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Infine un ultima questione riguarda le dimensioni più cognitive ed epistemologiche, cioè i

metodi della conoscneza. Se le nostre prospettive iniziali rendono lo sguardo sul mondo

differente, come si valuta ciò che non si vede? Cosa è vero e cosa no?

Paradossi del multiculturalismo

I sostenitori del multiculturalismo sottolineano l’importanza del riconoscimento della

specificità per la piena realizzazione dell’identità individuale. Questa posizione tuttavia ha

dei paradossi.

Le società non sono omogenee il multiculturalismo cerca di favorire le relazioni e la

comunicazione tra questi gruppi, le persone devono essere interessate alla propria

differenza e proteggerla in quanto fattore essenziale per la crescita della società e

dell’individuo.

Il multiculturalismo promuove la differenza in quanto ricchezza e meritevole di rispetto e

protezione.

Però esaltare l'appartenenza fondata su presunti caratteri ascritti, ad esempio l'etnia, rende

meno libere le persone di scegliere chi sono e con chi identificarsi, col rischio di favorire

processi di etichettamento.

Sostenere che tutte le differenze hanno uguale valore e non possono essere giudicate

dall’esterno favorisce il sopportamento altrui come forma di convinzione verso la propria

superiorità, favorendo chiusura.

- Favorire l’incontro tra due culture implica che queste vengano trasformate se vogliamo

veramente comprendere e apprezzare una cultura diversa dalla nostra, non possiamo

guardarla attraverso le nostre categorie concettuali, ma dobbiamo allargare i nostri

orizzonti e considerare il nostro punto di vista come uno dei tanti possibili. Con l’aumento

delle relazioni interculturali la differenza iniziale verrà posta sullo sfondo, prevarranno gli

elementi comuni e tutti si sentiranno membri di un'unica comunità. A questo punto, la

diversità culturale che voleva essere salvaguardata sarà scomparsa.

-Insistere sul carattere simbolico della differenza rischia di occultare gli aspetti di dominio

alla base di una definizione di differenza. La differenza dei gruppi marginali e discriminati è

spesso imposta, risultato di un'antica e continua opera di esclusione. E' una differenza che

produce più emarginazione che realizzazione personale e autostima. In alcuni casi,

proteggere e riprodurre le differenze significa proteggere e riprodurre sfruttamento ed

esclusione.

CAPITOLO 4: La differenza come essenza.

E’ difficile che gli individui smettano di tracciare un confine tra l’omogeneo se solidale

“spazio interno” e il conflittuale ed estraneo lo “spazio esterno”, persino la propria

individualità deriva dal confronto con l’”altro”.

La realtà è una costruzione sociale che ci permette di capire e classificare il mondo.

Berger e Luckmann sottolineano che i processi di selezione e costruzione di tale realtà sono

soggetti a reificazione, cioè si dimentica che sono frutto dell’azione umana e li si

considerano fatti naturali.

Gli autori sottolineano anche che sarebbe un errore considerarli come delle semplici

degenerazioni nella percezione di una realtà precedentemente non reificata, in quanto

costituiscono una condizione normale della conoscenza umana.

Suggeriscono inoltre che la differenza ha un carattere relazionale, cioè non esiste di per se’,

ma è il risultato di un confronto tra due o più entità che consideriamo separate. Tale

processo però è occultato, col risultato di far apparire la differenza come un fatto naturale

I sostenitori del multiculturalismo considerano la differenza come la base irrinunciabile per

una piena realizzazione di individui e gruppi.

Anche la cultura e l'identità assumono il carattre di essenza e di evidenza, un’eredità che

si riceve alla nascita e che dev'essere conservata gelosamente.

In questa prosepttiva, differenza, cultura e identità tendono a divenire sinonimi: la propria

identità è data dalla cultura (tradizione), che a sua volta si fonda su un’ineliminabile

differenza che la rende unica.

Paura della differenza

Gli ambiti principali di identificazione collettiva nella socità occidentale contemporanea

sono la nazione, l'etnia e la religione, che utilizzano argomentazioni di tipo culturale.

La cultura tende quindi a essere trasformata in essenza, una sorta di pacchetto uniforme e

ben definito che ciascuno riceve alla nascita, che lo accompagna per tutta la vita e che

viene trasmessa di generazione in generazione.

L'idea che la cultura sia l'elemento fondante la specificità di ogni gruppo porta a

considerarla come un bene deperibile e corruttibile: se siamo ciò che la nostra cultura ci

ha insegnato a essere, ogni modifica di essa si traduce in una perdita d'identità.

La protezione della propria identità e della propria cultura sembra essere una delle

maggiori ossessioni contemporanee.

Allora si ricercano nel passato gli elementi di unità e di identificazione, la solidarietà non è

più in un progetto per il futuro, è piuttosto nelle radici.

L’unico modo per preservare la propria differenza è distruggere le altre differenze o

rafforzare i confini della propria, le varie culture possono essere comprese solo da chi vive

al suo interno, limitando il dialogo.

La tolleranza verso l'esistenza di altri modelli culturali si tradice in una semplice indifferenza:

ogni cultura ha il diritto di essere ciò che è, entro i suoi confini.

Essenza e multiculturalismo

Dato che la differenza costituisce è un elemento centrale dell'identità, la sua difesa

autorizza a escludere chi è diverso.

Anche questo discorso ha paradossi:

La presunta necessità di preservare l’identità richiama a fattori storici di cui è essenziale

 riappropriarsi per recuperare la purezza ed il valore. Ma allo stesso tempo il superamento

della situazione attuale non può portare al passato ma solo al futuro (es. gli indiani

d’America devono tenere conto dei processi che li hanno interessati, non possono trasferire

la propria cultura senza tenere conto del contesto attuale).

La visione essenzialista congela la realtà sociale in un eterno ripetersi. A quest'idea si

contrappone la visione antropologica della cultura come un processo continuo, il risultato di

un incessante lavoro di mediazione, confronto e scontro: la cultura non è un insieme di regole

imposte ma di idee disponibili all’uso e modificabili.

Il discorso essenzialista rimane un discorso che nasce non come dialogo ma come

monologo; risultato non di un confronto ma di un'imposizione.

Lo scenario multiculturale che emergia da questa visione assomiglia a un enorme giardino

zoologico, in cui le diverse specie sopravvivono ognuna isolata nella propria gabbia.

Il multiculturalismo come fenomeno di consumo

“Multiculturalismo dei privilegiati” o “multiculturalismo di mercato”: il

 multiculturalismo dei conquistatori, un multiculturalismo vede i membri di altre

culture come ''buoni selvaggi'', individui che sono rimasti irrimediabilmente

bloccati sun un gradino inferiore della scala evolutiva e della storia, ma che legge

questa inferiorità come capace di assicurare la conservazione di un certo grado

di purezza originaria. L'altro è interessante e attraente perchè rappresenta ciò che

noi non siamo più, conserva ciò che noi abbiamo perso. L'altro è capace di

suscitare la nostra simpatia, la nostra attenzione e di procurarci un intenso piacere,

ma continua ad essere trattato come inferiore ed incompleto.

La differenza diviene una moda, una forma i consumo che consente di

sperimentare l'illusione di appropriarsi della vitalità e della purezza dell'altro. Ci si

relazione alla differenza come a qualsiasi altra ocasione di intrattenimento: per

goderne lo spettacolo. Si tratta di una forma di convivenza con le differenze che

non mette in discussione le forme di potere e di dominio esistenti, anzi contribuisce

a ribadirle e a rafforzarle.

''Multiculturalismo aziendale'' o ''neomercantile'' (corporate multiculturalism): L’umanità è

 unita dal mercato e da modelli uniformi di consumi. La differenza è qualcosa da

consumare, una curiosità e può indurre alcuni membri dei gruppi discriminati a forme di

''prostituzione culturale''.

Il multiculturalismo appare come una sorta di parata multietnica, un grande palcoscenico

in cui ognuno recita il suo monologo.

È il multiculturalismo delle grandi multinazionali in cui la convivenza con la differenza

appare felice e non problematica, capace di soddisfare desideri esotici e di trasformarsi in

occasioni di guadagno. La differenza diviene semplice varietà, arricchisce la scena

rendendola multiforme; non pone questioni rilevanti circa le relazioni di potere che

regolano lo scambio, ma celebra l'universalismo del mercato.

CAPITOLO 5: Multiculturalismo e democrazia.

Universalismo e particolarismo

I modelli difensivi disegnano un mondo in cui le differenze sono arroccate a protezione della

propria conservazione senza interagire.

Non accettano sfide politiche di inclusione delle minoranze, la critica al modello maschio

biaco occidentale.

Il modello democratico occidentale risulta poco capace di farsi carico delle differenze:

tale modello è efficiente se i valori di fondo sono condivisi.

Come possiamo far convivere i principi democratici-liberali basati sull’universalismo e

l’eguaglianza con l’idea di specificità?

Risposta 1) Sfera pubblica e sfera privata

Una prima soluzione consiste nel cercare di definire un chiaro confine tra sfera pubblica e

sfera privata:

Sfera pubblica: in cui prevale un ideale condiviso fondato sull’eguaglianza degli

 individui.

Comprende la legge, la politica e l'economia, l'educazione (selezione delle abilità).

Ogni decisione presa nello spazio pubblico deve essere ''cieca alle differenze'',

guidata da ideali di uguaglianza e universalismo.

La differenza non è negata, ma è rilegata nella sfera privata, subordinata a quella

pubblica.

Lo stato deve trattare ogni cittadino come singolo, indipendentemente dalle sue

appartenenze e dalla differenza manifestata in privato.

Chi accetta le regole democratiche deve vedersi riconosciuta la cittadinanza e

garantito uno spazio privato entro cui coltivare le proprie differenze.

Lo stato deve, a sua volta, essere neutrale e garantire il rispetto delle differenze

combattendo ogni forma di discriminazione.

Sfera privata: spazio in cui è possibile coltivare la propria dive

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Publisher
A.A. 2016-2017
31 pagine
9 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sofia_polly di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della cultura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof De Biasi Rocco.