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1. LO SVILUPPO MENTALE DALL'INFANZIA ALL'ADOLESCENZA SECONDO JEAN PIAGET
1.1. I CONCETTI FONDAMENTALI DELLA TEORIA
Biologo per formazione, Piaget si era posto fin dall'inizio il problema di come gli organismi viventi si
adattano al proprio ambiente. Quando cominciò ad interessarsi di psicologia e in particolare della formazione
della conoscenza, egli riconobbe una fondamentale continuità tra organizzazione biologica e intelligenza.
L'intelligenza è un caso particolare dell'adattamento biologico: mentre l'organismo si adatta costruendo
materialmente forme nuove, l'intelligenza costruisce nuove strutture mentali che servono a comprendere e a
spiegare l'ambiente.
L'individuo che conosce non è un passivo recettore di influenze ambientali, né il veicolo di idee innate,
ma un attivo costruttore delle proprie conoscenze. Così Piaget respinge l'ipotesi innatista (rappresentata dalla
teoria della Gestalt) e l'ipotesi ambientalista (rappresentata dal comportamentismo). A suo parere le strutture
cognitive non hanno un'origine solo interna, e le pressioni esterne non sono esse stesse causa di sviluppo, ma
diventano efficaci nella misura in cui vengono incorporate dall'organismo. Piaget propone una
teoria organismica, i cui assunti di base sono: a) lo sviluppo è comprensibile all'interno della storia evolutiva
delle specie, di cui l'organizzazione biologica e psicologica dell'uomo costituisce l'apice; b) l'organismo è
attivo e si modifica attraverso gli scambi con l'ambiente; c) lo sviluppo consiste nella trasformazione
di strutture che non sono innate, ma si costruiscono grazie all'attività dell'individuo [cfr. Levorato 1999].
Se confrontiamo l'intelligenza del bambino con quella dell'adulto, constatiamo che sono caratterizzate
da strutture molto diverse, però le modalità di funzionamento della vita mentale rimangono le stesse.
In questa compresenza di strutture variabili e di funzioni invarianti Piaget trova la soluzione al problema
della continuità, non solo tra le diverse forme di intelligenza (ad esempio, tra schemi sensomotori e operazioni
logiche) ma anche tra l'intelligenza e l'organizzazione biologica: lo stesso stadio finale del pensiero logico
e compreso a partire dall’organizzazione
(cfr. cap. 8) deve quindi poter essere spiegato biologica che troviamo
all'inizio dello sviluppo.
1.2. LO SVILUPPO COME ADATTAMENTO: ASSIMILAZIONE E ACCOMODAMENTO
Lo sviluppo mentale è guidato dallo stesso principio che regola l'evoluzione biologica degli organismi
viventi, secondo il quale le strutture interne si modificano ogniqualvolta devono far fronte a nuovi bisogni.
Tali modificazioni sono il risultato dell'interazione tra due processi: l'assimilazione e l'accomodamento.
L'intelligenza è assimilazione perché incorpora nei propri schemi i dati dell'esperienza ma è al contempo
accomodamento poiché gli schemi attuali vengono modificati per adattarli ai nuovi dati.
Se l’assimilazione tende alla conservazione, l'accomodamento tende alla novità.
Queste due funzioni complementari, che garantiscono un equilibrio tra continuità e cambiamento,
determinano l'adattamento dell'organismo all'ambiente. L'equilibrio tra assimilazione e accomodamento è
destinato a rompersi e a ricostituirsi continuamente in forme più avanzate. L'atto di intelligenza è la forma più
alta di adattamento, in cui assimilazione e accomodamento raggiungono l'equilibrio migliore mentre altri tipi
di adattamento, come quelli sensomotori, rappresentano una forma di adattamento instabile. Piaget pensa a un
processo di autoregolazione, che porta il bambino a «stare in equilibrio» in ogni momento del suo sviluppo.
In alcune condotte l'assimilazione prevale sull'accomodamento, mentre in altre accade il contrario.
Le attività caratterizzate dal semplice esercizio di strutture già disponibili, come il gioco, sono essenzialmente
assimilatorie. L'accomodamento prevale, invece, quando nuove strutture vengono create sotto la pressione
dell'ambiente: ad esempio l'imitazione porta all'acquisizione di nuove abilità. Piaget ritiene che l'adattamento
e l'equilibrio (o equilibrazione) siano funzioni invarianti, cioè modalità di funzionamento generale.
1.3. GLI STADI DI SVILUPPO
Lo sviluppo cognitivo è un processo non solo continuo, perché governato dalle funzioni invarianti
dell'adattamento e dell'equilibrio, ma pure discontinuo, poiché col crescere dell'età si verificano delle
modificazioni strutturali così rilevanti da contrassegnare veri e propri stadi di sviluppo.
Ogni stadio di sviluppo prevede una particolare forma di organizzazione psicologica, con proprie
conoscenze e interpretazioni della realtà. Il passaggio da uno stadio al successivo può essere graduale, e l'età
può variare da un bambino all'altro, ma ogni stadio è qualitativamente diverso dal precedente ed è internamente
coerente, ovvero presenta forma e regole proprie. Così un bambino di 3 anni pensa e comprende la realtà in
modo diverso da uno di 8 anni, ed entrambi hanno un modo di pensare diverso rispetto a un adolescente.
Le acquisizioni di uno stadio non si perdono con il passaggio allo stadio successivo, ma vengono
integrate in strutture più evolute (integrazione gerarchica tra stadi). La sequenza è la stessa in tutti gli
individui; ciò che può variare, come si è già detto, è la velocità con cui vengono raggiunti i diversi stadi.
Mentre i concetti di adattamento ed equilibrio colgono l'aspetto di continuità dello sviluppo, il concetto di
sequenza a stadi coglie l'aspetto di discontinuità.
Tra la nascita e l'adolescenza lo sviluppo cognitivo attraversa secondo Piaget quattro stadi principali,
sinteticamente presentati nella tabella 4.1, che analizzeremo in dettaglio nei paragrafi successivi.
Lo stadio sensomotorio: dalla nascita ai 18 mesi. Esso copre i primi due anni di vita, nel corso dei
quali l'intelligenza consiste di schemi di azione pratici. Gli schemi di azione gradualmente si coordinano per
creare sequenze comportamentali più ampie. Ad es., lo schema della prensione col tempo diventa strumentale
a eseguire altri schemi: l'oggetto viene afferrato per poterlo poi agitare, lanciare, mordere, esplorare.
Piaget ha elaborato la sua analisi del periodo sensomotorio conducendo centinaia di osservazioni
sistematiche sui suoi tre figli nell'ambiente familiare e riportandole poi in tre volumi {Piaget 1936; 1937;
1945]. Si tratta di un'osservazione sul campo guidata da ipotesi, in cui lo studioso spesso crea delle situazioni
critiche (ad esempio, nascondere un oggetto) per verificare la reazione del bambino. Questa tecnica si è rivelata
un metodo di indagine cruciale per studiare lo sviluppo intellettuale nei primi anni di vita, quando non è ancora
possibile ottenere delle risposte verbali dal bambino.
Lo stadio sensomotorio si caratterizza per i seguenti aspetti: a) la risposta del bambino piccolo alla realtà
è di tipo sensoriale e motorio; b) il bambino reagisce al presente immediato, non fa progetti e non si propone
scopi; c) il bambino non ha una rappresentazione interna degli oggetti, non possiede immagini mentali né
parole che possono essere manipolate mentalmente. Queste rappresentazioni interne compaiono verso i 18
mesi e segnano la fine del periodo sensornotorio. [e nel “Quadro
L'intelligenza sensomotoria si sviluppa attraverso sei sottostadi, presentati qui di seguito
4.1] nelle loro caratteristiche essenziali.
Il primo stadio: l'esercizio dei riflessi (0-1 mese). Anche se i riflessi (ad esempio, quelli di suzione e
prensione) sono reazioni innate, il neonato li esercita e li applica a situazioni sempre più numerose:
succhia tutto ciò che gli capita e stringe tutto ciò che tocca il palmo della sua mano.
L'accomodamento si manifesta quando il neonato fa degli sforzi per applicare lo schema: ad esempio
muove la testa o le labbra per cercare il capezzolo, mentre in precedenza era in grado di succhiare il capezzolo
solo quando gli veniva messo in bocca. Inoltre si manifesta un'iniziale capacità di discriminazione: il neonato
sazio accetta di succhiare qualsiasi oggetto a disposizione, come ad esempio il dito, mentre quando ha fame
rifiuta energicamente qualsiasi sostituto del capezzolo incapace di nutrirlo.
In questo sottostadio il neonato è chiuso in uno stato di egocentrismo radicale e non ha alcuna
consapevolezza di sé e dell'esistenza di un mondo fuori di sé.
Il secondo stadio: le reazioni circolari primarie e i primi adattamenti acquisiti (1-4 mesi). L'attività
sensomotoria si trasforma in funzione dell'esperienza: quando trova per caso un risultato nuovo e interessante,
il bambino cerca di conservarlo attraverso la ripetizione. Piaget chiama questo bisogno reazione circolare
primaria perché le azioni sono tutte centrate sul corpo dell'infante. La reazione circolare primaria realizza
una sintesi di assimilazione e accomodamento e porta alla costituzione di schemi nuovi (le prime abitudini).
La suzione del pollice da azione occasionale si trasforma in condotta sistematica, grazie alla coordinazione tra
lo schema della suzione e i movimenti della mano. Inoltre, l'infante cerca di guardare ciò che ode, afferra un
oggetto per guardarlo o per portarlo alla bocca, guarda le proprie mani mentre le muove. Non si può ancora
parlare di intelligenza poiché la scoperta di condotte nuove avviene per caso; però la capacità di conservare i
dati dell'esperienza trasforma l'organizzazione biologica del primo stadio in organizzazione psicologica.
Il terzo stadio: le reazioni circolari secondarie (4-8 mesi). La novità di questo stadio è l'interesse per la
realtà esterna: il bambino non si limita a riprodurre un risultato interessante scoperto per caso sul proprio
corpo, ma cerca di conservare ripetendola un'azione che ha provocato casualmente uno spettacolo interessante
nell'ambiente. Le reazioni circolari secondarie sono condotte molto lontane dai riflessi, ma non ancora
intelligenti poiché la novità viene scoperta per caso. Alcune condotte fanno pensare che la realtà cominci ad
acquisire una certa permanenza, che però appare ancora legata alle azioni del bimbo: egli può scansare un
fazzoletto che gli copre il viso, cercare un oggetto quando è nascosto parzialmente da un ostacolo, o quando
lascia cadere il proprio giocattolo, lo cerca con lo sguardo per terra anticipando la posizione dell'oggetto.
Una delle più rilevanti acquisizioni di questo xriodo è la capacità di coordinare gli schemi della vision