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PRIMA LEZIONE DI PALEOGRAFIA
(Petrucci)
PREMESSA
La paleografia è "la scienza delle antiche scritture, limitatamente però a quelle dei documenti di carattere
non monumentale" (Schiapparelli) o è "la scienza globale che si occupa dei monumenti grafici di ogni tipo
e natura (es. libri manoscritti e a stampa, documenti, iscrizioni, lettere, graffiti, ecc.)" (Mallon)? La seconda
ipotesi sembra essere la più plausibile.
CAPITOLO 1 - LUOGHI E SPAZI
Se ci si vuole occupare di storia della scrittura, una delle prime domande a cui si deve rispondere è il
"dove?", ovvero quali erano nel passato e quali sono nel presente i luoghi nei quali le testimonianze scritte
venivano e vengono prodotte e conservate e di conseguenza come e perché nel tempo questi spazi si sono
modificati per dislocazione, ampiezza e funzioni.
Il rapporto fra i luoghi di produzione e i luoghi di conservazione dei testi scritti è cambiato nel tempo: nel
mondo antico (IV secolo a.C.-V secolo d.C.), così come nel mondo moderno e contemporaneo (XVI
secolo d.C. in poi), essi erano luoghi diversi e lontani fra loro; nel mondo altomedievale (VI-XI secolo
d.C.), soprattutto occidentale, essi venivano quasi a coincidere (basti pensare ai centri scrittori dei grandi
monasteri, come San Gallo o Montecassino); infine, con l'età della cultura scolastico-universitaria (XII-XIV
secolo d.C.) essi si separarono di nuovo poichè la produzione libraria tornò a essere determinata dal libero
mercato e a svolgersi a opera di scribi laici (basti pensare ai notai, che svolgevano le loro funzioni nelle
zone più frequentate della città, mentre i documenti venivano conservati negli archivi pubblici o privati di
chi li aveva richiesti).
Ma tutto questo non può essere ridotto a semplici schemi: infatti, dal XII secolo d.C. i notai italiani
cominciarono a tenere presso di sé i registri cartacei contenenti la memoria degli atti prodotti; inoltre, con
la diffusione progressiva dell'alfabetismo, nacquero nuovi tipi di produzione scritta privata, come lettere,
registri, libri di conti, libri di famiglia, libri di lettura e manuali tecnici, conservati tra le mura domestiche e
scritti di propria mano. Oltre a ciò, è da tenere presente in campo documentario anche la contiguità o
meno dei depositi di memoria scritta con il centro del potere di cui costituiscono la storia: così, mentre la
Chiesa di Roma è tutt'oggi un esempio di continuità perenne poiché conserva i propri archivi a pochi metri
dalle stanze pontefice, la Repubblica Italiana invece tende ad allontanare da sé le istituzioni archivistiche.
Ogni volta che si scrive, si crea un rapporto tra spazio scritto e spazio non scritto, in altre parole fra nero e
bianco; per esempio, se si guarda oggi la pagina di un libro, si capisce come l'alternanza tra nero e bianco
serva a organizzare e rendere leggibile la scrittura, come lo spazio tra le righe serva a rendere più fluida la
lettura e come lo spazio intorno allo scritto serva a concentrare sul testo lo sguardo del lettore o a ospitare
note, commenti e appunti. A tal proposito, importante risulta essere l'organizzazione delle righe nello
spazio di scrittura, per cui pian piano si è passati dalla fittezza delle tavolette d'argilla in scrittura
cuneiforme alle spaziature interlineari e alle marginature tipiche del mondo greco-latino; altrettanto
importante è l'organizzazione dello scritto sulla riga, per cui nel I secolo d.C. si è passati da un sistema di
separazione delle parole tramite punti sul rigo, tipico del mondo greco-latino, a un sistema di scrittura
continua privo di spazi separativi; poi fra VII e XII secolo d.C., per impulso degli scribi irlandesi e
anglosassoni, si è giunti all'introduzione di spazi fra gruppi di parole e quindi all'uso moderno di separare
tutte le parole fra loro.
Su un piano più generale, l'organizzazione dei campi di scrittura può essere distinta in tre casi:
rapporto fra testo e figura: è la situazione più libera ma riconducibile a tre sole possibilità:
1. immagine all'interno del testo (sopra, sotto o centralmente);
2. immagine all'esterno del testo (margini);
3. immagine su un altro spazio identico e adiacente (pagina nuova).
Nelle monete e nei sigilli, invece, i rapporti tra testo e figura sono particolari perché la legenda è di
solito disposta circolarmente intorno all'immagine centrale sia sul che sul
recto verso.
suddivisione del testo in due o più colonne parallele, disposte verticalmente nello spazio di scrittura: la
sistemazione del testo in 2 o più colonne (3-4) ha origini antiche e venne usata per la prima volta nei
libri di papiro in forma di rotolo orizzontale, adoperati prima in Egitto e in Grecia e poi in territorio
romano, e nei libri in forma di codice prodotti fra IV e IX secolo d.C.
Nel XII secolo d.C. in campo universitario-scolastico nacque il libro didattico e scientifico, prodotto e
usato soprattutto in ambito laico, con disposizione bi-colonnare e conseguenti velocità di lettura,
visibilità e facilità di consultazione; tale modello si estese poi fra XIII e XIV secolo d.C. in tutta
Europa.
Soltanto la reazione umanistica di fine '300-inizio '400, prima in Italia e poi nel resto d'Europa, riuscì
ad affermare e a imporre il modello del testo disposto a piena pagina su superfici non grandi e con
ampi spazi fra lettere, parole e righe e con altrettanto larghi margini lasciati liberi; questo modello
venne poi adottato con l'avvento della stampa, mentre il modello bi-colonnare rimase relegato a libri
strumentali, come repertori, opere didattiche, opere di consultazione, dizionari e indici.
accostamento di più testi nel medesimo campo di scrittura: esso è legato ad ambienti scolastici e
didattici, in cui un testo era solitamente accompagnato da un commento, ma col tempo fu limitato
dalla reazione umanistica, che divise testo e note, dislocando queste ultime in alto o in basso nella
pagina o addirittura in altre zone del volume. Questo fu il modello che venne poi adottato dalla
stampa. Sono comunque esistiti nel passato ed esistono ancora spazi di scrittura divenuti tali per
volontà spontanea dei singoli scriventi, in cui l'ordine dello scritto è determinato per esempio dalle
circostanze in cui si svolge l'atto dello scrivere, dalle caratteristiche materiali della superficie scelta, ecc.;
si tratta, quindi, di spazi di scrittura non tratti dalla tradizione ma inventati sul momento (es. appunti di
Michelangelo sul retro dei suoi disegni).
CAPITOLO 2 - SCRIVERE E NO
"La scrittura è una delle forme meno egualitarie; il suo uso è il meno uniformemente distribuito nella
società; la sua circolazione è quella che mostra di più i dislivelli della società" (Cardona). La scrittura
istituisce un rapporto netto e forte di disuguaglianza fra chi scrive e chi no, fra chi legge e chi no, fra chi lo
fa bene e molto e chi lo fa male e poco. Dunque, dopo aver risposto alla domanda del "dove?" ci si deve
porre la domanda del "chi?"; il paleografo individua nel passato più lontano e più vicino a noi sei distinte
categorie di alfabetizzati sulla base di personali e specifiche capacità di scrittura:
1. i colti (istruzione di livello superiore): senza difficoltà producono e fanno uso di testi, adoperano
tutte le tipologie grafiche presenti nella società in cui vivono e sanno scrivere anche in lingue
diverse dalla loro;
2. gli alfabeti professionali (istruzione di livello medio-basso): senza difficoltà producono e fanno uso
di testi a fini professionali e le loro capacità di lettura sono inferiori a quelle di scrittura;
3. gli alfabeti dell'uso (istruzione di livello medio-alto) (es. notai): hanno competenze di lettura e
scrittura medio-alte, che esercitano a seconda delle loro esigenze lavorative o sociali;
4. i semialfabeti funzionali (istruzione di livello basso) (es. maggior parte della popolazione): hanno
limitate competenze grafiche, scrivono per necessità e solo nella lingua madre e leggono poco, pur
essendo in grado di farlo;
5. i semialfabeti grafici (istruzione di livello elementare basso): hanno capacità scrittoria estremamente
ridotta (scrivono quindi solo testi brevi) e leggono solo se necessario, pur non comprendendo la
pagina che hanno di fronte a sé;
6. gli analfabeti (livello di istruzione rudimentale): non sono tecnicamente in grado di leggere né di
scrivere e quindi hanno una cultura sostanzialmente orale e visuale.
Questo schema può essere applicato a qualsiasi società in qualunque situazione storica e la sua
identificazione può condurre gli studiosi a comprendere meglio la diffusione, le funzioni e l'uso dei testi
scritti. Fra tutte, le classi intermedie degli alfabeti dell'uso e dei semialfabeti funzionali svolsero
un'importante funzione di intermediazione fra il mondo dell'oralità e quello della scrittura, in quanto essi
scrivevano e leggevano per chi non sapeva farlo; questo fenomeno, noto come "delega di scrittura", è
antico ed è caratteristico di quelle società parzialmente alfabetizzate, ma nelle quali vi è una forte burocrazia
che esige l'uso della scrittura; spesso coloro che ricevevano la delega erano persone prossime al delegante,
come famigliari, vicini di casa, parroci, ecc. Per esempio, Maddalena Grattaroli, una vedova analfabeta di
origini bergamasche, attorno agli anni venti del '500 si servì dell'aiuto del nipote nella gestione del suo
negozio; ella, infatti, avvertì la necessità di tenere dei libretti di conti dove registrare crediti e debiti della sua
attività commerciale; in tal caso le tipologie grafiche adoperate erano due, ossia la corsiva mercantesca,
propria del mondo commerciale e artigianale, e la corsiva "italica", di matrice umanistica e colta. Tra le fine
del '600 e l'inizio del '700 questi delegati diventarono copisti di professione, contabili, notai e segretari.
Se il ruolo degli intermediari grafici fu importante nel rapporto scrittura-oralità, ancor di più lo era nel
passato e lo è oggi quello dei creatori di nuovi linguaggi scrittorii, cioè i professionisti della scrittura:
nell'antico Egitto e nelle società mesopotamiche il prestigio e la funzione degli scribi erano universalmente
riconosciuti e apprezzati. Al contrario, per quanto riguarda il mondo classico, non si ha oggi memoria dei
creatori dei suoi modelli grafici perché all'epoca era diffusa la concezione dello scrivere come "opus servile".
All'inizio del '500, quando la stampa si era ormai affermata in tutta Europa e la scrittura a mano era usata
solo per la pratica quotidiana, privata e amministrativa, fiorirono molti calligrafi e maest