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Nel restante continente continua l’instabilità caratterizzata da trasformazioni che consistono nella
formazione di stati unitari (Italia e Germania) e nella diffusione di sistemi rappresentativi di tipo
costituzionale (tranne impero russo ed ottomano). All’origine di questi processi, assume importanza anche
il ruolo della politica estera francese che in questi anni assume forme istituzionali autoritarie. Dall’instabilità
politica all’interno della Francia emerge ancora una volta Napoleone III che compie un colpo di stato (1851)
ed annuncia un plebiscito per riabilitarlo a stabilire una costituzione. Un ulteriore plebiscito (1852) approva
una nuova costituzione autoritaria e lo nomina imperatore. Potenzia la rete ferroviaria, il sistema viario ed
una ristrutturazione urbanistica di Parigi. Anche la politica estera è molto dinamica (spedizione in Crimea
per contrastare un’espansione russa e tentativo fallimentare di conquistare il Messico). Inoltre, si allea con
il Regno di Sardegna contro l’Austria e si scontra con la Prussia caratterizzando il processo di formazione
degli stati unitari di Italia e Germania. Dall’alleanza con la Francia il regno di Sardegna, governato da Cavour,
che ha già mostrato la sua stoffa come capo di Stato ridimensionando i privilegi ecclesiastici e il potere
decisionale del re Vittorio Emanuele II, guadagna il supporto militare necessario ad avere la meglio
sull’esercito austriaco nella seconda guerra d’indipendenza. Napoleone III subisce un attentato da parte di
Felice Orsini, che viene condannato a morte e gli scrive una lettera in cui gli chiedeva di non abbandonare
l’Italia. Napoleone era facilmente impressionabile psicologicamente per via di vicende private e Cavour
sfrutta questa situazione per parlargli riguardo la pericolosità della penisola italiana. Prendono degli accordi
che prevedono l’intervento della Francia in caso di attacco dell’Austria al Piemonte in vista di un riassetto
geopolitico complessivo della penisola, da concretizzarsi con la formazione di una Confederazione italiana
composta da quattro regni autonomi. Nizza e Savoia viene ceduta alla Francia. L’accordo comune tra
Napoleone e Cavour era ridimensionare il dominio austriaco in Europa. Ad un certo punto Napoleone III
decide di interrompere la guerra sanguinosa temendo che la Prussia minacciasse l’intervento al fianco
dell’Austria in funzione antifrancese. Nel 1859 Napoleone III firma l’armistizio con l’Austria a Villafranca,
che scatena l’astio del Piemonte. Buona parte della penisola italiana già nella primavera del 1860 espresse
la piena volontà di unirsi al Piemonte. Figura importante è quella di Giuseppe Garibaldi, l’unica personalità
politica per carisma in grado di dare ai democratici quell’iniziativa militare necessaria a sopravanzare
l’egemonia che in qualche modo era stata espressa dalla componente moderata; il 5 maggio 1860 Garibaldi
riunisce una spedizione di mille volontari e parte per la Sicilia dove già nel 59 è in atto una sorta di sommossa
di tipo anche governativo sostenuta da gruppi di guerriglia contadina, che in qualche modo venivano
controllati da quelle élite locali, borghesi, desiderose di conquistare l’indipendenza. Garibaldi insieme ai
quasi 1000 iniziano a navigare, giungono in Sicilia e saranno subito dopo rinforzati dall’intervento di altri
patrioti e libera l’Italia fino a Napoli il 7 settembre, tutti i territori vengono annessi al nuovo stato tramite
plebisciti. Solo con l’intervento militare non sarebbe stato possibile, è stata infatti fondamentale l’abilità
politica e diplomatica di Cavour, ma anche l’ampio favore dell’opinione pubblica nei confronti
dell’unificazione. Garibaldi non avrebbe esitato in Sicilia a reprimere con durezza le rivolte contadine, anche
se avrebbe potuto compromettere la sua azione di abbattimento del regime borbonico e di progressiva
costituzione dello stato unitario ma c’è anche da dire che userà una parziale distribuzione di terre tra le
squadre contadine che lo avevano aiutato nella lotta contro l’esercito borbonico. A Napoli lo raggiungono
Giuseppe Mazzini e Cattaneo, che rappresentano 2 capi indiscussi del progetto repubblicano. Il 17 marzo
del 1861 il parlamento nazionale proporrà Vittorio Emanuele II re d’Italia (non per volontà della nazione).
Quindi il processo di unificazione nazionale si conclude con il trionfo da parte della via moderata
all’unificazione. La seconda guerra d’indipendenza si chiude nell’ottobre del 1860, la terza si combatterà
nel ’66. La proclamazione dello stato unitario non porta automaticamente ad un’Italia unita, la situazione
resta comunque frammentata: la lingua italiana sia scritta che orale è scarsamente utilizzata per la
comunicazione quotidiana e sono presenti diversi dialetti incomprensibili tra loro. Il quadro socioeconomico
è molto complesso e sbilanciato. In molte zone del Mezzogiorno prendono piede rivolte di bande di
contadini che danno vita al fenomeno del brigantaggio. Alla morte di Cavour, il processo di costruzione degli
assetti normativi ed istituzionali è affidato alla Destra storica: la loro visione elitistica (politica dev’essere
riservata solo agli uomini più ricchi e colti) approva una legge elettorale ristretta, una politica di
accentramento (decisioni prese dagli organismi centrali, ovvero Parlamento e governo) per controllare ed
indebolire forze che possano mettere in dubbio l’unità, iniziative atte a potenziare le infrastrutture,
riorganizzare l’esercito, ammodernare le grandi città, istituire due anni obbligatori di scuola elementare,
separare Stato e Chiesa ed istituire il matrimonio civile. Nel 1866 Alfonso La Marmora si allea con la Prussia
contro l’Austria per la conquista del Veneto, ma questo viene ceduto in seguito alla tregua esplicitamente
solo grazie alla mediazione di Napoleone III, visti gli insuccessi militari in guerra ma l’Italia decide di
rispettare l’impegno con i prussiani e rifiuta la proposta (Terza guerra d’indipendenza). Nonostante ciò, la
guerra viene condotta molto male, anche questa volta le forze armate italiane furono un vero e proprio
disastro come accaduto all’esercito piemontese di Carlo Alberto nel 1848 (prima guerra d’indipendenza) e
l’unico ad avere successo è Garibaldi che, insoddisfatto delle cautele dei governi di destra, organizza due
spedizioni (illegali perché non autorizzate dal governo) in cui è fermato ed arrestato dallo stesso esercito
italiano. L’iniziativa garibaldina era certamente illegale ma animata da sentimenti patriottici con l’obbiettivo
di completare l’unificazione italiana. La sconfitta che Garibaldi aveva subito a Mentana era la prova pratica
dell’arretratezza italiana sul piano della tecnologia e del progresso in generale. Anche Mazzini ed i
repubblicani sono insoddisfatti per la mancata fase costituente e la mancata partecipazione del popolo nella
formazione dello stato, riconoscendo come lo stato si sia formato solo per annessione di terre liberate. Loro
non riconoscono piena legittimità alle istituzioni e lo stesso Mazzini è costretto all’esilio ed alla falsa
identità. Anche la posizione papale è ostile, dopo i provvedimenti di Scomunica Maggiore, l’enciclica che
condanna liberalismo, socialismo, ateismo e razionalismo e la proclamazione dell’infallibilità del pontefice,
lo Stato italiano decide di entrare a Roma nel settembre 1870 ed occuparla. Roma ed il Lazio vengono
annesse dopo plebiscito e viene riconosciuta Roma come capitale. Sono stati anni di guerre e contrasti
interni, a dimostrazione che la formazione di uno stato non è automatica e che debba passare da strumenti
che insegnino alla nazione (scuole primarie, feste, rituali). Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani (slogan di
Massimo d’Azeglio). Il fallimento dell’iniziativa garibaldina è la miccia che fa esplodere un biennio difficile
per l’Italia: 1868-69 nel nostro paese c’è una tensione altissima per la crisi che l’introduzione della tassa sul
macinato ha provocato nella popolazione italiana. Si è costretti da un punto di vista centrale ad intervenire
per risolvere questa situazione di crisi e nel dicembre del 1869 si insedia il governo del piemontese Giuseppe
Lanza che chiama al ministero delle finanze un altro piemontese. Si tratta di una svolta rispetto ai precedenti
governi perché questi ultimi erano stati eletti da uomini fondamentalmente vicino la corona ma non sempre
avevano una grande esperienza politica e soprattutto non erano uomini di grande cultura economica.
Quintino Sella nel 1870 varò un disegno di legge sul pareggio di bilancio dello stato che effettivamente
raggiunse in 6 anni.
Nazione è un popolo che sta in un determinato territorio e si governa attraverso una struttura statuale che
è espressione di quello stesso territorio e di quello stesso popolo. In Germania questo concetto è esploso
già nel 1848 e già in quell’occasione, l’assemblea tedesca di Francoforte, negli ultimi mesi della sua
esperienza aveva dato avvio al processo di unificazione. Nel settembre 1850 accadde che l’esercito
prussiano e quello austriaco si fronteggiarono in uno stato di tensione altissima. Se la guerra non scoppiò
fu soltanto perché la Prussia non se la sentì di portare avanti un conflitto contro l’impero asburgico: da
questo confronto venne fuori un trattato che segnava di fatto il trionfo politico dell’Austria. Essa impose
che nella confederazione tedesca si dovesse tornare alle norme della vecchia confederazione, neutralizzò
ogni tentativo prussiano di dare un assetto diverso da quello che era stato nel 1848-49. La nascita dello
Stato nazionale tedesco parte, similmente al Regno di Sardegna, dalla forma di monarchia costituzionale,
ma, Bismarck (principale oppositore dei moti del 1848) il cancelliere affida la propria politica ad un piano di
potenziamento dell’esercito, che diventa una macchina da guerra e rende possibili le conquiste di territori
del Regno di Danimarca (sfruttando l’Alleanza dell’Austria). La borghesia liberale riesce a contrastare le
azioni di Bismarck. In realtà la Prussia punta anche a rompere con l’Austria per imporsi come l’unico Stato
egemone dell’intera area tedesca e si allea con l’Italia. Difatti, in concomitanza con la pace di Praga (con cui
l’Italia conquista il Veneto) conquista territori dell’Austria che si uniscono allo stato prussiano ed alla
Confederazione Germanica del Nord, allontanando l’Impero austriaco da ambizioni di egemonia sull’area
germanica. L’ampliamento territoriale mette in allarme anche Napoleone III che dichiara guerra nei
confronti della Prussia, ma l’esercito prussiano sconfigge a Sedan quello fra