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CLASSICISMO SINTETISTA
Emilio Lancia, Case per abitazioni, uffici e negozi, 1933-36, Milano. Il revival neoclassico tende negli anni Trenta a una sintesi geometrizzante.
La situazione romana: "Barocchetto" e accademismo di regime
Giuseppe Capponi (1893-1936)
Palazzina della Società per Costruzioni Ing. Nervi e Nebbiosi Lungotevere Arnaldo da Brescia 9, Roma, 1926-29. Capponi schematizza motivi del Barocchetto romano settecentesco d'ispirazione borrominiana, da cui riprende nome il "Barocchetto" romano impostosi fra anni Venti e Trenta.
Innocenzo Sabbatini (1891-1983)
Dirige negli anni Venti l'ufficio tecnico romano dell'Istituto Case Popolari (ICP) Progetto di complesso dell'ICP, quartiere Trionfale Nuovo 1929 Ricerca compositiva di vago carattere espressionista su motivi barocchetti.
La Casa del Sole ("Il Galeone") Casa economica ICP Roma 1929-30. La "spettacolare soluzione di testata" si fonda su "un
impianto simmetrico impostato sulla bisettrice dell'angolo formato dalle due strade": asse di simmetria "ribadito da uno dei corpi scala che, assumendo la funzione di traguardo, permette di rileggere lo schema dell'impianto", con cortile a triangolo isoscele
Cfr. Henri Sauvage, Complesso di Rue des Amiraux, Parigi 1922
Armando Brasini (1879-1965)
Basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria, ai Parioli, Roma 1923-51. Diplomato all'Istituto di Belle Arti di Roma, accademico d'Italia nel 1929 (anno in cui, da mero "pratico" di architettura, ottiene il titolo di architetto con una generale "sanatoria"), Brasini dà corpo alla magniloquente retorica di un'anacronistica architettura classicistica.
Brasini interprete dell'immagine ufficiale dell'Italia fascista: Il modello imperiale del Foro di Nerva per l'Expo coloniale di Parigi del 1931
IL MOVIMENTO ITALIANO PER L'ARCHITETTURA RAZIONALE (MIAR)
Nel 1926 nasce
Il Gruppo 7 (Giuseppe Terragni, Gino Pollini, Luigi Figini, Guido Frette, Sebastiano Larco, Carlo Enrico Rava e Adalberto Libera), i giovani architetti pubblicano quattro articoli programmatici tra il 1926 e il 1927 sulla rivista romana "La Rassegna Italiana" (significativo il titolo di quello del maggio 1927: Una nuova epoca arcaica). Vi si puntualizza che: "dall'uso costante della razionalità, dalla perfetta rispondenza dell'edificio agli scopi che si propone, siamo certi debba risultare, appunto per selezione, lo stile"; "l'architettura non può più essere individuale", ma "diretta derivazione delle esigenze del nostro tempo"; "all'eclettismo elegante dell'individualismo opponiamolo spirito della costruzione in serie"; "Da noi esiste un tale substrato classico e lo spirito della tradizione (non le forme le quali sono ben diversa cosa) è così profondo in Italia, che"
e dinamica. Nel 1932, Pagano organizza la mostra "Architettura Razionale" a Milano, che segna l'affermazione dell'architettura moderna in Italia. Nel 1934, Terragni realizza il suo capolavoro, il "Casa del Fascio" a Como, un edificio che rappresenta l'apice dell'architettura razionale italiana. Nel periodo successivo, l'architettura italiana si divide tra il classicismo di Piacentini e il razionalismo di Terragni e degli altri architetti modernisti. La Seconda Guerra Mondiale segna la fine dell'architettura razionale in Italia, ma il suo impatto e la sua influenza si faranno sentire ancora per molti anni.Dei tempi moderni, dell'architettura razionale.
1931: II Esposizione Italiana di Architettura Razionale, Roma: attacco alla linea di regime di Piacentini.
Il Sindacato Fascista Architetti costituisce quindi il RAMI (Raggruppamento Architetti Moderni Italiani).
1932, dicembre: il segretario Libera è costretto a sciogliere il MIAR.
1933: aspre polemiche provocate dal progetto vincitore del concorso per la stazione di Firenze: i detrattori, capeggiati dal critico di regime Ugo Ojetti, denunciano il secco linguaggio razionalista di un internazionalismo europeo di tendenze bolsceviche; a favore interviene Pagano, come anche nel 1934 in difesa del progetto designato per la nuova città di Sabaudia.
1936: dimissioni di Pagano da direttore della VI Triennale di Milano, osteggiata dalla retrograda cultura di regime per uno spirito razionalista in contrasto con la retorica magniloquenza neoimperiale promossa da Roma. Nel 1933 un mediocre ma influente critico accusò:
“Triennale contro Roma”. Giuseppe Terragni, Palazzo per appartamenti e uffici “Novocomum”, trasformazione di edificio preesistente, Como 1927-29. Il “transatlantico”, come fu ribattezzato l'edificio, motivo di “tantiscandali e proteste”, si ispira nelle sorprendenti testate al contemporaneo Club dei lavoratori Zuev a Mosca, di I. Golosov (1927-28); ebbe gli intonaci tinteggiati innocciola chiaro, gli sbalzi in arancione, gli infissi in rosso, le parti metalliche in azzurro. Giuseppe Pagano difese l'opera su “La Casa Bella”, quale annuncio di “una nuova estetica”, di “un nuovo modo di vivere, un nuovo modo di immaginare l'abitazione, la casa. Questa casa antiromantica, antidecadente, 85 anticrepuscolare”, “primo organico ed esauriente esempio di architettura razionalista in Italia”. Si caratterizza da uno spirito che risponde in maniera evidente a questo Gruppo 7, la simmetria,
Il principio gerarchico compositivo della base, il senso della piramide. Equilibrio dinamico.
Prima Esposizione italiana di architettura razionale inaugurata il 28 marzo 1928, Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale, Roma.
Mario Ridolfi, Progetto per la Torre dei Ristoranti 1928. Il giovane Mario Ridolfi propone una singolare idea plastica e al tempo stesso dinamica di architettura geometrizzante sviluppata in altezza, costituita da un fusto cilindrico lungo il quale gli sbalzi circolari dei vari piani seguono un'ondulazione che ricorda quella delle colonne tortili bronzee del berniniano Baldacchino di San Pietro. Mentre si afferma a Roma il filone neobarocco di un Brasini ("Barocchetto"), di anacronistica imitazione, c'è chi come Ridolfi opera più sottili riferimenti espressivi allo spirito del Barocco.
Gruppo 7, La Casa Elettrica IV Triennale di Monza, 1930. Chiaro "paradigma della «casa moderna»”, venne esposta nel 1930 in occasione
della IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne di Monza. Nasce dalla sintesi di singoli e diversi frammenti progettuali. Oggi la casa elettrica non esiste più, venne demolita pochi mesi dopo la sua inaugurazione. La paternità del progetto è del Gruppo 7, Figini e Pollini sono gli autori del progetto edilizio della villa-padiglione con i contributi parziali di Bottoni, di Frette e di Libera per la realizzazione degli interni. La Casa Elettrica rappresenta una delle esplorazioni più avanzate nel design della casa moderna in Italia durante il periodo fascista. Impiegando grandi superfici planari, pilastri, materiali industriali, cemento armato e linoleum, gli architetti progettano una dimora modernista come esempio di ciò che la casa italiana sarebbe dovuta diventare. La Casa Elettrica è concepita sia come casa, sia come spazio espositivo per il disegno industriale e le arti decorative. Dall'impostazioneplanivolumetrica è possibile apprezzare l'estrema semplicità del progetto e la sua affinità con i principi dell'architettura di Le Corbusier, quali la pianta libera, la struttura in pilastri di cemento armato, la finestra a nastro e la continuità tra spazi interni ed esterni.
L'impianto è molto semplice: un edificio a pianta rettangolare (16 metri per 8) a un solo piano con scala di accesso al piano superiore interamente occupato da una terrazza panoramica, in parte coperta sull'affaccio posteriore sopra la scala. Sul fronte c'è un atrio coperto d'ingresso e subito accanto la piegatura ad elle della grande parete vetrata della serra; sul retro le aperture di una delle due camere da letto, della sala da pranzo e della cucina, quest'ultima anche con uscita di servizio. Le pareti della casa scompaiono, si trasformano, si aprono da pavimento al soffitto sul paesaggio circostante, le finestre si trasformano in
quadri luminosi orizzontali, mutevoli o in movimento. Secondo il criterio del "massimo sfruttamento dello spazio che la moderna economia edilizia impone", i progettisti davano luogo nella Casa Elettrica ad un allestimento degli spazi interni che risultava mimetico rispetto alla composizione dell'architettura nel paesaggio, paesaggio artificiale all'interno del paesaggio naturale. Tale mimetismo era di tipo anche espositivo, giacché nei diversi spazi funzionali della Casa Elettrica trovavano posto un numero notevole di applicazioni tecniche al problema dell'elettricità, un vasto campionario di lampade, macchine, elettrodomestici. Tutti gli apparecchi elettrici ed i mobili incarnavano in piccola scala le ambizioni "moderne" dell'organismo edilizio: la Casa Elettrica doveva essere un esempio, pur andando ben oltre le possibilità concrete della massa di utenti cui il progetto si rivolgeva. Oltre alla serra, cui un certo numero di
accorgimenti costruttivi davano un valore di oggetto difficilmente riproducibile, altri particolari interni si basavano sull'applicazione di finiture relativamente preziose ed all'avanguardia: gli armadi a muro, i rivestimenti delle porte in lastre di eternit smaltate all'anitrocellulosa, spesso profilati da angolari cromati, i pavimenti in linoleum, le pareti foderate di materiale gommato, la balaustra della scala e della loggia interna in metallo cromato, le chiusure dei mobili in celluloide, davano alla casa un'interpretazione insieme esclusiva e aperta, favorendo la progressiva diffusione dei materiali moderni.
Pier Maria Bardi, "Tavolo degli orrori". II Esposizione di architettura razionale, Roma 1931 (aperta critica all'accademismo di regime capeggiato da Marcello Piacentini)
Adalberto Libera e Mario De Renzi, Mostra della rivoluzione fascista, Roma 1932. Trasformazione effimera del Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale. Quattro enormi fasci littori in
lamiera di rame
brunito si stagliano contro un apparente gran cubo nero stretto fra analoghe ali rosse (eco “delle