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E DELLA RELAZIONE BAMBINO-CAREGIVER 2018

MODELLI TEORICI E PERCORSI A RISCHIO

necessaria allo strutturarsi di uno spazio interno di relazione con il bambino. In questa

prospettiva la genitorialità offrirebbe l’opportunità di rivedere l’intero sviluppo della

relazione con i propri genitori interni, con la possibilità di rielaborare i vissuti legati alle

identificazioni infantili che ora vengono confrontati con i sentimenti nei confronti del proprio

figlio;

• come un articolato processo di fattori intrapsichici e interpersonali che coinvolge l’insieme

delle rappresentazioni che emergono dalla storia personale dei genitori, dalla loro vita attuale

e dalla loro relazione di coppia. In tale prospettiva la genitorialità implica sia una ridefinizione

interna (processi intrapsichici) che esterna (processi interattivi) dei legami familiari in cui

sono iscritti maternità e paternità.

La genitorialità viene considerata un processo trasformativo che implica una rivisitazione delle

rappresentazioni interne del genitore, con un passaggio dall’investimento su di se a quello sul

bambino, processo cruciale dello sviluppo dell’individuo, a cui fa seguito l’acquisizione di una

integrazione personale più matura, caratterizzata dall’elaborazione e dalla risoluzione dei precedenti

conflitti infantili.

La letteratura psicoanalitica ha avuto nel tempo anche il merito di affrontare la tematica della

genitorialità superando da dicotomia tra una “maternità biologica” e una “paternità sociale” sostenuta

nelle iniziali posizione freudiane e mettendo in luce, invece, l’interconnessione tra aspetti biologici,

psicologici e culturali sia nell’uomo sia nella donna. Questo ha permesso di sottolineare le analogie

tra uomo e donna in termini di funzioni genitoriali della mente nell’affrontare questa tappa del ciclo

vitale. Non è detto, in altre parole, che in una famiglia la funzione genitoriale venga esercitata dai

ruoli biologicamente determinati di madre e di padre, ma si estrinseca nella “capacità di prendersi

cura” (caregiving), soprattutto in relazione ai processi evolutici riguardanti il rapporto con se stessi e

con le proprie figure genitoriali.

Tuttavia prendersi cura, dare sostegno o contenimento richiede delle condizioni di consapevolezza

per cui la genitorialità assume una doppia valenza, evolutiva ma anche di possibile vulnerabilità, con

rischi di distorsioni psicopatologiche.

In tal senso la clinica si è soffermata sul come ai figli e alla funzione di genitorialità venga spesso

affidata una aspettativa “riparativa”, da vedersi come tentativo di risanare aspetti irrisolti o dolorosi

della propria storia personale, sia rispetto all’immagine di sé come figli dei genitori avuti in sorte, sia

rispetto all’immagine di sé come genitore.

Con la notoria affermazione “fantasmi dei genitori nella stanza dei bambini”, Fraiberg e collaboratori

(1975) illustrano come il comportamento di accudimento possa essere ingombrato dal passato dei

genitori, impedendo loro di mettersi in contatto con i bisogni del bambino reale. In molte situazioni

di disturbo precoce del bambino il genitore trasferisce su quest’ultimo le proprie esperienze

relazionali vissute con i propri genitori, spesso costellate da vicende di violenza, trascuratezza

emotiva o abuso, relative a un “passato non ricordato” dal genitore a causa della rimozione degli

affetti dolorosi relativi a tali vicende. Il bambino, divenuto adulto e genitore, eserciterà a sua volta

punitività e trascuratezza nei confronti del figlio, facendo proprie le caratteristiche del proprio

genitore e rimanendo insensibile verso gli affetti espressi dal figlio, affetti da lui stesso rimossi nel

corso della propria infanzia.

Lebowici (1983) evidenzia come già nel corso della gravidanza la madre inizi a costruire un rapporto

con il bambino che nascerà, attraverso fantasie e rappresentazioni che le permetto di creare un legame

14 CAPITOLO 3

A.A. APPUNTI DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO ATIPICO PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO

/2019 E DELLA RELAZIONE BAMBINO-CAREGIVER

2018 MODELLI TEORICI E PERCORSI A RISCHIO

con lui. Nella mente della madre si crea una rappresentazione del “bambino fantasmatico”,

corrispondente al bambino delle proprie fantasie edipiche infantili. Nello stesso tempo, la madre

insieme al padre iniziano a fantasticare intorno a un “bambino immaginario” corrispondente alle loro

aspettative attuali, coscienti, relative al bambino (sesso, caratteristiche temperamentali, somiglianze

ecc.). La comparsa sulla scena, dopo la nascita del “bambino reale” comporterà da parte di entrambi

i genitori un complesso processo di confronto e di elaborazione tra il bambino immaginato e

rappresentato prima della nascita e le caratteristiche reali che il bambino presenta.

Nello sviluppo tipico del legame genitore-bambino le rappresentazioni a carattere prevalentemente

positivo, appaiono flessibili e in grado di modificarsi a seconda dell’individualità del bambino che, a

sua volta, le interiorizza integrandole in modo sintonico con i propri aspetti individuali. In questi casi

il genitore avrebbe la tendenza a vedere i rapporti con il figlio in termini di contenuti mentali coerenti,

ben organizzati, di facile accesso alla coscienza e le rappresentazioni avrebbero una funzione

organizzativa che permette di “ordinare” in un insieme relativamente stabile significati, sensazioni,

affetti e d esperienze del Sé genitoriale. In altri casi, invece, le rappresentazioni dei genitori rischiano

di mettere in pericolo la costruzione dell’identità del bambino, costringendolo a identificarsi con

qualità e oggetti del mondo intrapsichico genitoriale che possono soffocare i suoi aspetti più originari

e individuali. A queste attribuzioni che assegnano al bambino un ruolo specifico, si accompagna la

rappresentazione della madre o del padre con un ruolo complementare.

In questa prospettiva la valutazione delle rappresentazioni genitoriali assume un valore predittivo del

comportamento interattivo genitore-bambino già a partire dalla gravidanza, dal momento che

l’organizzazione interna della relazione è più stabile di quanto non siano i comportamenti manifesti.

Durante la gravidanza si verificano sostanziali modificazioni del mondo rappresentazionale della

donna impegnata a costruirsi una immagine mentale del suo bambino, di se stessa nel ruolo di madre

e della loro relazione, attraverso un processo che implica contemporaneamente una revisione delle

rappresentazioni del proprio Sé costruite durante l’infanzia e l’adolescenza.

L’assetto mentale genitoriale che emerge a partire dalla gravidanza conduce alla formazione di una

nuova organizzazione cognitiva e affettiva che Stern (1995) definisce “costellazione materna”, che

sta a segnalare la nascita psicologica di una nuova identità, “il senso di essere madre”.

Ricerche, attraverso l’uso di interviste cliniche appositamente costruite, hanno messo in luce che nelle

ultime fasi della gravidanza la donna si è costruita un’immagine sufficientemente stabile e definita di

sé come madre e del proprio bambino che influenza la qualità della stessa relazione precoce con il

bambino. Tali studi si basano sul presupposto che le rappresentazioni, organizzate in una struttura

narrativa, possano dare informazioni specifiche sul modo in cui la donna affronta l’esperienza della

maternità e consentano di fare delle previsioni sul suo funzionamento mentale in termini di fattori di

protezione o di rischio nella relazione con il bambino. Le madri con rappresentazioni

integrate/equilibrate denotano un forte senso della propria identità e della presenza affettiva del

figlio, nonché flessibilità nell’adattamento e nel riconoscimento dei cambiamenti relativi alla

genitorialità. Le donne con rappresentazioni ristrette/disinvestite si caratterizzano per il forte

controllo e meccanismi di razionalizzazione che rendono il senso della genitorialità astratto e

dominato da piattezza emotiva. Le donne con rappresentazioni ambivalenti/non integrate risultano

confuse e incoerenti, poco flessibili e inclini al cambiamento a causa di pressioni esercitate dalle

esperienze del passato e dall’insicurezza rispetto al futuro, vissuto come troppo difficile da affrontare.

Dopo la nascita del bambino, intorno ai 4 mesi di vita, si riscontra un’alta stabilità degli stili di

rappresentazione già presenti in gravidanza e la possibilità di predire gli stili di interazione madre-

bambino ai 6, 9 e 12 mesi di vita del bambino. 15

CAPITOLO 3 A.A.

APPUNTI DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO ATIPICO

PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO /2019

E DELLA RELAZIONE BAMBINO-CAREGIVER 2018

MODELLI TEORICI E PERCORSI A RISCHIO

3.2 Il contributo dell’Infant Research

All’interno del paradigma teorico dell’Infant Research, avente come oggetto lo sviluppo nella prima

infanzia, si è cominciato a sostenere con forza una visione interamente bidirezionale del contributo

di ciascun partecipante all’organizzazione della diade genitore-bambino, che si costituisce come

campo interattivo con una propria organizzazione peculiare.

I bambini, come ogni altro sistema vivente, sono capaci di autoregolarsi e auto-organizzarsi. Il

processo di autoregolazione, tuttavia, modifica continuamente il processo di regolazione interattiva e

ne viene da questa continuamente modificato.

Nella prospettiva delineata da Louis Sander (1962, 1964, 1995), l’esperienza per la quale il bambino

si percepisce come soggetto “agente” si organizza grazie al processo di autoregolazione fin dalla

nascita e accresce la consapevolezza dell’esperienza interiore (stato generale, emozioni, aspettative),

ma solo nella misura in cui anche la regolazione interattiva consente o favorisce questa esperienza.

Le indicazioni dell’Autore sollecitano a considerare l’organizzazione del bambino nel rapporto con

il genitore come una proprietà sistemica, costruita reciprocamente dal bambino e da chi si prende cura

di lui.

Il bambino che emerge dalle ricerche di Stern è attivamente impegnato nella ricerca di stimoli, è in

grado di regolare, con il contributo materno, il loro eccesso o la loro carenza per raggiungere livelli

ottimali di stimolazione. È inoltre un bambino capace di sperimentare fin dalla nascita il processo di

emergenza di una organizzazione interna, attraverso il collegamento di esperienze isolate. Stern

riconosce l’importanza cruciale dei cambiamenti che si verificano nei primi due anni di vita e

concepisce lo sviluppo come una sequenza epigenetica di compiti adattivi che emergono con la

maturazione delle capacità fisiche e mentali del bambino, e ch

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
85 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher omazzeo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo atipico e della relazione bambino-caregiver e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Lecciso Flavia.