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ETA’ DEI TOTALIRISMI
LA CRISI DELLA REP DI WEIMAR E L’AVVENTO DEL NAZISMO
Nel 1929 il partito nazionalsocialista di Hitler riscuoteva ormai un grande successo ed era basato su una
robusta organizzazione: le SA (Sturm-Abteilungen, truppe d’assalto) comandate dal capo dell’esercito Ernst
Roehm; aveva inoltre il sostegno finanziario di grandi industriali. Hitler espose i suoi progetti nel Mein
Kampf (“la mia battaglia”) scritto nei mesi del carcere (1923, per il tentato colpo di Stato a Monaco di
Baviera). Egli era sostenitore di tali idee che sostenevano l’esistenza di una razza superiore “ariana” la quale
era incarnata nel popolo tedesco. Per epurare il popolo tedesco era necessario eliminare dalla Germania e dal
mondo la minaccia dell’ebraismo. Dopo aver eliminato tale minaccia si sarebbe potuto procedere alla
“revisione” di quanto accordato a Versailles e riprendere i territori persi. Con lo scoppio della Grande crisi il
partito nazista ottenne sempre maggiori consensi; ad un certo punto si verificarono addirittura scontri
sanguinosi tra nazisti e comunisti. Alle elezioni del ’32 si affermarono i nazisti; il 30 gennaio 1933 Hitler
venne nominato capo del governo. Nel mese di febbraio ’33 ebbe luogo l’incendio del Reichstag, il
Parlamento nazionale. La colpa per tale evento venne attribuita a un comunista olandese e il suo
orientamento politico fu un’ottima scusa per dare l’assalto ai comunisti. Nel frattempo venne anche abolito il
Parlamento, conferendo al governo i pieni poteri; vennero aboliti tutti i partiti. Poco dopo ebbe luogo la
“notte dai lunghi coltelli”, nella quale agirono le SA guidate da Hitler, Roehm venne arrestato. Dopodichè
tutto il corpo delle SA venne fatto assassinare dalle SS. Hitler ottenne il ruolo di cancelliere e capo di stato e
nacque il Terzo Reich (I Sacro Romano Impero, II 1871).
Nel 1935 vennero emanate le leggi di Norimberga che tolsero agli ebrei la parità di diritti e ne proibirono i
matrimoni misti. Tali discriminazioni si accentuarono sempre più dal 1938 e culminarono nella “notte dei
cristalli” (9 novembre) nella quale le vetrine dei negozi appartenenti a ebrei vennero distrutte, così come le
sinagoghe e le abitazioni; molti gli uccisi e gli arrestati. Dopodiché vennero espropriati dei loro beni, privati
del lavoro.
GUERRA CIVILE DI SPAGNA
Tra il 1936 e 1939 la Spagna fu sconvolta da una sanguinosissima guerra civile tra democrazia e fascismo,
tra rivoluzione sociale e reazione conservatrice. La sua origine va ricondotta agli anni ’30 e ai contrasti
nazionali interni. Dopo la fine della dittatura di Primo de Rivera e la caduta della monarchia, la Spagna fu
attraversata da un periodo di instabilità economica e sociale; era un paese arretrato e prevalentemente
agricolo. Nel febbraio ’36 vinsero alle elezioni politiche le sinistre del Fronte Popolare e da qui esplosero
tensioni in tutto il paese: le massi popolari interpretarono questa vittoria come il segno della rivoluzione
sociale. A ciò reagì la vecchia classe dominante, che impiegò la violenza squadrista della “Falange”. Nel
luglio del 1936 la ribellione ebbe il suo pto di forza nelle truppe coloniali di stanza in Marocco (spagnolo) e
venne organizzata un’insurrezione da 5 generali, tra i quali Francisco Franco, a capo degli insorti. Questi
ribelli presero inizialmente il controllo di gran parte della Spagna occidentale. A favore di Franco e dei suoi
nazionalisti intervennero potenze europee, quali Italia e Germania che fornirono rispettivamente uomini e
materiale bellico e aerei sperimentali. Bombardarono indiscriminatamente il suolo spagnolo e venne rasa al
suolo, fra le altre, anche la città di Guernica. Nessuno venne in aiuto delle potenze democratiche, tranne da
parte dell’Urss che rifornì il governo spagnolo di materiale bellico e favorì la formazione di “brigate
internazionali” tramite il Comintern, cioè di milizie di combattenti comunisti (fra questi non pochi
intellettuali di prestigio, quali Hemingway e Orwell). Dal canto loro i repubblicani sono però divisi
internamente: comunisti (Marxisti) vs. anarchici.
La svolta decisiva alla guerra avvenne nel ’39 quando i franchisti prendono Barcellona ed espugnano
Madrid. Si costituisce il Governo di Franco che si allea politicamente alle potenze dell’asse Ro.Ber.To. (ma
non entrerà mai in guerra).
STANLINISMO
Nel 1929 Stalin è il leader del partito comunista sovietico e della stessa Urss.
Liberalizza gli scambi commerciali e le attività produttive agricole. Promuove l’industrializzazione e la
collettivizzazione agricola, basandosi sulla pianificazione (tot obiettivi in un tot di tempo). Nel 1940 l’Urss è
la 3° potenza mondiale (dietro a Germania e Usa). In tutto questo però è molto diminuito il tenore di vita
della popolazione.
L’ITALIA FASCISTA
Nel 1929 vennero stipulati i Patti Lateranensi tra Mussolini e la Chiesa. Consistono in tre parti distinte: una
in cui lo stato della Chiesa riconosceva ufficialmente lo Stato italiano e la sua capitale, in cambio di veder
riconosciuta la sua sovranità; una in cui l’Italia si impegnava a pagare al papa un’indennità a titolo di
risarcimento per la perdita dello Stato pontificio, e infine un concordato che regolava i rapporti tra stato e
chiesa.
Si attuarono politiche in favore dello sviluppo demografico.
In campo economico si aderì al liberismo, volto a rilanciare la produzione incoraggiando l’iniziativa privata
e allentando i controlli statali; che però provocò un accrescersi dell’inflazione. Nel 1925 tale orientamento
subì una svolta (era cambiato il ministro delle finanze) e si adottò una politica protezionistica, volta alla
deflazione e alla stabilizzazione monetaria, nonché a un più accentuato interventismo statale. Venne inasprito
il dazio sui cereali, accompagnato dalla “battaglia del grano”, il cui scopo era il raggiungimento
dell’autonomia in tale settore, attraverso l’aumento della superficie coltivata a grano e attraverso l’impiego di
nuove tecniche. A pagarne il prezzo furono l’allevamento, data la diminuzione dei pascoli, le colture
specializzate.
Un’altra battaglia fu quella condotta per la rivalutazione della lira a livello internazionale: l’obiettivo era la
“quota novanta” (90 lire per una sterlina), che venne raggiunto in poco più di un anno. Ciò a scapito dei
lavoratori dipendenti i cui stipendi vennero diminuiti.
Il fascismo si poneva l’alto obiettivo di “restaurare la gloria di Roma antica” con ambizioni imperialiste. Si
intraprese quindi il progetto della guerra di Etiopia, con cui si voleva vendicare la sconfitta di Adua 1896 e
anche distogliere l’attenzione delle masse dai problemi politico- economici (c’era comunque una forte
disoccupazione). Tale aggressione all’Etiopia, che tra l’altra apparteneva alla Società delle Nazioni, non
poteva essere tollerata da paesi come Francia e Gb. Così quando l’Italia aggredì l’Etiopia senza peraltro
prima dichiarare guerra, i governi dei due paesi condannarono l’azione e la Società sanzionò l’Italia vietando
di esportare in Italia materiale da guerra. Tali sanzioni ebbero scarsa efficacia. Gli etiopi si batterono con
coraggio per sette mesi, guidati da Hailé Selassié, ma erano male organizzati e equipaggiati. Così il 5 maggio
1936 le truppe italiane di Badoglio entrarono ad Addis Abeba; Mussolini offrì al re la corona di imperatore.
Dal punto di vista economico, la conquista dell’Etiopia rappresentò per l’Italia un ingente peso (più i
problemi delle sanzioni). Ma sul piano politico fu un successo ed ebbe un notevole consenso.
Nel 1936 l’Italia si riavvicinò alla Germania stipulando un patto di amicizia chiamato Asse Roma-Berlino.
Nel 1939 strinse invece un patto formale di alleanza di carattere militare, il Patto d’acciaio, con cui si
promettono reciprocamente aiuto in caso di guerra (sia aggressiva sia difensiva).
La campagna di Etiopia rappresentò l’apogeo del successo fascista. La politica economica fascista era
sempre più mirata al prestigio nazionale, per cui Mussolini decise di rilanciare la politica dell’autarchia (vedi
battaglia del grano), per una sempre maggiore indipendenza economica. Ma si tradusse in un’ulteriore stretta
protezionistica e non venne mai raggiunta.
Tra il 25- 26 vennero approvate le “leggi fascistissime”:
Il governo è responsabile solo nei confronti del re e non ha bisogno della fiducia del parlamento
(reintrodotta) la pena di morte per chi attenti alla vita del capo del governo
Inasprimento delle pene per reati politici, giudicati da apposito tribunale
Si riconoscono solo i sindacati approvati dal governo e vengono vietate serrate e scioperi
Scioglimento di tutti i partiti salvo il Pnf
Nel 1938 venne promulgate le leggi razziali nei confronti degli ebrei, che ricalcavano quelle naziste del ’35.
Ma in Italia le leggi razziali non ebbero grande consenso ma anzi suscitarono sconcerto e aprirono un serio
contrasto con la Chiesa.
Fu sono con lo scoppio della guerra e con i primi rovesci bellici che il fascismo incominciò a perdere
progressivamente i consensi.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Dalla metà degli anni ’30 la Germania nazista mira a mettere in discussione gli accordi di Versailles e a
espandersi, annettendo l’Austria per fondare un nuovo reich (Teoria dello spazio vitale). Per quanto riguarda
l’annessione, il cancelliere austriaco indice un referendum il cui esito è favorevole all’indipendenza
austriaca. A tal pto Hitler schiera le sue truppe sul confine, pronto ad attaccare. Il cancelliere allora si dimette
ed il suo successore è un filonazista che permette la penetrazione tedesca; i tedeschi sono a Vienna il 13
marzo 1938. A tale annessione nessuna potenza europea si oppone e Hitler decide di annettere anche i Sudeti
(al confine con Germania e Cecoslovacchia, a maggioranza tedesca). Mussolini, impaurito, decide allora di
indire una conferenza cui partecipano Gb, Francia, Germania e Italia e che si tiene a Monaco. Si conclude
con la pacifica annessione dei Sudeti. Con tale Patto di Monaco si pensa che il rischio di guerra sia
scongiurato. Ma la Germania manda truppe in Cecoslovacchia, che viene smembrata. Nel frattempo, nel
1939, l’Italia occupa l’Albania, che diventa sua colonia. Nello stesso anno i tedeschi sono a Praga, dove
richiedono l’annessione del “corridoio di Danzica” (separa Germania e Prussia), che viene rifiutato. Gb e
Francia offrono protezione alla Polonia in caso di attacco. Nel 1939, oltre al patto d’acciaio, viene anche
stipulato il patto Molotov-Ribentrop, di non aggressione te