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La pedagogia speciale italiana a confronto con diverse prospettive di studio e di ricerca

Appare costitutivo per la pedagogia speciale interfacciarsi a interagire con altre discipline e soprattutto con altre prospettive che danno corpo a quelle che sono le scienze dell'uomo.

  1. La prospettiva biomedica
  2. Grazie all'episodio di Victor, studiato da Itard, si disvela un fattore cruciale nei processi di umanizzazione della cura: medicina e pedagogia speciale non solo possono e devono coesistere ma possono e, soprattutto, devono porsi in dialogo costante senza alcuna pretesa di egemonia dell'una sull'altra. L'egemonia del discorso medico sganciato da quello pedagogico ha portato e porta alla medicalizzazione e al medicalismo. Allo stesso modo, l'egemonia del discorso pedagogico su quello medico ha determinato e determina chiusure e autoreferenzialità. La medicalizzazione si evince nell'analisi della rappresentazione sociale del discorso sulla.

pratica medica, sul valore che viene attribuito nella gerarchia dei saperi. Gardou parla dello scientismo, che ha a che fare con la sacralizzazione del sapere e della tecnica mediante la quale si corre il rischio di mettere in atto interventi super specialistici separati tra loro, a discapito di un approccio integrale nei confronti della persona. Ciò porta a selezionare, segmentare, dividere e focalizzarsi su un segno, un sintomo o una difficoltà, ignorando o volendo ignorare tutti gli altri. In tal modo si finisce per trascurare l'essere umano nella sua globalità, per considerare solo le manifestazioni patologiche evidenti. L'egemonia della medicina sulla pedagogia deriva storicamente anche dalla tradizione positivista; si tratta di una presenza egemonica che ha una ricaduta sulla stessa definizione della pedagogia speciale che, solo a partire dagli anni 60 del 900, ha superato le definizioni di ortopedagogia, di pedagogia emendativa o di pedagogia curativa, peremanciparsi da quella visione tecnico-applicativa, di supporto alla psichiatria. L'idea che tutto sia curabile ha come contraltare la concezione che tutto ciò che si discosta dalla cosiddetta norma (valore culturale) sia patologico. Alla soppressione posteriore alla nascita di chi è deviante si sostituisce l'eliminazione anticipata sotto l'egida della prevenzione e della conseguente azione di diagnosi precoce. Tra gli esempi, la trisomia 21 oppure si assiste anche alla spasmodica ricerca di una causa certa e di una cura per debellare l'autismo. Coloro i quali si affidano a teorie complottiste o a rimedi naturali alternativi non fanno altro che dimostrare come questo discorso egemonico sia ormai troppo pervasivo e di fatto confermano l'idea che l'autismo sia una patologia che ha una scaturigine di tipo organico (effetto dei vaccini) o ambientale (metalli) da curare. La pervasività della medicalizzazione porta al medicalismo. L'egemoniadel discorso medico e la conseguente medicalizzazione non sono fini a se stessi, poiché la definizione di ciò che è normale e di ciò che è patologico, di ciò che è da considerarsi e da definirsi altro e alterità per la sua attribuita e riconosciuta diversità, sovrastano l'ambito medico e divengono pervasivi portando i loro effetti nel tessuto sociale. Il prevalere di pratiche di identificazione, categorizzazione e classificazione entrano in modo inarrestabile nella scuola e nella vita quotidiana e sono introiettati da dirigenti, insegnanti, familiari e anche dagli studenti stessi. Le conseguenze sono riscontrabili in quel fenomeno che Gardou chiama insularizzazione e periferizzazione della vita di alcune soggettività ridotte a un oggetto, a una cosa. Questi rischi inducono a ribadire come vi sia assoluta necessità di sguardi aperti, maggiormente resistenti a tanti pregiudizi che condizionano la nostra.posturascientifica e culturale. Sguardi multiprospettici che restituiscano la multidimensionalità dell'atto di comprensione dell'umano. In tal senso, la pedagogia speciale deve essa stessa farsi promotrice di questa diversificazione ed esserne viva testimonianza. Ciò significa che il discorso medico non può certo essere sottovalutato, accantonato o addirittura liquidato per essere sostituito da qualche altro discorso, fosse anche pedagogico che ambisca ad essere egemonico. 2. La prospettiva biopsicosociale - ICF Uno dei tentativi più interessanti di superare i rischi sia della medicalizzazione sia del medicalismo può essere ricondotto alla prospettiva biopsicosociale che trova la sua punta di diamante nella Classificazione ICF operata dall'OMS. Tale prospettiva ha aperto nuove prospettive scientifiche culturali e operative con l'intento da un lato di incidere sul paradigma di salute e, dall'altro, di dare spinta e corpo alla

Realizzazione di processi inclusivi nelle istituzioni formative. Tutto ciò attiene all'introduzione del costrutto di funzionamento umano, il quale compendia tutte le funzioni corporee, le attività e la partecipazione. La prospettiva biopsicosociale e il suo modello ICF si caratterizzano per l'attenzione posta al ruolo positivo o negativo giocato dall'ambiente specifico in cui vive la persona con disabilità. Come sottolinea Cajola, l'impegno dell'OMS è quello di riuscire a evidenziare, superando l'impostazione del modello medico, la multifattorialità di cui la disabilità si compone, attraverso la descrizione delle influenze ambientali sulla persona e sul suo funzionamento, facendo così emergere la centralità del contesto nella definizione stessa di disabilità. Nell'approccio dell'ICF la disabilità rappresenta una condizione umana determinata da una molteplicità di fattori.

personali e ambientali che coinvolgono non soltanto la persona con disabilità ma anche il contesto entro cui vive e opera. In tale ottica, l’OMS sostiene che la salute non possa più essere concepita come semplice assenza di malattia, ma piuttosto vada ripensata e soprattutto perseguita come globale benessere biopsicosociale dell'individuo posto nelle condizioni di poter sviluppare compiutamente i propri potenziali in interazione con i fattori ambientali. Questi ultimi possono agire da barriere o da facilitatori e costituiscono un importante momento descrittivo della relazione fra persona con disabilità e ambiente. Ne consegue che la valutazione della funzionalità di una persona con disabilità non debba essere limitata ai soli aspetti funzionali e strutturali, ma debba invece tenere presenti anche quelli contestuali, determinati per la partecipazione sociale. Divengono così elementi peculiari l’Attività, che consiste

nell'esecuzione di compiti o di azioni e la Partecipazione, ovvero il coinvolgimento del soggetto alla vita sociale nel suo ambiente di vita attuale come, per esempio, la scuola.

2.1 La struttura generale dell'ICF e dell'ICF-CY

ICF e l'ICF-CY sono organizzati in due parti, ciascuna delle quali costituita da due componenti:

  1. Funzionamento e disabilità:

    • Funzioni e strutture corporee - riguarda le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei, incluse quelle psicologiche e le parti anatomiche del corpo.
    • Attività e partecipazione - indica l'esecuzione di un compito o di un'azione da parte di un individuo.
  2. Fattori contestuali:

    • Fattori ambientali - concerne le caratteristiche del mondo fisico e sociale.
    • Fattori personali - riguarda il vissuto personale del singolo individuo.

Ciascuna componente consiste di vari domini, ovvero di insiemi di funzioni fisiologiche, strutture anatomiche, azioni, compiti,

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Apposita scala di valore che va da 0 a 4 qualificando il peso reale di ciascuna barriera o facilitatore. Per quanto riguarda attività e partecipazione, si utilizza il qualificatore performance che descrive ciò che una persona fa in un contesto sociale.

2.2 ICF, pedagogia speciale e scuola inclusiva

La prospettiva inaugurata dall'ICF con il costrutto di funzionamento umano che ha cercato di modificare l'impostazione biomedica, ha contribuito al passaggio del modello dell'integrazione a quella dell'inclusione e naturalmente ciò riguarda anche la scuola. Lo stesso MIUR fa riferimento all'ICF. Tale impostazione è poi proseguita con dei provvedimenti: Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012, Circolare Ministeriale 6 marzo 2013, Decreto Legislativo 66 del 13 aprile 2017. Si tratta di atti che hanno introdotto modifiche sostanziali alla legge 104 del 1992. Acquisendo e adottando in modo chiaro e inequivocabile la definizione di Profilo di Funzionamento.

hanno riconfigurato il nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato, che va elaborato e redatto sulla base della prospettiva biopsicosociale. Ciò è stato sancito dal Decreto Internazionale 182 del 29 dicembre 2020. Gli studiosi italiani di pedagogia e didattica speciale inclusiva hanno contribuito a liberare la disabilità dal costrutto medico in cui era relegata, avvalorando al contempo la necessità di un lavoro interdisciplinare indispensabile per la costruzione di una cornice epistemologica dell'inclusione molto più rigorosa. Il concetto di funzionamento umano è coerente con i principi della didattica inclusiva, in quanto implica che le difficoltà di apprendimento e di partecipazione di un certo rilievo non debbano essere ricondotte a una problematica del singolo, bensì vadano correlate alle capacità dell'ambiente di offrire risposte organizzative didattiche che siano efficaci per facilitare il suo.apprendimento e la sua partecipazione e rendere quindi reale l'educazione di e per tutti. Le scelte organizzative e didattiche che derivano da tale impostazione mettono in evidenza la centralità dei processi valutativi i quali
Dettagli
A.A. 2022-2023
22 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher daria.borsellino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia speciale e laboratorio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Pedone Francesca.