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Appelli
1. 8 giugno, dalle 8 alle 9.
2. 22 giugno, dalle 8 alle 9.
3. 6 luglio, dalle 8 alle 9. - Collegarsi all'appello alle 7.30 -- Salto d'appello -
Esame:
5 domande aperte da 6 punti ciascuna. Conta il saper raccontare un concetto secondo i modi nel quale uno l'ha appreso. Ogni questione si sviluppa su 12/15 righe e, secondo il professore, la risposta a una questione per essere efficace deve comporsi di una parte generale come teoria e di qualche esempio per dimostrare di aver capito.
Ad esempio, se parlo della moda e perché si è evoluta in quel determinato modo disegnando, quindi, un certo corpo femminile si può fare l'esempio di Coco Chanel, o di un dipinto ecc. per impreziosire l'esposizione.
Il Novecento
Il Novecento è il secolo del corpo. Abbiamo visto come il corpo è emerso nel corso dell'Ottocento e, quindi, Juvinsbaglia quando definisce l'800 come un secolo senza corpi: l'Ottocento è un
secolo di scoperta (ginnastica, donne che si liberano della crinolina e del busto). Il Novecento eredita dall'Ottocento questa consapevolezza corporea. Stabilire dei confini precisi 800-900, sarebbe errato: noi abbiamo una continuità più che un passaggio; si può parlare, addirittura, di "Otto-Novecento": questo perché tra la liberazione del corpo femminile che si ha intorno al 1880 (con i nuovi interventi della medicina che liberano il corpo femminile dalle tradizionali infezioni, impedimenti), questi problemi restano intatti per buona parte del '900. Se si vuole vedere lo scatto, bisogna andare alla Seconda guerra mondiale, nel 1950 circa (si vede anche dalle foto). Quindi, fra gli anni '80 del 1800 e il 1945, c'è una continuità stretta. Questo, però, detto in superficie perché, in verità, approfondendo la questione, si vedrà che gli anni del dopo la Prima guerra mondiale, gli anni '30,
Sono già anni di sviluppo, ma di uno sviluppo molto lento. Gli anni '20 e '30 sono nella piena continuità ottocentesca. La svolta si ha con la fine della Seconda guerra mondiale, dove si vedrà nascere un nuovo corpo, il giovanilismo (prima la gente non era giovane con la consapevolezza di essere giovane, di essere un'altra cosa: con la Seconda guerra mondiale si ha un punto di svolta).
Facciamo il Novecento ma in verità, se volessimo parlare di trionfo del corpo, dovremmo fare solo la seconda metà del secolo, quando inizia qualcosa di nuovo.
Tuttavia, come studiosi bisogna andare lentamente: vedere come la moda, il corpo femminile e maschile vengono formandosi. Da dopo la Prima guerra mondiale troveremo già novità: negli anni '30, che sono gli anni del fascismo in Italia, il paese si modernizza con i treni, l'aviazione, l'industria chimica; ma di modernizzazione autoritaria: si pretende di tenere i corpi controllati,
di modernizzare il paese e di farne una grande potenza, industriale ed economica (un conto è la politica un conto è la vita, non confondere le cose). Di fronte abbiamo, quindi, questi problemi complessi di una continuità rispetto all'Ottocento, senza rotture, di un aumento dello standard di fabbrica del corpo: I CORPI CHE VENGONO COSTRUENDOSI DIVENTANO MODERNI fino alla svolta della metà del '900, quando i fenomeni nuovi sono enormi e, quindi, possiamo parlare di svolta, rottura. (continuità fino alla prima metà del '900, rottura dopo) 102 Il Novecento è il secolo del corpo, perché: Le macchine lo aiutano, lo potenziano, gli risparmiano fatiche terribili che avevano il potere di deformare i corpi, soprattutto quando questi erano corpi dell'infanzia, corpi non formati (i bambini, nella vecchia società, erano piccoli lavoratori, non scolari e solo nel Novecento diventano scolari, dunque cambia la fisionomia del
corpo del bambino, cambiano perfino le fotografie). Questo sviluppo tecnologico fu, quindi, molto importante. Il vecchio motore a vapore, motore di grande ingombro che non poteva essere molto personalizzato (era la modernizzazione dei grandi numeri, dei trasporti collettivi, ferrovie), è diverso dal piccolo motore a scoppio che si va costituendosi (che diventa ancora più piccolo con l'elettricità, le pile). Allora accade che il progresso tecnologico incide di più sulle dimensioni private, corporee. Basta pensare ai trasporti privati, alla piccola motoretta (come la vespa) che permette l'indipendenza personale che prima non era contemplata con il grande trasporto di massa. Quindi, questo progresso tecnologico, ha un grande impatto nei corpi anche perché, questa potenza tecnologica nuova nell'essere più ridotta e piccola, diventa pervasiva tanto è che anche i piccoli lavori faticosi vengono ceduti alle macchine. - Ad esempio,
l'ascensore diventa uno strumento possibile in ogni grande fabbricato e già questo fa comprendere cosa significhi per la fatica del singolo. Pensiamo anche al trasporto privato e al montacarichi. Le macchine tolgono al lavoro quella fisicità che aveva mantenuto nell'epoca delle macchine a vapore, per quanto avessero già cambiato le modalità di vita: ora è un'altra cosa. Una tecnologia vicina, che diventa un ausilio del corpo, è tutta un'altra cosa. - La bicicletta: il Novecento è il secolo della bicicletta. La bicicletta è qualcosa di corporeo e di aiuto al corpo tanto è che dà grande sicurezza e potenza al corpo per impadronirsi dello spazio. Lo scrittore Alfredo Oriani scrive un libro sulla bicicletta, affermando che essa gli permette di vincere le paure della notte, passare nelle strade velocemente significa guadagnare un'esperienza di sicurezza. Le strade che erano inquietanti,Piene di fantasmi della notte, passare con la bicicletta è avvertito come un senso di libertà. Per non dire delle nuove esperienze corporee: il vento sulla faccia, sui vestiti che arriva dall'andare. C'è un senso di libertà nuovo che gli uomini avvertono con queste macchine. Si ha l'idea di un mondo sensoriale che cambia: non solo perché arriva il rumore delle macchine (che c'era anche prima) ma piuttosto per i segni che danno ottimismo, il vincere le distanze, il vincere la fatica. E' questo che da ottimismo e genera sicurezza. La tecnologia fa questo. Ma quando parliamo di tecnologia, dobbiamo parlare non solo di mezzi meccanici ma anche di tecnologia chimica. Quindi ad esempio le pastiglie contro il dolore, pastiglie che danno energia (nei vecchi giornalici sono tante pillole: il ferro che ti dà forza, ricostituenti corporei per avere la forza, gli intrugli che propongono per essere belle ecc.). Si ha un'idea di
corpi non sono più timidi, perché si sentono forti perché non hanno più paura delle vecchie paure della natura (es. del sole, della pioggia, del fango, del vento) ma, anzi, sfidano la natura (il fango che scompare dalle città, dalle strade, dalle stradine e significa che c'è ottimismo: i corpi che si sentono forti verso la natura). Infatti, nasceranno i corsi di tornare nella natura selvaggia (es. di sopravvivenza che, adesso, si fanno anche pagare).
Quando parliamo di progresso e di tecnologia, quindi, si parla anche di chimica moderna, che ha aiutato soprattutto il corpo femminile, a vincere quella che era considerata una debolezza del corpo femminile, ossia la maternità che era iscritta nel corpo femminile, che faceva della donna una donna, che era iscritta nello sposarsi e fare famiglia. Un controllo di questa maternità inizia già nell'Ottocento con Annie Besant, ma è nel Novecento che la rivoluzione chimica.
viene incontro al corpo femminile facendone un corpo del tutto fisicamente pari a quello maschile. Questo perché la donna, attraverso la pillola anticoncezionale, è capace interviene su quel ciclo di fecondità che l'aveva indebolita, con le malattie e i rischi da parto. Rimanere incinte è ora frutto di una scelta, non è frutto del destino. Questo ottimismo femminile di uscire da un destino segnato ha l'equivalente dell'ottimismo maschile che si esplica nella motocicletta. Questo ottimismo i maschi hanno avuto della moto, quanti sono morti, il testosterone scatenato, l'ottimismo femminile di uscire da un destino segnato. Quando parliamo di tecnologia dobbiamo tenere conto di questi fenomeni che cambiano il corpo. Il corpo viene cambiato dalle origini: non si nasce più così e basta, ma si nasce in una padronanza di sé, e quindi ciò che accade è frutto di programmazione, di volontà, salvo.incidenti. Quindi il Novecento è nella continuità con l'Ottocento. La medicina aveva già iniziato ad aiutare le donne togliendo il busto, dicendo che il corpo umano avesse bisogno di ossigeno, un po' come la locomotiva. Quindi una medicina che diventa sempre più efficace perché si avvale della ricerca scientifica, ed efficiente, che guarisce e che sarà usata anche per guarire da malattie ritenute tali (come la bruttezza e la deformità che diventano malattie) e quindi la pretesa di una medicina che guarisce e deve soddisfare anche certi fantasmi mentali, ciò che uno vuole essere. Altro elemento del Novecento, che dà ai corpi quella forza che già si è intravista, è la dieta che diventa più ricca. L'Ottocento, pur essendo un secolo che aveva ormai vinto la fame (le crisi di fame nell'Europa occidentale non ci sono più), nel Novecento ciò viene confermato: la troppa
abbondanza di calorie provocherà malattie di nuovo tipo, come l'obesità (che interesserà anche l'infanzia). Quindi con la rivoluzione industriale e il Novecento c'è un'abbondanza di beni, dei grandi magazzini, beni a prezzi accessibili e che diventano un grande mercato, consumismo. I popoli appena usciti dalla fame, quando vanno a fare la spesa nei grandi magazzini comprano cose particolari. Siamo stati così anche noi italiani del Novecento, mentre prima, anche guardando le foto, sono corpi sofferenti, che hanno avuto diete meno ricche (corpi gracili e corpi più rotondi): questo non è un problema della guerra, è proprio un problema di consumi tra gli anni '30 e '50. Tale abbondanza si ha soprattutto nella seconda metà del Novecento, quando arrivano i grandi interventi delle diete perché l'alimentazione è eccessivamente ricca e i corpi rischiano di deformarsi e rischiano le
nuove malattie da sovralimentazione (l'obesità)
Questo clima di consumi è anche un clima psicologico: non c'è più l'insidia della fame ma c'è semmai il problema contrario del controllo e della dieta