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PASSAGGIO hanno perso importanza (leva militare, matrimonio).
Condizioni necessarie affinché le persone con disabilità intraprendano percorsi di
adultità:
1. Accedere, anche se in forma limitata, ad alcuni dei ruoli che caratt. la vita
adulta
2. Capacità della famiglia e delle agenzie educative di immaginare, elaborare e
attuare un progetto di vita (“permesso di diventare grandi”)
3. Devono essere curati e potenziati i processi di:
Individualizzazione (conoscenza di sé, futuro/passato, limiti/possibilità)
o Autonomia (separazione/aiuto)
o Autodeterminazione (scelta incondizionata)
o
In particolare, in riferimento al punto 2, elementi che nella famiglia possono
complicare le cose sono:
1. Tendenza a pensarsi indispensabili per sempre come genitori
2. Immagine rassicurante del bambino
3. Fatica nell’accettare il confronto con i limiti che il processo di adultizzazione
pone
4. Difficoltà a sperimentare un distanziamento educativo
Tuttavia l’adultità del figlio disabile non è una perdita ma un modo per ritrovarsi
migliori: liberi dall’obbligo senza sensi di colpa, soddisfazioni per i progressi del figlio,
idealizzazione dell’altro generato dalla distanza.
Diventare grandi: la famiglia e il permesso a crescere. (Caldin, Friso)
La Pedagogia Speciale studia il contesto (educativo, sociale e politico) e la persona
nel suo sviluppo per promuovere la loro piena partecipazione alla vita sociale;
intervenendo prima sui contesti co-responsabilizzandoli e poi sulla persona,
rifacendosi al costrutto di empowerment.
L’educatore ha il compito di seguire e sollecitare il disabile verso l’autonomia
personale e l’auto-affermazione. L’accompagnamento educativo prevede interventi
studiati e valutati, che offrano una ripresa di attività scolastiche, lavorative e sociali e
un miglioramento sul versante psicologico, fisiologico e sociale.
Gli interventi educativi:
- Favoriscono un’ottica ordinaria della disabilità come componente usuale del nostro
vivere senza dimenticare che uguali diritti vuol dire trattamento uguale per tutti ad
hoc
- Sono di accompagnamento: essere insieme per separarsi. => No ad
assistenzialismo e vittimismo, no alla cura inautentica; sì al presupporre gli altri nel
loro poter essere, agire per un futuro creduto prima ancora che visto (senza
opportunità, le potenzialità non emergono).
- Devono mediare due dimensioni: protettiva (che soddisfa i bisogni e alimenta
le relazioni), emancipativa (esperienza di autorità, limite, frustrazione, della
norma per autonomia e sviluppo).
- Hanno come compiti educativi:
Attenuazione dei legami parentali per un ampliamento delle relazioni, relazione
o che s’apre ad altre
Saper sostenere l’esercizio della nuova dimensione cognitiva che appare
o nell’adolescenza, offrire opportunità di “scelta” e del “misurarsi”
Immaginabili risorse: il valore sociale della disabilità. (Colleoni)
Problema circa l’inclusione: tensione tra due polarità; come possono convivere la
domanda del gruppo sociale di omogeneità e stabilità e la domanda del disabile di
poter affermare la propria identità se pur dissonante rispetto ai tratti distintivi e
unificanti il gruppo stesso?
Tre modalità storiche di gestione della tensione:
- Espulsione del disabile dal gruppo
- Il disabile è persona, la società deve adoperarsi per la sua “normalizzazione”
(strutture, leggi, servizi)
- Il disabile è persona che ha diritto ad essere sé stessa, il percorso educativo non
è tanto normalizzante quanto autentico e realizzativo.
Per la terza modalità occorre parlare di inclusione. Inclusione che è possibile cercando
di aumentare le condizioni di adultità nel disabile e nel contesto sociale:
Nel disabile ∆:
1. Snodo della soggettività (spazio all’unicità)
2. Snodo dell’autonomia (capacità di cavarsela, orientamento e comprensione della
realtà)
3. Snodo della responsabilità (consapevolezza che anche gli altri hanno bisogno
d’aiuto)
Nel contesto sociale: capacità di essere un ambiente effettivamente vivibile da parte
di tutte le identità che lo abitano e lo creano (in termini di spazi e opportunità). Ciò
riguarda:
1. Tollerare la differenziazione interna
2. Prendersi cura e far crescere il proprio capitale sociale, cioè l’insieme delle relazioni
di fiducia e aiuto.
Come realizzarlo nella pratica: GENERARE VALORE SOCIALE (tutto ciò che migliora la
vita in un territorio). Centrali per questa realizzazione sono i servizi, aree di confine,
che possono dividere o connettere, producendo miglioramenti sociali più generali.
I VANTAGGI:
Per il disabile
1. Vivere dentro la vita reale (non edulcorata, con tempo non ciclico e ripetitivo)
2. Vivere relazioni autentiche (non basate sulla prestazionalità e su un contratto di
lavoro)
3. Vivere un’esistenza più piena, dove affermarsi come persone (provarsi, entrare in
ruoli sociali…)
Per i servizi
1. Ampliamento degli spazi di azione socio-pedagogica (nuovi percorsi, modalità
educative, connessioni)
2. Miglioramento dell’immagine e del ruolo dei servizi; da luoghi separati e periferici a
edificatori e generatori di valore sociale
3. Arricchimento del mandato e del compito di lavoro degli operatori e delle equipe
interne ai servizi
- arricchito il quadro delle azioni professionali e dei terreni pedagogici,
- contrastati stanchezza, disinvestimento e burn out
- non si lavora solo sulle capacità di apprendimento ma anche sulla loro
applicazione
Per il contesto
1. Espansione delle forme di co-responsabilità e cittadinanza attiva percorribili (si
lancia un messaggio: la realtà è migliorabile)
2. Estensione degli spazi di democrazia e vita civile per tutti (compreso il valore della
differenziaz. interna)
3. Contributo della disabilità alla costruzione della “normalità”: il concetto di
normalità è oggi povero di elementi (autonomia, efficienza…); questi interventi
contribuiscono ad allargarne la concezione, la fragilità entra a far parte della
normalità e della vita di tutti noi.