Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 11
Riassunto esame Psicologia clinica, prof. Lo Castro, libro consigliato Cosa resta del padre, Recalcati Pag. 1 Riassunto esame Psicologia clinica, prof. Lo Castro, libro consigliato Cosa resta del padre, Recalcati Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia clinica, prof. Lo Castro, libro consigliato Cosa resta del padre, Recalcati Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia clinica, prof. Lo Castro, libro consigliato Cosa resta del padre, Recalcati Pag. 11
1 su 11
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

incarnare. LEGGE, DESIDERIO E TESTIMONIANZA PATERNA

“Desiderio” “Legge”

e sono due parole-chiave nella psicoanalisi, proprio perché

unire il desiderio alla Legge corrisponde alla funzione simbolica della paternità.

Infatti, come afferma lo stesso Lacan, “un Padre è colui che sa unire e non opporre il

alla Legge”. Di norma, questa Legge serve ad impedire al desiderio di

desiderio

scivolare verso il godimento, e quindi a porre un limite alla spinta del desiderio.

Affinchè vi sia desiderio è necessario che vi sia Legge: ovviamente, ci riferiamo alla

Legge della castrazione simbolica, cioè al fatto che il bambino non può godere della

Cosa materna.

Pertanto, è necessaria una perdita originaria, una differenziazione, un limite, una

lontananza dalla Cosa materna perché vi sia desiderio: la condizione strutturale per

accedere al desiderio implica un divieto di accedere al godimento assoluto della

Cosa. Questo viene sancito, prima ancora che dal padre, dal funzionamento stesso del

e dalle sue leggi: infatti, l’essere immersi nel linguaggio ci separa

linguaggio

irreversibilmente dalla Natura e dal sogno impossibile di un godimento che escluda il

filtro della parola.

Dunque, la Legge svolge una funzione di taglio simbolico, proprio perché

l’interdizione promossa dalla castrazione simbolica annulla la possibilità del

soddisfacimento immediato, staccando il soggetto dalla Cosa.

Ora, affermare che il nostro tempo è il tempo del collasso del simbolico e

dell’evaporazione del Padre significa affermare che c’è una difficoltà sempre

maggiore a fare esistere l’interdizione simbolica, significa che, invece, viene

enfatizzato il godimento immediato dell’oggetto che si ha a portata di mano, di

bocca, di corpo.

Anche nel caso di Adamo ed Eva è stato necessario il taglio simbolico della

castrazione, la separazione dal godimento incestuoso. In questo caso, la Legge

(incarnata da Dio) proibisce loro di consumare i frutti dell’albero della conoscenza:

ciò per impedire che si illudessero di possedere una conoscenza senza limiti!

“trauma”,

Ovviamente, la parola del Padre è seppure benefico, proprio perché

sconvolge la tendenza incestuosa dell’essere umano. Questo divieto, dunque,

risuona come impossibilità di scavalcare l’esperienza del limite, proprio perché

non si può godere di tutto, non si può avere tutto, non si può sapere tutto.

In tal senso, va citata la vicenda della Torre di Babele: in questa vicenda, gli esseri

umani vorrebbero oltrepassare ogni senso del limite, andando a occupare, con la cima

vertiginosa della torre, il luogo della trascendenza, ovvero il luogo stesso di Dio. Essi

vorrebbero quindi “farsi un nome”, nel senso di “farsi da sé stessi”, farsi da soli,

senza il supporto dell’Altro. Essi esigono così di assimilarsi alla potenza divina

dell’Altro, a Dio stesso! Ciò implicherebbe il rifiuto delle leggi del linguaggio, che

invece impongono che il nome proprio venga dato dal grande Altro. Solo l’intervento

del Signore, ovvero della Legge, risveglia i babelici dal sogno totalitario dell’Uno (un

solo popolo e una sola lingua), riportando l’essere umano al molteplice.

Allo stesso modo, Adamo ed Eva non accettano il limite, vogliono ergersi come

padroni del Nome, liberi dai vincoli imposti dalle leggi del linguaggio, liberi dalla

Legge dell’Altro!

Tutto questo è impossibile, perché tra il linguaggio e le cose sta ciò che Lacan

definisce “Reale”.

Nel Seminario V, Lacan individua 3 tempi fondamentali dell’Edipo:

tempo dell’illusione fallica,

1) Il primo tempo è il il tempo della seduzione

reciproca, in cui cioè il bambino si pone come colui che colmerà la mancanza

della madre, una sorta di bambino-fallo, mentre la madre lo vorrà divorare,

incorporandone l’esistenza, rendendola identica a sé stessa, e facendo di lui

l’oggetto in grado di colmare la sua propria mancanza. Questa illusione, che

“perversione primaria”,

Lacan definisce è profondamente incestuosa, perché

annulla la differenza tra i due e perché implica lo scavalcamento di un limite: il

limite della castrazione.

tempo dell’apparizione traumatica della parola del

2) Il secondo tempo è il

Padre. Essa è traumatica in senso benefico, perché risveglia la coppia madre-

bambino dal sonno incestuoso, introducendo una discontinuità che lascia

spazio al desiderio singolare di ciascuno, e perché spezza l’illusione della

continuità tra l’Uno e l’Altro. In tal senso, possiamo assimilare la parola del

Padre alla funzione della Legge simbolica, che proibisce l’incesto

rendendo possibile il patto sociale. Tuttavia, è la parola finale della madre

ad attribuire o meno la giusta autorità simbolica alla parola del Padre:

sarà, infatti, il modo con cui la madre parlerà del padre ai suoi figli a

rendere autorevole la sua parola (e da qui si spiega anche il fatto che, anche

se il padre è venuto a mancare, può ugualmente essere reso “presente”,

“vivificato” dalla madre, per cui la sua funzione rimane attiva).

Tuttavia, la funzione paterna non può esaurirsi nell’esercizio dell’interdizione.

3) Pertanto, il terzo e ultimo tempo dell’Edipo è il tempo dell’avvento della

Legge come pura interdizione. Questa è la parte più originale della riflessione

poiché egli, rispetto a Freud, accentua la necessità che l’introduzione

di Lacan,

della Legge non è sufficiente ad esaurire la funzione simbolica del padre.

Accanto alla figura normativa del padre, si deve aggiungere quella del padre

che non vieta… Si tratta del

donatore, permissivo, del padre Padre non come

rappresentante della Legge, ma come incarnazione di una possibile

se il Padre dell’interdizione è

alleanza tra il desiderio e la Legge. Dunque,

il padre che castra il godimento incestuoso imponendogli un limite

simbolico, il Padre donatore è il padre che compensa questa rinuncia al

godimento più immediato con l’offerta di un’identificazione idealizzante,

ovvero il diritto di desiderare.

Il terzo tempo dell’Edipo ha quindi un ruolo cruciale nel permettere la

trasmissione del desiderio. Affinchè vi sia trasmissione sono necessari, insieme

all’interdizione, dono, promessa, fede.

Ma, allora, cosa resta del Padre nell’epoca ipermoderna (che è l’epoca

dell’evaporazione del Padre)? Nell’epoca ipermoderna, dove il nesso tra

desiderio e Legge ha perduto ogni fondamento universale e ideologico, occorre

instaurare quello che Lacan definiva “il Padre del terzo tempo dell’Edipo”, che

non è il Padre normativo. Non è, cioè, un padre che si limita a porre la Legge

al godimento incestuoso. E’ invece un padre che sa incarnare, nella

come divieto

propria esistenza singolare, la passione del desiderio, per cui sa anche

trasmetterla.

“Incarnare la passione del desiderio” significa poterne dare testimonianza,

testimonianza che è necessariamente singolare (non esiste una testimonianza

universale!).

Quindi, quel che resta del Padre è la dimensione incarnata della

testimonianza. L’enfasi sulla testimonianza è data dal fatto che, nell’epoca

dell’evaporazione del Padre, siamo di fronte ad una crisi dell’Ideale edipico

come versione trascendentale della Legge. Se l’autorità simbolica di questa

Legge è irreversibilmente in crisi, il potere dell’interdizione non potrà essere

più affidato a istituzioni forti (la famiglia, i partiti, lo Stato, la Chiesa). Per

cui, occorrerà recuperare la funzione simbolica dell’interdizione sulla scala

rovesciata della donazione.

Nell’epoca dell’evaporazione del Padre evapora anche il riferimento al padre

“qualunque cosa può

come fattore di genere: in tal senso, Lacan afferma che

svolgere la funzione paterna, purchè sappia rispondere al problema insoluto

del desiderio”.

Tornando al discorso sulla testimonianza, abbiamo detto che la testimonianza è

un’incarnazione singolarissima del desiderio, e il padre la può offrire solo a

partire da una posizione di “non sapere”.

Infatti, un padre non può essere qualcuno che “ha una risposta su tutto”: è

piuttosto qualcuno che ha piena consapevolezza del fatto che non esiste un “sapere

pieno” che risolva e che racchiuda il mistero dell’esistenza. Quindi, la funzione

del Padre è una funzione che custodisce il vuoto, il “non sapere”… Guai se il

padre sostenesse l’illusione dell’esistenza di un sapere universale (sarebbe il

padre della psicosi!)

Solo se il sapere è bucato, solo se non è un sapere pieno, solo se è abitato da

una mancanza che non può assorbire, allora un padre può rispondervi

mettendovi dentro la testimonianza del proprio singolare desiderio.

E’questo che ci si può attendere dal Padre nell’epoca della sua evaporazione:

un atto, una testimonianza singolare sul proprio desiderio, incarnato

all’enigma insoluto della vita e della morte.

IL LEGAME FAMILIARE NELL’EPOCA DELL’EVAPORAZIONE DEL

PADRE

La famiglia contemporanea appare senza centro di gravità, stratificata, disordinata

e incline ad assumere le organizzazioni più svariate: famiglie monogenitoriali,

separazioni, inseminazioni artificiali, adozioni nelle coppie omosessuali.

Ciononostante, la sua funzione educativa non viene meno, perché alla famiglia è

l’accoglienza della vita e la sua umanizzazione.

destinata

Il puro istinto di maternità o di paternità non esiste. E’ piuttosto l’atto simbolico

dell’interdizione dell’incesto a fondare la famiglia come legame umano.

un’ereditarietà

Pertanto, perché vi sia legame familiare non è sufficiente

genetica, poiché non è certo lo spermatozoo a definire cosa sia un padre…

Non basta, quindi, che ci sia un in seminatore per dire che quello è un Padre:

c’è bisogno che ci sia un atto di assunzione simbolica.

La dimensione del riconoscimento della vita come vita umana appare, dunque,

fondamentale nella fondazione del legame familiare. Per questo motivo, Lacan

aveva definito l’amore umano come “amore del nome”, nel senso che l’amore

dell’Altro come

non può

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
11 pagine
21 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher swarovskyna di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica della devianza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Lo Castro Giovanni.