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La suddivisione delle città in diverse zone
(II);IV. Vi è anche l'area residenziale occupata da edifici con appartamenti di lusso o da quartieri privilegiati e chiusi;
V. Al di là dei confini della città vi è la zona dei lavoratori pendolari, costituita da aree suburbane o città satelliti e situata a mezz'ora/un'ora di viaggio dal quartiere centrale.
Lo stesso Park avverte però, che nessuna città concreta vi corrisponde perfettamente ma l'idea che lo spazio di ogni città tenda a suddividersi in aree socialmente e funzionalmente dissimili è tuttora valida. Perciò la tendenza di tutte le città è quella di dividersi in zone in base alle proprie esigenze e in base alla vicinanza al proprio gruppo di appartenenza. La mobilità delle famiglie che periodicamente si spostano per migliorare i propri bisogni fa sì che la stessa area possa essere occupata in fasi successive da diversi gruppi.
"George H. Mead"
(1863-1931) Fu un filosofo e psicologo sociale. Non scrisse mai libri, solo saggi su riviste e lezioni all'università molto seguite tanto da influenzare in modo vastissimo le scienze sociali. Il volume più celebre è "Mente, sé e società", si tratta di una trascrizione delle sue lezioni pubblicata dagli allievi nel 1934. Mead è stato chiamato il padre dell'interazionismo simbolico in quanto l'idea di interazione è fondamentale nel suo pensiero. Egli collocava se stesso nel pragmatismo.
L'elemento delle ricerche di Mead è la formazione del sé, che è qualcosa che emerge e si realizza nel corso dell'interazione sociale. Il sé è il soggetto umano che diventa oggetto a se stesso mediante un'attività autoriflessiva. Questa attività è specifica dell'essere umano, solo l'uomo è capace di guardare se stesso.
dell'uomo è anche il linguaggio cioè un insieme di segni a cui è dato un significato condiviso da più soggetti. Ma come si può riflettere su sé stessi? Guardandosi come dal di fuori, tematizzandosi come un me. Riflettendo, mi sdoppio e divento contemporaneamente "io", soggetto dell'azione riflettere, e "me", il suo complemento oggetto, oggetto della riflessione, ciò su cui si esercita l'azione di riflettere. Io e Me sono i due poli del sé: il primo è il soggetto in quanto fonte dell'azione, il secondo è lo stesso soggetto nel momento in cui diventa oggetto a se stesso. Riflettendo su di me mi guardo, mi descrivo e mi nomino; mi nomino usando il linguaggio. Ma quali parole userò per nominare me? Quelle che ho imparato per descrivere gli altri o quelle con cui gli altri descrivono me. Ma se il linguaggio è la condizione perché emerga un sé,
ciò significa che la condizione perché un sé possa emergere è sociale. L'individuo è sociale nella misura in cui ha un sé, la cui forma è resa possibile dalla sua immersione in un linguaggio comune.
Il concetto di socializzazione è cruciale in quanto indica il processo attraverso cui ciascuno di noi, a partire dalla prima infanzia, ci si confronta prima con il me che emerge nei discorsi degli altri e interiorizza poi questo me come una descrizione di sé. Attraverso il discorso dell'altro generalizzato cioè la somma di tutti gli altri che parlano di me, il soggetto può giungere a quello della personalità organizzata attorno alla propria singolarità.
Cap. 8 La sociologia in Italia agli inizi del XX secolo (solo Gramsci)
Egli fu membro di spicco del partito comunista, fu ispiratore di una delle più grandi insurrezioni operaie in Italia. Nel 1926 venne arrestato e passò il resto
della sua vita in carcere. Qui scrisse i suoi Quaderni del carcere. Anche se non era sociologo, Gramsci fece un'importante rielaborazione del marxismo e definì alcuni concetti oggi molto usati.- Il fordismo, in riferimento alle trasformazioni del modo di produzione introdotto da Ford nelle sue fabbriche che diventa per lui un modo di descrivere gli sviluppi del capitalismo. Questi sviluppi riguardavano sia la produzione, la razionalizzazione della produzione aveva aumentato la produzione complessiva, sia l'aumento dei salari, che serviva sia a ricompensare i lavoratori per la disciplina a cui si sottoponevano, ma anche per allargare il mercato per i beni prodotti, facendo diventare gli operai i nuovi consumatori che accedono al mercato e all'aumento di benessere. In questo modo la spinta rivoluzionaria si affievolisce e lo sviluppo della "coscienza di classe" si dovrà spostare sul piano della lotta ideologica con l'egemonia.
- L'egemonia,
Gramsci era piuttosto ostile alla sociologia in senso stretto, infatti chiamava la propria teoria della società "filosofia della prassi". Tuttavia egli viene legittimamente compreso nella storia della sociologia, perché di fatto ha praticato un'analisi della realtà sociale estremamente accurata.
Cap. 10 - La scuola di Francoforte
Introduzione
La scuola prende il nome dall'istituto per la ricerca sociale fondato nel 1923. I membri più noti della scuola furono Adorno, Marcuse, Fromm e Benjamin ma colui che più contribuì al suo sviluppo fu Marx Horkheimer il quale ne assunse la direzione dal 1931. Anche se questo gruppo di studiosi non ha formazione omogenea perché filosofi, psicoanalisti, economisti, ecc. quello che li accomunò fu l'intento di rinnovare la ricerca sociale di Marx alla luce delle trasformazioni più recenti del capitalismo e delle sue nuove contraddizioni dando origine ad una
teoria critica della società rivalutandone le origini del pensiero hegeliano e integrandovi diversi elementi della psicoanalisi freudiana.
Nel 1933, dopo la presa di potere in Germania dei nazionalsocialisti, l'Istituto venne chiuso per tendenze ostili allo Stato e così i suoi membri si trasferirono a New York. Solo nel 1950 l'istituto venne riaperto a Francoforte e gli studi che erano stati portati avanti negli Stati Uniti, in un primo momento sconosciuti, divennero di grande rilevanza. La teoria critica è sia una ricostruzione della genesi storica dei fenomeni sociali quanto una esplicitazione delle possibilità di emancipazione che di volta in volta vi sono contenute.
"Le origini marxiste"
Marx è il primo dei grandi riferimenti della scuola di Francoforte. Punto di partenza è che nella società capitalistica il fine dell'esistenza degli uomini diventa produrre, la vita è lavoro, consumo e di nuovo lavoro.
vita diventa quindi un'appendice della produzione e non il suo fine. La riflessione è sullo sviluppo delle forze produttive e i rapporti sociali. Bisogna rinnovare la teoria marxista in particolar modo facendo ricorso alla psicoanalisi freudiana comportando una maggiore attenzione alla nozione di alienazione di Marx ascapito degli altri concetti; tutto ciò per capire perché la rivoluzione non è avvenuta come affermava Marx. Nei paesi europei più sviluppati sembra addirittura che la classe operaia abbia rinunciato alla vocazione rivoluzionaria che Marx le attribuiva. La rivoluzione che prevedeva Marx dovrà essere, nei termini di Marcuse, una rivoluzione totale quindi non solo politica o solo nei termini della produzione. Nel corso degli anni '30, la fiducia marxista dei membri dell'Istituto viene meno in quanto già con l'esperienza del totalitarismo stalinista si rende difficile identificare la rivoluzione di cui parlava.
Marx con il comunismo. La critica della scuola di Francoforte diventa una critica senza soggetto, allontanandosi sempre di più dal marxismo, intendendo se stessa non come espressione degli interessi di una classe ma come un richiamo disperato e fondato solo sulla speranza, alle possibilità di emancipazione di cui si conserva il ricordo: come scriveranno Adorno e Horkheimer, è un messaggio nella bottiglia. "L'integrazione della psicoanalisi e le ricerche sulla famiglia e sulla personalità". Ci si chiede allora come si realizzano i meccanismi psichici che fanno sì che le tensioni sociali restino allo stato latente che la situazione economica invece spingerebbe al conflitto. Si trattava di comprendere l'integrazione della classe operaia nel capitalismo. Appellarsi alla falsa coscienza non è sufficiente, bisogna indagare come la coscienza si formi per questo ci si serve della psicoanalisi. Erich Fromm fu il primo ad integrare il.Pensiero marxista con il pensiero di Freud, utilizzandolo in maggiormodo negli studi "Sull'autorità e la famiglia" per spiegare i processi di socializzazione dell'individuo. La famiglia è la cerniera che collega la struttura sociale con la coscienza del singolo, il luogo dove il singolo impara ad adattarsi.
Nel passaggio dalla borghesia classica al tardo capitalismo, la famiglia tende a indebolire la sua capacità di formare individui autoresponsabili e inizia, invece, a favorire lo sviluppo di persone con carattere autoritario. Questo è il carattere tipico di chi reprime in se stesso la tensione a soddisfare gli impulsi libidici e scarica aggressivamente sugli altri la frustrazione che accumula non riuscendo a soddisfare questi impulsi. Incapace di sviluppare un "IO" in grado di assumersi le responsabilità di se stesso, è particolarmente incline ad affidarsi irrazionalmente ad un leader che promette di soddisfare i.
loro bisogni, così l'individuo è portato ad accettare regimi autoritari e forme di socializzazione "di massa". Tende a sfuggire all'analisi della realtà, in particolare, sfugge alla ricerca dei fattori sociali che in un dato momento provocano disagio (come nei periodi di crisi economica o politica). Questo porta a una sorta di alienazione sociale, in cui l'individuo si sente isolato e impotente di fronte alle forze che lo circondano. Inoltre, l'individuo può essere influenzato da fattori psicologici, come la paura o l'insicurezza, che lo spingono a cercare sicurezza e stabilità in regimi autoritari. Questo fenomeno è stato ampiamente studiato dalla sociologia e dalla psicologia sociale, e ha importanti implicazioni per la comprensione del comportamento umano e della società.