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DUE TIPI DI AGGRESSIVITà

Aggressività affettiva e aggressività predatoria

Predatoria: L'animale è silente e ha un pieno controllo dei suoi movimenti.

Affettiva: al contrario, l'animale mostra un alto livello di eccitazione con piloerezione (rizzare il

pelo) ed ampia emissione di suoni.

La predatoria è un tipo di aggressività offensiva, con uno scopo chiaro, teso ad ottenere un risultato

positivo.

L'affettiva è difensiva e reattiva al timore di un avvenimento negativo.

Entrambe poi hanno basi biologiche diverse: la predatoria coinvolge le aree ipotalamiche laterali ed

è associata ad un aumento dell'attività colinergica; l'affettiva coinvolge l'ipotalamo ventromediale e

l'amigdala, ed è associata ad un aumento dell'attività noradrenergica e dopaminergica con una

diminuzione dell'attività serotoninergica.

Questa distinzione può essere applicata anche al comportamento umano, dove è possibile

distinguere l'aggressività impulsiva e quella programmata (agita lucidamente).

L'aggressività impulsiva è associata ad instabilità affettiva, è di tipo esplosivo, non è controllata, a

volte anche diretta verso se stessi, accompagnata da rabbia e paura, alti livelli di eccitazione e

riduzione dell'attività serotoninergica.

Si distingue da altri tipi di comportamenti aggressivi, i quali non sono accompagnati da un carattere

impulsivo e da basso livello di eccitazione, con condotte antisociali.

Qui possiamo distinguere in primo luogo un aggressività di banda, che implica comportamenti

antisociali e aggressivi di gruppo, e una aggressività agita e vissuta in modo solitario, connessa a

difficoltà di stabilire legami.

In secondo luogo si può distinguere un'aggressività manifesta (litigiosità, lotte, ira, ostilità) vicina

all'aggressività impulsiva, da una nascosta (gesti compiuti in modo da non farsi scoprire, come furto

con scasso o appiccamento di fuochi) che si esprime in modo più controllata ed è simile a quella

predatoria.

In terzo luogo si mantiene distinta un'aggressività strumentale (tesa ad ottenere ricompense o

vantaggi) da una connotata da ostilità e impulsività (che porterebbe a punizioni piuttosto che a

vantaggi).

Infine è possibile distinguere un'aggressività reattiva (si manifesta in risposta ad una provocazione

ed è di natura affettiva) da una proattiva (calcolata e tesa ad ottenere un risultato utile).

In definitiva paiono emergere anche nell'uomo due tipi di pattern aggressivo: quello

prevalentemente impulsivo-reattivo-ostile-affettivo; quello controllato-proattivo-strumentale-

predatorio.

Il primo consiste in attacchi impulsivi non pianificati portati a termine in uno stato di rabbia.

Il secondo comprta una progettazione attenta dell'attacco violento, e può essere ipotizzato quando il

bambino nasconde gli atti aggressivi, è in grado di controllare il proprio comportamento aggressivo,

e sta attento a proteggere se stesso nel corso di questo comportamento.

Uno strumento di valutazione

Il Child Behavior Check List CBCL, permette di raggruppare i comportamenti problematici dei

bambini in due grandi aree psicopatologiche: quella dei disturbi esternalizzati e quella dei disturbi

internalizzati, di cui abbiamo parlato prima.

All'interno dei disturbi esternalizzati la cbcl distingue due pattern: quello dei comportamenti

delinquenziali e quello dei comportamenti aggressivi.

Oltre che per il tipo di sintomi, questi due pattern sono diversi anche per età di insorgenza,

evoluzione e risposta al trattamento.

1. Per quanto riguarda l'insorgenza infantile il comportamento aggressivo mantiene le caratteristiche

di impulsività e affettività e tende a mantenere le stesse caratteristiche anche nelle età successive.

È presente un comportamento antisociale manifesto con tendenza alla competizione e al confronto,

da liti verbali o fisiche e da collera.

Una correlazione di questi comportamenti manifesti è stata associata alla presenza di una patologia

depressiva materna, di un atteggiamento irritabile ostile dei genitori nei confronti del bambino, e di

una maggior frequenza di conflitti nella coppia genitoriale.

Un'ulteriore differenza si può fare tra forme primatariamente impulsive e forme connesse a tratti

temperamentali di callosità e bassa inibizione comportamentale.

Le prime sono quelle spesso associate al deficit di attenzione e all'iperattività con alti livelli di

reattività emozionale, aggressività non pianificata, intelligenza verbale bassa, disfunzionamento

familiare.

Le seconde, i bambini callosi, sono caratterizzati invece da ricerca di cose nuove, scarsa paura,

insensibile alle punizioni, scarsa reattività a stimoli emozionali negativi.

I primi sono disattenti, sempre in movimento, che ignorano i tentativi dei genitori di limitare il loro

comportamento, che hanno emozioni intense e incontrollate ma anche timorose.

I secondi sono freddi, alla ricerca di situazioni nuove da affrontare senza timore, affrontando le

situazioni illecite senza la paura di essere puniti.

2. Il comportamento delinquenziale invece è più spesso ad insorgenza adolescenziale.

Questi ragazzi di solito hanno ridotti rapporti sociali e sono partiolarmente sospettosi.

Nella personalità dei genitori troviamo introversione, scarsa relazione sociale, abuso di sostanze,

scarsa coesione del nucleo familiare.

Dal gruppo alla banda

Per quanto riguarda la forma di insorgenza delinquenziale, della quale abbiamo appena parlato,

bisogna tenere presente che può trattarsi di un episodio limitato e circoscritto a questo periodo della

vita e che pertanto può non assumere le caratteristiche di un vero e proprio disturbo

psicopatologico.

La differenza di genere nelle forme adolescenziali tende a ridursi, rispetto alle forme infantili (nelle

quali un'alto tasso di maschi prevale).

Il motivo non è chiaro anche se si ritiene, come già detto, che le differenze di genere siano dovute a

un diverso impatto che le medesime variabili hanno sui diversi aspetti costituzionali dei maschi e

delle femmine.

Nonostante questi fattori siano importanti però, sembrano essere messi da parte nel momento in cui

insorge l'entrata nel gruppo di pari.

Il tipo di gruppo di coetanei frequentato infatti sembra essere un fattore centrale nell'insorgenza dei

Disturbi della condotta.

Mentre infatti nell'infanzia la violenza si può attribuire a deficit neuropsicologici, nell'adolescenza

questa viene agita per imitazione.

Per questo motivo le forme di violenza adolescenziali assumono tratti di un'aggressività nascosta e

premeditata, che nulla ha a che fare con i fattori costituzionali e ambientali, e possono quindi essere

considerati come una fase di passaggio.

Possiamo infatti trovare reati più gravi commessi da ragazzi provenienti da contesti sociali non

devianti, ma che hanno trovato nel gruppo l'unico modo di agire una violenza, che sarebbe

impensabile al di fuori di esso.

È noto come a partire dalla preadolescenza il gruppo dei coetanei sia un fattore maturativo

indispensabile sia per l'allentamento dei legami familiari, sia per la gestione dei rapporti sociali e

delle pulsioni sessuali.

Tuttavia in alcune situazioni il gruppo perde questa funzione propulsiva per iventare aggregazione

patologica che si presta ad un passaggio rapido e non pensato degli impulsi violenti dallo stato di

fantasia a quello di comportamenti agiti.

Quando la violenza è agita in un gruppo è come se le individualità si dissolvessero a favore di

un'identità di gruppo vincolante, perdendo le proprie caratteristiche personali.

In qualche modo funzionale al suo sviluppo, qualora egli riesca a liberarsene dopo esserci passato

attraverso.

Anche per il gruppo è bene evitare quindi il luogo comune che ogni aggregazione di adolescenti

sia una condizione a rischio, e che possa diventare una banda deviante, composta da ragazzi

destinati a una violenza cronica.

Questo rischio può però esistere veramente per quelle bande che si organizzano in ambienti

socialmente degradati, e che spesso sono guidate da un adulto.

Gli adulti sono alcorrente delle potenzialità aggressive dei bbambini e dei ragazzi e sono pronti ad

''organizzare'' i loro comportamenti violenti impulsivi.

Di significato molto diverso è il gesto violento commesso dal singolo.

In questi casi il comportamento aggressivo è legato alla presenza di disturbi di personalità, in

particolare di tipo narcisistico.

Da una parte vi è il narcisismo dalla pelle dura'', che combacia con atteggiamento distruttivo e

predatorio, dall'altra vi è quello ''permaloso'', con atteggiamento aggressivo con spinta affettiva e

impulsivo.

I due tipi di aggressività da una parte sarebbero strettamente correlate a strutture psicobiologiche

diversificate e a temperamenti diversi, dall'altra andrebbero a caratterizzare due tipi di adolescenti

dalla diversa organizzazione narcisistica.

Il bullismo

Condizione generale di disagio giovanile denominata ''malessere del benessere'' o ''teppismo per

noia''. Volontà di arrecare danno, asimmetria di relazione bullo/vittima, persistenza nel tempo,

distinguono il bullismo dalle normali prepotenze tra compagni.

Alla base dei comportamenti del bullismo vi è comunque un desiderio di intimidire e dominare, che

può durare settimane, mesi o addirittura anni, e da cui è difficile difendersi.

CAPITOLO 4

PERCHè SI DIVENTA VIOLENTI?

Uno dei problemi centrali dei comportamenti violenti riguarda la comprensione del rapporto tra

fattori costituzionali (endogeni) e fattori sociofamiliari (esogeni).

Nessuno di questi fattori può essere ritenuto causale se considerato in modo isolato, e per

questo è possibile proporre un modello bidirezionale che considera una costante interazione tra le

due classi di fattori.

Secondo qesto modello, il comportamento violento emerge come prodotto finale di una continua e

reciproca interazione tra comportamento del bambino, effetti di tale comportamento sugli

atteggiamenti dei genitori, tipo di personalità dei genitori e suoi effetti sulle modalità di

accudimento del bambino.

Soggetto e ambiente si influenzano reciprocamente in modo continuo nel corso dello sviluppo,

andando a definire relazioni che servono poi da modello e tendono ad essere ripetute in ogni

relazione sociale successiva.

Ipotizzando un bambino difficile che si incontra con un genitore per il quale, a causa delle proprie

esperienze passate, è difficile avere una relazione sintonica con il fi

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
34 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher perrellsss di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'adolescenza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Passini Stefano.