vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IN PROSPETTIVA INCLUSIVA
!
!
INTRODUZIONE
!
Di fronte alla complessità dei contesti delle situazioni che gli educatori devono
affrontare, non si può pensare di avere risposte risolutive “ preconfezionate” : di
fronte alle nuove fragilità occorrono risposte flessibili e non standardizzate.
!
Possiamo individuare 2 rischi particolari, legati alla professione di aiuto
1) il rischio di privilegiare la ricerca del professionismo a quella della professionalità.
Si tratta di concetti diversi:
- professionalità = complesso di qualità ( quali la competenza, l’impegno
costante,la scrupolosità, ecc..) che distinguono il professionista dal dilettante.
!
- professionalismo= esercizio di un ‘ attività come professione, quindi in modo
continuativo,esclusivo e retribuito.
!
2) il rischio di ancorare le professioni di aiuto alle logiche dell’emergenza e del
bisogno del momento, con la conseguenza che l’educatore professionale finisce per
svolgere funzioni educative provvisorie e non invece una professione stabilmente
strutturata.Sebbene sia inevitabile che le professioni d’aiuto abbiamo a che fare con
situazioni eccezionali, occorre trasformare questa caratteristica in occasione per
creare una rete più stabile di aiuti e cure.
!
!
In generale, l’educatore professionale si deve collocare all’interno di un progetto
educativo che tende al miglioramento delle qualità della vita individuale e collettiva.
!
Qualsiasi sia il contesto in cui egli si trova a operare e le situazioni che egli deve
affrontare, esse riguardano in ogni caso il confine tra salute e malattia, tra devianza e
convergenza, tra educazione e istituzione, ecc…
!
SERGIO TRAMMA , collegandosi alla figura “ liquida” di Bauman, riflette sulla
debolezza strutturale dell’educatore e la connota come tratto essenziale e salutare, e
come punto di forza perché legata alla essenziale e costante apertura alle possibilità e
ai significati e alla costante messa in discussione dalle proprie finalità ed obiettivi.
!
!
!
!
!
CAPITOLO PRIMO: PEDAGOGIA SPECIALE VERSO LA CURA
EDUCATIVA
!
Sebbene la particolare condizione biologico - sociale ed esistenziale delle persone
con deficit ed in situazioni di handicap siamo sempre esistita, il concetto di disabilità
ha un origine abbastanza recente.
Storicamente sono individuabili differenti modalità di collocazione e di
interpretazione delle esigenze formative dei riversamenti abili.
!
La crescente interazione tra iniziative socio - pedagogiche, gli interventi legislativi e
la riflessione teorica, ha contribuito a delineare un autonomo statuto epistemologico
della Pedagogia Speciale centrato sullo studio dei disabili e delle persone con “
bisogni educativi speciali” e sulla progettazione di interventi volti all’inclusione e alla
diffusione di un’ antropologia del dialogo, della cura e della reciprocità.
!
L’obiettivo principale della Pedagogia Speciale è l’integrazione inclusione delle
diversità, connesso al modello dell’identità plurale elaborato da Canevaro.
CANEVARO definisce l’identità plurale come una composizione di elementi,
flessibile, aperta ad accogliere di nuovi e trasformare quelli presenti.
!
La Pedagogia Speciale è una scienza autonoma che studia i metodi più adeguati per
rispondere ai bisogni educativi speciali di soggetti effetti da menomazioni, deficit o
problemi di salute che possono produrre situazioni di disabilità.
!
L’approccio tipico della Pedagogia Speciale consiste nell’individuare il problema,
nell’interpretarlo , prospettando modalità d’aiuto in grado di promuovere
integralmente la personalità del soggetto in situazioni di handicap.
!
La Pedagogia Speciale parte dall’identificazione dei deficit , (inteso come danno
organico, irreversibile e da accettare), analizza il suo territorio d’indagine, le
problematiche relative a soggetti con bisogni educativi speciali, allo scopo di
prendersene cura e di ricercare funzionali strategie d’intervento progettuali, capaci di
“ ridurre l’handicap” e le situazioni ostacolanti l’effettiva partecipazione di tutti alla
vita comunitaria.
!
ICF = Strumento di classificazione di natura multidisciplinare che racchiude una
pluralità di saperi, conoscenze ed approcci interpretativi sulla realtà umana, che
propone un innovativo modo di “ leggere” i concetti di salute, di disabilità e una
diversa concezione della vita e del mondo.
L’interesse maggiore dell’ICF è rivolto al funzionamento, a capire come funzione un
individuo.
Ma non è tanto ciò che oggi sa fare un individuo, ma quello che potrà fare domani
introducendo nella propria vita dei cambiamenti.
!
La priorità finale della Pedagogia Speciale si focalizza nella “riduzione
dell’handicap”, ovvero nella socializzazione del deficit e nella valorizzazione del
potenziale educativo dipendenti dalla capacità dei micro e macro sistemi sociali di
rispondere concretamente alle esigenze partecipative del soggetto con deficit.
!
!
L’intento della disciplina mira a riconoscere in ogni persona la possibilità di esistere,
di evolversi, di legittimarsi come identità storico - sociale, in modo critico,
nonostante la “scomoda” presenza del deficit.
!
LA DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI DIVERSABILITA’:
la persona non va letta in base all’entità del deficit (si rischia, in questo caso di far
coincidere la persona con il suo deficit), ma va interpretata nell’ambito delle
possibilità, delle capacità e delle risorse.
!
NUSSBAUN , sostiene che nonostante ci sia la presenza più o meno limitante del
deficit, alla persona diversamente abile è necessario garantire gli stessi diritti di
cittadinanza attiva e l’uguaglianza delle opportunità, promuovendo logiche plurali e
reticolari di aiuti e di aiuti e di cure educative che prevedano la possibilità di ri-
progettare l’esistenza futura di tutti e di ciascun oggetto. La progettazione esistenziale
in questa prospettiva rappresenta, per la persona “ diversa”, un attimo responsabile,
l’opportunità di costruire l’esistenza partecipando attivamente alla elaborazione di
obiettivi e percorsi di apprendimento che si snodano nel campo del possibile, al
massimo livello di estrinsecazione delle personali potenzialità.
Al soggetto disabile i professionisti della cura “ chiedono” di interagire e di ri -
attivare relazioni ed interazioni reciproche e costanti, di riappropriassi di un ruolo e di
specifiche funzioni e competenze, di regolare la propria attività mentale e affettivo -
relazionale, utilizzando e progettando una rete di mediazioni e di negoziazioni
condivise, rimettendo in gioco se stesso , intenzioni, valori, credenze, stili di vita,
contatti sociali e culturali.
!
Ogni soggetto diversamente abile non va privato di una sua storia degna di essere
raccontata, ascoltata, ri - costruita e ri - scritta.
All’interno dell’ICF la persona diversamente abile viene riconosciuta, compresa e
legittimata come insieme di storie e da promuovere aldilà delle compromissioni
avute, ovvero intesa nella sua condizione squisitamente umana, nei potenziali
educativi, nelle risorse possedute e nel diritto di riprogettazione dell’esistenza nella
relazione di aiuto con l’altro.
L a disabilità prima di essere una questione economica, sociale, assistenziale, è una
situazione, un aspetto che appartiene alla condizione umana e la riguarda
direttamente. Non si tratta di intervenire su un malato ma di liberare le energie
progettuali di un individuo in situazione di handicap, consentndogli di costruire la
propria storia, al di là e oltre ogni danno.
!
!
L’inclusione non corrisponde, né coincide, col tradizionale concetto di integrazione:
nell’integrazione lo sguardo è rivolto ad individuare funzionali processi di
razionalizzazione e di adattamento per accogliere le diversità dei disabili e dei
soggetti con “ bisogni educativi speciali” nei prioritari contesti formativi.Mentre
l’inclusione ha come riferimento l’insieme delle abilità differenti attraverso le quali
gli alunni si propongono ai loro insegnanti, innescando così richieste legittime di
cambiamento nei confronti dell’organizzazione, della didattica e delle relazioni.
!
La parola handicap è stat sostituita col termine “ partecipazione” per eliminare
l’impostazione medicalistico - diagnostica delle diversità intesa come condizione in
negativo che sottolineava il minus ovvero la mancanza.
!
Secondo ARENDT le politiche inclusive uniscono in uno spazio pubblico tutte le
persone e i loro diversificati modi di essere.
!
!
!
CAPITOLO SECONDO: LA CURA EDUCATIVA
!
La Pedagogia Speciale declinata nel versante extrascolastico va intesa come
pedagogia del “prendersi cura di “, come scienza inclusiva di complessità e diversità.
La riscrittura del personale progetto di vita del soggetto diversamente abile implica a
ricorso alla capacità che permettono ad ogni persona di risignificare l’esistenza
accettando la sofferenza.
Curare va concepito come capacità di favorire l’evoluzione del soggetto, come
capacità di portarlo ad un’ autonomia sostenuta.
L’assunzione di una cura può connotarsi di 3 specifiche dimensioni:
CURARE= (azione specifica al contenimento della malattia e della menomazione)
IL PRENDERSI CURA=(presenza che si fa carico delle difficoltà dell’altro)
AVER CURA= (assunzione dell’impegno e della responsabilità verso l’altro
!
Progettare vuol dire organizzare, costruire ed interpretare possibili sistemi di azione,
simboli per rispondere alle specifiche esigenze educative del soggetto con BES.
Occorre abbandonare lo sterile dualismo tra “ autonomia e indipendenza” e “
disabilità e indipendenza” e collocarsi in una prospettiva che colga l’errata
convinzione che la disabilità è un dramma individuale, ma una caratteristica tra le
tante che connotano la dimensione umana con le sue ombre, i suoi punti di forza e
debolezza.
!
Lo scopo della Pedagogia Speciale come scienza che si prende cura di… non è quello
di risolvere il problema particolare che si presenta nell’emergenza della situazione,
ma consiste nell’aiutare la persona ai potenziarsi affinché possa affrontare la