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I dadi di Scialoja
I dadi di Scialoja si trovano, non a caso, «sotto la lingua» → allusione a ciò che sta nascosto sotto la lingua, ossia la14 originaria dell’inconscio preverbale, o proto-verbale,dimensione cioè pre-comunicativo. 16Donaticoincide mai con una affermazione di sé: semmai è il suo contrario), e insieme tentativo dicomprendersi in quanto elemento della Creazione:A staccarci dalla superficie siamo costretti, siamo costretti a interrompere il flusso, perpoterci vedere, vedere quel che risulta di noi. Questo non è più gesto, ma modalità divisione, interruzione non volontaria ma strumentale per un riconoscimento di sé.L’uomo è chiamato a diventare ciò che è sempre stato, a tornare là dove è sempre stato, versola totalità della sua presenza, se individuus significa «individuato, cioè separato, ma ancheindivisibile»: tuttavia, per farlo, deve compiere
intero quel viaggio esistenziale che è l'avventura della forma. 4 ragioni di fondo dell'azione creativa di Scialoja l'intensificazione Le sono della realtà, suo incremento espansivo, tramite l'avverarsi/inverarsi del proprio esserci più autentico – è giunto il momento di analizzare le condizioni operative di questo fare. l'attenzione per la Una caratteristica della natura dello sguardo-evento è spazialità della tra l'io e il resto dell'esistente: surface pittorica, chiamata a funzionare da interfaccia il dove della pittura è inteso da Scialoja, anzitutto, come un luogo psichico, uno "spazio-coscienza", o "spazio-proiezione di sé "La pittura deve essere non tanto una superficie dove avvengono cose", quanto il semplice e puro costituirsi stesso di essa superficie". Analogamente Piero Bigongiari, nello stesso giro di mesi e a proposito di Pollock,scrivevadi unaassunzione a campo totalmente emozionale della superficie della tela; ma qualcosadi simile si può dire anche di un pittore come Ennio Morlotti, nelle cui opere lemanifestazioni segniche dell'inconscio avvengono, nota Vittorio Sereni, per emersione diuna
realtà prima ignota che s'illumina dall'interno di sé, mediante un proprio specificolinguaggio, fluido e mutevole.dove nasce, e come s'instaura, questa superficie/coscienza?DaLa centralità assegnata a questo tema nella riflessione di Scialoja deve certo molto alle piùcontemporanea,vive sollecitazioni provenienti dall'arte MA è evidente che Scialojas'interroghi su questo tema muovendo da una posizione molto personale, prodotto della suanotevole intelligenza teorica ma anche della sua vasta competenza in fatto di storia dell'arte→ grande tradizione dell'arteProprio la europea offre a Scialoja uno
Spunto di riflessione utile a mettere a fuoco i termini esatti della questione.
NB la storia dell'arte occidentale può essere divisa in due sia per quanto riguarda lo spazio(1) sia per quanto riguarda il tempo (2).
L'uomo ha per secoli lavorato alla(1) Forte della prospettiva, costruzione di uno spazio "illusivo e insieme razionale". La prospettiva, paradigma percettivo della tradizione pittorica rinascimentale (di matrice italiana) ha dominato incontrastato per secoli, assicurando la creazione di capolavori assoluti. MA quel tipo di concezione dello spazio pittorico, come si legge in una pagina diaristica datata "Roma, settembre 1958", è ormai inapplicabile nel contesto contemporaneo, dove in virtù dei nuovi paradigmi conoscitivi imposti dalla modernità non è più lecito "considerare la tela come rappresentazione di uno spazio immaginario", "proiezione prestabilita di un mondo misurabile".
E regolabile a “distanza”» → novecentesco è dunque chiamato a fondare un l’artista nuovo tipo di spazio, uno «spazio significante» che al contempo sia anche un «presente di coscienza»: la superficie.
In un testo dedicato a Brunelleschi, figura-simbolo delle tradizionali regole ottico-illusionistiche (basate sulla «visione spazio-prospettica»), Scialoja propone una sorta di “nuova” definizione del concetto di superficie, che dalla prospettiva rinascimentale muove verso lo spazio tattile di ambito fenomenologico:
Superficie non vuol dire semplice grafismo né semplice materismo. Superficie non è l’intenzione visiva constatazione rassegnata della nostra naturale corporeità. Essa costituisce È l’ipotesi di uno di uno spazio in rapporto alla nostra attuale, storica condizione. Spazio in cui potersi riconoscere, avviare una identificazione. Spazio come percezione di un presente di coscienza.
Allora, la superficie non si porrà come formula di soluzione, ma si manifestera come spessore irrisolto. Come quantità ambigua e imbrattata di tempo umano, coinvolta in questo flusso. Il tempo vi scorre attraverso come affermazione di un esserci improrogabile. Non siamo qui lontani dalle posizioni della filosofia fenomenologico-esistenziale, e in particolare dalle indicazioni di Merleau-Ponty, per il quale, mentre nell'arte rinascimentale la profondità agiva in senso opposto al punto di fuga, la pittura moderna implica una sorta di prospettiva coscienziale, esperienziale, né geometrica né fotografica. Il passo appena citato evidenzia in effetti alcuni dei principali nodi teorici dello Scialoja artista ed ermeneuta d'arte, a partire dal problema etico di "avviare una identificazione" attraverso la creazione di una forma non irrigidita nella propria tronfia e vacua ostensione, ma colta nel suo spasmodico e irresoluto farsi.vitale una forma «imbrattata di tempo umano», stando alla splendida immagine d’autore. Quest’idea dell’azione corporea come forza che sporca, ovvero che lascia un segno, già introduce la caratteristica principale di questo spazio-evento: il suo essere tutt’altro che astratto e ideale, bensì fisico, concreto, materiale. Lo sguardo dell’osservatore influenza e in parte determina l’oggetto dell’osservazione, «il nostro dell’universo sensibile», sguardo proietta e applica il nostro corpo su tutto, su ogni punto dice Scialoja, aggiungendo oltre: «Ciò che ci circonda, ciò che resiste e sopravvive a noi non è che processo, o meglio l’immediato risultato, assillante, del nostro identificare noi stessi».
La superficie-coscienza non potrà più essere uno spazio fittizio di ricomposizione, di sintesi, un «regno ipotetico o metaforico o simbolico delle “forme”»,
bensì un luogo di attrito ed esistenza, se la "percezione nuda e frizione con i dati primi, fisico-biologici, dato sensoriale" è qualcosa cui l'uomo non potrà mai sottrarsi, immediata del coincidendo con il punto di partenza e il punto di arrivo del suo cammino esistenziale. Superficie come manifestazione del nostro "essere-presenti in carne", di "questo corpo effettuale che chiamo mio": "La materia espressiva, la materia-superficie, non è altro allora che "corpo" (il soma greco), la realtà simbolica del nostro consistere esistenziale. Corpo come corpo stesso dell'artista, naturale-storia, spirito-organismo" il con tutto il suo vissuto. Donati - emerso o sepolto nell'inconscio - diventa il luogo stesso del farsi dell'evento psichico (Emilio Villa lo aveva già osservato in un breve testo del 1959 dedicato alla pittura di Scialoja, definendoi segni lasciati sulla tela dal pittore romano come «ormepsicogenetiche»).Tale concezione fisica, corporea, della creazione, si riflette naturalmente anche nella«Prima d’esser segno», annota Scialoja, «la pittura è ineluttabilequestione dei materiali.scaglia fisica, strato tangibile: è calce, è gesso, è stucco, è canapa, è resina, è polvere, è smalto,→è grumo». E il materiale che il pittore impiega è, a sua volta, colore, coincide col coloretotale rispondenza tra le due entità.Questo impianto teorico resta valido anche quando dalla pittura si passi a considerare ladimensione della creazione poetica, nella misura in cui il verso (come il quadro) instaurauno spazio coscienzale, un luogo di espressività oggettivata dove il suono assume su disé prerogative analoghe a quelle del colore sulla tela. Nei versi di Scialoja, ogni parola,ogni gruppo sillabico,è un’entità concettuale a se stante, e contemporaneamente unanzitassello figurativo. –Il linguaggio (dalla sillaba alla parola) è per Scialoja una presenza fisica, concretal’object –solide di cui parlava Artaud materia-colore concettualizzata: «le parole hannodensità, colori, nervature: sono figure in loro stesse». Il pittore Scialoja lavora sulla sensationcolorante, il poeta Scialoja crea a partire da una prima, originaria sensation syllabante: inentrambi i casi si tratterà di sprofondare nel gouffre caotico (la superficie-corpo della tela,il brusio indistinto della mente-linguaggio) e manipolarne la struttura fino a faremergere l’evento (l’impasto materico del colore, la sonorità-cellula concettuale). Taleoperazione, di per sé serissima, sarà dettata da un impulso gioioso, essendo l’evento uninesauribile moto in direzione della libertà, una forza vitalmente autarchica
che nel suol’«ostinazione mortuaria del prestabilito».perenne trasmutare spazza viaIn Come nascono le poesie (1988) Scialoja si esprime anche sulla propria pittura, non soltantosui propri versi. La creazione artistica è un processo autoconoscitivo per giungere alla→visione che scaturisce, non da un elemento che viene imitato Questa stessa tensione siL’attivitàriversa nella scrittura poetica. artistica e letteraria di Scialoja è attività olistica eprogressiva. Abbandono della progettualità.Si prenda ad esempio quello che è forse il più celebre testo di Scialoja:Una zanzara di Zanzibàrandava a zonzo,entrò in un bar,«Zuzzurellona!» le disse un tal«mastica zenzero se hai mal di marIn una lirica come questa, la poesia di Scialoja ci appare sintonica non solo con l’opera diLewis Carroll, maestro nel