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INSIEMI DI FATTORI.
IDEALTIPO o TIPO IDEALE: è una costruzione del pensiero, uno strumento conoscitivo utile allo
scienziato per comprendere il senso delle azioni. In realtà, ognuno di noi dà un senso diverso alle
proprie azioni, ma la sociologi tende a generalizzare: l’idealtipo è il frutto di questa
generalizzazione; è una sintesi utile a trasformare l’infinita varietà dei fenomeni in categorie
maneggevoli. In Weber sono idealtipi le varie formazioni storiche, i vari tipi di potere e anche
l’AGIRE SOCIALE. Quest’ultimo è diviso in quattro idealtipi: 1) AGIRE RAZIONALE
RISPETTO ALLO SCOPO: il soggetto agisce in vista di un determinato fine, e calcola i suoi sforzi
in modo razionale per raggiungerlo (il soggetto ha una chiara visione del suo scopo, e l’azione serve
a conseguirlo); 2) AGIRE RAZIONALE RISPETTO AL VALORE: il senso dell’agire non rimanda
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ad un obiettivo da raggiungere, ma è intrinseco all’agire stesso, ad es. un comportamento religioso
(questo valore è rilevante per il soggetto che compie l’azione a prescindere dalle conseguenze che
può comportare); 3) AGIRE AFFETTIVO: il senso è collegato allo stato d’animo o al sentimento di
chi compie l’azione; 4) AGIRE TRADIZIONALE: è dettato da un’abitudine acquisita dunque il
soggetto agisce sulla base di una consuetudine. Nella realtà spesso questi tipi si mescolano tra loro,
e dunque è difficile stabilire a quale di essi un’azione appartenga. Nel mondo moderno vi è un
crescente predominio dell’agire razionale rispetto allo scopo, che corrisponde allo sviluppo della
razionalizzazione.
CAPITALISMO: è il perno dell’organizzazione economica della società occidentale moderna. Per
Weber un agire economico è capitalistico quando è orientato a perseguire, in modo sistematico,
continuo nel tempo e formalmente pacifico, un profitto. Il capitalismo occidentale moderno è un
sistema di imprese, collegate dal mercato, in cui ogni impresa agisce per ottenere un profitto e
organizza la propria attività in modo razionale, avvalendosi del lavoro formalmente libero. Una
società è capitalistica quando la soddisfazione dei bisogni dei suoi membri avviene principalmente
tramite l’attività delle imprese capitalistiche e i beni che esse producono. Rispetto a Marx è assente
il tema dello sfruttamento, poiché esso per Weber è un giudizio di valore che non serve a definire in
modo scientifico il capitalismo. Sempre rispetto a Marx, un’altra differenza è la presenza del
concetto di RAZIONALITà, tipica dell’agire razionale rispetto allo scopo, e che è presente
nell’agire economico capitalistico nei suoi modi di utilizzare le tecniche disponibili, di organizzare
il lavoro e nei suoi calcoli di bilancio. Inoltre, il capitalismo ha potuto svilupparsi grazie alla
compresenza dei seguenti fattori storici: disponibilità di lavoro formalmente libero, sviluppo di
mercati aperti, separazione tra famiglia e impresa, sviluppo di un diritto formalmente statuito. Ma in
realtà, per Weber, il capitalismo è nato su basi RELIGIOSE. Infatti, i protestanti considerano come
“sacro” il ruolo che svolgono nella società, e allo stesso tempo sanno che la loro salvezza dipende
solo e soltanto dalla volontà divina, il che crea una pressione psicologica non indifferente che li
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spinge ad adempiere al meglio al loro compito professionale, e allo stesso tempo a rifuggire da ogni
godimento del lavoro. Questo atteggiamento è simile a quello richiesto dallo spirito del capitalismo:
dedizione sistematica e razionale al lavoro e rinuncia ad utilizzare i guadagni per motivi futili,
perché ciò che si guadagna deve essere reinvestito. L’etica protestante fornisce dunque le basi di
senso per lo sviluppo di questa mentalità, ma non è l’unico fattore e non è detto che abbia ancora
questo ruolo. Infatti, la situazione prodotta dall’epoca puritana è paradossale, in quanto la rinuncia
ad ogni piacere e lusso, per evitare ogni tentazione, favorisce la ricchezza, che è essa stessa una
tentazione. Per questo, sviluppandosi, il capitalismo si allontana dai propri fondamenti protestanti.
Nonostante questa contraddizione, Weber non critica, dunque non giudica il capitalismo: sia perché
non vede alternative valide ad esso, sia (e soprattutto) perché la sua sociologia è AVALUTATIVA (si
vieta di formulare giudizi di valore). I VALORI sono orientamenti culturali di fondo che motivano
le nostre condotte; il RIFERIMENTO A UN VALORE è il soggettivo riferirsi nella propria condotta
a certi valori; il GIUDIZIO DI VALORE è un’affermazione che, riguardo certi fenomeni, dichiara
esplicitamente “è bene” oppure “è male”. Lo scienziato sociale non può fare a meno di riferirsi ai
suoi valori, sia perché essi fanno parte dell’agire sociale che egli studia, e dunque devono essere
compresi, sia perché è un uomo, e dunque i suoi orientamenti lo porteranno a scegliere di analizzare
certi nessi causali piuttosto che altri (per questo le cause di un fenomeno non possono mai essere
stabilite con certezza). Ciò che rende oggettivo il lavoro dello scienziato è che egli, essendo
consapevole dei propri orientamenti, li mette da parte e non esprime giudizi: in ciò consiste
l’avalutatività.
ALTRE CATEGORIE DELLA SOCIOLOGIA WEBERIANA: RELAZIONE SOCIALE: esiste
quando, essendovi più attori sociali, il senso dell’azione di uno si riferisce all’altro, dunque le azioni
sono reciprocamente orientate tra loro. Individui in relazione costante tra loro possono far nascere
una COMUNITà (quando l’agire sociale si basa sul sentimento di una comune appartenenza) o
SOCIETà (l’agire sociale si fonda su una convergenza di interessi). La LOTTA si ha quando, al
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contrario di ciò che accade nelle comunità e nelle società, dove c’è integrazione, la relazione sociale
si basa sul desiderio di sopraffare gli altri attori sociali. Infine le relazioni possono essere APERTE,
se chiunque può partecipare, o CHIUSE, se vi sono ordinamenti che limitano l’accesso solo a
determinati soggetti. Un insieme di relazioni sociali chiuse crea un RAGGRUPPAMENTO
SOCIALE. Se esso è caratterizzato dall’occupazione di un territorio, è continuo nel tempo, può
ricorrere alla forza per far rispettare le proprie regole, viene chiamano RAGGRUPPAMENTO
POLITICO. Lo Stato è il raggruppamento politico che detiene il monopolio della forza legittima in
un territorio. La violenza è legittima quando è valida l’autorità che la impone. L’autorità è
l’espressione di un potere legittimo. Il POTERE è la capacita di un soggetto di produrre degli effetti
nella realtà; il POTERE SOCIALE è la capacità di un soggetto di produrre effetti sugli altri; il
POTERE POLITICO è il potere di governo all’interno di un raggruppamento politico (può basarsi
sulla forza oppure essere legittimo). Weber distingue dunque tra POTENZA (la capacità di far
valere entro una relazione sociale, anche di fronte a un’opposizione, la propria volontà – dunque chi
la subisce è costretto a farlo) e POTERE (la possibilità che un comando, che abbia determinati
contenuti, trovi obbedienza presso certe persone – esse obbediscono perché ritengono legittimo il
potere da cui il comando deriva). Vi sono tre idealtipi del potere, che permettono di capire in che
modo l’obbedienza è accordata: 1) POTERE TRADIZIONALE: poggia sulla credenza nel carattere
sacro di tradizioni ritenute valide da sempre (ad es. il potere di un padre o di un re); 2) POTERE
CARISMATICO: poggia sulla dedizione eroica o esemplare di un soggetto, e degli ordinamenti
rivelati o creati da esso (ad es. un profeta), e ha la capacità di produrre grandi mutamenti; 3)
POTERE RAZIONAL-LEGALE: poggia sulla credenza nella legalità di ordinamenti statuiti, e nel
diritto di coloro che sono chiamati ad esercitare il potere in base ad essi. L’obbedienza non è dunque
accordata a una persona, ma a delle leggi impersonali. È la forma di potere tipica delle società
moderne e favorisce un mutamento continuo e regolato. La forza è monopolizzata dal potere e può
essere usata contro chi si oppone alla legge. Quando la forza di coloro che si oppongono è maggiore
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di quella legittima, emergono dei conflitti dai quali può nascere un nuovo potere, che potrà avere i
caratteri della potenza o del potere legittimo.
STRATIFICAZIONE SOCIALE: indica il modo in cui gli individui e i raggruppamenti di individui
sono differenziati e ordinati gerarchicamente. Per Weber la società può essere analizzata sotto vari
punti di vista. Sotto il PUNTO DI VISTA ECONOMICO, la società è divisa in CLASSI (insiemi di
individui che condividono possibilità analoghe di procurarsi dei beni economici); dal PUNTO DI
VISTA CULTURALE, la società è divisa in CETI (insieme di individui che condividono un certo
“status” riconosciuto socialmente, il quale non corrisponde sempre alla condizione economica); dal
PUNTO DI VISTA POLITICO, la società è suddivisa IN BASE ALLE CARICHE CHE GLI
INDIVIDUI POSSONO RICOPRIRE NEGLI APPARATI POLITICI E AMMINISTRATIVI.
RAZIONALIZZAZIONE: questo è un processo complesso, che può riferirsi: allo sviluppo delle
religioni monoteiste (che corrisponde al crescente bisogno di una coerenza logica), o alla
burocratizzazione e allo sviluppo delle forme razional-legali del potere. La razionalizzazione è un
elemento essenziale della vita moderna, e corrisponde alla conquista di efficienza e produttività
delle procedure applicate per dominare tecnicamente i vari aspetti dell’esistenza, ma soprattutto alla
fiducia nel fatto che “tutte le cose, in linea di principio, possono essere spiegate con la ragione”.
Questa fiducia comporta un DISINCANTO nel mondo, cioè un allontamento da spiegazioni e
comportamenti magici o religiosi. CAPITOLO 7
LE ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA AMERICANA
PERIODIZZAZIONE: tra l’‘800 e il ‘900 gli USA sono soggetti a forti mutamenti: immigrazione,
industrializzazione, etc.; il capitalismo americano era sì dinamico, ma diede vita a diseguaglianze e
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tensioni: i problemi dell’immigrazione, dei conflitti interetnici, la disgregazione sociale, la
devianza, erano i principali oggetti di studio dei sociologi americani.
LA SCUOLA DI CHICAGO: il primo dipartimento di studi sociologici fu fondato all’università di
Chicago; le figure di spicco furono William Thomas e Robert Park. La principal