CAPITOLO 14: IL FASCISMO IN ITALIA
Con la Grande Guerra, l'Italia entrò pienamente nell'età delle masse. Nel dopoguerra si assistette a una brutalizzazione della vita politica, lo scontro politico acquisì i connotati di una guerra civile. Il fenomeno del fascismo nacque in questo contesto, è figlio della guerra e si venne configurando come un partito-milizia che fece sistematico uso della violenza. Il nuovo movimento politico diede vita a un regime originale, totalitario fondato sul potere dittatoriale di Mussolini e del partito unico. L'obiettivo era quello di una rivoluzione antropologica che portasse alla creazione di un uomo e all'egemonia italiano sul Mediterraneo e sull'area danubiano-balcanica. Violenza e guerra erano due fenomeni caratteristici del fascismo, un fenomeno che si snodò tra due guerre (che funsero da inizio e fine del movimento).
- La crisi del dopoguerra
L'economia di guerra portò alla crescita
dell'industria siderurgica e metallurgica. L'Italia si trovò, al termine del conflitto, fortemente indebitata con Gran Bretagna e Stati Uniti e quindi, di conseguenza, dipendente dall'estero. La situazione economica critica provocò turbolenze sociali, soprattutto nel 1919, che esprimevano il malcontento diffuso nel paese. I numerosi scioperi provocarono nelle borghesie il timore di un'affermazione "bolscevica". La difficile situazione economica colpì tutte le aree della società. La delegazione italiana si presentò a Parigi con un programma di corte vedute, riassumibile nella formula "il patto di Londra più Fiume". I nazionalisti contribuirono ad esasperare gli animi. La delegazione si ritirò da Parigi nell'aprile del 1919. Il governo adottò la tecnica dei nazionalisti inducendo il paese a pensare di star subendo un'umiliazione. Il mito della "vittoria
“mutilata” andava sempre più diffondendosi e causa di questa umiliazione erano i socialisti, gli interventisti democratici e la classe dirigente liberale. Si voleva lottare al bolscevismo e difendere la guerra, il nemico interno era visto in coloro che adottarono la linea del “rinunciatarismo”. Si voleva ristrutturare il quadro europeo e mediterraneo. La crisi del dopoguerra si trasformò in crisi di sistema. La propaganda nazionalista aveva presa su settori militari e la marcia su Fiume rappresentava il tentativo più determinato per arrivare ad una soluzione extraparlamentare della crisi politica. L’impresa fiumana fu il culmine della mobilitazione dell’esercito contro il governo e rappresentò il rafforzamento della destra. L’obiettivo dell’impresa era la caduta del presidente del Consiglio Nitti. Il Partito socialista si trovò rafforzato dal movimento operaio e da quello contadino. Nel 1919 nacque a Roma il Partito popolare,
Rappresentante dei cattolici italiani. Tra i leader vi era Struzo, l'ispirazione del Partito era sociale e democratica e prese i connotati di un partito moderno e di massa. L'intero sistema politico si andava modificando attraverso gli sviluppi dei partiti di massa, portatori di esigenze del popolo.
La nuova legge elettorale proporzionale disarticolava il meccanismo con cui la classe dirigente liberale aveva fino ad allora retto le redini del governo. I risultati delle elezioni del 16 novembre del '19 sancirono la vittoria dei socialisti e dei popolari. Iniziava una stagione di instabilità politica. Alcuni significativi scioperi furono quello agrario nel bolognese nel 1920 e l'occupazione delle fabbriche a Milano, Torino e Genova. La crisi si risolse grazie alla scelta del governo, capitanato ancora da Giolitti, che permise il riconoscimento da parte degli industriali delle richieste sindacali. Giolitti pose anche fine, con la forza, alla spedizione di Fiume.
L'avvento del fascismo La recessione economica causò l'esaurirsi della spinta rivoluzionaria e dei movimenti operai in tutta Europa, intorno al 1920. In compenso, iniziò a dilagare il movimento fascista guidato da Mussolini. Nel 1919 egli fondò a Milano i Fasci di combattimento, che si configurò come un movimento sinistroide, antiparlamentare, incline all'azione di piazza e all'uso della violenza. L'esordio elettorale dei Fasci si mostrò fallimentare. L'anno dopo la linea politica si spostò verso sinistra, il movimento voleva difendere e rappresentare le borghesie produttive. Il fascismo era un movimento alternativo, nato in seguito alla guerra, che vedeva tra le sue file ex arditi, gruppi radicali di ex combattenti e giovani studenti. Recuperava i miti e simboli tipici della guerra, promuovendo un uso della violenza sistematico. La vita politica si andava militarizzando e brutalizzando. Il fascismo promosse unaforte campagna antisocialista nelle province agrarie attraverso l'azione violenta delle "camicie nere". I proprietari terrieri furono finanziatori importanti del fascismo, soprattutto in area padana. Il movimento appariva come una risposta convincente alle esigenze della società di massa. Il conflitto politico prese i connotati di una guerra civile, il movimento si configurò come un "partito-milizia". Le forze rivoluzionarie non riuscirono a contrastare la crescita fascista. Nel 1921 nacque a Livorno il Partito comunista d'Italia, al quale parteciparono i massimalisti di sinistra e gruppi di giovani che si rivedevano nella rivista "Ordine Nuovo" (tra cui Gramsci e Togliatti). Giolitti, in occasione delle elezioni del 15 maggio 1921, propose ai fascisti di entrare nelle liste di "blocco nazionale". La campagna fu estremamente violenta, i risultati sancirono la legittimazione politica dei fascisti. I risultati portaronoGiolitti alle dimissioni, il suo successore fu il socialriformista Bonomi incapace di governare il paese in crisi. Il movimento fascista venne sottovalutato, allo stesso tempo non fu possibile stabilire un'alleanza politica che avrebbe dato stabilità al governo a causa delle tensioni tra liberali e cattolici.
Il fascismo si presentò come una forza politica alternativa al governo. Mussolini decise di aderire alla proposta di Bonomi: il "patto di pacificazione" con il PSI e con la Confederazione generale del lavoro. L'azione di Mussolini venne contrastata dai "ras", le squadre provinciali. Le "camicie nere" intrapresero una forte offensiva fascista nei confronti di socialisti, comunisti, repubblicani e popolari.
Il fascismo si proponeva come rispettoso nei confronti della monarchia, dell'esercito e della Santa Sede, favorevole al capitalismo e al liberalismo. L'acme della corsa al potere fascista.
Avvenne il 28 ottobre 1922 con la "marcia su Roma". Il re si rifiutò di introdurre lo Stato d'assedio e così Mussolini si trovò ad agire senza il pericolo di alcuna minaccia militare statale. Vittorio Emanuele III affidò al Duce il compito di formare un nuovo governo. Il 31 ottobre veniva formato il governo Mussolini dando inizio alla distruzione dello Stato liberale.
3. La nascita di un nuovo regime
L'obiettivo del fascismo era quello del dominio sul paese. Nel 1923 il PNF assorbì l'Associazione nazionale italiana, i nazionalisti trovavano nel fascismo una comune sensibilità politica ed ideologica. La fusione con l'ANI sanciva un decisivo orientamento del partito a destra. Mussolini costituì nel 1922 il Gran Consiglio di cui era presidente, era l'organo supremo del partito. Nel 1923 venne costituendosi la Milizia volontaria, un corpo di polizia fascista. Le elezioni del '24 rappresentarono la
neutralizzazione da parte di Mussolini dell'opposizione popolare. Il Partito fascista conquistò la maggioranza in Parlamento (prima i deputati fascisti costituivano al suo interno una minoranza). Le elezioni si bagnarono di sangue: Matteotti, segretario del Partito socialista unitario, denunciò durante un discorso alla Camera le violenze e le manipolazioni del processo elettorale. Il 10 giugno 1924 venne assassinato da un gruppo di squadristi. L'opinione pubblica iniziò a preoccuparsi, causando una grave crisi di governo. Altre uccisioni da parte dei fascisti furono quelle di Amendola e Gobetti. Il filosofo Giovanni Gentile promosse il "Manifesto degli intellettuali fascisti", firmato da Pirandello, Ungaretti e Malaparte, per esempio. Benedetto Croce, in risposta, redasse il "Manifesto degli intellettuali antifascisti" tra cui Einaudi, Montale e Salvemini. Mussolini, il 3 gennaio 1925, si assunse la responsabilità politica delcaso Matteotti. Al ministro dell'Interno, Federzoni, fu affidato il compito di architettare il nuovo Stato: configurò un regime a partito unico regolato dalle "leggi fascistissime", create nel 1925. Fu abolita la libertà di organizzazione e posti fuori legge tutti i partiti tranne quello fascista. I deputati di opposizione, come Gramsci, furono dichiarati decaduti, la stampa venne fascistizzata, il diritto di sciopero abolito. Fu istituito un Tribunale speciale per i delitti contro lo Stato e il regime e venne reintrodotta la pena di morte. Tra i membri del PPI alcuni seguirono una linea "clerico-fascista", altri si atteggiarono con diffidenza. Per quanto riguarda la Santa Sede, essa decise di non opporsi ed agire con prudenza così da garantire la libertà della Chiesa e le sue relazioni con altri Stati. Nel 1923 Mussolini ebbe incontri confidenziali con il cardinale Gaspari, il suo obiettivo era quello di riuscire a conciliare Chiesa eStato così da trovare nella Chiesa la legittimazione del regime e così da assicurarsi il consenso delle masse cattoliche. L'11 febbraio 1929 vennero stipulati i Patti lateranensi: la Santa Sede riconosceva il Regno d'Italia e lo Stato riconosceva lo statuto internazionale della Santa Sede e la sovranità del papa sulla Città del Vaticano. Nel 1931 si scagliò un'offensiva fascista contro le organizzazioni di Azione cattolica (partito porta voce del papa) che ordinò il loro scioglimento.
I caratteri del regime: Violenza e guerra erano connotati costitutivi del fascismo, un movimento che faceva riferimento ad una serie di miti così da poter ottenere la partecipazione emotiva delle masse. La romanità fu un elemento onnipresente nel fascismo. Fu un'ideologia di uno Stato totalitario, in cui lo Stato esercitava un dominio assoluto. Nel totalitarismo si ritrova un regime politico nuovo: centralità del partito unico,
mobilitazioneorganizzata delle masse, utilizzo massiccio della propaganda, politiche repressive, progetti di trasformazionedella società, uso sistematico della violenza. Il fascismo fu un regime di massa, l'obiettivo era quello diinquadrarle, educarle e manipolarle, siScarica il documento per vederlo tutto.
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