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Elaborazione adeguata e mancata elaborazione del lutto

a) abbandonare la ricerca della persona persa (Main, 1990);

b) accettare che la perdita sia definitiva (= accettare la realtà; Main, 1990);

c) ri-orientamento nella vita quotidiana e nei suoi compiti (Main, 1990) e allontanare da sé il timore di essere stato causa della perdita ➔ cambiamento (o meglio il superamento) dei Modelli Operativi Interni conflittuali e il raggiungimento di Modelli Operativi Interni integrati, che riflettono la realtà della perdita.

MANCATA ELABORAZIONE DEL LUTTO: l'individuo esperisce una combinazione di sintomi di paura, evitamento, dissociazione o disorientamento. Inoltre possono continuare a coesistere Modelli Operativi Interni multipli e conflittuali del Sé e dell'altro. Sono proprio tali aspetti di mancata risoluzione del lutto che si evidenziano nel pattern Non Risolto dell'AAI.

Diagnosi di disabilità di un figlio e trauma... Allo stesso modo ricevere una diagnosi grave di malattia.

Il trauma di avere un figlio affetto da una malattia è paragonabile a un lutto subito (Cfr. Marvin, Pianta, 1996).

I genitori si trovano a dover modificare i Modelli Operativi Interni del Sé e del bambino: passare dalla rappresentazione del bambino perfetto e sano (rappresentazioni contenute nei MOI precedenti alla comunicazione della diagnosi) alla rappresentazione del bambino affetto da patologia (rappresentazione contenuta nei MOI che riflettono la nuova realtà) = l'individuo deve affrontare un processo di elaborazione del lutto che viene definito, in modo più specifico, processo di elaborazione della diagnosi di malattia del figlio (Marvin, Pianta, 1996). Il genitore deve quindi affrontare il trauma legato alla diagnosi, riorientarsi nella nuova realtà, costruire dei nuovi Modelli Operativi Interni del Sé e del bambino che riflettano tale nuova realtà. Se il genitore attraversa questo percorso, giungendo a nuovi Modelli Operativi Interni.

potrà essere considerato come Risolto rispetto alla diagnosi.
  1. secondo la TA: il processo di reazione alla diagnosi, proprio in quanto processo, prevede il passaggio attraverso una serie di fasi che consentono al genitore di apportare un cambiamento qualitativo dei MOI, una sorta di "aggiornamento" e di accomodamento di tali rappresentazioni mentali alla nuova realtà.
  2. Trauma non risolto: il genitore non riesce a risolvere il trauma di malattia del figlio e mette in atto dei comportamenti specifici nell'interazione con il figlio: rischio di un attaccamento insicuro nella relazione genitore-bambino (Cassibba, 2005; Marvin, Pianta, 1996).
  3. Trauma risolto: se da una parte, durante il processo di reazione alla diagnosi, il genitore riesce a risolvere il trauma di malattia del figlio, dall'altra parte sarà in grado di interpretare in maniera adeguata i segnali del bambino e di fornire conforto al figlio, anche attraverso il contatto.

Il fisico; processo di elaborazione della diagnosi dellasvilupperà delle aspettative non realistiche sul malattia del figlio, il genitore potrebbe mettere infiglio e di conseguenza gli farà delle richieste atto dei comportamenti caratterizzati da minornon realizzabili; responsività, sembra esserci la possibilità diproverà sentimenti di rabbia e depressione "riparare" questa situazione, quando il genitoresoprattutto in relazione al comportamento di giunge alla risoluzione della diagnosi, mettendocura e, in alcuni casi limite, un forte in atto comportamenti sensibili.evitamento delle generali attività diaccudimento. Infatti se il genitore risolve il trauma della= i genitori non risolti si trovano a vivere diagnosi, appare meno dominato da emozioniall'interno di una sorta di paradosso (Marvin, negative e dallo stress a esse associato.Pianta, 1996): il loro caregiving system è distorto può dunque rispondere in

manierao attivato in maniera conflittuale proprio dalla maggiormente adeguata ai segnali, alle richieste,persona (ossia il bambino affetto da patologia) ai bisogni del bambino (Cassibba, 2005; Marvin,verso cui tale sistema dovrebbe essere rivolto, Pianta, 1996).con l'obiettivo primario di curare e proteggere. = quindi la risoluzione della diagnosi di malattia di

• Il bambino che non riceve risposte sensibili da un figlio rappresenta una condizione necessariaparte del proprio caregiver non potrà utilizzare affinché il comportamento del caregiver torni all'adulto come base sicura, di conseguenza dovrà essere sensibile e appropriato ai bisogni delsviluppare delle strategie di evitamento nei bambino.confronti della realtà, ossia, in ultima analisi,sviluppare un pattern di attaccamento di tipoinsicuro2. Secondo la TA: è la MANCATA ELABORAZIONE DELLA DIAGNOSI DI DISABILITA' ad avere effetti negativisul pattern di attaccamento nella

relazione bambino-genitore (con determinati comportamenti e rappresentazioni mentali del genitore) e non la malattia del bambino in sé o il trauma della diagnosi nel genitore. 3. La TA ha importanti implicazioni cliniche: a) indagare la risoluzione o la mancata risoluzione della diagnosi consente una precoce identificazione di diadi genitore-figlio a rischio. b) uno stato Non Risolto rispetto alla diagnosi di malattia del figlio è associato a problemi nella relazione di attaccamento caregiver-bambino e a depressione materna (Kearney et al., 2011; Marvin, Pianta, 1996). c) È inoltre riconosciuto che la tipologia di rappresentazioni mentali influenza la capacità di fronteggiare le situazioni stressanti, di chiedere e di ricevere aiuto, di attivare e utilizzare le risorse disponibili. • I genitori con un pattern Non risolto rispetto alla diagnosi di malattia del figlio, sembrano infatti trovarsi in un pericoloso circolo vizioso: non solo non hanno superato tale diagnosi, ma sembrano anche avere difficoltà nel cercare e ricevere supporto, e nel utilizzare le risorse a loro disposizione.situazione stressante, ma si trovano anche da soli a dover affrontare la situazione dolorosa. Non solo non sono in grado di cercare aiuto e sostegno, ma non sono neanche in grado di utilizzare le risorse laddove presenti. La loro reazione è in generale caratterizzata da evitamento e isolamento, elementi che possono acuire i sintomi depressivi già esistenti (Cfr. Cassibba, 2005). Dunque, una precoce identificazione di pattern inadeguati di comportamento derivanti da una mancata risoluzione può condurre alla messa a punto di percorsi clinici di sostegno alla genitorialità specifici per il delicato momento di vita del genitore, del figlio e della famiglia intera. Tali percorsi possono essere pensati come forma di prevenzione di ulteriori problemi nella relazione di attaccamento genitore-bambino e di depressione materna o genitoriale, riscontrati in letteratura (Kearney et al., 2011; Marvin, Pianta, 1996). Benefici di un intervento a livello clinico: Sviluppare piùadeguate capacità di coping (per affrontare meglio gli anni successivi alla diagnosi), perché vi sono degli effetti a cascata non solo sui membri della famiglia, ma anche soprattutto sul bambino affetto da malattia. Infatti i moderatori cruciali nella riabilitazione del bambino sono il supporto e coinvolgimento attivo e positivo della famiglia.

CAP 4. La Reaction to Diagnosis Interview (RDI)

  • È un’intervista semistrutturata
  • si ispira all'Adult Attachment Interview (George, Kaplan, Main, 1984, 1986, 1996; Cfr. Barrett, 2006)
  • valuta il tipo di rielaborazione della perdita* e/o dell'evento traumatico, legato all'esperienza di essere genitori di un figlio con disabilità o affetto da una malattia cronica. Le risposte dei genitori riflettono le rappresentazioni di se stessi come genitori e del proprio bambino, in relazione a questo specifico trauma.
  • Durata media 15 min; 5 domande per elicitare credenze, ricordi, reazioni

emotive rispetto al trauma; Video-registrata o audio-registrata e i protocolli vengono trascritti

IMPORTANTE: dobbiamo accertarci che il genitore risponda a tutte le domande, avere chiarimenti su determinati aspetti e non richiedere più di due volte episodi specifici.

*perché abbiamo detto che l'elaborazione della diagnosi può essere avvicinato all'esperienza dell'elaborazione del trauma per la perdita di una figura di attaccamento (Main, Hesse, 1990)

4.2. L'intervista

  1. Quando per la prima volta ha realizzato che suo/a figlio/a .. (nome del/la bambino/a) aveva problemi medici? domanda per analizzare le fasi precedenti in cui i genitori si sono resi conto della presenza di problemi medici nel bambino da approfondire da un professionista
  2. Che cosa provò nel momento in cui realizzò che suo/a figlio/a ... (nome del/la bambino/a) aveva problemi medici?
  3. Sono cambiati nel tempo quei sentimenti. Se sì, come?

Per analizzare eventuali cambiamenti nel tempo, dal momento di ricezione della diagnosi, rispetto a pensieri e sentimenti provati, mi dica esattamente cosa successe quando lei seppe della diagnosi di suo/a figlio/a (nome del bambino/a). Mi dica dov'era, chi altro c'era con lei? Che cosa ha pensato, che cosa ha provato in quel momento?

Domanda per analizzare il momento specifico della comunicazione della diagnosi.

I genitori a volte immaginano o hanno delle idee sul perché hanno un/a bambino/a con (indicare il disturbo o la malattia del/la bambino/a). Lei ha qualche idea in proposito o immagina qualcosa? (Se necessario: per esempio, alcuni genitori pensano che essi possono aver fatto qualcosa per contribuire alla condizione del loro bambino, altri credono che Dio abbia una ragione per dare loro questo bambino). Lei che cosa si chiede o si è chiesto a tale proposito?

Domanda per analizzare i pensieri passati e presenti che il genitore ha.

formulato circa la causa o i fattori determinanti della malattia

4.3. Il sistema di codifica(Pianta, Marvin, 1992b; Pianta, Marvin, 1993)

  • vi sono degli indicatori (rispetto alle rappresentazioni) che consentono di giungere a due principali categorie o pattern di codifica dei protocolli: pattern Risolto e pattern Non Risolto rispetto alla diagnosi di disabilità o di malattia cronica del figlio.

obiettivo: determinare il pattern rappresentazionale a cui meglio corrispondono gli indicatori di mancata risoluzione vs risoluzione presenti nell'intervista, tenendo in considerazione che la maggior parte delle interviste contiene sia elementi di risoluzione sia elementi di mancata risoluzione.

  • Nella versione originaria (Pianta, Marvin, 1992b) si prevede l'identificazione di sottocategorie all'interno delle macrocategorie (considerato un passaggio opzionale e successivo all'identificazione del pattern principale). Vedi pag. 108-109 del libro

Cosa sono:

riflettono la predominanza di una particolare strategia di risoluzione (o mancata), dell'esperienza della diagnosi.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
36 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marl_Cap di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo atipico e della relazione bambino-caregiver e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Lecciso Flavia.