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La psicologia del Sé: Heinz Kohut.

La psicologia del Sé nasce in seguito agli studi compiuti da Kohut su pazienti

che presentavano sintomi diversi da quelli delle nevrosi di cui la psicoanalisi

classica si era occupata. Questi sintomi rientravano nella sfera dei disturbi

narcisistici, cioè soggetti che hanno una bassa autostima e che hanno bisogno

di continui oggetti per la loro approvazione e conferma. La sintomatologia da

loro presentata riguarda più livelli: sessuale, sociale, tratti manifesti di

personalità e sfera psicosomatica. Il modello strutturale della psicologia dell’Io

secondo Kohut non era in grado di spiegare le dinamiche che erano all’origine

di questi problemi, infatti questi sembravano determinati da un difetto di

strutturazione della personalità e non da conflitti edipici o pulsionali.

Kohut arrivò alla formulazione della sua teoria anche grazie alla clinica e al

fenomeno del trasfert. Questi pazienti tendevano a istaurare con il terapeuta

due tipi di trasfert: o cercavano dal terapeuta risposte di approvazione

mettendo in atto comportamenti anche esibizionistici (trasfert speculare)

oppure idealizzavano la figura del terapeuta esaltandone le qualità e

attribuendogli poteri eccezionali di guarigione (trasfert idealizzante). Queste

due modalità di trasfert dipendevano da mancate risposte empatiche da parte

dei genitori idealizzati alle esigenze narcisistiche del bambino (cioè il suo

bisogno di approvazione e conferma per aumentare la stima di sé). Quindi

Kohut sostiene che la psicoanalisi classica ha dei limiti relativamente al

concetto di narcisismo, esso non è una fase dello sviluppo da superare per

arrivare all’amore oggettuale. Egli condivide l’idea che esiste un narcisismo

primario come fase di beatitudine alla quale vorremmo tornare anche se non la

ricordiamo. Tuttavia il narcisismo è una caratteristica della personalità di ogni

individuo che cresce in parallelo con quella della libido oggettuale. Infatti

l’uomo ha sempre bisogno nel corso della sua vita di conferme da parte degli

altri (bisogno narcisistico) per aumentare la sua stima di sé; ma in alcuni casi

questo bisogno diventa insaziabile, arcaico, tanto che il soggetto si percepisce

vuoto e può colmare questo suo vuoto interiore solo grazie all’attenzione degli

altri verso di lui. Se subisce un rifiuto o un’umiliazione, si realizza una vera e

propria catastrofe interiore che porta a una frammentazione del proprio senso

di sé. Quindi per Kohut esiste un narcisismo sano e uno patologico che deriva

dal fatto che qualcosa non ha funzionato nel normale sviluppo narcisistico del

bambino. Per questa ragione Kohut teorizza uno sviluppo del narcisismo del

bambino parallelo a quello oggettuale (ipotesi del doppio binario) sottolineando

che il narcisismo anche nelle sue forme più arcaiche implica una relazione. In

breve Kohut non respinge la teoria delle pulsioni ma la integra con quella della

psicologia del sé collegandola con quella delle relazioni oggettuali.

Lo sviluppo narcisistico è collegato a una dimensione fondamentale del

soggetto cioè il suo Sé. Esso si forma precocemente quando l’ambiente

reagisce al bambino molto piccolo come un individuo dotato di un proprio sé.

Quindi il sé è il centro dell’esperienza, della percezione di unità mente corpo, è

contenitore di ambizioni e ideali. Non può essere conosciuto direttamente ma

le sue manifestazioni attraverso l’introspezione del soggetto e l’empatia del

terapeuta. Lo sviluppo del sé e quindi dell’autostima e del senso di essere

qualcuno può avvenire solo grazie all’empatia del genitore rispetto ai bisogni

narcisistici del bambino, che li esprime in due forme, coincidenti con le due

modalità di trasfert di cui prima: o nella forma del sé grandioso o nella forma

dell’Imago parentale idealizzata. Si tratta di attitudini che già il lattante

manifesta nel legame con la madre.

Il sé grandioso è il bisogno del bambino di una madre empatica che mostri

approvazione per ciò che è e fa. Se questa empatia è carente, il bambino mette

in atto comportamenti esibizionistici per avere l’approvazione della madre, ciò

che avviene per gli adulti nel trasfert speculare. Se la madre continua a non

rispondere si crea un’anomalia nello sviluppo narcisistico del bambino. Se la

madre risponde inizia il normale sviluppo narcisistico del bambino che culmina

con l’acquisizione di ambizioni, di una stima di sé sana e dello sviluppo della

capacità empatica.

Kohut si sofferma sul concetto di empatia: definendola come la capacità della

persona di provare ciò che prova l’altro ma in maniera attenuta, perché

altrimenti si parlerebbe si immedesimazione e questa non ha un valore

funzionale. L’esempio è quello della madre che risponde all’ansia del bambino

che piange prendendolo in braccio senza cadere anche lei nell’ansia.

Nell’empatizzare con il sé grandioso la madre mantiene un certo scarto, infatti

quando il sé grandioso ha avuto conferma la madre inizia a sottoporre il

bambino a frustrazioni ottimali per permettere un suo progressivo adattamento

alla realtà, per fargli sviluppare un'autostima più realistica e per fargli percepire

i propri limiti. La madre costituisce per il bambino un oggetto-sé, cioè un

oggetto da cui il bambino non si sente del tutto distaccato perché deve essere

assimilato al suo sé, come un materiale da costruzione per edificare il proprio

sé. Per cui quando il bambino è sottoposto alle frustrazioni ottimali dopo aver

ricevuto le conferme del suo sé grandioso non va in crisi, perché percepisce

dentro di sé quella stima che la madre gli ha già fornito. Questo processo è

chiamato da Kohut interiorizzazione trasmutante, cioè il bambino ha scorporato

dalla madre la stima di sé, il senso del limite ecc. e le ha trasmutate in

caratteristiche del sé.

L’imago parentale idealizzata è un bisogno del bambino di ottenere

gratificazione da parte di un genitore idealizzato, anche in questo caso si tratta

di un oggetto-sé. Attraverso le frustrazioni ottimali avviene l’interiorizzazione

trasmutante di aspetti tolti all’oggetto sé e trasformati in funzioni del sé del

bambino. Quindi l’imago parentale idealizzata e interiorizzata è all’origine degli

ideali del bambino e poi dell’adulto.

Il sé grandioso e l’imago parentale idealizzata garantiscono la strutturazione

del sé a partire da uno stato di frammentazione. Se il soggetto non ha ricevuto

risposte empatiche da adulto andrà sempre alla ricerca degli oggetti sé. Da

queste considerazioni, deriva anche la novità introdotta da Kohut sulla teoria

della tecnica psicoanalitica, il terapeuta attraverso un atteggiamento empatico

deve fungere da oggetto sé per il paziente, rispondendo ai suoi bisogni.

Parte terza: ulteriori sviluppi.

La nascita del pensiero: Wilfred Bion.

Bion si chiama come si forma il pensiero nel bambino, perché esso è alla base

della personalità e del funzionamento psichico. Per pensiero non intende

semplicemente l’attività cognitiva ma anche quella affettiva. Il pensiero infatti

nasce da un’interpretazione emotiva dell’esperienza. La nostra esperienza è

costituita da afferenze sensoriali che hanno un risvolto emotivo. Quindi

attraverso il pensiero noi interpretiamo le esperienze sensoriali e ne

conteniamo l’aspetto emotivo.

Bion giunge a queste conclusioni attraverso lo studio dei soldati reduci di

guerra che presentavano nevrosi. Conduce una terapia di gruppo, e si rende

conto che nei gruppi con patologia emerge una mentalità di gruppo

caratterizzata dagli assunti di base. La prevalenza degli assunti di base

interferisce con la creazione di un gruppo di lavoro che non apprende più

dall’esperienza ma interpreta tutta la realtà attraverso questi assunti. Gli

assunti di base sono tre:

- Attacco fuga; -Dipendenza – accoppiamento.

Questi assunti di base si creano perché, secondo Bion, all’origine la nostra

psiche è costituita da un sistema protomentale cioè un insieme di attrezzi da

cui si svilupperà il pensiero grazie all’esperienza.

Il sistema protomentale è costituito dagli elementi beta cioè elementi sensoriali

ed emotivi grezzi, che solo successivamente il neonato interpreta formando il

pensiero. Il pensiero segue un’evoluzione e la forma più evoluta è il calcolo

algebrico.

Gli elementi beta vengono trasformati in elementi alfa attraverso la funzione

alfa che consiste nell’interpretare gli elementi beta, nel trasformali in alfa e

permette il contenimento della frustrazione di un oggetto assente. La funzione

alfa viene appresa dal bambino grazie alla madre attraverso il processo della

reverie, che consiste nel sentire empaticamente gli elementi beta del bambino

e di restituirglieli trasformati.

Tra gli elementi alfa si creano dei legami che sono ridotti in tre modalità: L

amore, H odio ed essi sono subordinati alla conoscenza K. Il processo di

pensiero si realizza attraverso due modalità l’interazione contenitore contenuto

e oscillazione posizione schizoparanoide e depressiva.

Quando gli elementi beta non sono trasformati in elementi alfa e quindi la

funzione alfa non è esercitata si creano cioè nella psiche si accumulano gli

elementi beta che formano lo schermo beta o gli oggetti bizzarri che

caratterizzano la forma di pensiero dello psicotico.

Bisogna ricordare che il processo di pensiero per Bion è di tipo dinamico cioè

c’è un continuo scambio di contenuti tra coscio e inconscio separati da una

barriera di contatto.

La funzione della terapia è quella della trasformazione in O, cioè il terapeuta

deve esercitare la funzione di reverie tornando agli elementi beta originari e

esercitando su di essi la funzione alfa, in questo modo si può avere la

guarigione completa del paziente psicotico.

Il concetto di campo: I Baranger e le elaborazioni italiane.

Il concetto di campo dinamico è stato mutuato dalla psicologia della Gestalt e

dai lavori di Lewin; viene introdotto quando si incontrano patologi gravi, di

soggetti borderline e affetti da disturbi narcisistici.

I teorici del concetto di campo furono i coniugi Baranger, essi considerano la

situazione analitica come un incontro tra due persone legate e complementari

per la durata della seduta. Il campo è l’oggetto di percezione dell’analista che

deve osservare non solo l&rsqu

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
38 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fre15189 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Saraceno Carmela.