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IT DISTRIBUTORE FINALE (PAESE Y)
Ricavi 19000 Ricavi 20000
Costo di produzione (8500) Px d’acquisto (19000)
Costo di distribuzione (4500) Altri costi (800)
Altri costi (2000)
Utile ante imposte 4000 Utile ante imposte 200
ESEMPIO. Supponiamo che una società italiana IT produca il bene A e lo distribuisca per la successiva vendita a terzi, alla società
controllata residente nel Paese Y. In questo caso, non può essere applicato il cost plus in quanto non rifletterebbe il valore delle
funzioni svolte da IT ( ) e dalla società controllata ( ). La remunerazione sarà
es. produzione, stile, marchio, etc. che commercializza
identificata partendo dai ricavi conseguiti, e non dal costo sostenuto, applicando a questi un margine di sconto del 5% (20.000-
(5%*20.000)= € 19.000) .
ESEMPIO. FIAT fa uno sconto rispetto al prezzo di vendita al concessionario in base al magazzino del concessionario, al numero
di addetti, allo spazio disponibile per l’esposizione. In particolare, si farà uno sconto maggiore rispetto alle auto che costano di
più. Il concessionario quando vende il bene deve riuscire a coprire tutti costi.
Metodo del prezzo maggiorato : il valore normale è quantificato sulla base del costo di produzione,
inclusivo dei costi diretti e indiretti sostenuti dal cedente del Gruppo, a cui viene aggiunto un “normale” margine di
profitto lordo ( ). Il valore normale
ottenuto moltiplicando il costo di produzione per una ben identificata percentuale di mark up
delle transazioni può essere identificato comparando il mark up della transazione oggetto di riscontro con quello
attribuito dalla medesima impresa nelle vendite a terzi di prodotti simili sull’identico mercato; ove non vi siano
vendite a terzi, il mark up sarà uguale a quello applicato da terzi indipendenti che pongono in essere vendite con
uguali funzioni. In assenza di vendite similari tra terzi indipendenti potrà farsi ricorso ad una comparazione delle
funzioni esercitate dal produttore con quelle esercitate da terzi. I sistemi di determinazione dei costi utilizzati dalle
imprese ( ) variano anche in relazione al tipo di beni oggetto di
sistemi di determinazione dei costi sostenuti dal produttore
produzione. Tra le formule più ricorrenti utilizzate a tale scopo vi sono: ( ) costi standard: costo prevedibile di
i
assorbimento di tutti gli oneri in base ad ipotetici livelli di produzione e capacità di rendimento degli impianti; ( )
ii
costi marginali: valore differenziale del costo totale in relazione all'aumento unitario della produzione; ( ) costo di
iii
produzione pieno: costo reale di produzione inclusivo degli oneri diretti ( ) ed indiretti
materie prime, manodopera, ecc.
( ).
spese industriali, commerciali, generali, di direzione, di ricerca e sviluppo, oneri finanziari
PRODUTTORE (CONTROLLATA PAESE X) IT (CONTROLLANTE)
Costo di produzione ( ) (5000) Ricavi 8500
diretti e indiretti
Costo di distribuzione - Px d’acquisto (5500)
Mark up 500
Altri costi (300)
Ricavi 5500
Utile ante imposte 200 Utile ante imposte 3000
ESEMPIO. Supponiamo che una società italiana IT acquisti il bene A prodotto da una società controllata che ha sede in un paese
X; l’attività di produzione della società controllata è remunerata, considerato il tipo di attività svolta, con l’applicazione di un
markup del 10% sui costi di produzione (5.000 +(5.000*10%)= 5.500).
ESEMPIO. Romania produce borse per società italiana? Come deve essere remunerata l’attività svolta di Romania? La società
italiana manda le pelli, per cucire ci impiegano 7h e la persona ti costa Y; i costi di trasporto saranno a carico della società romena;
l’immobile costa X; facendo una distinta i costi che sostiene la borsa sono 72€. La società italiana per ogni borsa dà 80 € ( distinta
). Si è cercato di identificare i costi che la società potrebbe sostenere in quel luogo e in quel momento, dandogli un
più un margine
margine. Se loro sono in grado di cucire in maniera più veloce, guadagneranno di più; mentre se sono meno efficienti andranno in
perdita.
SOCIETA’ A SOCIETA’ B
Costo di produzione ( ) (5000) Ricavi 8000
diretti e indiretti
Costo di distribuzione - Px d’acquisto (6050) 37
Altri costi (500) Altri costi (500)
Mark up 550
Ricavi 6050
Margine utile netto 550 Utile ante imposte 1450
Comparazione dei margini netti : confronto tra i margini di utili netti, relativi ad una base di riferimento
ritenuta adeguata ( ), conseguiti da parti correlate ed operatori indipendenti coinvolti in
es.: costi, vendite, attivi, etc.
attività commerciali simili.
ESEMPIO. Supponiamo che la società B acquisti beni prodotti dalla società collegata A e la politica dei prezzi di trasferimento
adottata per il tipo di attività svolta dalla società A, comporti la remunerazione, con applicazione di un mark-up del 10%, del totale
dei costi sostenuti dalla società (5.500+ (5.500*10%)= 6.050).
Ripartizione dei profitti globali : ripartizione dei profitti globali, derivanti dalle vendite o dalle transazioni
effettuate tra le imprese collegate, sulla base di una congrua “chiave di allocazione”.
SOCIETA’ A SOCIETA’ B SOCIETA’ C
Ricavi 60000 40000 40000
Costi di produzione (20500) 0 0
Costi di acquisto/distribuzione (9000) (30000) (30000)
Altri costi (20000) (5000) (10500)
Profitto 10500 5000 (500)
Profitto globale 15000
Profitto per applicazione TP policy 12000 1500 1500
ESEMPIO. Supponiamo che nell’ambito dell’attività di gruppo ( ) la società A, in considerazione delle funzioni svolte (
i produzione,
) e dei fattori produttivi impiegati, sia remunerata con una percentuale sui profitti globali conseguiti pari
attribuzione del marchio, etc.
al 80%; ( ) le società B e C, in considerazione delle funzioni svolte ( ), siano remunerate con una percentuale sui
ii distribuzione
profitti globali conseguiti pari al 20%. Il profitto conseguito dalle singole società subirà un adjustment ( )
in aumento o in diminuzione
dovuto all’applicazione della politica dei prezzi di trasferimento.
OPERAZIONI DI RIORGANIZZAZIONI AZIENDALI
In aggiunta a quanto finora detto in tema di prezzi di trasferimento, vanno segnalate le implicazioni che suddetta
disciplina può avere nell’ambito delle riorganizzazioni di gruppi multinazionali, infatti l’OCSE nel Report on the
Transfer Pricing Aspects of Business Restructurings ha approfondito l’applicazione del principio di libera concorrenza
( ) alle operazioni di business restructuring, che sono tendenzialmente legate anche ad una
arm’s length principle
redistribuzione dei profitti tra le società appartenenti al gruppo. Con il termine “riorganizzazioni aziendali”, ci si
riferisce alle operazioni effettuate da parte di un’impresa ( ) nei confronti di controparti correlate (
multinazionale anche
), aventi ad oggetto riallocazioni di funzioni aziendali, rischi e/o assets, compresi i beni immateriali. Le
non residenti
riorganizzazioni possono consistere anche nella razionalizzazione, specializzazione o de-specializzazione delle
operazioni ( ), incluso il ridimensionamento o
attività di produzione e/o processi, attività di ricerca e sviluppo, vendite, servizi
la cessazione delle operazioni stesse. Gli obiettivi perseguiti attraverso questa tipologia di operazioni possono
scaturire da diverse ragioni economiche, quali ad esempio: ( ) massimizzare le sinergie e le economie di scala; ( )
i ii
razionalizzare la gestione delle linee di business; ( ) migliorare l’efficienza della catena del valore.
iii
Generalmente, la gestione di organizzazioni globali e di modelli di business integrati è definita nel rispetto di valide e
concrete ragioni economiche ma deve essere, altresì, sviluppata in considerazione delle problematiche derivanti dalla
libera concorrenza, vale a dire considerando i membri dell’impresa multinazionale quali soggetti indipendenti. La
fattispecie “sensibile” ai fini della disciplina in oggetto è, dunque, la riallocazione, a favore di altre entità appartenenti
al medesimo gruppo, ubicate in altri stati, di fattori produttivi di reddito, indipendentemente dalle modalità con cui le
imprese la realizzano. Ai fini del rispetto del principio di libera concorrenza, le operazioni vanno realizzate tenendo in
considerazione alcuni elementi fondamentali, quali:
- La gestione dei rischi: rappresenta un aspetto rilevante laddove, nell’ambito dell’operazione di
riorganizzazione una parte converte talune attività in altre a più basso rischio, assicurando un ritorno economico
meno remunerativo ma connotato da più favorevoli elementi di certezza e stabilità, mentre la controparte,
nell’assumersi i rischi maggiori, crea le condizioni per ottenere profitti più elevati. L’assunzione di tali maggiori
rischi, in un sistema caratterizzato dal principio di libera concorrenza, deve, pertanto, essere compensato da un
adeguato incremento dei benefici economici attesi.
- Riallocazione dei profitti potenziali: in normali condizioni di mercato, un’impresa indipendente non sempre
riceve un indennizzo qualora, a seguito di una modifica degli accordi commerciali con terzi, si verifichi una
riduzione del potenziale di profitto o degli utili futuri attesi. Il principio di libera concorrenza (arm’s length
principle) non prevede forme di compensazione per la mera diminuzione dei profitti futuri attesi; pertanto,
quando si applica il citato principio alle operazioni di riorganizzazione, occorre verificare se vi è stato un
trasferimento di valore ( ) ovvero la cessazione o la rinegoziazione sostanziale di accordi
diritti o altre attività
preesistenti e se, in circostanze analoghe, ciò si sarebbe verificato anche tra parti indipendenti. Al fine di
determinare se la riorganizzazione possa dar luogo ad una forma di indennizzo secondo il principio di libera
concorrenza, è essenziale analizzare l’operazione stessa, nonché: i cambiamenti che essa ha originato; come tali
cambiamenti hanno influenzato la ridistribuzione delle funzioni tra le parti; le ragioni economiche alla base
dell’operazione di riorganizzazione; i benefici e le opportunità previste preliminarmente dalle parti. 38
- Trasferimenti di tangible e intangible assets: le riorganizzazioni societarie possono riguardare il trasferimento
di beni materiali da un’impresa ad altro soggetto estero facente parte del medesimo gruppo; in questo caso,
emerge la necessità di valutare i beni trasferiti tra soggetti facenti parte dello stesso gruppo e con sede in Paesi
diversi. In tale ipotesi, la scelta del metodo di determinazione del prezzo di trasferimento più idoneo dipende
dall