vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
AUTOCONTROLLO INTENZIONALE
A differenza delle manifestazioni più precoci di autoregolazione, l'autocontrollo
intenzionale richiede uno sforzo attivo, ovvero la capacità di neutralizzare
intenzionalmente reazioni istintive e impulsive per adottare comportamenti che
nell'immediato sono meno gratificanti. l'obbedienza collaborativa
Si è sottolineato quindi la differenza tra , basata
sull'impegno, in cui il bambino accetta di soddisfare le richieste con grande
l'obbedienza situazionale,
disponibilità ed entusiasmo, e in cui il bambino obbedisce,
ma in maniera meccanica senza una reale convinzione o motivazione positiva.
Questa distinzione è di grande importanza, poiché soltanto l'obbedienza basata
sull'impegno è associata al fondamentale passo successivo di interiorizzazione
delle regole di comportamento, grazie al quale il bambino potrà iniziare ad agire in
base alle regole in modo autonomo, senza bisogno di essere controllato dall'adulto.
Il sostegno dei genitori
Sostenere l'attenzione focalizzata e la capacità di prevedere gli eventi nei
primi mesi di vita: la capacità di mantenere l'attenzione su un solo oggetto o
compito è importane per lo sviluppo dell'autocontrollo. È importante, quindi, seguire i
segnali del bambino e modulare il nostro tono di voce quando gli parliamo,
impiegando un'intonazione ascendente per esprimere interresse ed entusiasmo.
Quando, più avanti, il bambino saprà maneggiare gli oggetti, possiamo aiutarlo a
mantenere l'attenzione non solo con espressioni facciali e vocali di interesse per
l'esperienza che sta compiendo, ma anche fornendogli un sostegno pratico nella sua
attività.
Un altro elemento fondamentale che consente di prevedere la successiva capacità di
controllo intenzionale e attivo è la capacità di notare sequenze e di prevedere quello
che accadrà. Se l'ambiente del bambino è caratterizzato da regolarità e prevedibilità,
la familiarità con ciascun passo di una routine può aiutarlo ad acquisire un senso di
controllo.
Regolazione delle reazioni attraverso la consapevolezza sociale e la ricerca
di un riferimento sociale: all'incirca dai 10 mesi, i bambini acquisiscono una
consapevolezza più esplicita delle reazioni degli altri e iniziano a servirsi di questa
consapevolezza più evoluta in modo decisamente intenzionale come guida per il
proprio comportamento. Ciò è particolarmente probabile nelle situazioni di incertezza,
in cui i bambini di questa età fanno spesso riferimento al genitore, controllando la sua
social
reazione prima di agire. Questo tipo di comportamento viene definito "
referencing ".
I bambini fanno intenzionalmente riferimento al genitore non solo nelle situazioni
ambigue o incerte, ma di frequente anche quando si trovano ad affrontare problemi e
frustrazioni più espliciti. Tuttavia, in queste situazioni più estreme, gli sguardi che il
bambino rivolge al genitore spesso hanno la funzione di tentativi non solo di acquisire
informazioni, ma di suscitare un intervento più diretto.
Incoraggiare il gioco con gli altri e la collaborazione all'insegna del
divertimento: quando il genitore riesce a coinvolgere il figlio in un'attività comune,
facendo in modo che sia divertente, è molto più probabile che il bambino diventi
collaborativo e mostri in generale l'obbedienza basata sull'impegno, accettando i
programmi del genitore. A tal fine si possono affidare al bambino piccoli lavoretti alla
sua portata, lodandolo e ringraziandolo per il suo aiuto.
Ragionare e conversare: man mano che il bambino impara a comprendere il
linguaggio, il genitore riesce sempre di più ad aiutarlo a regolare il proprio
comportamento e le proprie emozioni attraverso il dialogo, in particolare spiegando
perché certi comportamenti siano desiderabili e altri inaccettabili e parlando delle
emozioni che si provano in situazioni difficili.
FATTORI CHE POTREBBERO RENDERE DIFFICILE L'AUTOREGOLAZIONE DEL
BAMBINO
Nelle situazioni in cui il genitore non è in grado di fornire un adeguato sostegno al
figlio, può essere più difficile per il bambino sviluppare buone capacità di
autoregolazione.
Numerosi studi hanno identificato tre tipi di stili di interazione difficile del genitore con
il figlio:
1. Stile ritirato, caratterizzato dalla mancanza di contatto e coinvolgimento del
genitore con il figlio.
Il genitore non risponde ai segnali del bambino o non li nota proprio, restando
ritirato in se stesso chiuso nel suo isolamento.
Quindi, per il bambino diventa difficile continuare a sforzarsi di coinvolgere il
genitore e regolare il proprio stato e il proprio comportamento: è così che anche il
piccolo può a sua volta iniziare a provare disagio e isolarsi dagli altri.
2. Stile intrusivo e invadente: i genitori si trovano in una situazione difficile e
provano un sentimento di irritabilità, che in aggiunta alla sensazione di non essere
pienamente in controllo può contribuire all'emergere di un modo di interagire
intrusivo.
L'adulto non percepisce i segnali sociali del bambino e quindi li sovrasta e li
soffoca con la propria intensa stimolazione.
3. Stile ansioso e iperprotettivo: se un genitore prova un livello elevato di ansia,
potrebbe non solo non accorgersi talvolta dei segnali del figlio a causa delle
preoccupazioni che lo assillano, ma anche riversare la propria ansia sul bambino
stesso. Il genitore potrebbe avere difficoltà a dare al bambino l'opportunità di
regolare da solo le proprie emozioni: sente di doverlo proteggere o incoraggiare a
evitare le esperienze difficili. Man mano che si sviluppa la comprensione sociale e
il bambino diventa più consapevole delle reazioni emotive degli altri agli eventi, le
manifestazioni di ansia da parte dei genitori possono influenzare la sua reazione
all'ambiente, a tal punto da diventare egli stesso pauroso; inoltre, la crescente
tendenza del bambino a provare timore e paura e a evitare le sfide può rinforzare
ulteriormente la percezione di vulnerabilità del figlio da parte del genitore ansioso,
che così si sforzerà ancor di più di proteggerlo.
AFFRONTARE IL COMPORTAMENTO DIFFICILE DEL BAMBINO
"ESTERIORIZZAZIONE"
PROBLEMI DI come il comportamento aggressivo-
rabbioso e provocatorio
In presenza di questo tipo di problemi, i genitori dovrebbero cercare di ridurre al
minimo i seguenti comportamenti: educazione severa, punizioni fisiche, controllo
permissivo e disciplina incoerente.
Un comportamento abitualmente aggressivo e provocatorio di un bambino ai primi
passi spesso è indice del fatto che i genitori sono rimasti bloccati in un circolo vizioso
conflittuale con il figlio che rischia di perpetuare o addirittura di aggravare il
comportamento problematico. Obiettivo fondamentale è spezzare questi circoli viziosi
e sostituirli con circoli virtuosi.
INTERIORIZZAZIONE
PROBLEMI DI come paura generalizzata e timidezza
estrema
Nel caso di bambini con questi problemi, le abitudini che i genitori dovrebbero cercare
di ridurre sono: comportamento iperprotettivo, scarso incoraggiamento ed evidenti
manifestazioni di ansia.
Quando il figlio ha sviluppato paure o mostra un comportamento notevolmente inibito
o timido, è comprensibile che i genitori desiderino ridurre il suo disagio; di
conseguenza, potrebbero diventare iperprotettivi. Inoltre, quando i bambini hanno
questo tipo di problemi, i genitori potrebbero avere difficoltà a mantenere e
incoraggiare affettuosamente il figlio, quando questi si trova ad affrontare situazioni
problematiche. Queste difficoltà sono particolarmente frequenti quando i genitori sono
essi stessi ansiosi.
2. LO SVILUPPO COGNITIVO abilità inerenti l'intelligenza in generale, ossia
Il termine cognitivo si riferisce a tutte le
attenzione, percezione, ragionamento, apprendimento e linguaggio .
LE BASI DELLO SVILUPPO COGNITIVO
L'ambiente del bambino e, in particolare, le sue relazioni sociali hanno
un'importanza fondamentale per il suo sviluppo cognitivo; ma anche il bambino
stesso contribuisce attivamente a dare impulso al proprio sviluppo.
Alcuni aspetti delle attività e delle abilità percettive del bambino sono particolarmente
importanti per il suo sviluppo cognitivo:
fin dall'inizio, molte delle azioni più importanti del bambino hanno uno scopo e si
adattano in modo flessibile all'ambiente. Inoltre, nel periodo neonatale, il bambino
adatta rapidamente il proprio comportamento alle circostanze.
i bambini sono affascinati dalla scoperta dei rapporti fra le loro azioni e
quello che avviene intorno a loro e riescono ad adattare il proprio
comportamento per controllare gli eventi.
desiderio del bambino di conoscere meglio il proprio comportamento e i rapporti
fra i suoi diversi organi di senso.
i bambini mostrano abilità computazionali (processo computazionale in cui si
individuano le regolarità e strutture all'interno della stimolazione circostante e il
loro rapporto nei confronti della propria attività). Un chiaro esempio è la capacità
del bambino di individuare collegamenti e regolarità nel linguaggio che sente,
capacità che nel giro di pochi mesi gli consente di sviluppare una sensibilità nei
confronti delle caratteristiche strutturali, sonore e di intonazione della propria
lingua.
Alcune attività del bambino contribuiscono allo sviluppo cognitivo dello stesso:
Acquisire il controllo: la naturale curiosità del bambino e la sua interazione
attiva con l'ambiente favoriscono il suo sviluppo cognitivo in molti modi. As
lallazione corporea (body babbling
esempio, la = osservarsi mentre ci si esercita a
compiere movimenti) è particolarmente utile in questa fase, poiché, rafforzando le
connessioni celebrali fra vista e tatto, consente al bambino di imparare
gradualmente a guidare i movimenti con precisione in base a ciò che vede.
La comprensione del mondo fisico: il gioco e l'esplorazione lo aiutano a
comprendere la natura dell'ambiente in cui vive e le leggi che lo governano. Nel
corso di tutta la prima infanzia, il bambino è costantemente impegnato ad
aggiornare e rivedere le sue conoscenze riguardanti il mondo fisico, quasi stesse
sperimentando e verificando regole sempre più complesse.
Comprendere le azioni degli altri: i progressi nell'attività aiutano il bambino
non solo ad acquisire una migliore conoscenza del mondo fisico, ma anche a dare
un senso al comportamento degli altri, a comprendere gli scopi e quindi a
imparare meglio da loro.