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ABUSO DI SOSTANZE

L'esposizione in utero alla sostanza stupefacente è un aspetto la cui indagine ha numerose ragioni, le prime delle quali sono relative alla tutela della salute del feto e, allo stesso tempo, a interventi di politica sociale circa la potestà genitoriale materna. Benché numerosi, i dati provenienti dagli studi sull'esposizione in utero non sono univoci. Ciò ha a che vedere con diverse ragioni, la prima delle quali è che le diverse sostanze considerate hanno effetti diversi, come pure diversi tendono ad essere gli effetti di una stessa sostanza in relazione ai diversi momenti gestazionali.

Bambini che nascono da madri che fanno uso di sostanze durante la gravidanza possono essere affetti da sindrome alcolico fetale (FAS) o da sindrome fetale da abuso di sostanze (FDS). Per ciò che riguarda gli effetti dell'abuso materno di alcol, si ritiene che questo abuso in gravidanza sia la causa principale di ritardo mentale nei bambini.

effetti generalmente osservabili sono, oltre a bassi livelli d'intelligenza, dismorfismi facciali, disturbi cardiaci, renali, uditivi e allo scheletro, deficit attentivi, iperattività, impulsività, antisocialità, disturbi del linguaggio e dell'apprendimento. Circa gli effetti dell'abuso di sostanze materno durante la gravidanza, è noto come siano riscontrabili nel bambino deficit neurocomportamentali che incidono sul livello di attivazione, regolazione emotiva e la capacità di focalizzare e mantenere l'attenzione. L'uso di sostanze psicotrope è ritenuto un importante fattore di rischio per lo sviluppo di deficit cognitivi nei bambini esposti in utero. In particolare, in letteratura si fa prevalentemente riferimento alla cocaina, in relazione alle influenze esercitate da questa direttamente sul cervello attraverso gli effetti sui sistemi neurotrasmettitoriali in evoluzione nel bambino. In uno studio sullo sviluppo cognitivo a

8 e 18 mesi di bambini esposti ingravidanza all'assunzione di cocaina materna è stato riscontrato come la severità del deficit evolutivo sia correlabile alla quantità di cocaina assunta dalla madre. Laddove questa quantità era modesta non si riscontravano effetti apprezzabili. È evidente come nell'interazione tra madri che fanno uso di sostanze e i loro bambini esposti già in utero siano riscontrabili difficoltà che non riguardano solo la stretta condizione materna, ma anche l'oggettiva difficoltà di avere a che fare con un bambino che probabilmente presenterà ritmi sonno-veglia irregolari, problemi alimentari e tendenza all'iperattività, rendendo problematico l'accudimento del bambino. Allo stesso tempo appare pervasivo un atteggiamento di queste madri: nonostante le loro difficoltà personali, quelle del proprio bambino come pure della loro relazione, di solito non abdicano al proprio ruolo.

materno (diversamente dai padri che fanno uso di sostanze). Benché queste madri abbiano e dimostrino consapevolezza circa l'impatto del loro abuso di sostanze sui figli, e per questo tendano ad affermare di aver bisogno di un trattamento, generalmente nei fatti lo evitano. Le ragioni di questa ambivalenza sono state approfondite: sono stati chiamati in causa aspetti valoriali (mettere in primo piano i bisogni del bambino); la percezione che le sostanze comunque sostengano il ruolo genitoriale piuttosto che danneggiarlo; il bisogno di evitare di confrontarsi con i propri sensi di colpa. Più di queste ragioni, l'evitamento al trattamento sembra avere a che fare con la paura che ciò automaticamente porti alla perdita della custodia o della potestà genitoriale del proprio figlio. ABUSO E MALTRATTAMENTO In una fase iniziale della riflessione sistematica sull'abuso e maltrattamento all'infanzia si riteneva che singole e specifiche condizioni di rischio

(tra le qualila psicopatologia genitoriale, la povertà o una storia personale di abuso e maltrattamento nel genitore abusante) potessero quasi determinare situazioni di abuso e maltrattamento infantile. Tale impostazione è evidente nei lavori presenti fino agli anni 70. In quegli anni però. Le prime ricerche epidemiologiche mostravano come l'abuso, soprattutto quello sessuale intrafamiliare, fosse un fenomeno che in realtà attraversava le diverse classi sociali. Ricerche successive, usando gli stessi fattori di rischio su popolazioni diversamente selezionate, hanno dimostrato però la scarsa incidenza dei fattori di rischio in questione. Ciò che mancava era uno sguardo attento alle caratteristiche degli stessi abusati, e non solo alle loro famiglie. A partire dalla metà degli anni 80 si è affermata la necessità di riconoscere il ruolo decisivo delle caratteristiche del soggetto abusato. Di conseguenza, l'evento abuso è

stato rielaborato concettualmente declinandolo lungo alcune dimensioni (per es. tempo, frequenza, tipologia) che assumono elementi strutturali differenti in combinazione con i diversi elementi strutturali e devolutivi del soggetto.

Le conseguenze dell'abuso e del maltrattamento

La letteratura sull'abuso infantile documenta da anni le implicazioni di questo tipo di trauma tanto sulle attuali traiettorie evolutive del bambino quanto sulla sua salute mentale nel medio e lungo termine.

Il maltrattamento infantile ha un impatto negativo che tende a persistere e a essere riscontrabile anche in età adulta. Tali implicazioni sono principalmente riferite a modificazioni sostanziali sul piano neurobiologico, ritardi cognitivi, comportamenti disfunzionali quali aggressività, disturbi della condotta e abuso di sostanze. L'abuso infantile costituisce un serio fattore di rischio per lo sviluppo di psicopatologia in età adulta, variazioni nelle tipologie e

nellaseverità dell'abuso subito sono fortemente associate a migliori o peggiori esiti in età adulta. Alcuni autori riportano dati relativi a uno studio longitudinale su un campione di famiglie in cui la donna aveva una storia di abuso sessuale infantile. Oltre a confermare le conseguenze psicologiche, gli autori hanno visto confermata l'ipotesi circa l'impatto negativo di tale trauma infantile su variabili cruciali nel funzionamento psicologico adulto, come il comportamento genitoriale. La maggior parte dei bambini abusati fa esperienza di diverse forme di abuso nel corso del tempo: tale coesistenza e co-occorrenza di molteplici tipologie di abuso è definita dalla letteratura sul maltrattamento CMM (Child Multi-type Maltreatment). Va ricordato come bambini che hanno subito abusi e violenze di diverso genere per lunghi periodi di tempo possono evidenziare uno status evolutivo nella norma. Diversamente, alcuni bambini che vivono episodi di natura

traumatica, isolati e non ripetuti nel tempo, manifestano un quadro di sviluppo fortemente perturbato e danneggiato. Infine, anche molti anni dopo abusi infantili, in età adulta possono manifestarsi improvvisamente ricordi circa l’esperienza vissuta (ricordi recuperati di abuso); al contrario, in assenza di memorie specifiche, il soggetto può sperimentare uno stato di sofferenza psicologica del tutto sovrapponibile a quella tipica del PTDS.

I dati recentemente pubblicati di uno studio longitudinale psicoanaliticamente orientato ci aiutano a comprendere come la resilienza possa non essere necessariamente coincidere con la mancanza di sintomatologia. L’aspetto interessante sta nell’indicare come non debbano essere ritenuti necessariamente alternativi la presenza di sintomatologia e difficoltà psicologiche da una parte, e buon adattamento dall’altra. Il fatto che un adulto abusato durante l’infanzia non presenti una franca psicopatologia non esaurisce

il discorso sulle conseguenze di quell'evento. La resilienza, cioè, può non essere raggiunta e acquisita una volta per tutte.

L'ABUSO INTRAFAMILIARE COME TRAUMA CUMULATIVO NELLA PROSPETTIVA INTERGENERAZIONALE

Se consideriamo che il dato più consistente e ricorrente nell'abuso e maltrattamenti infantile è la sua dimensione intrafamiliare, notiamo come sia ricorrente la presenza di un trauma della relazione che preesiste e codetermina quello dell'abuso. L'evento o gli eventi di abuso, cioè, non emergono improvvisamente, ma rappresentano una ulteriore declinazione di forti perturbazioni della relazione primaria. Abbiamo prove del fatto che la relazione abusato-abusante sia caratterizzata da aspetti disfunzionali, contraddistinta da traumatismi specifici.

Dobbiamo alla riflessione in ambito psicodinamico sugli abusi infantili la possibilità di una comprensione articolata dell'evento abuso intrafamiliare come epifenomeno di un

del soggetto. Questa combinazione di fattori rende il trauma della relazione primaria particolarmente impattante sullo sviluppo psicologico del bambino. Gli studi sull'isteria hanno contribuito a comprendere meglio le implicazioni psicopatologiche del trauma nella relazione primaria. Freud ha evidenziato come l'abuso sessuale, in particolare l'incesto, sia strettamente legato al trauma della relazione. Secondo Freud, l'evento traumatico rappresenta una minaccia alla vita e all'integrità personale, generando un senso di imprevedibilità, terrore e impotenza che supera le capacità di adattamento dell'individuo. Inoltre, il trauma della relazione primaria si caratterizza per la convergenza di eventi esterni pericolosi e "pericoli interni" (come l'angoscia), determinati sia dal contesto evolutivo che dalle capacità del soggetto. In sintesi, il trauma della relazione primaria ha un impatto significativo sul funzionamento della personalità e sulla psicopatologia del bambino.del bambino di comprendere e rispondere all'evento; i meccanismi di protezione e difesa mobilizzati dal soggetto come risposta al trauma possono avere un effetto duraturo sulla sua struttura di personalità. Così, secondo una lettura psicodinamica delle conseguenze del trauma infantile si devono tenere in considerazione gli elementi di interconnessione tra i meccanismi difensivi messi in atto dal soggetto e lo sviluppo dell'angoscia legato alle fasi dello sviluppo (angoscia di abbandono, della perdita dell'amore del genitore). In questo modo la specifica risposta del bambino al trauma non potrà prescindere dalla fase evolutiva in cui si trova e dalla specifica dinamica intrapsichica che funziona da elemento organizzante del suo psichismo attuale. Un'importante distinzione che Breuer e Freud articolano è tra trauma singolo e traumi ripetuti, ripresa negli anni 50 da Kris, che distingue tra uno shock trauma e uno strain trauma (trauma tensivo).effetto di s
Dettagli
A.A. 2019-2020
60 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lelesprint1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo atipico e della relazione bambino-caregiver e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Lecce Flavia.