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NATO.Capitolo 23Decolonizzazione e guerra fredda
Nel 1949 i sovietici sperimentarono la loro prima bomba atomica sottraendo il monopolio dell'arma agli americani. La rottura del monopolio statunitense dell'arma atomica segnò il passaggio da una prima a una seconda fase della guerra fredda. In questo riequilibrio influì anche l'avvento di un regime comunista in Cina che fece dell'Asia un nuovo scenario per lo scontro globale.
In Asia la guerra fredda coincise con la decolonizzazione. Prima le decisioni politiche a livello planetario venivano prese dal concerto delle grandi potenze come i maggiori paesi europei insieme a Stati Uniti e Giappone. Dopo, lo scenario internazionale si è affollato di un gran numero di protagonisti, cioè popoli e paesi mantenuti per lungo tempo nella condizione di colonie.
All'indomani del 1945 in Asia ottennero l'indipendenza le Filippine (possedimento statunitense), la Corea (possedimento giapponese), il...
sub-continente indiano (possedimento britannico), i paesi del Medio Oriente (sotto mandato inglese e francese). L'Indonesia si emancipò dagli olandesi nel '49. L'Africa iniziò e terminò più tardi, ad eccezione dell'Etiopia, che aveva riconquistato l'indipendenza già con la fine della seconda guerra mondiale. Nell'Africa settentrionale Libia, Marocco e Tunisia divennero indipendenti negli anni Cinquanta. L'Algeria nel 1962. La gran parte dei paesi dell'Africa nera ci arrivò tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta; per Angola e Mozambico si dovette attendere il 1975. In questi paesi, tra la fine dell'Ottocento e il primo dopoguerra, movimenti indipendentistici avevano fatto le loro prime prove soprattutto in Asia, e, per certi aspetti, il colonialismo era già in crisi nel 1939. Possiamo dunque definire la decolonizzazione come la terza grande rivoluzione politica dell'età contemporanea.
Dopo quella francese e quella russa del 1917. In particolare con essa ha trionfato in tutto il mondo il principio di nazionalità impostosi in tutta Europa dopo la prima guerra mondiale.
La maggior parte degli esseri umani in Asia, in Africa e in Sud America non aveva ragione per sentirsi parte né del "Primo Mondo" occidentale guidato dagli Stati Uniti, né del "Secondo Mondo" europeo-orientale guidato dall'Unione Sovietica. Da questa condizione nacque il concetto di "Terzo Mondo", definizione con cui ci si riferiva a quella parte del pianeta afflitta dal sottosviluppo e radicale pauperismo.
L'espressione Terzo mondo fu coniata nel 1952 dall'economista francese Sauvy che intese riprendere il riferimento al Terzo Stato della rivoluzione francese. Arrivò poi al centro della discussione mondiale nel corso di una conferenza internazionale tenutasi nel 1955 a Bandung, in Indonesia, presenti i rappresentanti di 29 nazioni.
asiatiche e africane, molte delle quali giunte all'indipendenza. C'era Nehru leader di quell'India che aveva scelto un ordinamenti politico liberal-democratico di tipo occidentale. C'erano lo jugoslavo Tito. C'era la Cina e l'Indonesia che aveva ottenuto l'indipendenza dall'Olanda. Questi paesi si sentivano uniti pure dal rifiuto di ogni ingerenza delle grandi potenze. Rivendicarono il diritto di mantenersi neutrali, di restare fuori dalla guerra fredda. Fu anche per questo che si qualificarono come Terzo Mondo.
2. Partition: l'indipendenza dell'India
L'esperienza della guerra destabilizzò la situazione politica dell'India e indusse il Partito del Congresso a radicalizzare la propria battaglia per l'indipendenza dalla Gran Bretagna. L'impiego di uomini indiani e risorse inasprì gli animi. Molti rappresentanti del Congresso che occupavano cariche istituzionali si dimisero per protesta. Gandhi, Nehru
E altri dirigenti furono imprigionati. Ne conseguirono scioperi generali, sanguinose repressioni (estate del 42).
Non fu Churchill ma il suo successore, il laburista Attlee a sancire la svolta storica che ormai era matura: accettare che l'India si avviasse all'indipendenza. Tuttavia il processo non fu pacifico.
Nel corso del 1946 induisti e islamici entrarono in rotta di collisione. La polarizzazione fu confermata dall'esplodere di manifestazioni, scontri e reciproci assalti. Gli islamici riproposero l'idea della partition, cioè della divisione del paese secondo regole religiose, che avrebbe concesso loro uno stato indipendente, il Pakistan, che avrebbe incluso zone del paese in cui erano in maggioranza. I conflitti inter-religiosi in atto spinsero ad abbracciare la loro prospettiva sia il viceré inglese e il governo di Londra, che il Partito del Congresso, in passato contrario alla divisione. Solo Gandhi cercò di opporsi ritrovandosi però in
Nell'agosto del '47 venne proclamata l'indipendenza del Pakistan e dell'India. La partition diede alla carta politica del nord di quella che era stata l'India britannica un volto nuovo. Fece del Pakistan un paese diviso in due parti: occidentale e orientale, l'attuale Bangladesh) non comunicanti tra loro perché erano separate dal territorio appartenente all'India. Ci volle poi una guerra indo-pakistana per definire la questione della sovranità sulla regione del Kashmir, che alla fine venne divisa lasciando scontente entrambe le parti. Quanto al resto i confini vennero frettolosamente tracciati dagli amministratori britannici, tenendo conto solo del criterio religioso. Per secoli le popolazioni islamiche e induiste vi avevano vissuto mescolate anche pacificamente. La logica della partition invece puntava a separarle e a dislocarle all'interno dei confini di ciascuno dei due nuovi Stati. L'operazione si svolse nel caos.
più completo assumendo la forma di una ferocissima pulizia etnica che sfiorò il genocidio. Il numero dei morti raggiunse forse i due milioni. In questo drammatico contesto Gandhi fu assassinato nel 1948 da un estremista induista. Conquistata l’indipendenza il Pakistan si qualificò come Stato islamico, andando incontro a derive integraliste e dittature militari. L’India invece si definì come Stato “laico”, rispettoso dei diritti di una minoranza islamica pur sempre molto consistente.
In definitiva l’inimicizia tra India e Pakistan è stata la conseguenza del modo in cui venne realizzata la partition. Soprattutto la questione del Kashmir ha provocato nei decenni guerre tra di essi. Dopo quella del 1971 il Pakistan orientale si sarebbe reso indipendente con il nome di Bangladesh.
3. Nascita di Israele
I britannici si ritirarono dall’India nel 47. Qualcosa del genere fecero contemporaneamente in Palestina. Tuttavia qui esisteva
sostenessero gli arabi contro gli ebrei. Ma dopo la fine della guerra, il movimento sionista intensificò la sua lotta per l'indipendenza della Palestina. Il conflitto tra ebrei e arabi si acuì, con attacchi e rappresaglie da entrambe le parti. Nel 1947, le Nazioni Unite proposero un piano di spartizione della Palestina in due stati separati, uno ebraico e uno arabo. Gli ebrei accettarono il piano, mentre gli arabi lo respinsero. Nel 1948, allo scadere del mandato britannico sulla Palestina, gli ebrei dichiararono l'indipendenza dello Stato di Israele. Gli arabi, sostenuti da altri paesi arabi, attaccarono Israele, dando inizio alla guerra arabo-israeliana. La guerra durò fino al 1949 e si concluse con la vittoria di Israele. Come risultato, Israele ottenne un territorio più ampio di quello assegnatogli dal piano di spartizione delle Nazioni Unite. La guerra arabo-israeliana del 1948-1949 segnò l'inizio di un conflitto duraturo tra israeliani e palestinesi, che continua ancora oggi.Potessero sfondare in Egitto e minacciare la sopravvivenza del popolo ebraico nel suo rifugio palestinese. Tuttavia dopo la sconfitta degli italo-tedeschi a El Alamein queste preoccupazioni cedettero il passo al desiderio di vedere applicate le promesse della dichiarazione Balfour.
L'ala radicale sionista dei cosiddetti "revisionisti" proclamò nel 1946 la lotta armata per l'indipendenza. Uno dei grandi temi di contrasto riguardava l'immigrazione ebraica che gli inglesi, rispondendo alla richiesta araba, si sforzavano di mantenere ai minimi livelli.
Sintomatica, nella primavera del 1947 fu la vicenda della nave Exodus che non riuscì a sbarcare in Palestina i profughi ebrei a causa dell'intransigenza degli inglesi che li respinsero per rispettare le quote di immigrazione stabilite. Il drammatico episodio scioccò l'opinione pubblica internazionale. La parola passò all'ONU. Nel novembre del 47 l'Assemblea
generalevarò la risoluzione 181 che prevedeva un'altra partition, cioè la formazione in Palestina di dueStati indipendenti, l'uno ebraico e l'altro arabo; invece Gerusalemme veniva destinata aun'amministrazione internazionale. Gli ebrei ottenevano il 55% del territorio. I rappresentantiarabi rifiutarono con sdegno. Gli inglesi, come in India, decisero di lavarsi le mani, annunciandoche non avrebbero cooperato alla realizzazione del piano e che avrebbero ritirato le loro forzealla scadenza del mandato fissata per il 1948.In Palestina cominciarono immediatamente gli scontri tra la parte araba e quella ebraica. Ilpanico e una serie di episodi di terrorismo spinsero migliaia arabi palestinesi ad abbandonarele proprie case di fronte all'avanzata delle forze ebraiche che riuscirono a conquistare ancheterritori assegnati dal piano ONU agli arabi o al controllo internazionale.L'indipendenza dello stato di Israele con il ritorno nella propriaterra del popolo ebraico dopoun millenario esilio fu proclamata nel maggio del 48 da Ben Gurion che assunse la carica dicapo del governo. Stati Uniti e Unione Sovietica riconobbero subito il nuovo Stato. Icombattimenti terminarono del marzo del 49. Da questo momento il mondo indicò come“palestinese” la popolazione araba di Palestina e “israeliana” quella ebraica. I palestinesiavrebbero ricordato questi drammatici eventi come al Nakba (catastrofe), gli israeliani come“la guerra d’indipendenza”. L’armistizio portò a una divisione del territorio molto piùfavorevole a Israele di quella indicata da piano ONU. Inoltre la parte della Palestina rimastasotto il controllo arabo non divenne uno stato indipendente ma fu inglobata dallaTransgiordania in un regno che assunse il nome di Giordania. La Giordania inglobò pure laparte di Gerusalemme rimasta sotto il controllo arabo, mentre la parte ovest finì sotto
Il controllo israeliano (Cfr. cartina pag 408).
L'emergenza dei profughi palestinesi
Nel frattempo continuavano ad affluire in Israele altri profughi ebrei.