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Quinto argomento:il desiderio indistruttibile
L’inconscio freudiano è il desiderio, il luogo fondamentale di iscrizione del desiderio
del soggetto. La principale caratteristica di tale desiderio è la sua indistruttibilità.
Essa richiama innanzitutto il suo carattere atemporale. Il desiderio inconscio non
risponde al tempo cronologico. La sua indistruttibilità significa che esso non può
essere governato, addomesticato. Custode dell’indistruttibilità del desiderio è il
carattere particolare del soggetto. I sistemi totalitari, alternativi alla psicoanalisi, si
sono dedicati alla soppressione di tale carattere particolare e ad uniformare l’identità
dei soggetti. Per la psicoanalisi l’inconscio è ciò che difende la particolarità del
soggetto; non c’è altra misura della felicità se non quella del desiderio: come
affermava Lacan “l’unica colpa di un soggetto è quella di cedere sul proprio
desiderio”. Tale massima sconvolge il tradizionale modo intendere la colpa. Il
desiderio viene definito come un dovere etico rispetto a cui il soggetto ha la
responsabilità di non cedere: la colpa non nasce dalla trasgressione di una Legge o di
un codice morale, ma dall’indietreggiamento rispetto all’assunzione del proprio
desiderio. Per l’etica della psicoanalisi è importante che il soggetto si renda fedele
del suo desiderio inconsico. Essa infatti non sostiene un’etica
alla chiamata
dell’adattamento e dell’identificazione conformista, proprio perché il desiderio è
refrattario a qualsiasi conformismo. L’assunzione del proprio desiderio implica una
dell’Altro: l’etica del desiderio indistruttibile è un’etica
separazione dalle aspettative
della solitudine che privilegia l’impegno per la realizzazione del proprio desiderio in
luogo dell’asservimento alla domanda dell’Altro. l’emergere del desiderio causa
sempre uno spaesamento, un senso di sbandamento perché esso è in contrasto con
tutte le tendenze adattive dell’io. L’affetto + idoneo a descrivere la presenza del
desiderio inconscio è l’angoscia che gli psicanalisti non considerano come un
disturbo dell’umore ma come il segnale dell’incontro del soggetto con la verità del
suo desiderio inconscio. Per Lacan l’angoscia è un incontro con il reale, con la
dimensione + radicale del nostro desiderio. L’incontro con il reale è ciò che ci sveglia
dal sonno della realtà: quando siamo impegnati negli affari della vita quotidiana, nella
routine monotona siamo immersi nella realtà. La realtà ha come attributo principale la
stabilità, è uno schermo protettivo che consente alla nostra vita di scorrere
ordinatamente. Quando questo schermo si sfibra, in relazione a esperienza radicali
come l’amore il lutto o le malattie, e perde la funzione difensiva emerge allora il reale
che introduce un punto di discontinuità. L’incontro con il reale del proprio desiderio
separa dall’Altro e dalle sue leggi. Per tali ragioni, la
tende a isolare il soggetto, lo
psicoanalisi non è una dottrina che punta alla normalizzazione del soggetto.
l’indistruttibilità del desiderio inconscio significa che esiste nel soggetto un elemento
che si sottrae a qualunque operazione di adattamento alla normalità. il desiderio
implica la mancanza, scaturisce dal rapporto con l’Altro:il desiderio umano è
desiderio dell’Altro. contrariamente all’istinto, esso non risponde a nessun
luogo,diversamente dall’istinto
programma, si trasforma continuamente. In secondo
che agisce secondo schemi di comportamento trasmessi da generazione a
generazione, il desiderio è una costruzione fantasmatica, si organizza
soggettivamente attraverso la rielaborazione di esperienze particolari.
Il programma del desiderio non è quello di estinguere la mancanza tramite la
conquista di oggetti perché nessun oggetto è in grado di saturare la mancanza: la
mancanza funziona da motore del desiderio. se il desiderio non fosse attraversato
si confonderebbe con l’istinto, mentre esso è proprio l’elemento ch
dalla mancanza
differenzia l’uomo dall’animale. Il programma del desiderio non punta ad annullare
la mancanza inseguendo un presunto stato di pienezza in realtà irraggiungibile, ma a
rendere la mancanza feconda e produttiva.
Sesto argomento:critica alle ideologie della liberazione
La psicoanalisi insiste a preservare il carattere conflittuale del rapporto tra
programma del desiderio e programma della Civiltà. Non si tratta di opporre la
Civiltà alla singolarità, quanto di considerare il carattere conflittuale che le attraversa.
L’inconscio è degno di elogio perché riserva all’interno del programma Civiltà uno
spazio discontinuo, singolare. Affinché il desiderio sia efficace esige l’incontro con
ovvero l’esperienza della castrazione. Essa ha carattere strutturante:
un limite
l’incontro con un no istituisce la possibilità del si. L’interdizione dell’incesto sancisce
la distanza necessaria dalla Cosa materna che attiva la progettualità creativa del
desiderio. il desiderio si attiva solo a condizione che il godimento immediato sia
interdetto ovvero conosca la castrazione. Le tracce mnestiche dei primi
soddisfacimenti determinano la tendenza del desiderio a ritrovare ciò che ha perduto;
tale perdita è irreversibile e quindi non può dar luogo a nessun ritrovamento: essa
contrasta con le ideologie della liberazione che presuppongono la possibilità di
ricostruire un rapporto armonioso del soggetto con l’oggetto del suo desiderio. queste
ideologie non considerano il carattere strutturante della castrazione; la Legge non
ostacola l’esistenza, piuttosto essa la condizione della determinazione del desiderio.
la separazione dall’idea illusoria di un godimento assoluto non avviene a causa di una
causa dell’azione del linguaggio. La presa del sistema del
società repressiva, ma a
linguaggio sul soggetto risulta alienante perché lo priva di un godimento
immediato,lo costringe ad un legame con l’Altro basato sul presupposto di una
rinuncia pulsionale. Le ideologie della liberazione non assumono la necessità del
limite come dato costitutivo del desiderio; la psicoanalisi afferma invece che senza
l’esperienza del limite esista solo la dissipazione del godimento.
Settimo argomento:l’inconscio all’avvenire
sostengono che l’indugiare degli psicoanalisti
I critici della psicoanalisi
sull’importanza del ricordo e della biografia nasconda la negazione dell’avvenire
come dimensione d’invenzione.
In realtà lo stesso Freud affermava che il ricordo è già una forma di elaborazione, di
retroattiva. L’inconscio non è semplicemente qualcosa che sta alle spalle
costruzione
del soggetto e che si deve ripescare nel fondo dei ricordi. I ricordi non sono mai i
ricordi di ciò che è avvenuto ma sono frutto di una elaborazione costruttiva; la
stessa è un’interpretazione del passato + che una sua semplice
memoria
conservazione. L’analisi non mira ad accedere all’esattezza del ricordo;essa ha come
obiettivo riuscire a produrre la verità storica di un soggetto, la costruzione soggettiva
L’analisi non si riduce mai al racconto del proprio passato, non
della sua memoria.
mira a raggiungere l’inconscio come lo strato + antico, ma intende produrre
l’inconscio: esso infatti è quella lacuna della nostra storia che attende ancora di essere
pensata e scritta. Non si tratta solo di recuperare un evento passato,la memoria di ciò
che è stato, ma di ciò che ancora attende un senso,una nuova messa in forma. È il
contrario di ci che è avvenuto, è piuttosto ci che può essere costruito, riscritto .
l’esperineza dell’analisi offre l’occasione per questa nuova scrittura, per pensare la
lacuna della nostra storia. Bion sostiene infatti che non sono le esperienze
traumatiche ad orientare lo sviluppo di vita, quanto la possibilità di rileggere tali
esperienze conferendo loro un senso nuovo, di dare una nuova forma a quelle forze
che hanno agito in noi caoticamente.l’inconscio da produrre è un inconscio +
all’avvenire che al passato. L’analisi di conseguenza non è solo il racconto biografico
di ciò che è avvenuto,ma la produzione di un nuovo sapere su di sé, una esperienza di
realizzazione del desiderio inconscio, una sua messa in forma nuova.
Ottavo argomento:una diversa concezione della cura
Con Freud la cura del disagio mentale scopre una vita inedita. Il principio di fondo è
che gli esseri umani si possono curare con la parola e con l’ascolto. Ciò che l’analista
ascolta è il soggetto dell’inconscio e non l’io che parla ad un amico o al confessore.
Per evitare che si instauri una conversazione normale di dialogo tra due io, la pratica
analitica ricorre all’introduzione del divano analitico, oggetto volto a porre in
evidenza che la relazione non è tra due persone ma tra il soggetto e il proprio
inconscio.
Gli avversari della pratica analitica sostengono che essa sia in realtà una pseudo
terapia inefficace nel trattamento dei sintomi, lunga e costosa. Occorre dunque avere
presente il carattere sovversivo della concezione analitica nella seconda metà
dell’Ottocento così come ai giorni nostri. La domanda di cura rivolta dai soggetti con
disagi di tipo psichico resta sempre una domanda di felicità. Ovviamente ciò
comporta anche la definizione di criteri in grado di misurarla. L’esistenza
dell’inconscio introduce un’obiezione radicale nei confronti di ogni criterio di
misurazione della felicità. Ogni prospettiva terapeutica che si istituisce sul
fondamento di una misura normativa della felicità conduce ad una normalizzazione
psicologica del soggetto, ad un suo adattamento ai criteri universali che definiscono
cosa sia l’armonia psicologica. L’arte medica classica ha infatti ha assunto come
indice del successo di una terapia la dissoluzione dei sintomi. Diversamente, Freud
sostine che una guarigione eccessivamente rapida non è il risultato di un guadagno di
sapere autentico su di sé: il soggetto potrebbe scegliere di guarire per evitare di
riconoscere gli elementi scabrosi che lo riguardano. Questa è la ragione di fondo che
porta gli psicoanalisti a considerare le terapie basare sulla risoluzione dei sintomi
sull’assoggettamento al potere-sapere dell&rsquo