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Premessa
Tramite questo tipo di osservazione si possono ottenere due tipi di dati: quelli oggettivi, i comportamenti, che sono indicatori dello sviluppo e dello stato mentale del bambino; e quelli soggettivi, le motivazioni, i significati, le attribuzioni sul bambino, emergenti dalle testimonianze dei genitori. Negli ultimi 15 anni, l'Infant research ha messo in luce come l'esperienza soggettiva del caregiver e i suoi schemi internalizzati delle relazioni di accudimento, studiati in modo sistematico nei pattern narrativi, hanno un valore predittivo sulle relazioni future, sullo sviluppo e sull'adattamento del bambino.
L'osservazione del bambino nella prima infanzia
- Freud utilizza l'osservazione, durante il gioco del rocchetto del nipotino Ernst, per indagare i processi inconsci finalizzati a controllare l'angoscia di separazione dalla madre.
- Mahler e collaboratori conducono una serie di rigorose ricerche longitudinali basate sull'osservazione
- Klein considera l'osservazione come mezzo per accedere alla comprensione delle primitive fantasie inconsce e del loro impatto sulla vita emotiva.
- Winnicott sottolinea invece una maggiore aderenza al contesto reale, affettivo e sociale, entro cui si svolgono le cure di accudimento, sviluppando il concetto di madre sufficientemente buona, cioè capace di rifornire emotivamente e supportare concretamente lo sviluppo del bambino. Winnicott rileva inoltre che il bambino piccolo non può essere considerato separatamente dalla madre.
- Bowlby propone una visione del bambino come individuo attivo e biologicamente preadattato che ricerca precocemente scambi sociali, che organizza le sue esperienze in rappresentazioni di Sé e degli altri (modelli operativi interni), e che necessita, per il suo positivo sviluppo, non già
Lo sviluppo in ambito clinico parte da queste premesse, focalizzando l'attenzione sulla relazione genitore-bambino: si considera ogni comportamento come parte di un sistema comportamentale transazionale. La valutazione del bambino è pertanto necessariamente accompagnata da una valutazione della qualità degli scambi e delle caratteristiche del contesto di accudimento. Entro questo schema concettuale, una corretta valutazione deve includere anche l'esperienza soggettiva di ciascun partner, comprendendo anche le rappresentazioni ed i ricordi della storia delle interazioni della diade; è quindi importante che il clinico possa integrare le informazioni rilevabili da fonti multiple includendo le interviste ai genitori, l'osservazione e la valutazione diretta dello sviluppo del bambino e della sua relazione con i caregiver.
LE NARRAZIONI COME STRUMENTO DI RILEVAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI MENTALI DEI GENITORI
Bowlby propone l'espressione "modello operativo interno" per indicare le rappresentazioni mentali che i genitori hanno di sé stessi, degli altri e delle relazioni. Questi modelli influenzano il modo in cui i genitori interpretano e rispondono ai segnali del bambino, e possono essere rilevati attraverso le narrazioni che i genitori fanno delle loro esperienze di vita e delle loro relazioni significative.
interno” (MOI) per descrivere la rappresentazione internanei suoi aspetti strutturali e dinamici. La struttura dei MOI del Sé, e delle figure di attaccamento, è unastruttura relazionale che emerge da ripetute e precoci esperienze interpersonali; un individuo che hasviluppato un MOI delle sue figure di attaccamento come amorevoli e pronte a sostenerlo, può costruire unmodello complementare del Sé come segno di sostegno e amore.Stern definisce “rappresentazioni di interazioni generalizzate” (RIG) le esperienze infantili di interazioniripetute che costituiscono unità mnestiche di base su cui si organizzano dinamicamente “isole di coerenza”,ossia elementi costanti dell'esperienza del Sé e dell'altro che formano aspettative e previsioni di interscambifuturi.In linea con tali concettualizzazioni, la ricerca e la clinica si sono sempre più orientate a considerare gliaspetti rappresentazionali delle
Le esperienze reali svolgono un ruolo decisivo nell'organizzazione del mondo intrapsichico ed interpersonale di ciascun individuo. In particolare, molti studi sono stati rivolti a studiare le rappresentazioni di sé e degli altri significativi relative all'attaccamento: i comportamenti di attaccamento, che inizialmente sono predeterminati biologicamente allo scopo di ottenere vicinanza e sicurezza, vengono in seguito organizzati ad un livello cognitivo rappresentazionale attraverso i MOI.
Mary Main e coll. hanno esaminato le connessioni tra le rappresentazioni mentali dell'adulto delle proprie esperienze infantili e la sicurezza dell'attaccamento del proprio bambino, utilizzando un'intervista semistrutturata, l'Adult Attachment Interview (AAI): è stato messo in luce, grazie anche al contributo di ulteriori studi, che i modelli di attaccamento rilevati dalle interviste dei genitori, sono efficaci predittori dello stile di attaccamento dei propri figli.
nei primi anni di vita, e possono trasmettersi tra le generazioni.
IL PROCESSO DI VALUTAZIONE DIAGNOSTICA DELLO SVILUPPO NELLA PRIMA INFANZIA
Il processo di valutazione diagnostica nella prima infanzia ha l'obiettivo di monitorare lo sviluppo del bambino negli aspetti maturativi e nel livello di funzionamento adattivo, e di esaminare la specificità dei problemi relazionali ed individuali all'interno del contesto di vita. Tale valutazione deve tenere conto del bambino, del caregiver, della relazione fra loro, e deve cogliere l'interdipendenza fra disturbo individuale e fattori interattivi.
Per valutare se la relazione promuove lo sviluppo o, al contrario, lo intralcia è necessario valutare quanto il caregiver sia in grado di decodificare i segnali del bambino e di regolare cicli e ritmi di comportamento, modalità ed intensità degli stimoli per accordarsi ai livelli di attività ed agli stati di aurosal del bambino. La valutazione della
qualità della relazione prende in esame anche la funzione riflessiva del caregiver, ossia la capacità di riconoscere gli stati mentali del bambino con i suoi bisogni, intenzioni, aspettative e desideri. Esistono fattori che possono impedire lo sviluppo della responsività, sia da parte del caregiver che da parte del bambino, e vanno considerati: parliamo di fattori genetici, difficoltà nella vita fetale e perinatale, condizioni di prematurità e malattie fisiche. I comportamenti responsivi dei genitori possono controbilanciare una vulnerabilità di questo tipo. È opportuno inoltre indagare su eventuali condizioni sfavorevoli, come separazioni precoci, psicopatologia del genitore, svantaggio socioeconomico, che possono determinare condizioni di rischio ambientale e incidere in modo negativo sullo sviluppo del bambino e sul legame bambino-caregiver. Durante l'osservazione della relazione bambino-caregiver, devono essere valutati sia gliaspetti qualitativi che quelli quantitativi: il tono affettivo della risposta del bambino al compito di sviluppo richiesto è importante quanto l'appropriatezza della sua risposta all'età di sviluppo. È importante osservare quanto il bambino è capace di segnalare alla madre l'efficacia dell'interazione in atto, o la necessità di una correzione. All'interno della "matrice clinica relazionale" (clinico-bambino-caregiver) emergono narrazioni ricche di molteplici significati. Il clinico deve riuscire ad accogliere ed elaborare contemporaneamente due livelli di informazione: i dati "oggettivi", ovvero tutto ciò che è osservabile, disturbi evolutivi, precocità, temperamento, stili interpersonali di comportamento del bambino e del caregiver, disturbi psichiatrici del caregiver; e i dati "soggettivi", che comprendono gli stati emotivi ed affettivi dei genitori, le rappresentazioni mentali.del Sé, del partner e del figlio. La capacità del clinico di coinvolgere i genitori per ottenere la loro collaborazione è fondamentale. Per ottenere una buona alleanza occorre far perno sulle competenze e sui punti di forza sia del bambino sia dei genitori. Il processo valutativo si rivela particolarmente utile se viene impostato come opportunità di riflettere sul bambino e come stimolo a confrontare le proprie ansie e aspettative e a rielaborarle. La valutazione clinica comprende anche l'indagine sulle caratteristiche personali e sulle risposte di cui dispongono i genitori, sul sostegno che ricevono dalla famiglia allargata e dal contesto socioeconomico in cui vivono. È necessario anche avere informazioni sul funzionamento del sistema familiare, sui suoi valori culturali e sul sistema di credenze. ADULT ATTACHMENT INTERVIEW All'interno della prospettiva teorica dell'attaccamento, Mary Main e coll. hanno costruito un'intervista semistrutturata,La AAI, per valutare e classificare le rappresentazioni mentali degli adulti relative alle relazioni di attaccamento. Essa ha la durata di circa un'ora, ed è composta da 18 domande che indagano sui ricordi e sulle esperienze dell'infanzia. Ciò che assume importanza rilevante ai fini della classificazione è il grado di organizzazione della propria storia sul piano cognitivo e affettivo, piuttosto che i contenuti o la veridicità dei ricordi.
La valutazione finale prevede l'inclusione del soggetto in una delle tre principali categorie che permettono di distinguere differenti modelli di attaccamento:
- modello sicuro/libero-autonomo (F), caratterizzato dalla capacità dell'individuo di presentare un quadro coerente e ben integrato delle relazioni d'attaccamento, nonché dal riconoscimento dell'influenza delle prime relazioni sullo sviluppo della personalità;
- modello distanziante (Ds), caratterizzato dal...