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Altri disturbi riscontrabili nella schizofrenia sono i disturbi dell’affettività. Sono disturbi
abbastanza controversi perché non si prestano a una valutazione oggettiva, in quanto
molto legati all’affettività di colui che fa la diagnosi, per questo vanno valutati quando
la loro presenza è protratta nel tempo e in relazione ad altri sintomi. I disturbi
dell’affettività nell’ambito della schizofrenia sono:
- appiattimento affettivo: presente in tutte le fasi della schizofrenia, ma
prevalentemente nelle forme a inizio insidioso, a lento decorso e nei casi di
cronicità. Consiste nella riduzione o assenza delle normali capacità di
modulazione affettiva del pensiero; ciò si manifesta nella riduzione della
reattività emotiva di fronte a stimoli che dovrebbero sollecitarla. Si ha
l’impressione che i pazienti siano totalmente indifferenti e inerti dal punto di
vista affettivo. Ciò si manifesta con tono di voce monotono, sfuggire lo sguardo
diretto e motilità spontanea scarsa. Riduzione della curiosità e dell’interesse
verso gli altri e il loro stato affettivo. Questo appiattimento a volte è selettivo
altre volte continuano a essere usate espressioni che indicano un’emozione ma
esse sono prive di significato.
- discordanza affettiva: si accompagna al primo sintomo ma è meno frequente di
quest’ultimo. Può insorgere in tutte le fasi della malattia. Consiste in una
discordanza tra i contenuti del discorso del paziente e l’espressione emozionale,
derivante da fantasie o deliri che si inserivano nel pensiero del paziente. Può
capitare che il paziente sorridi parlando di un evento luttuoso o che appaia
angosciato parlando di futilità. I casi in cui alcuni pz schizofrenici ridano senza
motivo può rientrare in questa categoria di disturbo, queste espressioni sono
indotte da stimoli esterni apparentemente irrilevanti. Rientrano in questa
categoria una particolare forma di aggressività, che compare all’esordio della
malattia.
ambivalenza:
- sintomo rare da riscontrare e consiste nella coesistenza di vissuti
emotivi contrastanti.
Anche la depressione può essere presente in alcune fasi della malattia, per esempio
all’inizio può manifestarsi una forte ansia associata a questi cambiamenti di rapporto
con la realtà che il soggetto sta vivendo. Nella schizofrenia cronica possono
manifestarsi stati pseudo depressivi. In alcuni casi il soggetto può manifestare una
vera e propria depressione quando è parzialmente consapevole della malattia e
quando i rapporti sociali sono deteriorati. Questa condizione è alla base di molti
tentavi di suicidio.
Nella schizofrenia alcune funzioni psichiche correlate ai meccanismi neurofisiologici
dell’encefalo possono essere alterate. Esse sono definite: attività cognitive elementari.
questi deficit riguardano principalmente l’attenzione (capacità di focalizzare e
concentrare i propri contenuti di coscienza su uno stimolo esterno o interno in modo
intenzionale o automatico. Nella schizofrenia è compromessa in entrambi gli aspetti.
L’attenzione si trova alla base dei processi di memorizzazione, quindi se compromessa
anche questi risultano compromessi. Risulta alterata sia la memoria di rievocazione sia
quella di fissazione. La capacità di attenzione diminuita influisce anche
sull’apprendimento. Il paziente schizofrenico ha difficoltà ad apprendere materiale
complesso e di conseguenza soffrono di un impoverimento intellettivo.
L’autismo più che come sintomo, è considerato come condizione esistenziale di
alienazione e di distacco dal mondo che esprime l’essenza della malattia.
I sintomi secondari e accessori della schizofrenia sono i deliri. Il delirio nella
schizofrenia non è associato all’umore del paziente, sono poco strutturati e sono
influenzati dalla disorganizzazione del pensiero. I deliri risultano infatti frammentati e
mancano di coerenza interna. La fantasia e la realtà appaiono fuse insieme. Anche i
comportamenti correlati ai deliri risultano incongrui e anche il vissuto affettivo legato a
essi. Solitamente lo stato d’animo delirante si riscontra agli esordi della malattia ed è
caratterizzato dalla convinzione delirante che sia avvenuto un cambiamento nella
realtà. Da uno stato delirante e di cambiamento si passa a uno stato di intuizione
delirante cioè viene dato un significato chiaro (di tipo delirante) al cambiamento. La
percezione delirante si ha quando si attribuisce un significato delirante a una
percezione corretta dal punto di vista formale. Il contenuto del delirio è interessante
per il clinico per due ragioni: permette di diagnosticare il tipo di disturbo psichico in
quanto alcuni temi ricorrono frequentemente in alcune patologie; permette di
individuare il livello di comprensibilità del delirio situandolo lungo un continuum in
modo da verificare quanto il contenuto sia vicino alle esperienze delle realtà, e
quest’ultimo aspetto risulta importante per progettare un intervento psicoterapico
idoneo. Il primo tema fondamentale è quello della minaccia e del pericolo. I contenuti
si riferiscono al timore, nei confronti di minacce esterne, per la propria vita e la propria
incolumità fisica e psichica. In quest’area rientra il delirio di persecuzione, il paziente si
sente oggetto di attenzione ostile nei suoi confronti da parte di persone conosciute o
sconosciute. Si sente osservato, spiato e seguito, teme di essere stato drogato o
avvelenato (delirio di veneficio). Sente di essere perseguito da congiure contro di lui.
In alcuni casi il paziente si può riferire a complotti organizzati dalla mafia, spionaggio o
potenze che lo tengono come oggetto. In questo tema rientra anche il delirio di
riferimento. Secondo il quale il soggetto ha la convinzione che oggetti, persone o
situazioni assumano un particolare significato che alludi al soggetto stesso.
Ovviamente le allusioni sono di tipo minaccioso, potrebbe per questo essere
scambiato con il delirio di persecuzione ma in realtà si differenzia da quest’ultimo
perché la tematica non è definita chiaramente. Il secondo tema fondamentale dei
deliri è quello della passività e colpevolezza. Rientrano in questa categoria i deliri di
colpa, di indegnità e di rovina. Il paziente si sente responsabili di danni di ogni tipo,
motivando tali convinzioni sulla base di avvenimenti irrilevanti o addirittura inesistenti.
Si sente rovinato e indegno di essere considerato una persona umana. Sente di essere
responsabile della rovina di familiari, amici e dell’universo intero, per questa ragione il
paziente può commettere atti di suicidio, oppure nei casi più rari può commettere un
omicidio-suicidio, prima uccidendo i familiari e poi uccidendo se stesso, per togliere a
loro il peso di vivere. Rientrano in questa tematica anche i deliri di negazione o
nichilistici. Essi si basano sulla convinzione della non esistenza di sé, del proprio corpo
o di tutto il mondo circostante. Questi due tipi di deliri si trovano in disturbi depressivi
psicotici e in forma più rare nella schizofrenia. Il delirio nichilistico caratterizza la
sindrome di Cotard. Altro tema fondamentale è quello di dominanza e controllo.
Rientra in questa categoria il delirio di grandezza. Il paziente si sente ricco,
onnipotente e al di sopra di tutti. Può impersonificare un personaggio storico o
contemporaneo a cui è associato uno stereotipo di potenza. A volte ritiene di avere
poteri soprannaturali e di aver fatto scoperte in grado di risolvere i problemi
dell’umanità. Sono desideri autocentrici basati sulla tematica della dominanza e del
controllo sugli altri. Altro tema dei deliri è quello della sessualità e della riproduzione.
Rientra in questa categoria il delirio erotico piuttosto raro e frequente nelle donne. Il
paziente può ritenere di essere in possesso di attrattive sessuali fuori dal comune, di
essere oggetto di corteggiamenti continui e fuori dal comune. In questo caso il delirio
si avvicina a quelli di grandezza. Il delirio erotico può assumere anche contenuti
mistici, convinzione di avere rapporti erotici con Dio ad esempio. In alcuni casi si può
associare con allucinazione cinestesiche nell’area genitale. Il delirio di gelosia rientra
in questa categoria ed è frequente negli uomini. è riscontrabile nell’alcolismo cronico e
può fare la sua comparsa con minore frequenza nei disturbi affettivi, in particolare in
quelli di tipo depressivo. Il paziente è convinto dell’infedeltà del partner. Vi è la ricerca
continua di prove, la tendenza a dare significato a fatti irrilevanti, l’impossibilità ad
accettare un possibile dubbio anche di fronte all’evidenza contraria, l’assenza di
supporto concreto alla convinzione del paziente.
Altro disturbo psicotico è la paranoia. Questo termine era comparso già ai tempi di
Ippocrate per poi scomparire dalla letteratura e ricomparire intorno al ‘700. Nel 1893
Kraepelin fece una distinzione tra paranoia, parafrenia e demenza precoce, definendo
la paranoia come un sistema delirante a sviluppo insidioso, immutabile, accompagnato
da chiarezza e ordine di pensiero, senza allucinazioni. Il resto della personalità appare
intatto. La persona paranoica non è staccata dal contatto con la realtà e non presenta
una disorganizzazione del pensiero. Nel caso di Schreber, Freud afferma che la
paranoia può essere spiegata nei termini di un conflitto edipico invertito/rimosso. Di
fronte la frustrazione, il soggetto ritira la libido oggettuale e subisce una regressione a
livello narcisistico. M. Klein afferma che i conflitti edipici si sviluppano nei primi due
anni di vita, periodo in cui si manifesta il super-io che può essere crudele e
persecutorio. La patologia paranoide è intesa così termini di sviluppo quindi il soggetto
presenta una personalità premorbosa caratterizzata da tensione, insicurezza, paura e
ansia. Si tratta di persone sospettose, diffidenti e con una marcata riservatezza. Il
soggetto paranoide riesce sempre ad adattarsi e reagire perché si sente sempre
minacciato nella sua integrità sessuale, psichica e fisica. La personalità paranoide pur
essendo adattata è immatura poiché ricorre a forme difensive arcaiche come la
negazione e la proiezione in modo da rafforzare l’inadeguata rimozione. Il soggetto
paranoide attribuisce ad altri i suoi insuccessi e nega i desideri sessuali inaccettabili.
Questo attribuire agli altri non è casuale, infatti riversa impulsi ostili ed erotici su
persone che in realtà mostrano minimi segni di una pulsione inconscia. Tipico del
paranoide è il suo delir