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Gli avvenimenti tedeschi del’89 diedero il via ad una serie di trasformazioni dell’ Europa dell’ Est, in

Cecoslovacchia si aprì un processo di democratizzazione, in Romania il mutamento si ebbe con

un’insurrezione popolare che catturò e mise a morte il dittatore Nicolae Ceausescu, seguirono poi Bulgaria

con il processo di liberalizzazione e l’ Albania, ultima roccaforte dell’ ortodossia marxista-leninista in Europa.

Nella Jugoslavia le più sviluppate repubbliche di Slovenia e Croazia davano vita ai partiti autonomisti mentre la

Serbia con Slobodan Milosevic era deciso a riaffermare il ruolo egemone della Serbia in un Jugoslavia unita.

Le conseguenze più clamorose del crollo dei regimi comunisti si ebbe nella Germania dell’ Est che nelle

elezioni successive vide la vittoria dei cristiano-democratici che in pieno accordo con i loro omologhi dell’

Ovest accelerarono il processo di assorbimento della Germania orientale nelle strutture istituzionali ed

economiche della Repubblica federale tedesca e nel maggio 1990 firmarono il trattato per l’ unificazione

economica e monetaria, la Germania tornò ad essere uno Stato unitario dopo quarant’anni di divisione,

potenzialmente il più forte e dinamico in Europa.

Dittature e democrazie in America Latina: tra la crisi petrolifera del ’73 e la caduta del muro nell’ 89

profonde trasformazioni ci furono anche per l’ America Latina. I militari assunsero il potere in Uruguay dove fu

rovesciato il regime liberale dal movimento clandestino dei tupamaros nel ’73, in Cile che nel 1973 rovesciò il

governo di Unità popolare di Salvador Allende che venne ucciso durante il colpo di Stato militare e il potere fu

assunto da Augusto Pinochet che diede vita ad un regime dai tratti duramente autoritari.

Non meno drammatica fu la situazione in Argentina dove il regime militare che aveva assunto il potere sei anni

prima, non riusciva a dominare la situazione delicata dell’ economia e dell’ ordine pubblico, così venne rieletto

dopo vent’anni Peròn che fallì però il compito di riportare l’ ordine nel paese. Alla sua morte (luglio ’74) la

presidenza passò a Isabelita, sua seconda moglie ma due anni dopo a causa della crescente inflazione i

militari decisero di riprendere in mano il potere. Nel 1982 al fallimento economico si aggiunse quello militare

quando il governo argentino procedette all’ occupazione delle isole Malvine (o Falkland), tenute da secoli dalla

Gran Bretagna che rispose inviando aerei, navi e truppe per cacciare gli argentini. Quest’ondata di

impopolarità causò libere elezioni che nel 1983 videro la vittoria di Raul Alfonsìn e ci fu il ritorno ai metodi

democratici anche in Brasile nel1985 con le prime libere elezioni presidenziali, tra l’84 e l’85 in Perù, Uruguay

e Bolivia e nel 1988 Pinochet fu sconfitto da un referendum indetto da lui stesso. Nel 1989 fu rovesciata la

dittatura in Paraguay mentre Colombia, Venezuela ed Ecuador avevano mantenuto in piedi le proprie

istituzioni liberal-democratiche.

Le crescenti crisi inflazionistiche portarono alla destabilizzazione in Sud America, in Argentina come in Brasile

dove il presidente fu costretto a dimettersi per accuse di corruzione, il Venezuela in vece fu teatro di due falliti

colpi di Stato militare e in Perù dove un movimento di guerriglia con un colpo di Stato nel ’92 portò alla

sospensione della costituzione. In Colombia la minaccia più grande veniva dalla strapotenza dei trafficanti di

droga i quali lavorano la cocaina prodotta in Perù e Bolivia e grazie agli enormi profitti realizzati potevano

condizionare, con la corruzione e violenza, l’operato dei poteri locali e degli stessi governi in diversi paesi.

Più travagliata la situazione nel Centro America dove la fine della ultime dittature personali non si tradusse mai

in una stabile affermazione della democrazia (come Honduras, Salvador, Guatemala, Santo Domingo). In

Nicaragua il movimento rivoluzionario di sinistra, “sandinista” (così chiamato da Sandino, eroe nazionale)

prese il potere nel ’79 rovesciando Somoza a lungo appoggiato dagli Stati Uniti che in prima battuta non

intervennero ma quando videro i tratti socialisti del nuovo governo si creò una forte tensione. Gli Stati Uniti di

Reagan appoggiarono i movimenti antisandinisti (i contras) che nel 1989 giunsero ad una tregua in cambio di

libere elezioni vinte dallo stesso fronte antisandinista e che di conseguenza accentuava anche l’isolamento di

Cuba, dove il regime di Fidel Castro era in seria difficoltà visto il collasso dell’Urss, suo principale tutore e

partner economico.

Se si stava andando verso una stabilizzazione nel segno della democrazia in America Latina, più complesso

era invece il quadro economico poiché questi paesi erano travagliati dall’ inflazione che li portò a un

pesantissimo carico di debiti con l’estero.

Israele e i paesi arabi: all’ indomani della “guerra del Kippur” il presidente egiziano Sadat volle cercare una

soluzione con Israele, per questo nel 1974-75 espulse i tecnici sovietici dall’ Egitto congelando i rapporti con

l’Urss e nel 1977 compì un clamoroso viaggio a Gerusalemme dove formulò personalmente la sua proposta di

pace al Parlamento israeliano. Aprendosi in politica estera si giunse alla mediazione con il presidente

americano Carter con gli accordi di Camp David nel settembre 1978 fra Sadat e il primo ministro israeliano

Begin.

L’ Egitto ottenne il Sinai attraverso il trattato di pace con Israele del 1979. Gli accordi di Camp David

prevedevano una regolamento globale dell’ intera regione ma gli Stati arabi e l’ Olp all’inizio denunciarono il

“tradimento” dell’ Egitto rifiutando ogni trattativa con il “nemico storico”. A partire però dalla metà degli Anni ’80

gli Stati arabi moderati (Giordania e Arabia Saudita) e l’ Olp assunsero una posizione più morbida e sfidando il

cosiddetto “fronte del rifiuto” (Siria, Libia e ala radicale dei palestinesi) si dissero disposti a trattare con Israele,

riconoscendone l’esistenza, in cambio dell’ abbandono dai territori occupati (Cisgiordania e striscia di Gaza)

dove sarebbe dovuto sorgere uno Stato palestinese. A questo punto furono gli stessi dirigenti dello stato

ebraico a rifiutare la trattativa con l’ Olp di Arafat, considerata un’organizzazione terroristica, opponendosi alla

creazione di uno Stato palestinese visto come una minaccia per l’ esistenza stessa di Israele.

La tensione crebbe quando alla fine dell’ 87 i palestinesi dei territori occupati diedero vita ad una lunga rivolta

chiamata “intifada” (in arabo “risveglio”) scatenando una dura repressione. La protesta era nata

spontaneamente ma veniva sostenuta dall’ Olp che trasferito le sue basi nel 1970 nel vicino Libano fino ad

allora rimasto ai margini del conflitto arabo-israeliano. La guerriglia non tardò a far saltare l’ equilibrio in Libano

che c’era tra cristiani, musulmani sunniti, sciiti, drusi e dal 1975 il Libano entra in una cronica e sanguinosa

guerra civile. La situazione peggiorò quando nel 1982 gli israeliani si spinsero fino a Beirut per cacciare le basi

dell’ Olp e questo portò all’ intervento di una forza multinazionale di pace da parte di Stati Uniti, Francia, Italia,

Gran Bretagna che consentì l’evacuazione dei combattenti dell’ Olp (il cui centro fu trasferito a Tunisi) ma non

riportò la calma nel paese. Il Libano, lacerato dalle lotte interne, fornì alla Siria il pretesto per intervenire

militarmente e imporvi una sorta di protettorato.

Altri scontri in Medio Oriente furono tra le forze laiche, rivoluzionarie e gli integralisti in Turchia che dal 1952

era membro della Nato e quindi retto da istituzioni di tipo occidentale. Le correnti integraliste trovarono, alla

fine degli Anni ’70, una base e punto di riferimento in Iran, ricco di risorse naturali (come il petrolio) e

inizialmente appoggiato dagli Stati Uniti. Dopo un colpo di Stato il paese viene governato dallo scià

(imperatore) che iniziò una modernizzazione traumatica dove a farne le spese furono le masse e la loro

condizione di vita. Questo scatenò un movimento di protesta popolare guidato dal clero islamico che si

dovettero scontrare con lo scià che dopo sanguinose repressioni e rivolte venne sconfitto anche a causa dell’

abbandono degli Stati Uniti nel ’79. Si instaurò quindi una Repubblica Islamica di stampo teocratico basata sui

dettami del Corano e guidata dall’ ayatollah Khomeini(massima autorità dei musulmani sciiti). Il nuovo regime

antioccidentale e antiamericano si scontrò dapprima con gli Stati Uniti accusati di aver appoggiato

precedentemente lo scià (fecero prigioniero per un anno l’ ambasciatore Usa a Tehran) e dopo con l’Iraq in un

inutile guerra durata otto anni.

Conflitti Asia comunista: con la vittoria dei comunisti in Vietnam e morta di Mao Tse-tung(1976) l’ Asia

comunista attraversò un periodo di profonde trasformazioni. Il Vietnam del Nord dopo la conquista di Saigon

iniziarono ad assorbire pian piano il Sud al Nord emarginando i sostenitori del vecchio regime e la numerosa

comunità di origine cinese fu espropriata dei propri averi. Peggiore la situazione in Cambogia dove i khmer

rossi, sotto la guida di Pol Pot, tra il ’76 e ’78 misero in atto uno dei più drammatici esperimenti di rivoluzione

sociale dove con uno spaventoso massacro fisico provocarono la morte anche di un milione e mezzo di

comuni cittadini per fame, abolirono il denaro e distrussero templi buddisti, biblioteche e istituzioni in omaggio

all’ utopia di uno spietato comunismo agrario.

Il regime di Pol Pot, appoggiato dalla Cina, costituiva un ostacolo per il Vietnam che voleva ridurre l’ intera

Indocina sotto il suo protettorato. Nel 1978 il Vietnam insieme a 200.000 esuli cambogiani invase il paese,

rovesciando i khmer rossi, i quali insieme alla Cina iniziarono una guerriglia. Solo nel 1988 insieme all’

intervento dell’ Onu e al miglioramento dei rapporti tra Cina e Urss, i vietnamiti lasciarono la Cambogia che nel

Maggio ’93 tennero delle elezioni con la vittoria e ritorno della monarchia che comunque non fece cessare le

ostilità e scontri con gli eredi dei khmer rossi.

Cina dopo Mao: come per Stalin, alla mortedi Mao ci fu un processo di “deomaizzazione” attuato da Deng

Xiao-ping che in generale introdusse nel sistema elementi di economia di mercato e iniziò dunque una

trasformazione che diede maggior respiro e provocò mutamenti nella stratificazione sociale permettendo la

formazione come fu in Russia di Nep, piccoli imprenditori, commercianti con modelli del tipo “consumistico”

soprattutto tra i più giovan

Dettagli
A.A. 2017-2018
25 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ProntoRiassunti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Ceci Lucia.