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Il cervello elimina connessioni, o sinapsi, che vengono utilizzate raramente oppure non utilizzate. L’eccesso di

sinapsi va incontro a una drastica potatura (pruning) per lo più con l’inizio dell’adolescenza e si costruisce

un’organizzazione cerebrale unica e specifica in ogni persona.

Nel cervello si attivano una molteplicità di circuiti, che entrano in funzione sulla base delle esperienze personali

soprattutto nei primi anni di vita.

Su un altro versante, la mancanza di stimolazioni e la deprivazione provocano un meccanismo di potatura dei

circuiti non stimolati.

Nei primissimi anni di vita le relazioni interpersonali costituiscono la fonte primaria delle esperienze che modulano

l’espressione genica a livello cerebrale.

Le esperienze precoci hanno un’influenza decisiva nell’indirizzare le connessioni tra neuroni e nel formare circuiti

specifici che intervengono nei processi mentali ( il cervello è aperto alle influenze ambientali).

I geni contengono le informazioni che promuovono la crescita, la morte e il collegamento tra neuroni che conducono

a specifici circuiti cerebrali.

I geni hanno in primo luogo la funzione di trasmettere le informazioni iscritte nel DNA alle generazioni successive

e di determinare quali proteine siano sintetizzate a livello cellulare.

Con Feldman si afferma che: “ al momento del concepimento e forse anche prima l’ambiente inizia ad intervenire

sul cervello in via di sviluppo”.

I cambiamenti chimici anche di lieve entità provocati dalla madre possono avere un notevole rilievo anche sulle

caratteristiche temperamentali del bambino alla nascita, come anche sui comportamenti successivi.

Sviluppo cerebrale in adolescenza

Le ricerche scientifiche degli ultimi dieci anni hanno messo in luce notevoli trasformazioni strutturali e funzionali

che coinvolgono il cervello durante l’adolescenza, negando la convinzione precedente secondo la quale lo sviluppo

cerebrale può essere considerato terminato all’ingresso nella pubertà.

Negli stadi precoci dello sviluppo cerebrale è possibile osservare la presenza di un numero molto elevato di cellule

nervose e di connessioni cerebrali; a questa sinaptogenesi segue un’ eliminazione/ pruning.

Nella specie umana, una seconda ondata di iperproduzione di connessioni avviene poco prima della pubertà,

seguita ancora una volta da un processo di pruning del tipo use it or lose it ( usalo altrimenti lo perdi).

Il risultato di questo processo è che molte nuove connessioni emergono mentre altre scompaiono, culminando in una

ridefinizione della struttura architettonica cerebrale che può ritenersi conclusa all’ingresso nell’età adulta.

L’espressione genica aumenta in maniera considerevole durante l’adolescenza e sembra essere legata alla

riorganizzazione delle strutture corticali ( coinvolgimento ad es. degli ormoni sessuali e dei circuiti della dopamina:

questo neurotrasmettitore svolge un ruolo critico nel focalizzare l’attenzione in presenza di stimoli ambientali

quando si manifesta la necessità di scegliere tra opzioni conflittuali, in particolare quando l’obiettivo può non

essere ovvio e la scelta deve basarsi su tracce mnestiche piuttosto che su impulsi; questo meccanismo neuronale

rispecchia l’aumentata capacità decisionale e il maggiore controllo degli impulsi in tarda adolescenza. Alcune

sostanze psicotrope, cocaina, possono colpire i neuroni della dopamina e danneggiare lo sviluppo cerebrale).

L’applicazione di tecniche di neuroimaging, quali MRI ( risonanza magnetica) permette di osservare in vivo alcuni

processi maturativi cerebrali in adolescenza.

Tali eventi riguardano in particolare la corteccia prefrontale che riveste un ruolo fondamentale in alcune funzioni

comportamentali e cognitive, quali controllo degli impulsi, inibizione e attivazione comportamentale,

pianificazione del comportamento.

Alcuni circuiti cerebrali, in particolare quelli coinvolti nella valutazione del rischio, nella pianificazione di attività

a lungo termine e nel controllo degli impulsi, sono lontani dall’essere del tutto sviluppati.

Il cervello degli adolescenti si differenzia da quello dell’adulto, questi processano le stesse informazioni ma, nel

farlo, utilizzano circuiti neuronali diversi e ottengono diversi risultati: mentre gli adulti tendono a porre domande

prima di esprimere la propria valutazione, fornendo risposte maggiormente adeguate, i più giovani sembrano

giungere in maniera più veloce a una conclusione intuitiva, mostrando una particolare difficoltà a riconoscere, ad

es., la paura nelle espressioni facciali e una specifica problematicità nell’attribuzione di significato a immagini non

familiari o lontane nel tempo.

Questo, però, non significa che gli adolescenti non sono in grado di controllare gli impulsi, ma che questa funzione

risulta più complessa per un adulto.

L’immaturità dei lobi frontali rende gli adolescenti meno competenti in quei comportamenti che richiedono una

decisione legata a incertezza rispetto l’esito.

In particolare sembra che gli adolescenti trovino maggiore difficoltà nel valutare la probabilità che un evento

accada o si ripeta ( es. i giovani che guidano, rispetto agli adulti, sembrano sottostimare la probabilità di rischi

specifici in alcune situazioni di traffico e sovrastimare la loro abilità nel fronteggiare questi rischi).

3 Dinamiche e competenze genitoriali nello sviluppo teorico e a

r ischio

Il tema delle competenze genitoriali indaga principalmente le modalità di un genitore di soddisfare i bisogni

fondamentali del proprio figlio da un punto di vista fisico e psicologico.

Il concetto di funzione genitoriale, ha riscontrato interesse nella psicologia dinamica, e le sue origini vanno

rintracciate nell’interiorizzazione dei comportamenti messi in atto dalle proprie figure di accadimento.

La genitorialità è oggetto di studio della psicodinamica, infant research, attaccamento e neuroscienze ed è

determinata da:

il contesto sociale in cui la relazione genitore/bambino è inserita;

a. la personalità dei genitori;

b. le caratteristiche individuali del bambino.

c.

Le radici della genitorialit à nei contr ibuti psicodinamici

Lo studio della funzione genitoriale ha riguardato l’analisi delle rappresentazioni individuali e dei processi mentali

inconsci del genitore sul bambino.

Nei modelli dinamici la genitorialità è intesa come:

fase evolutiva che permette di acquisire il ruolo di genitore come occasione di rielaborazione di conflitti

a. rimasti sospesi nella propria storia personale;

crisi, si pone l’accento sui cambiamenti e sulle oscillazioni che l’individuo deve affrontare per costruire

b. un’immagine stabile del proprio Sé genitoriale, necessaria allo strutturarsi di uno spazio interno di

relazione con il bambino. C’è la possibilità di rielaborare i propri vissuti legati alle identificazione

infantili che vengono confrontati con i sentimenti nei confronti del proprio figlio;

articolato processo di fattori intrapsichici e interpersonali che coinvolge l’insieme delle

c. rappresentazioni che emergono dalla storia personale dei genitori, della loro vita attuale e dalla loro

relazione di coppia. La genitorialità implica sia una ridefinizione interna, processi intrapsichici, che

esterna, processi interattivi, dei legami familiari in cui sono iscritti maternità e paternità.

La genitorialità viene pertanto considerata un processo trasformativo che implica una rivisitazione delle

rappresentazioni interne del genitore, con un passaggio dall’investimento su di sé a quello sul bambino, processo

cruciale dello sviluppo dell’individuo, a cui fa riferimento l’acquisizione di una integrazione personale più matura,

caratterizzata dall’elaborazione e dalla risoluzione dei precedenti conflitti infantili.

Lebovici ritiene che nel corso della gravidanza la madre inizi a costruire un rapporto con il bambino che nascerà,

attraverso fantasie e rappresentazioni che le permettono di creare un legame con lui.

Nella mente della madre si crea una rappresentazione del “bambino fantasmatico ”, che corrisponde alle

fantasie edipiche. La madre, insieme al padre, fantastica intorno a un “bambino immaginario ” corrispondente

alle loro aspettative attuali, coscienti, relative al bambino. La comparsa sulla scena, dopo la nascita, del

“bambino reale” comporterà da parte di entrambi i genitori un complesso processo di confronto e di elaborazione

tra il bambino immaginato e rappresentato prima della nascita e le caratteristiche reali che il bambino presenta.

La prima relazione tra il genitore e il bambino sarà dunque improntata non solo dalla competenza parentale

fondata biologicamente che si incontra con le caratteristiche del bambino stesso, ma anche dalle rappresentazioni e

dalle fantasie che il genitore ha sviluppato intorno a un futuro bambino.

Nello sviluppo tipico del legame genitore­bambino le rappresentazioni a carattere prevalentemente positivo,

appaiono flessibili e in grado di modificarsi a seconda dell’individualità del bambino che, a sua volta, le

interiorizza con i propri aspetti individuali. In questi casi il genitore avrebbe la tendenza a vedere i rapporti con il

figlio in termini di contenuti mentali coerenti, ben organizzati, di facile accesso alla coscienza e le rappresentazioni

avrebbero una funzione organizzativa che permette di “ordinare” in un insieme stabile significati, sensazioni,

affetti ed esperienze del Sé genitoriale.

In altri casi, invece, le rappresentazioni dei genitori rischiano di mettere in pericolo la costruzione dell’identità del

bambino, costringendolo a identificarsi con qualità e oggetti del mondo intrapsichico genitoriali che possono

soffocare i suoi aspetti più originari e individuali.

Per es. un bambino fragile e vulnerabile diventa l’espressione inadeguati del genitore. In questo modo a fronte di un

bambino inadeguato e fragile, il genitore potrà diventare eccessivamente soccorrevole trascurando chi è veramente

il bambino e quali sono i suoi aspetti peculiari. In questi prospettiva la valutazione delle rappresentazioni assume

un valore predittivo del comportamento interattivo genitore/bambino già a partire dalla gravidanza, dal momento

che l’organizzazione interna della relazione è più stabile di quanto non siano i comportamenti manifesti.

Durante la gravidanza si verificano sostanziali modificazioni del mondo rappresentazionale della donna

impegnata a costruirsi una immagine mentale del bambino, di se stessa nel ruolo di madre e della loro relazione,

attraverso un processo che implica una revisione delle rappresentazioni del proprio Sé costruite durante l’infanzia e

l’adolescenza.

L’assetto mentale genitoriale che

Dettagli
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A.A. 2013-2014
63 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessiasama di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicopatologia dello svilluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Speranza Annamaria.