisito la lezione delle guerre napoleoniche.

La minaccia allo status quo cominciò a provenire dalle rivoluzioni costituzionali, liberali e nazionali

→ la necessità dell’ordine e stabilità internazionale contribuiva a irrigidire l’ordine politico

interno agli Stati. C’era infatti poca flessibilità del sistema.

Varie crisi contribuirono a generare una significativa correzione del significato di «concerto europeo»

→ venne in primo piano la volontà di opporsi alla rivoluzione, intesa come minaccia al

legittimismo e quindi all’ordine e alla pace europea

“L’Europa doveva cooperare per restaurare l’ordine violato” = autorizzare e/o svolgere di

comune accordo interventi militari nei paesi dove fossero avvenute rivolte anti-monarchiche.

La questione dell’intervento antirivoluzionario stava conducendo a seri contrasti:

- Austria, nel 1821 interviene per ripristinare il potere dei re a Torino e Napoli

- Rivolta militare a Cadice costrinse Ferdinando VII a ripristinare la costituzione del 1812 14

Congresso di Verona (1822): fu l’ultimo episodio della cooperazione di vertice del direttorio europeo

→ era la fine del primo periodo del concerto europeo, anche se continuava ad esserci

consenso verso l’idea che azioni comuni dovessero impedire mutamenti rilevanti dell’ordine

internazionale.

N.B. solo gli inglesi con Canning si indirizzarono verso una metodologia anti-congressuale

(basata sull’azione unilaterale britannica).

NASCITA DELL'ALTERNATIVA LIBERALE E NAZIONALE

La prospettiva paternalistica dell’assolutismo settecentesco era ormai palesemente inadatta

→ cominciò a prendere piede l’idea romantica di «nazione».

Alcune élite culturali e politiche riuscirono a immaginare e a far accettare l’esistenza di nazioni là dove

non c’erano mai state: era un’operazione culturale e politica in piena regola

→ venne coniata l’espressione «invenzione della tradizione».

Johann Fichte, Discorsi alla nazione tedesca: “dovunque c’è una lingua, c’è anche una nazione che

ha diritto di curare in modo autonomo i propri affari e di governarsi da sé”.

Le cosiddette «lingue nazionali» erano frutto di evoluzioni storiche e che erano parlate da quote molto

ristrette della popolazione

→ Es: l’Italiano alla metà dell’800 era utilizzato da non più del 2,5% della popolazione della

penisola.

Alcune lingue furono vere e proprie creazioni ottocentesche:

→ vedi grammatica serbo-croata, con alfabeti diversi (cirillico e latino), in vista di una

comunità nazionale «illirica» o «jugo-slava», ovvero degli slavi del sud.

→ vedi moderna lingua greca rielaborata all’inizio dell’800 (contributo di A.Koraìs)

Nonostante l’indubbia forzatura, le operazioni delle nuove élite furono efficaci e diffusive:

● vennero promosse ricerche storiche sulle origini nazionali,

● rispolverati antichi testi letterari,

● restaurati o costruiti monumenti,

● immaginati veri e propri miti del passato,

Non a caso la prima metà dell’800 sembrò aprire il “secolo delle nazionalità”.

Il principio di nazionalità fu alla base di nuovi movimenti politici che cercarono di unificare vecchie

esperienze politiche regionali o cittadine in grandi Stati. Ma tale tentativo fu molto problematico:

- caso turco e la nascita di micronazionalismi

- caso greco e la mobilitazione di piccoli gruppi riuniti in sette e società segrete

Naturalmente i sostenitori delle nazionalità non avevano grandi visione d’insieme del quadro europeo,

ma un'ottica piuttosto particolaristica. Si diffuse anche l’idea (vaga) di una pacifica cooperazione dei

movimenti nazionali e popoli in lotta per l’indipendenza contro le «prigioni dei popoli»: quegli stati

fissati a Vienna sulla carta ma non corrispondenti alla nuova cultura

→ es: Mazzini non a caso fondò una “Giovine Europa”

Liberalismo e nazionalità divennero due forze cooperanti nell’erosione delle strutture tradizionali. In

questa sintesi ebbe un certo peso la nuova cultura economica: quella mercantilistica tradizionale

→ si affermò una concezione della ricchezza come frutto di una dinamica economica il più

possibile libera da vincoli.

La diffusione del commercio e la prosperità sembravano grandi antidoti alle guerre. 15

NUOVO EMISFERO INDIPENDENTE

L’elemento innovativo dal punto di vista geografico fu la nascita di una serie di stati indipendenti nel

continente americano. La lotta all’indipendenza degli Stati Uniti aveva fatto scuola e nel corso delle

guerre napoleoniche aveva conosciuto uno slancio produttivo che gli aveva condotti vicino

all’autosufficienza.

Tale modello fece presa anche negli ambienti dell’élite dell’America spagnola:

● 1810 e il 1811 cominciarono le prime dichiarazioni d’indipendenza (Venezuela e Paraguay)

● 1816 Stati Uniti del Rio de la Plata (Argentina)

● 1819 la Grande Colombia

● 1821 il Messico e Perù, a cui si unisce anche il Brasile

Si allargava il quadro internazionale con la nascita di Stati indipendenti fuori dall’Europa, anche se per

tutto l’800 si mantenne una certa separazione di ambito geografico e di ruolo politico tra i due mondi

→ questi nuovi stati ricevettero ingenti quote di popolazioni emigrate dall’Europa

Su guida di Federico VII di Spagna, il concerto europeo mirava ad ottenere il ritorno a forme di

controllo rinnovate delle ex colonie, magari affidando i troni ai principi della casata dei Borbone

→ Vedi: Canning e richiesta di solidarietà degli Stati Uniti contro reazioni europee sul

continente americano

Dottrina Monroe: fissava il famoso principio “L’America agli americani”

→ intendeva sostenere la diversità dei due «sistemi», europeo e americano

Era una dichiarazione di principio che marcava le distinzioni tra i due mondi:

● la vecchia Europa e la politica di potenza delle monarchie

● la nuova America e la protezione di un mondo libero e cooperativo di stampo

democratico-repubblicano

La società americana era infatti caratterizzata da un forte dinamismo e crescita economica, sostenuta

anche dall’espansione fisica dei coloni nel continente nordamericano

→ vedi: Manifest Destiny (1845) che attribuiva agli Stati Uniti il compito di civilizzare tutte le

terre americane appartenute alle popolazioni indigene o alle colonie iberiche.

La provocatori guerra contro il Messico (1846-1848) conclusa vittoriosamente, permise di annettere

nuovi territori, quali: Arizona, California, New MExico, Nevada, Utah, parte del Colorado, Wyoming,

Kansas e Oklahoma.

La spinta alla colonizzazione, allo sfruttamento e alla nascita di nuovi Stati fu rafforzata da massicce

migrazioni dall’Europa, ma portò anche a una rilevante crisi interna.

ORIGINI DELLA QUESTIONE D’ORIENTE

La “questione d’Oriente” era un punto critico delle relazioni internazionali dell’età della Restaurazione

→ sarà una continua fonte di crisi nel corso dell’800 fino a rappresentare la causa scatenante

del crollo del concerto europeo.

Il problema era principalmente la presunta decadenza dell'Impero ottomano: la sua ritirata nella

crescente competizione di potenza comportava l’indebolimento del suo controllo in tutta la penisola

balcanica. 16

Nell’area balcanica i primi movimenti di modernizzazione economica erano intrecciati con vivi

problemi religiosi: vi era stata tolleranza che aveva permesso la sopravvivenza di comunità

professionali (chiese cristiane ortodosse, cattoliche o armene, ebrei, …)

→ ma la forte autorità centrale che aveva garantito l’ordine in una vasta area cominciò ad

indebolirsi

Pag. 78 [...]

PRESSIONI NAZIONALI E CONFINI

Il sistema di Vienna conobbe una consistente crisi nel 1830-1831

→ Carlo X fu sostituito da Luigi Filippo d’Orleans, che si proclamò re dei francesi ed accetò la

bandiera blu-bianco-rossa.

Belgio: fu la prima prova della nuova area liberale europea

→ l’esempio francese della rivoluzione diede slancio alle rivendicazioni belghe, sostenute

anche dalla Gran Bretagna

Una conferenza europea fissò il principio per cui il belgio sarebbe stato riconosciuto come

nuovo Stato indipendente monarchico-costituzionale.

Il concerto europeo aveva elaborato anche in questo caso un compromesso efficace.

Germania: meno facile fu il ri

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A.A. 2024-2025
32 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher asebastianelli92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Spighi Roberto.