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Libro consigliato: “Le Forme del Mobbing” di Favretto G.
1. Alle origini del mobbing: stress, eustress e distress
-esistono molto controversie nella definizione di stress che vanno dalla storia alle ideologie:
-nelle fabbriche inglesi indicava la resistenza che le strutture metalliche oppongono alle altre forze
-successivamente acquisisce connotazioni negative per la salute psicofisica, come malessere
tensione e ansia
-dovrebbe essere una condizione capace di migliorare le capacità prestazionali dell’individuo
-entro certi limiti svolge un effetto training cioè la capacità dell’individuo di imparare a fare qualcosa
-a livelli sopportabili e affrontabili di stress equivalgono le migliori prestazioni
-comune confusione nell’uso del termine per stressor (stimolo inducente) e risposta di adattamento
agli stimoli
-lo stress va inteso come un processo:
“risposta integrata dell’organismo a modificazioni operate su di esso per mantenere o ristabilire
l’omeostasi”
-al fine di raggiungere lo scopo si possono usare:
-strategie di coping (per affrontare adeguatamente gli stimoli stressogeni)
-strategie di mastering (atteggiamento di controllo e dominio nei confronti di situazioni di
stressanti)
-altri termini sono utili ad ulteriori distinzioni:
-eustress (stress buono): risposta fisiologica e adattiva
-distress (stress cattivo): applicabile a situazioni di discrepanza tra lo stimolo e la risposta
-richieste ambientali oltre le capacità dell’individuo determinano una maggiore vulnerabilità
-per mezzo dei lavori di Selye il termine stress entra nella medicina e psicobiologia assumendo la valenza
di stato di tensione o resistenza di una persona che si oppone a forze esterne che agiscono su di essa
-lo stress o Sindrome Generale di Adattamento SGA (allarme, resistenza, esaurimento) definita da Selye
come:
“una risposta generale, aspecifica a qualsiasi richiesta proveniente dall’esterno”
-stress inteso come risposta adattiva a stimoli, necessaria all’adattamento e alla sopravvivenza
-l’aspecificità si riferisce alla possibilità che gli stimoli producano una risposta stereotipata SGA che
non tiene
conto della natura dello stimolo ma della sua intensità
-la risposta è aspecifica perché così può favorire un generale adattamento dell’organismo
-il qualsiasi indica che stimoli diversi attivano una medesima risposta, non per forza eventi straordinari
-“lo stress è uno stato fisiologico normale, che non può e non deve essere evitato per trarne
vantaggio”
-odiernamente si attenziona la specificità della risposta per collegare alterazioni fisiologiche con le
caratteristiche dello stimolo e quelle individuali della persona
-a stressor fisici unimodali (estremi come calore e rumore) corrispondono risposte puntali e
specifiche
-se la risposta richiama substrati biologici la reazione sarà più probabilistica che deterministica
-nella trasformazione interviene il valore personale attribuito dall’individuo all’evento, differenze
individuali
-sensation seekers sono alla continua ricerca di stimoli che gli permettano di provare sensazioni forti per
sentirsi vivi
-persone amanti di situazioni estreme (high sensation) e quelle con livello più basso (low sensation)
-infatti persone dopo grande stress intellettuale si dedicano a stressanti attività fisiche:
-indurre nell’organismo un certo livello di stress fa si che ci si senta meno stressati
-sono situazioni su cui l’individuo ha un controllo maggiore e la richiesta di energia non supera la
capacità
-sono situazioni stressanti, ma trattandosi di eustress non vengono considerate tale
-a fronte di stimoli fisici si reagisce prima localmente ma poi tali reazioni si trasformano in una generale
-esistono interazioni quotidiane tra individuo e ambiente con basse stimoli, che attivano risposte
prepatologiche
-esistono specificità di risposta a stimoli complessi di natura psicosociale o lavorativa, in cui situazioni
ambientali o relazionali che interagiscono col tipo di compito svolto corrispondono a configurazioni
umorali specifiche.
-la reazione di stress può configurarsi come eustress o distress, a seconda del controllo che l’individuo
sente di poter esercitare sullo stimolo, del social support ricevuto, della tollerabilità specifica
individuale.
2. Il mobbing come distress relazionale
-in qualsiasi ambito relazionale le motivazioni sufficienti all’azione sono: ricevere rinforzi ed evitare
punizioni
-Tajfel e Turner con appartenenza a gruppo con sostegno ingroup e svalutazione outgroup
-teoria darwiniana per necessità di eliminare specie concorrenti per soddisfazione della
sopravvivenza
-Festinger con confronto sociale come incentivo al miglioramento, per invidia, gelosia o ammirazione
-alla base di tutto vi è l’autostima cioè la valutazione cognitivo-affettivo che ognuno ha di sé con un
certo livello
-influenzata dal giudizio altrui e da chi dice cosa
-ha bisogno di mantenere alta l’immagine del sé, come fa l’individuo in un gruppo sostenendolo
-in ambito lavorativo la figura fonte di stima e riconoscimento è il superiore dato il suo potere
-il conflitto fisiologico che si mantiene entro certi limiti è annoverabile nel concetto di eustress
-può diventare patologico quando supera certi limiti minando relazioni e produttività (origine
mobbing)
-mobbing per intendere azioni compiute ripetutamente a lavoro ai danni di uno o più lavoratori
-comportamenti aggressivi o violenze psicologiche al fine di emarginare o escludere dal mondo
del lavoro
-il termine con radice inglese to mob usato da Lorenz e riscontrato nelle specie animale coalizzate contro il
singolo
-se un membro di un gruppo diventa indegno o minaccioso viene attaccato fino a quando non se ne
andrà
-la durata e la ferocia degli attacchi dipendono dalla capacità di resistenza della vittima
-usato in Svezia per comportamento ostile tra scolari poi diventa bullying (in GB bullying at work e gobbe
bullies)
-Leyman in ambito lavorativo definito come vessazione psicologica che porta a disturbi postraumatici da
stress
-il conflitto patologico, come sede del mobbing, prova l’equilibrio interno all’ambito da lavoro
-certe aziende propongono concorrenza e competizione al fine di aumentare il profitto, fino a quando
si mantiene l’equilibrio tra richieste e capacità di farvi fronte
-“Comunicazione ostile e non etica perpetrata in maniera sistematica da parte di uno o più individui
generalmente contro un singolo che è spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e difesa e lì
costretto per continue attività mobbizzanti. Queste azioni si verificano con una frequenza alta e per un
lungo periodo di tempo. A causa dell’alta frequenza e della lunga durata, il mobbing crea seri disagi
psicologici, psicosomatici.”
-gli attori della situazione psicosociale del mobbing sono 3: mobber, mobbizzato e side-mobber o co-
mobber
-il mobber può essere interpretato da una solo persona o più o un’intera organizzazione (bossing)
-nel caso di una singola persona solitamente un superiore si tratta di mobbing dall’alto
-nel caso di due o più persone solitamente i colleghi si tratta di mobbing tra pari
-nel caso in cui il mobbizzato sia un superiore boicottato e scavalcato si tratta di mobbing dal basso
-ulteriore distinzione è tra mobbing attivo (azioni di aggressione e svalutazione diretta visibile e
intenzionale) e mobbing passivo (azioni come isolamento, ignorare sistematicamente e volutamente)
-mobbing diretto (comportamenti verbali aperti e manifesti o fisici) indiretto (più sottili e meno evidenti)
-il mobber agisce per mezzo di diverse azioni mobbizzanti, tutte volte all’allontanamento della vittima:
-attacchi ai contatti umani: limitazioni nell’espressione e discussione con critiche e rimproveri, sguardi
minacciosi
-isolamento sistematico: trasferimento in luogo isolato, evitamento, divieto ai colleghi di parlare con
vittima
-cambiamenti delle mansioni: revoca mansioni, assegnazioni i lavori senza senso, inutili e svalutanti
-attacchi contro la reputazione: calunnie, pettegolezzi e turpiloqui
-violenze e minacce
-le motivazioni per cui una persona assume il ruolo di mobber sono:
-fare carriera a tutti i costi, paura di perdere il lavoro o la posizione, invidia e autodifesa
-spesso il mobber è convinto di agire in nome della difesa dei propri diritti, perché minacciato dalla vittima
-qualora non cessassero le vessazioni è perché intimamente il mobber vede di trarre guadagno
-se l’azione è intenzionale, il mobber si crea un lavoro parallelo trascurando quello principale
-esiste però anche la possibilità che il mobber agisca inconsapevolmente
-non esiste correlazione tra la personalità della vittima e il suo coinvolgimento in una situazione di
mobbing
-esso dipende infatti dalle circostanze e dall’ambiente sociale e organizzativo
-la vittima è consapevole di subire mobbing e questo le provoca un forte distress
-a volte attribuisce a sé la colpa, altre no ma non riesce ad affrontare, reagendo con scarsa fiducia in
sé e paura
-data l’impossibilità di miglioramento della situazione il tutto destabilizzerà la situazione familiare e
sociale
-esaurite e risorse, il progredire della situazione dipenderà dalle caratteristiche personali e dal
sostegno
-ricordo angoscioso e rivissuto dell’evento, con ridotto senso di responsabilità, mancanza di
interesse, disturbi
neurovegetativi e cognitivi (psicologici e fisici)
-la vittima inizia a rispondere con reazioni inadeguate psichiche emotive e comportamentali
-naturalmente esistono reazioni adeguate al mobbing come:
-adeguata autodifesa verbale: dimostrare infondatezza accuse, portando l’attenzione sulla situazione
-ricorso ad associazioni: si occupano di prevenire e fronteggiare situazioni di mobbing
-ricorso alla legislazione ed a tutto ciò che può rivelarsi utile (trovare altro lavoro)
-per non crollare a causa del distress il mobbizzato usa delle strategie di coping per adattarsi all’ambiente
o mutarlo
-egli non si identifica nel cambiamento ma nello sforzo per raggiungerlo
-può anche ricorrere a strategie cognitive per prevenire e ridurre il distress e le sue conseguenze
-se non riesce a trovare delle soluzioni l’organismo risponde con una maggiore attivazione (arousal) per
energie
-si può così giungere ad una soluzione creativa, ma se non la si raggiunge subito si riversa
nell’evitamento o rinvio
-l’incapacità e l’impotenza conducono la vittima alla prime due fasi della sindrome generale di
adattament