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L'AUTOREGOLAZIONE DEL BAMBINO NELL'ADDORMENTAMENTO
Il bambino piccolo ha spesso difficoltà nel gestire il proprio stato e le proprie emozioni durante il sonno. In
genere il bambino fa fatica ad addormentarsi. Le difficoltà di addormentamento nei primissimi mesi di vita
sono assolutamente comuni e non sembrano essere indicatori di problemi successivi. Diverso è il caso di
gravi problemi di sonno che persistono per tutta la prima infanzia: questi problemi sono potenzialmente
importanti perché possono essere associati ad una serie di difficoltà negli anni successivi dell'infanzia, come
problemi comportamentali e intellettivi. Il modo in cui i genitori gestiscono l'addormentamento del figlio
esercita un influsso importante sui suoi ritmi di sonno. Nelle primissime settimane, di solito i bambini si
sono già addormentati prima di essere messi a letto dopo la poppata. Per favorire lo sviluppo di un buon
livello di capacità di autoregolazione riguardanti il sonno esiste una serie di strategie collegate, ciascuna
delle quali è finalizzata ad aiutare il bambino a creare delle associazioni fra esperienza di addormentamento
e condizioni in cui si sente tranquillo. Per creare delle abitudini di addormentamento, è utile mettere a letto
il bambino solo quando inizia a dare segni di stanchezza. Secondo, è utile sviluppare una routine
prestabilita e tranquilla, un rituale che piaccia al bambino. In ultimo, si dovrebbe evitare un coinvolgimento
attivo dei genitori, per esempio allattare il bambino o tenerlo in braccio e cullarlo finché non si
addormenta. Questo perché, se si abitua a essere tenuto in braccio dal
genitore, il bambino avrà bisogno che questa condizione continui a verificarsi per riuscire ad addormentarsi
in futuro. Pertanto, il genitore può essere maggiormente d'aiuto adottando un ruolo di osservazione e poi
di sostegno, quando il bambino dimostra di riuscire ad autoregolarsi da solo. Sebbene i particolari delle
interazioni quotidiane al momento di addormentarsi probabilmente verranno in base allo stato fisico del
bambino, se i genitori riescono a creare dei rituali per gestire il sonno del bambino nei suoi primi 6 mesi di
vita, è improbabile che si manifestino disturbi del sonno. Adottando questi principi prima dell'insorgere di
difficoltà di addormentamento, il bambino probabilmente andrà incontro soltanto a sporadici momenti di
agitazione di breve durata. Se invece i problemi si sono già manifestati, e il bambino deve abbandonare
l'abitudine consolidata di addormentarsi grazie ad un coinvolgimento attivo del genitore, il disagio sarà
maggiore. Pur essendoci metodi efficaci, come per esempio, l'estinzione(la pratica di non rispondere ai
pianti del bambino per far sì che questo comportamento si estingua) o l'estinzione graduale (in cui si
allunga gradualmente il tempo in cui si lascia piangere il bambino senza intervenire), queste possono essere
emotivamente gravose sia per i genitori, sia per i figli e sono in genere difficili da attuare senza un sostegno.
Inoltre, ci si chiede se questo tipo di esperienza possa portare alla formazione di un legame di
attaccamento di tipo insicuro.
FATTORI CHE POTREBBERO RENDERE DIFFICILE L'AUTOREGOLAZIONE DEL BAMBINO
Difficoltà dei genitori nel prendersi cura del bambino Nelle situazioni in cui il genitore non è in grado di
fornire un adeguato sostegno al figlio, può essere più difficile per il bambino sviluppare buone capacità di
autoregolazione. Sono stati identificati due particolari “stili” di interazione difficile: -Lo stile definito
“ritirato”, perché caratterizzato dal ritiro ossia dalla mancanza di contatto e coinvolgimento del genitore
nell'interazione con il figlio; -Lo stile definito “intrusivo invadente”. Spesso questi stili di interazione si
riscontrano in genitori completamente assorbiti dai loro problemi, oppure in casi di depressione del
genitore. Una terza tipologia di interazione difficile, è lo stile iperprotettivo, in cui si tende a non
incoraggiare il bambino nelle sue attività, si verifica quando un genitore è estremamente ansioso e le sue
paure e preoccupazioni possono interferire con le normali modalità di risposta ai bisogni del bambino. Lo
stile ritirato: il genitore si comporta abitualmente nello stesso modo in cui al genitore che partecipa
all'esperimento del volto immobile viene chiesto di comportarsi soltanto per un breve periodo, ossia è
possibile che non risponda ai segnali del bambino o che addirittura non li noti, restando ritirato in se stesso.
In questo caso, diventa difficile per il bambino continuare a sforzarsi di coinvolgere il genitore e regolare il
proprio stato e il proprio comportamento: è così che anche il piccolo può a sua volta iniziare a provare
disagio e a isolarsi dagli altri. La conseguenza è che genitore e figlio avranno poche/nessuna opportunità di
condividere il tipo di attività piacevoli in grado di favorire la collaborazione e l'autoregolazione del
bambino.
Lo stile intrusivo: si ha quando i genitori si trovano in condizioni difficili o vi è una depressione, è frequente
che provino un senso di irritabilità, un sentimento che in aggiunta alla sensazione di non essere pienamente
in controllo può contribuire all'emergere di un modo di interagire intrusivo(per esempio cerca di ristabilire
un contatto prima che il bambino ne sia pronto). In queste forme di coinvolgimento forzato, il bambino può
scivolare in uno stato di mancanza di regolazione, per l'effetto soverchiante e disgregante del
comportamento dell'adulto. Se questo tipo di interazione è frequente, la capacità del bambino di gestire le
proprie emozioni ed esperienze difficili potrebbe ridursi, le sue reazioni non regolate potrebbero diventare
sempre più difficili da controllare per il genitore e i conflitti potrebbero diventare la norma.
Lo stile ansioso e iperprotettivo: se un genitore prova un livello elevato di ansia, potrebbe non solo non
accorgersi dei segnali del figlio a causa delle preoccupazioni che lo assillano, ma anche riversare la propria
ansia nel bambino stesso. Il genitore potrebbe avere difficoltà a dare al bambino l'opportunità di regolare
da solo le proprie emozioni: sente di doverlo proteggere o incoraggiare ad evitare le esperienze difficili.
Questi genitori potrebbero, di fatto, impedire al figlio di imparare a gestire in modo autonomo situazioni
potenzialmente difficili. Inoltre, le manifestazioni di ansia da parte del genitore possono influenzare la
reazione del bambino all'ambiente, a tal punto da diventare esso stesso pauroso. La crescente tendenza del
bambino a provare timore e paura e a evitare le sfide può rinforzare ulteriormente la percezione di
vulnerabilità del figlio da parte del genitore ansioso, che così si sforzerà ancora di più di proteggerlo.
Differenze individuali e bambino potenzialmente vulnerabili La grande maggioranza dei bambini riesce a
superare normali ostacoli con relativa facilità; alcuno invece, manifestano precocemente tipologie di
reazione che li rendono vulnerabili allos viluppo di problemi di autoregolazione a lungo termine. Da un lato
troviamo una minoranza di bambini che vengono descritti come “irritabili”, dal temperamento difficile.
Sono bambini che appaiono estremamente sensibili a variazioni nella stimolazione e reagiscono
repentinamente e intensamente ai cambiamenti dell'ambiente(scoppiare a piangere ogni volta che
vengono svestiti), oppure hanno difficoltà a compiere il passaggio fra diversi stati (piange quando si sveglia
o fa fatica ad addormentarsi). È possibile che nelle prime settimane di vita piangano di più rispetto agli altri
bambini e potrebbero incontrare difficoltà sia a consolarsi in modo autonomo, sia a essere consolati da chi
si prende cura di lui. Inoltre questi bambini sembrano essere ipersensibili. Un secondo gruppo di bambini,
manifesta un comportamento definito come “inibizione comportamentale”, anche questi bambini sono
ipersensibili e, in presenza di un livello elevato di stimolazione, hanno reazioni particolarmente intense,
agitano braccia e gambe, mostrando segni di disagio. Intorno ai 12-14 mesi , i bambino con inibizione
comportamentale sembrano essere sempre all'erta e timorosi nei confronti delle novità, soprattutto quelle
sociali, tendendo ad evitarle del tutto ed isolarsi. Ciascuno di questi tipi di comportamento precoce può in
parte essere riconducibile all'influsso di fattori genetici o prenatali. Tuttavia, non è assolutamente
inevitabile che questo comportamento persista e porti problemi a lungo termine. Per il comportamento
irritabile, molto spesso le difficoltà si risolvono da sole col tempo in modo naturale, anche se alcuni bambini
continuano ad essere iperattivi per tutto il primo anno di vita, il fatto che ciò causi lo sviluppo di successivi
problemi comportamentali(comp. Aggressivo/oppositivo), appare essere fortemente collegato al tipo di
ambiente in cui vive il bambino. Infatti, in presenza di un accudimento genitoriale non sensibile, i bambini
che nel corso della prima infanzia mostrano una predominanza di emozioni negative, corrono un rischio
maggiore di sviluppare disturbi comportamentali. In presenza di accudimento sensibile, invece, è possibile
che questo gruppo di bambini sviluppi un buon livello di adattamento. Inoltre, l'attività di ricerca ah
evidenziato come un sostegno adeguato ai genitori in difficoltà possa rendere chiari benefici e favorire uno
sviluppo positivo proprio nei bambini caratterizzati da una predominanza di emozioni negative. Un quadro
simile emerge anche nell'attività di ricerca riguardante il secondo gruppo, ossia bambini che manifestano
inibizione comportamentale e che generalmente vengono ritenuti a rischio di sviluppare ansia, in
particolare ansia sociale. In primo luogo, l'inibizione comportamentale non è sempre stabile nel corso del
primo anno di vita, a 12-14 mesi, maggiori probabilità vi sono, rispetto ai coetanei, di isolarsi ed evitare le
novità, non è sempre detto che questa continuità sia presente in tutti i bambini. Infatti, il comportamento
ansioso e di chiusura in se stessi si consolida in un quadro stabile soltanto dopo la fine del primo anno. In
secondo luogo, l'esito nel tempo dipende anche in larga misura dal tipo di accudimento: se i genitori
saranno in grado di adattarsi con sensibilità allo stile di reattività del bambino, questi potrà svilupparsi in
modo positivo.
AFFRONTARE IL COMPORTAMENTO DIFFICILE DEL BAMBINO
Se, entro la fine del secondo anno di vita questi problemi si sono accentuati, diventando persistenti e
pervasivi, è importante affrontarli, perché potrebbero aggravarsi e cronicizzarsi. Un primo principio è che,
nei casi in cui gli schemi