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LA DOTTRINA MONROE
La lotta per l’indipendenza dell’America Latina fornì agli Stati Uniti l’occasione per affermare il
proprio ruolo di potenza emergente e garante dell’equilibrio occidentale.
In un messaggio al congresso nel 1823, il presidente Monroe dichiarò che da quel momento in poi
il continente americano non doveva essere considerato oggetto di futura colonizzazione da parte
di nessuna potenza europea e che gli Stati Uniti consideravano come atto ostile nei loro confronti
ogni intervento europeo in America. dottrina di Monroe
La proclamazione di questi principi definita come ebbe immediato riscontro
nel 1824, quando la lotta di liberazione delle colonie latino americana si compì senza che nessuna
potenza europea venisse in appoggio della Spagna.
Gli Stati uniti, una volta stabiliti buoni rapporti con la Gran Bretagna si trovarono così nella
posizione di potenza egemone di un continente.
Ben presto il Messico dovette subire la pressione espansionistica del potente vicino: oggetto
principale del contrasto fu il Texas diventato meta di una forte immigrazione. Esso si staccò dal
Messico nel 1836 e nel ’45 diventò membro dell’Unione.
Ne seguì una guerra tra USA e Messico che durò tre anni (dal 1845 al 48) e si concluse con una
netta vittoria dei primi, che si impadronirono di tutti quei vastissimi territori che si estendevano dal
Golfo del Messico fino alla Costa del Pacifico.
Interludio: 1848
Tra il gennaio e il marzo 1848 un’ondata rivoluzionaria sconvolge l’Europa.
La prima insurrezione si realizza alla periferia del continente, Palermo, mentre la seconda nel suo
centro, a Parigi, a cui seguono Vienna, Berlino, Milano e Venezia. Il moto si trasmette da un luogo
all’altro quasi simultaneamente. La repubblica trionfa subito in Francia insieme alla democrazia,
all’idea del suffragio universale maschile. In Germania, nell’impero asburgico, in Italia, i governi
placano gli insorti promettendo libertà, cioè ordinamenti costituzionali liberali.
grande-tedesca
In Germania si riunisce la Dieta, dove emergono contrapposizioni: ipotesi che
piccolo-tedesca,
vuole comprendere l’Austria in una costituenda federazione; ipotesi con
l’iniziativa prussiana di costituire uno Stato nazionale che lasciasse fuori l’Austria.
Quanto al Lombardo-Veneto, le truppe austriache, scacciate da Milano e Venezia, si attestano agli
ordini del loro comandante Radetzky intorno a Verona. Nel resto d’Italia, i regnanti hanno già
concesso Costituzioni liberal-moderate con il limite censitario al diritto di voto: regno di Sardegna,
Graducato di Toscana, Stato della Chiesa, regno delle Due Sicilie. Il movimento patriottico invita i
vari Stati della penisola a formare una Lega. Il re Carlo Alberto potrebbe mobilitare il suo esercito,
non solo per acquisire meriti patriottici, ma anche per finalità dinastiche.
A Milano tra l’altro non tutti desiderano l’annessione al Piemonte. Carlo Alberto finisce per giocare
la carta della guerra: i piemontesi entrano a Milano, ma restano diffidenti verso i democratici locali
che pure hanno scacciato gli austriaci con l’insurrezione delle Cinque giornate, verso i volontari
che accorrono da tutta Italia, verso Garibaldi.
Ma la primavera sta finendo e l’ondata rivoluzionaria europea comincia a defluire da Parigi. Inizia
una seconda repubblica basata su una Costituzione democratica, un’unica assemblea
parlamentare eletta a suffragio universale e un presidente eletto anche lui dal popolo, Luigi
Napoleone Bonaparte. Nel Lombardo-Veneto Radetzky passa al contrattacco: sconfigge i
piemontesi. Sia Vienna che a Berlino la rivoluzione viene schiacciata. L’Ungheria, sulla strada per
l’indipendenza, crea un esercito nazionale che ottiene successi contro quello imperiale. Nel 1849
l’imperatore Francesco Giuseppe dichiara di credere in un’Austria unica e indivisibile, tramite al
Costituzione.
Il Papa Pio IX fugge da Roma mentre vi affluiscono un gran numero di patrioti, tra cui Mazzini e
Garibaldi. Viene proclamata la repubblica romana, e di fronte a questa iniziativa “rivoluzionaria” la
monarchia sabauda tenta di recuperare riaprendo le ostilità contro gli austriaci. Si mobilita intanto
contro i democratici italiani un nemico imprevisto: l’esercito francese, che tenta di restaurare il
potere temporale del papato. La resistenza a Roma è organizzata da Garibaldi, ma il nemico è
troppo forte e la repubblica viene travolta.
L’ondata rivoluzionaria si riassorbe con la stessa rapidità con cui è montata. Nulla di simile si
realizzerà mai più.
4. Unificazioni statali
Tra il 1859 e il 1871 l’Europa è attraversata da una radicale sequenza di guerre esterne e guerre
civili. Vecchi stati nazione si rafforzano (Gran Bretagna, Francia), nuovi se ne formano laddove non
esistevano (Italia, Germania), o superano una congenita fragilità (Usa).
Autoritarismo più modernizzazione
-
Nel 1851 il presidente della repubblica francese, Luigi Napoleone Bonaparte, sciolse il parlamento
promuovendo un colpo di Stato e chiedendo al popolo di approvare la sua azione con un
plebiscito a suffragio universale. Egli ottenne il consenso popolare e nel ’52 attribuì il titolo di
imperatore con il nome di Napoleone III. Si può ancora parlare di bonapartismo: il nuovo regime
prevedeva limitazione delle libertà politiche e di stampa, persecuzione degli oppositori,
incoraggiamento allo sviluppo economico.
Intanto nell’impero asburgico Francesco Giuseppe tornava all’assolutismo annullando la
Costituzione concessa nel marzo 1849, ma lasciando in vigore le riforme anti feudali.
I patrioti italiani consideravano superata sia l’ipotesi repubblicana che quella federalista: offrì loro
una valida sponda Vittorio Emanuele II, successo al trono al padre Carlo Alberto, conservando la
Costituzione emanata nel ’48 – lo Statuto albertino.
Capo del governo in questo periodo era Massimo D’Azeglio, a cui successe nel 1852 Camillo
Benso, conte di Cavour. Liberale moderato, sapeva bene quale arretratezza economica e culturale
affliggesse l’Italia. Fece dunque in modo che il Piemonte infittisse le relazioni commerciali con
l’Europa progredita. Rafforzò anche le relazioni diplomatiche e nel 1855 schierò un contingente
piemontese in sostegno all’armata anglo-francese in Crimea.
L’ideale politico di Cavour era quello di un liberalismo moderato: egli era infatti convinto che
l’ampliamento delle basi dello stato doveva essere attuato con gradualità nell’ambito di un
sistema monarchico costituzionale promotore di riforme e trasformazioni che, a suo giudizio,
costituivano l’unico antidoto alla rivoluzione e al disordine sociale.
Da un punto di vista politico Cavour entrò a far parte del governo D’Azeglio già nel 1850 come
ministro per l’Agricoltura e il Commercio.
Prima ancora di diventare presidente Cavour si era reso protagonista di una piccola rivoluzione
parlamentare, promuovendo un accordo tra l’ala più progressista della maggioranza moderata, di
cui egli stesso era leader e la componente più moderata della sinistra democratica, capeggiata da
Rattazzi. Dall’accordo che fu detto connubio nacque una nuova maggioranza di centro che
relegava all’opposizione sia i clericali conservatori, sia i democratici intransigenti.
In questo modo Cavour poté ampliare la base parlamentare del suo governo e spostarne l’asse
verso sinistra, il che gli consentì non solo di fare propria la politica patriottica e anti austriaca
sostenuta ma anche di rendere più incisiva la sua azione riformatrice in campo politico ed
economico.
Cavour si impegnò anche per sviluppare l’economia del suo paese e per integrarla nell’ampio
contesto europeo.
Premessa essenziale della sua politica fu l’adozione di una linea liberoscambista: furono stipulati
trattati commerciali con la Francia, con la GB e con l’Austria e fra il ’51 e il ’54 venne
gradualmente abolito il dazio sul grano.
Sul versante delle opere pubbliche vennero costruite strade e canali e vennero sviluppate le
ferrovie. Proprio a causa del progresso sia da un punto di vista politico che da un punto di vista
economico tra il 1849 e il 1860 molti esuli di altri stati italiani si trasferirono in Piemonte, nel regno
Sabaudo.
Per quanto riguarda la politica estera possiamo dire innanzitutto che Cavour non aveva tra i suoi
obiettivi l’unità italiana: la sua azione fu piuttosto orientata verso gli scopi tradizionali della
monarchia sabauda ossia allargare i confini del Piemonte a scapito dei domini austriaci e degli
stati minori del Centro Nord.
Lo zar Alessandro II promosse nel 1861 l’abolizione della servitù contadina. Provò anche lui, come
Napoleone III e Francesco Giuseppe, ad appoggiarsi sul tradizionalismo contadino per realizzare
mir)
una stabilizzazione neo-conservatrice. La gran parte delle comunità rurali (in russo adottò un
sistema di proprietà collettiva e redistribuzione periodica delle terre ai capi-famiglia. Gli oppositori
giudicarono eccessiva la parte delle terre toccata ai nobili e, seguendo una linea che diciamo
populista, protestarono contro la perdurante oppressione sociale. Altri invece guardarono con
favore al sistema dei mir, considerato come una sorta di proto-comunismo.
Il discorso letterario: i miserabili
-
L’autoritarismo del secondo impero napoleonico spiccava per vocazione demagogica ovvero per
la ricerca di un consenso di massa. Ne derivavano grandi contraddizioni per cogliere le quali ci
basiamo su un romanzo scritto nel 1862 da Victor Hugo: I miserabili.
La trama sinteticamente è la seguente: Jaen Valjean, un povero contadino, spinto dalla miseria
ruba un pezzo di pane. Viene arrestato e condannato a cinque anni di lavori forzati, che salgono a
diciannove per i continui tentativi di fuga. Quando torna libero dopo aver conosciuto in carcere
ogni sorta di abbrutimento, viene emarginato da una società chiusa e ostile. Perseguitato dal
perfido poliziotto Javert, è aiutato dal gesto pietoso del vescovo Myriel, che lo perdona di avergli
rubato due candelabri e lo induce a cambiare vita. Valjean si fa chiamare signor Madeleine e
diventa presto un ricco e stimato cittadino di Montreuil-sur-Mer. Divenendo addirittura sindaco
della cittadina si adopera in favore dei miserabili. Protegge da Javert Fantine, sedotta e
abbandonata da uno studente e diventata prostituta per nutrire la figlioletta Cosette. Il suo
intervento conferma Javert nel sospetto che Madeleine e Valjean siano la stessa persona. Un
giorno un pover'uomo di nome Champmathieu è arrestato per furto e accusato di essere l'ex
galeotto Valjean. Al termine di una profonda crisi di coscienza, Valjean, i