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LA DIALETTICA DEL SIMBOLICO
“Il simbolo si manifesta in primo luogo come uccisione della cosa, e questa morte costituisce nel soggetto
l’eternizzazione del suo desiderio”
La sospensione dell’altalena immaginaria del desiderio
– l‟ordine dell‟Immaginario e il potere morfogeno
Dopo aver esplorato, negli anni Trenta Quaranta,
dell‟Imago come nuova causalità psichica, nel corso degli anni Cinquanta è il riferimento
all’ordine simbolico a diventare sempre più insistente. Si tratta di introdurre un‟alternativa alla
–
distruttività presente nelle relazioni narcisistico speculari: il soggetto non si esaurisce nel suo
La mediazione intorno all‟ordine simbolico risponde a questa esigenza.
rapporto con lo specchio.
L‟Altro simbolico prosciuga la palude narcisistica in cui scivola fatalmente il culto narcisistico
dell‟Ego.
Il mondo umano però non può ridursi al puro dramma paranoico della cattura narcisistico speculare:
il soggetto appartiene primariamente al mondo del simbolo, al mondo governato dalla Legge
della parola. Lacan vuole mostrare come il desiderio umano non sia necessariamente destinato alla
gabbia infernale del desiderio invidioso.
Un’alternativa alla follia dell’Io Lacan accentua il primato e l’autonomia
A partire da Funzione e campo e dal seminario II,
dell’ordine simbolico rispetto al registro dell’Immaginario. Precedentemente aveva parlato del
carattere immaginario del desiderio come vincolato all‟oggetto del desiderio dell‟Altro. Era la
–
versione mimetico immaginaria del desiderio che si consumava nella passione invidiosa di
possedere l‟oggetto del desiderio dell‟altro.
l’azione morfogena dell’Imago che fissa il soggetto a identificazioni
In Funzione e Campo attraverso questa potenza che
adesive viene sottomessa alla potenza simbolica della parola.E‟
Lacan ridefinisce il problema del desiderio nel processo di soggettivazione della vita.
Il desiderio nella prospettiva dell'ordine simbolico si configura come una domanda di
riconoscimento, ossia consiste nel sentirsi riconosciuto come soggetto di desiderio dal
desiderio dell'Altro.Questa nuova versione del desiderio spezza la simmetria immaginaria della
reciprocità che caratterizza la dimensione paranoica dell‟aggressività; Il grande Altro è irriducibile
all‟altro speculare, all‟altro come riproduzione dello Stesso, come semplice doppio dell‟Io. Lo
stesso senza l’Altro non ha alcuna possibilità di essere riconosciuto nel suo essere, restando
intrappolato nelle sabbie mobili mortifere del narcisismo. La costituzione del soggetto passa
desiderio che viene dall‟Altro e che si dirige verso l‟Altro.
obbligatoriamente lungo la via del
L’esistenza trova nel luogo dell’Altro, nella legge della parola, la possibilità di umanizzarsi, di
riconoscersi come umana. Diversamente l’odio, l’aggressività e la violenza intendono spezzare
questa dipendenza costitutiva del soggetto dall’Altro. La follia è infatti, per il Lacan di Funzione
e campo, l‟espressione di una libertà solo “negativa”, perché vorrebbe cancellare ogni forma di
dipendenza e di debito simbolico, ogni legame di filiazione. La parola del folle, è, scrive Lacan, una
parola che ha rinunciato a farsi riconoscere. La centralità attribuita al gesto di Caino come esito
estremo dell‟infatuazione narcisistica dell‟uomo per se stesso, per il proprio Io ideale, e, in seguito,
il recupero della dimensione del riconoscimento simbolico e della Legge della parola come
fondativa di un‟intersoggettività umana che possa riconoscersi come antagonista al dominio della
violenza e dell‟usurpazione fascista, mostrano quanto l‟itinerario teorico di Lacan non possa
prescindere dalla considerazione dell‟incidenza storica del delirio totalitaristico e dei suoi più atroci
misfatti. L‟uscita dalla credenza folle nell‟Io può essere presa in carico solo dalla dialettica del
riconoscimento e dalla Legge della parola. Dal punto di vista simbolico il desiderio non è mai
desiderio di qualcosa, né desiderio invidioso; non ha come partner un oggetto, ma il desiderio
dell'Altro (il suo primo oggetto è di essere riconosciuto dall‟altro). Il soggetto non è nulla senza
l‟Altro. La domanda di riconoscimento che il soggetto gli rivolge può incontrare solo nella risposta
dell‟Altro, un riconoscimento simbolico in grado di interrompere l‟altalena immaginaria del
desiderio e la riproduzione speculare dello Stesso.
Kojève e il “desiderio di desiderio”
come desiderio dell‟Altro –
Il desiderio del desiderio di desiderio, del desiderio di riconoscimento, è
stato individuato da Kojève che la estrae da Hegel (domanda di riconoscimento). Essa ci introduce
al di là dell‟Immaginario, perché la soddisfazione va al di là dell‟identificazione speculare, si tratta
di una soddisfazione simbolica al di là dell’Immaginario e al di là delle leggi istintuali della
natura, di una soddisfazione che scaturisce dal sentirsi riconosciuti come soggetti del desiderio dal
desiderio dell‟Altro.
Esistono due forme d'essere, che sono l'essere animale-naturale e l'essere umano, e di conseguenza
esistono anche due forme di soddisfazione: l'appetito e il desiderio. L'animale è animato dal puro
appetito, da una spinta istintuale che sospinge verso la risoluzione immediata di uno stato di
lo schematismo dell‟istinto).
tensione interno (la sua soddisfazione si realizza attraverso L'essere
umano viene descritto in negativo, ossia come un essere che non è mai ciò che è, non è una
semplice presenza, ma è sempre altro da ciò che è; un essere diviso, una mancanza, un desiderio di
desiderio, un desiderio del desiderio dell'Altro. Kojève accentua lo statuto "aperto" dell'esistenza
umana, che è trascendenza, desiderio, lavoro, trasformazione, sublimazione. Il bisogno naturale è
superato dal desiderio di riconoscimento:ciò che conta non è la soddisfazione del bisogno, ma
essere riconosciuti dall'Altro come soggetti del desiderio. La soddisfazione simbolica che
contraddistingue l'essere umano dall'essere animale-naturale è legata alla dimensione
intersoggettiva del riconoscimento, vincolata alla risposta dell'Altro. Questa centralità della risposta
dell'Altro conduce Lacan a teorizzare un "privilegio dell'Altro" nella costruzione del soggetto.
Questo privilegio dell'Altro disegna la forma del dono di ciò che non ha, cioè quel che si chiama
amore. Infatti è al livello di ciò che non si ha che l'amore si annoda al desiderio ed elegge un altro
come colui a cui poter donare la propria mancanza, facendo di lui l'oggetto che ci manca.Il
privilegio dell‟Altro è dunque, la possibilità di riconoscere e di rispondere alla domanda di
riconoscimento del soggetto.
Di cosa sta parlando? Del film che avete visto, “Marcello Marcello”. E‟ tutto fondato sulla
questione che l‟oggetto del desiderio ciò che ti darà la sensazione che …….. giusto ce l‟ha l‟altro,
quindi l‟oggetto del desiderio è sempre nel luogo dell‟altro, che il desiderio è desiderio di essere
desiderati, cosa desideriamo ognuno di noi se non di essere desiderati! Quindi la questione
dell‟essere umano è sempre questo, quando noi abbiamo un paziente è questo che noi dobbiamo
andare a vedere: dov‟è il suo desiderio. Lacan dirà che non dobbiamo mai mettere da parte la mira
fondamentale che noi abbiamo è di capire quale questione ha la persona che è davanti a noi rispetto
al desiderio cioè il suo desiderio di essere desiderato, di essere amato. E‟ li la questione per ognuno
di noi.
Si tratta del desiderio che desidera l'Altro come desiderio, si dirige verso un altro desiderio. La
domanda di riconoscimento del soggetto si sostiene sulla possibilità di ottenere dall'Altro il
riconoscimento simbolico della domanda.
Sembra un gioco di parole, lo avete capito? Kojève per farvi capire, è stato uno che ha tenuto un
corso su Hegel e Lacan ha seguito questo corso su Hegel, ascoltando le lezioni di Kojève
all‟università di Parigi e quindi la lettura che lui fa di Hegel è questo mediato da Kojève che ha
evidenziato questo aspetto del discorso di Hegel “la funzione del desiderio”. E‟ importante perché
quando si parla di Lacan con Hegel per esempio qualcuno che esperto di filosofia che vi dirà che
l‟Hegel di Lacan non è quello puro ma è quello letto da Kojève.
La vita umana sorge sempre come negazione della vita animale. Il valore dialettico di questa
definizione risiede nello sganciare il desiderio dalla dimensione fisiologico istintuale dei bisogni,
dei cosiddetti istinti vitali, per iscriverlo in quella propriamente umana della soddisfazione
simbolica legata al riconoscimento tra soggetti. Lacan recupera così alla lettera l‟interpretazione
kojèviana della dialettica hegeliana del riconoscimento, come scrive Kojève: l‟uomo risulta umano
quando rischia la vita per soddisfare il suo Desiderio umano, cioè quel desiderio che si dirige su un
altro Desiderio.
La psiconalisi come pratica della parola
La pratica della psicoanalisi trova il suo fondamento nella parola; è una pratica della parola, una
cura che si realizza solo attraverso le parole.
Per Lacan dove c'è parola c'è sempre riduzione della violenza, possibilità del legame tra l'Uno e
l'Altro che invece la follia dell'Io tende a escludere affermando la libertà negativa di una parola che
ha rinunciato a farsi riconoscere.Basti pensare al fatto che la captazione immaginaria dello specchio
e il suo destino di alienazione avvengono in una fascinazione silenziosa e mortifera. Mentre
nell‟alienazione immaginaria troviamo il misconoscimento; nella legge della parola troviamo il
riconoscimento.
La parola come rivelazione
Il soggetto impegnato in un'analisi fa l'esperienza paradossale di come egli non sia mai il
proprietario della sua parola, perché la parola trova significazione solo attraverso l'ascolto
dell'Altro. Chi parla non invia un messaggio già costituito a chi ascolta, ma è chi ascolta che rinvia
il messaggio in forma invertita a chi parla. La verità del desiderio implica che vi sia un Altro
(l'analista) capace di ascoltare la parola del soggetto al fine di disidentificarlo dalle identificazioni
narcisistiche nelle quali è preso, per rendere possibile l'operazione propria dell'analisi: la
"simbolizzazione dell'immaginar