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IL FORDISMO

Il periodo fordista va dagli anni '30 ai '70. l'introduzione dei metodi tayloristici implica la

scomposizione del processo produttivo di un bene in una serie di operazioni elementari e la sua

ricomposizione per mezzo di una soluzione innovativa. Successivamente Ford inserisce un sistema

di incentivi, finalizzata a controbilanciare gli aspetti negativi.

Le conseguenze del nuovo modo di produrre non si limitano alla fabbrica, ma pervadono l'intera

società, infatti il fordismo è efficiente solo se i beni sono prodotti in ampia serie e sono fortemente

standardizzati.

Difronte alla crisi degli anni '30 si rivela essenziale l'intervento regolatore dello stato, che si

preoccupa innanzitutto di evitare che la crisi si avviti su se stessa. Nelle aree urbanizzate, le grandi

imprese favoriscono lo sviluppo di un insieme di industrie minori, che si configurano come imprese

complementari, egemonizzate dalle imprese motrici. Ciò non può attuarsi se non a prezzo di forti

costi sociali, che generano grandi flussi migratori: oltre a far sorgere problemi di integrazione dei

nuovi arrivati, ha l'effetto di spingere la città verso una crescita impetuosa.

Il successo del fordismo poggiava su un complesso di condizioni allora effettivamente presenti, ma

non destinate a riprodursi per un periodo prolungato.

In questo circolo una funzione essenziale è stata svolta dal costante allargamento dei mercati interni

dei paesi sviluppati. L'intero complesso di circostanze favorevoli sin qui descritto comincia a venir

meno agli inizi degli anni '70, provocando il primo effetto di destabilizzazione: l'aumento del

petrolio successivo al conflitto arabo-israeliano del 1973, conflitti sociali, rifiuto delle condizioni

lavorative della catena di montaggio.

La sostituzione degli operai con robot industriali consente di mantenere gli stessi livelli quantitativi

della produzione con un numero assai più ridotto di lavoratori. La crescita della produzione non

significa automaticamente aumento di occupazione stabile, né l'espansione economica implica

necessariamente un momento di benessere diffuso dell'intera società: al contrario essa può

incrementare i redditi di una parte della popolazione attiva, lasciando fuori dalla distribuzione dei

benefici una quota non irrilevante di disoccupati o di occupati che svolgono attività saltuarie in

settori marginali e mal retribuiti.

Le società contemporanee sono caratterizzate da:

nuove tecnologie

– diminuzione di beni di consumo durevoli

– tentativo delle imprese di essere flessibili, per rispondere alle nuove esigenze del mercato

– delocalizzazione degli impianti

– tendenze centrifughe (delle imprese a largo consumo) e centripete (attività terziarie più

– qualificate)

lo spazio si caratterizza meno che in passato come un insieme di luoghi e in misura

– crescente come un insieme di flussi

Gli economisti classificano le attività economiche urbane in due tipi: le attività di base (che

producono bene e servizi che possono essere esportati) e attività di servizio (che producono beni e

servizi per il mercato locale).

La città si riduce ad essere una raccolta di nodi appartenenti ad aree disparate giustapposti nello

spazio, ma non effettivamente integrati. Pur senza minimizzare la portata dei processi di crescita

delle interconnesioni ad ampia scala, si afferma che il carattere sistemico dell'economia urbana non

è venuto meno, ma ha visto modificarsi la natura delle relazioni che lo determinano.

Per quanto concerne la natura delle reti, già prima si è accennato all'integrazione mondiale del

sistema finanziario e borsistico; esso agisce come un unico sistema a scala planetaria che, in quanto

tale, non subisce le interruzioni giornaliere dovuto al ciclo delle ore notturne. Lo sviluppo di interne

ha reso possibile la costituzione di reti a scala mondiale.

In tutte le attività in cui ha un forte peso la comunicazione diretta tra persone ad alta qualificazione,

la localizzazione urbana produce insostituibili vantaggi di natura economica; questo si traduce in

una nuova spinta centripeta delle imprese di tale tipo e in una riorganizzazione degli spazi urbani, in

funzione delle loro esigenze. Per ciò che riguarda le infrastrutture, rivestono particolare importanza

i sistemi di trasporto e di comunicazione. Riguardo alle istituzioni occorre mettere in rilievo il ruolo

delle stesse amministrazioni pubbliche e delle politiche messe in atto per promuovere le proprie

città come luoghi favorevoli all'investimento produttivo.

Anderson chiama le città C: conoscenza, creatività, cultura, comunicazioni.

La città è stata caratterizzata prima ancora di essere un luogo di produzione, dal suo ruolo di

scambio ed erogazione di diversa natura. Le attività distanti dai centri cittadini, ma baricentriche tra

più agglomerazioni urbane, fa si che si possa disporre di un bacino più ampio di utenza e che si

possa occupare grandi superfici a costi meno elevati di quelli che si avrebbero in città. Ovviamente

si suppone che l'accessibilità al luogo di offerta commerciale sia di tipo automobilistico: questa

organizzazione spaziale rischia però di impoverire il tessuto delle aree urbane vere e proprie.

Parzialmente diverso è il caso delle aree centrali e semicommerciali: troviamo centri commerciali

naturali, distretti commerciali e city marketing (insieme delle iniziative volte a promuovere

l'immagine di una città).

6.

La città è sempre stata in ogni fase della sua storia un fenomeno culturale. In ogni tipo di

insediamento urbano i livelli della cultura, quello alto e quello diffuso stabiliscono tra loro delle

interdipendenze, grazie anche alla diffusione capillare dei mass media. La situazione che si viene a

configurare è ricca di potenzialità e di rischi anche di segno opposto: al variare di alcuni fattori, può

prevalere la tendenza a una omologazione culturale, quella al conflitto o all'emarginazione delle

culture minoritarie.

La critica post modernista a quella concezione della soggettività ha portato invece alla

riaffermazione della centralità delle differenze nell'esperienza umana, congiunta con un

atteggiamento di sospetto verso tutti i tentativi di riproporre immagini unificati dell'uomo e della

sua razionalità. Le metropoli sono il teatro principale dei grandi fenomeni di trasformazione. Una

delle conseguenze è il mutamento della percezione del tempo sociale e dello spazio (stiramento). Il

soggetto è posto in condizione per cui deve scegliere tra schemi alternativi, ma manca di criteri che

ne rendano sensata e giustificabile la scelta nei confronti di se stessi e degli altri: ci si concentra sul

presente a scapito dell'impegno per la progettazione del futuro.

Due ordini di fattori concorrono a determinare l'esplosione delle differenze: da un lato quelli che

favoriscono l'aumento dell'eterogeneità (A) e dall'altro quelli che concorrono a rendere più acuta la

percezione delle differenze (B):

A) le nuove migrazioni, le trasformazioni della famiglia tradizionale, i nuovi squilibri mondiali;

B) l'evoluzione dei mezzi di comunicazione favorisce tanto la diffusione culturale quanto

l'intensificazione; il ruolo dei movimenti che si realizzano sulla base delle differenze.

Il movimento femminista sta compiendo il tentativo più radicale di riflessione critica sulla città, sia

mettendo in discussione i suoi modi di vita e le sue strutture organizzative, sia gli strumenti

concettuali e gli approcci usati per comprendere la città.

La città è al tempo stesso il luogo in cui la conflittualità può raggiungere i toni più esasperati. I

gruppi consolidati dalle migrazioni operano per ottenere i diritti analoghi a quelli di popolazione di

più lunga permanenza, ma anche affinchè le loro specificità culturali vengano riconosciute e

possano essere valorizzate. La popolazione autoctona invece mette in atto dei processi di

ridefinizione della propria identità. Si va da tentativi di fissazione unilaterale della propria

specificità (invenzione di una mitologia arbitraria) a valorizzazioni di tolleranza.

Da un lato il multiculturalismo rischia di annullare le differenze che invece andrebbero tutelate;

dall'altro si tende ad attribuire ad ogni conflitto cause etno-culturali o sociali, mentre dietro ad essi

andrebbero ricercate cause economiche, politiche ecc.

La città non è soltanto una forma specifica di organizzazione sociale sul territorio, è anche un

complesso di simboli sedimentati nel corso del tempo. Questi simboli si esprimono tanto nelle

strutture fisiche, quanto nei modi di vita: da un lato il simbolismo urbano costituisce un punto di

riferimento che struttura e condiziona in molti modi l'attività sociale; dall'altro l'attività sociale e

l'interazione tra soggetti titolari di identità eterogenee contribuiscono a riprodurre e a modificare in

continuazione i simboli connessi con la città.

L'identità è un continuò confronto con gli altri, ma si attua in un preciso contesto sociale e spaziale,

di cui fa parte anche la città, con i simboli che le sono connessi (identità relativa alla città).

L'assunzione di un'identità relativa alla città è inconsapevole, ma si sviluppano con essa sentimenti

di appartenenza territoriale. L'identificazione negativa si trasforma in una vera e propria

stigmatizzazione territoriale e l'immagine spaziale diventa un effettivo fattore di esclusione sociale;

a volte la situazione di svantaggio può trasformarsi in uno stimolo per la conquista del rispetto.

Oggi l'incremento generalizzato della mobilità e la stessa circolazione delle immagini ed

informazioni consentono a una parte della popolazione di entrare contemporaneamente in contatto

(multi-appartenenza).

La connotazione simbolica è prodotta dall'agire concreto dei cittadini, tanto da quelli che vi hanno

abitato nel passato, quanto di quelli che vi abitano nel presente. Questi ultimi non si limitano a

ricevere passivamente un patrimonio simbolico ereditato dalla tradizione, ma se ne appropriano

attivamente, interpretando, modificando o rifiutando.

Costruzione sociale del patrimonio: padri fondatori; leaders; complesso di manufatti.

Le città tentano continuamente di reinterpretare il patrimonio simbolico urbano per possedere

un'aura unica e non riproducibile. Nelle rappresentazioni più standardizzate e ripetitive, i mass

media rischiano di favorire la stereotipizzazione dell'immaginario riferito alla città.

Capsularizzazione delle città: la struttura spaziale urbana si compone di un insieme di luoghi

fo

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A.A. 2015-2016
11 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/10 Sociologia dell'ambiente e del territorio

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Crash_9009 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dell'ambiente e del territorio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Farro Luigi.