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Tutte le associazioni politiche avverse al fascismo vengono sciolte, i loro organi di stampa chiusi e
i dirigenti arrestati. Tra la fine del ’25 e l’inizio del ’26 vengono emanate le durissime leggi
fascistissime, secondo le quali il governo era responsabile solo nei confronti del re, non ha bisogno
di alcun voto parlamentare di fiducia per esistere e ha la possibilità di emanare autonomamente
norme di legge, viene reintrodotta la pena di morte (per chi attenti alla vita dei regnanti)
prendendo spunto da ben quattro attentati falliti compiuto contro Mussolini, i giudici venivano
scelti tra gli ex componenti delle squadre d’azione; si interviene anche sui rapporti di lavoro con il
Patto di Palazzo Vidoni in cui si riconosce l’esistenza solo della Confederazione delle Corporazioni
fasciste, si vietano gli scioperi. Infine, con un’altra legge si dichiarano decaduti tutti i deputati
dell’opposizione, dando così vita ad un regime politico mono partitico. In ambito economico
Mussolini rivaluta la lira, facendole toccare quota novanta (1£ = 90 lire) per frenare l’inflazione,
questo comporta un aumento delle merci italiane esportate. Comincia anche la cosiddetta
battaglia del grano, ovvero un’azione volta al raggiungimento dell’autosufficienza alimentare: i
dazi doganali sui cereali vengono innalzate e le aree paludose vengono interamente prosciugate
con la bonifica integrale. Mussolini completa il suo regime mono partitico con la riforma scolastica
Gentile, focalizzando gli studi sulle materie umanistiche, obbligando lo studio della religione e
introducendo l’esame di Stato. Vi è un riavvicinamento tra Chiesa e fascismo, ufficializzato nel ’29
coi Patti Lateranensi: l’accordo prevedeva che lo stato italiano pagasse al Vaticano un’indennità
come risarcimento per la perdita dei poteri temporali, in cambio il Papa riconosce formalmente lo
stato italiano e accetta di esercitare il suo potere temporale solo sullo stato del Vaticano. Inoltre,
la religione cattolica viene confermata religione di stato (già riconosciuta dallo Statuto Albertino),
viene riconosciuto il valore civile del matrimonio religioso e reso obbligatorio l’insegnamento della
dottrina cattolica, anche attraverso l’Associazione cattolica, unica associazione considerata legale
dal partito fascista (Fascismo: perché nasce, perché si alterna e come si trasforma. Il fascismo
nasce con i fasci di combattimento di piazza San Sepolcro del 1919, nel 22 c’è la marcia su Roma,
nel 23 inizia l’esperienza di governo di mussolini, nel 24 assassinio di Matteotti. Non così).
La Cina comincia a uscire dalla situazione di conflittualità interna solo dopo il ’23, quando il partito
nazionalista si allea con quello comunista. Intorno al partito nazionalista si crea un esercito
volontario che vuole combattere contro i “signori della guerra” (detengono il potere nelle
province) e contro gli stranieri, giapponesi in primis. Nel ’28 a Nanchino viene proclamato un
nuovo governo nazionalista che dichiara la Cina riunita. Il governo però si indebita subito con delle
organizzazioni criminali e gli viene portata una critica riguardo l’eccessiva tassazione. Mao Tse-
Tung, leader comunista, rovescia il concetto comunista di Marx, ponendo al centro dei progetti
rivoluzionari i contadini e le campagne anziché gli operai e le città. I nazionalisti nel ’31 devono
decidere se contrastare le guerriglie promosse dai comunisti all’interno del paese o se contrastare
l’attacco alla Manciuria, scagliato dal Giappone. Il Giappone già da fine ‘800 aveva avviato un
processo di crescita e ammodernamento. Fino agli anni ’30 un altro settore divide il primario con
quello militare, ossia il tessile, soprattutto grazie alla seta, di cui il Giappone è uno dei maggiori
esportatori. È necessario però per questo paese trovare sbocchi commerciali all’estero per far
funzionare la grande macchina economica della nazione, perciò la classe dirigente incoraggia a
coltivare piani di espansione militare verso la Cina. Nel ’31 il Giappone conquista la Manciuria
(cinese) e si ritira dalla Società delle Nazioni nel 1933 in seguito a delle forti critiche della Società
per aver creato una sorta di stato fantoccio.
Gli USA vivevano dal 1925 un periodo di grandissima prosperità, in un clima quasi euforico; cresce
la produzione industriale, soprattutto quella dei beni durevoli e tutti quei nuovi oggetti come
frigoriferi, televisori, automobili molti consumatori li comprano a rate e il fatto che una volta
acquistati durino per decenni fa in modo che questo mercato sia all’inizio molto dinamico e poi si
saturi causando una sovrapproduzione di merci. Contemporaneamente anche gli stati europei
stanno rialzando la testa per cui non hanno più bisogno di moltissimi aiuti dagli USA. Le aziende
non si accorgono di questi mutamenti e continuano a investire in borsa pensando che il valore
delle azioni continui a crescere, gli investitori cominciano a speculare, comprando e rivendendo
azioni ma questo gioco finisce nell’autunno del ’29: gli operatori si accorgono che il valore delle
azioni è follemente positivo, cominciano a venderle e la borsa di Wall Street crolla il 29 ottobre
del 1929, il martedì nero. Le banche sono travolte dall’avvenimento e si trovano subito in
difficoltà, poiché avevano acquistato dei pacchetti di azioni che ora non valgono più nulla e i
prestiti che avevano concesso valgono più del loro portafoglio (pacchetti di azioni). Cominciano ad
avere difficoltà anche nel restituire i soldi depositati dai clienti e a pagare gli interessi sui depositi,
alcune falliscono. Le imprese si trovano con le spalle al muro: devono licenziare operai e impiegati
e diminuire le retribuzioni, oltre ad abbassare i prezzi, automaticamente gli operai non hanno più
soldi e non possono comprare i beni di consumo. Inizia così la grande depressione, in cui banche,
imprese e consumatori si trovano in ginocchio dal ’29 al ’32. La crisi si diffonde in Europa attraverso
il ciclo creato dal Piano Dawes. In Europa la prima mossa per fronteggiare la crisi è la svalutazione
della sterlina per far costare meno i prodotti del paese su cui è stata svalutata la moneta,
stimolando così l’esportazione. Tuttavia, tutti i governi alzano le tariffe doganali. Negli USA nel ’33
diventa presidente Roosevelt che propone un New Deal (un nuovo patto) per rialzare l’economia
statunitense: prevedeva innanzitutto che lo stato dovesse intervenire attivamente nell’economia
orientando e indirizzando le attività. In programma vi era: il riordino del sistema bancario,
programmi di primo intervento per il sostegno a gruppi sociali in difficoltà, lavori pubblici per
creare occupazione e muovere l’economia, riorganizzazione delle relazioni tra imprenditori e forza
lavoro, riconoscendo i sindacati come interlocutori tra le parti. Roosevelt riesce così a rialzare in
parte l’economia statunitense e di conseguenza quella europea, ma la totale rinascita economica
ci sarà solamente col riarmo bellico della Seconda guerra mondiale.
Negli anni 20 la Germania è riuscita a superare una crisi economica di gravità inaudita grazie al
piano Dawes e al piano Young. Gli effetti della crisi del ’29 negli USA però hanno fortissime
ripercussioni nella nazione tedesca, e questo influisce sulle famiglie che, appena uscite da un
periodo di difficoltà si trovano subito nel mezzo di una delle crisi più pesanti del secolo, perdono
il lavoro e non sanno come sopravvivere. Questo si rivela un terreno fertile per il piccolo partito di
Hitler, che diventa il partito con più voti. Il nazismo fonda il suo successo su un nazionalismo
estremamente aggressivo, su un razzismo estremo e sulla capacità di tradurre la sua violenza
ideologica in violenza pratica e fisica. Hitler è contro il trattato di Versailles, pensa che la Germania
non fosse né l’unica responsabile né fosse stata veramente sconfitta. Odiavano ebrei e comunisti,
ai quali i nazisti imputavano il fatto di desiderare la rovina del popolo tedesco, essendo stati contro
la Germania durante la Grande Guerra. Gran parte degli iscritti al Nsdap è giovane (sulla 40ina) e
questa giovinezza colpisce molto la popolazione, molte sono persone che hanno partecipato alla
Guerra e quindi sono molto sensibili alla propaganda nazionalista Nazista. Nel Gennaio 1933 Hitler
diventa Primo ministro e nel febbraio il Reichstag (il Parlamento), viene dato alle fiamme; Hitler
non aspetta un secondo per imputare il fatto a dei comunisti e alle elezioni del ’33 il popolo, scosso
dal fatto, non esita a porre i suoi consensi in Hitler, a scapito degli esponenti comunisti, considerati
ormai da tutti i colpevoli dell’incendio. Hitler impone un regime a partito unico e, non volendo
governare in un contesto parlamentare, arresta i deputati comunisti e presenta un decreto che gli
dà i pieni poteri, il parlamento approva e fa così nascere il Terzo Reich nazista (1 Sacro romano
impero 2 Impero guglielmino). Il programma nazista è duro e mirato, esso prevede: la repressione
delle opposizioni e costruzioni di un sistema a partito unico, il riassetto dei poteri istituzionali
(Hitler nel ’34 diventa, oltre a essere presidente del Reich, capo del governo), la ridefinizione degli
equilibri interni al partito, con l’affiancamento alle SA, una forza paramilitare privata, delle SS,
delle squadre aventi il compito di proteggere Hitler, nel ’34 però il capo delle SA Ernst Rohm ritiene
di avere diritto a un ruolo importante all’interno del nuovo Reich, sostituendosi all’esercito statale,
ma Hitler, non volendo che Rohm possa minare al suo ruolo, ordina alle SS di ucciderlo e di
attaccare il quartier generale delle SA, nella notte celebre come la notte dei lunghi coltelli. Alle SS
viene affidato il controllo della polizia statale, la Gestapo; la costituzione di un sistema associativo
totalitario, con la nascita delle gioventù hitleriane e di molte altre associazioni per i giovani, per le
ragazze con meno di 14 anni, per i lavoratori e la definizione dei rapporti con la Chiesa (la Chiesa
luterana appoggia subito il nazismo mentre la Chiesa cattolica, con Pio XI lo condanna
profondamente). In politica economica Hitler ottiene dei risultati straordinari, grazie
all’attivazione di un vasto piano di lavori pubblici, diminuendo così la disoccupazione, e grazie
all’impiego di larghe quote del bilancio statale per il rilancio dell’industria bellica e il riarmo
dell’esercito. Per fare ciò, Hitler interrompe i pagamenti delle riparazioni ai paesi vincitori della
grande guerra: tutta la popolazione arriva ad avere un’occupazione, i salari sono buoni e i prezzi
calano. Consapevoli del fatto che la strategia